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Escursionismo : Giro del Monviso, lo zaino racconta... 11-12 settembre-2011
Autore: Jacolus (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 13/09/11 21:56
Notizia riferita al: 12/09/11
Letture: 1560

A volte mi piace pensare che tutti gli oggetti inanimati che costruiamo, cui siamo circondati che usiamo per renderci la vita più piacevole siamo cose vive che soffrano e gioiscano come noi umani,che emanano sensazioni e desideri…Mi spiego, l’altro giorno ero a casa di una mia amica,appeso ad un muro c’era uno zaino che da tempo ha perso il suo padrone, l’ultima volta che ha potuto essere se stesso, cioè esercitare la funzione per cui è stato costruito e stato una bella giornata d’inverno di quattro anni fa,una breve passeggiata fino ad incontrare il sole, poi un colpo di vento ha portato il suo “proprietario” su verso vette ancora più alte,verso il sole… e ahimè da anni è lì orfano, appeso ad un chiodo,tristemente inutile… L’ho staccato dal muro con la massima cura, con rispetto,come si rispetta una cosa appartenuta ad una persona cara. Tra le mie mani ho sentito delle strane vibrazione, lo zaino cercava di comunicami qualcosa,ho avuto la sensazione che mi dicesse:com’è triste essere qui appeso e vedere il Monviso solo dalla finestra, pensare che tutti gli anni in questo periodo il mio “padrone” compiva gli anni, per festeggiare degnamente mi portava a fare la Est del Monviso in giornata,e ora sono qui come un’ oggetto inutile…sigh!

Destino vuole che in quel momento la mia amica riceva una telefonata,una voce femminile le dice:vorremmo fare il giro del Monviso,però io non ho lo zaino abbastanza grande,per caso ne avresti uno che non usi?…Lo zaino sentendo quell’appello,ha avuto un sussulto. Nel mentre una folata di vento spalanca le finestre di quella stanza,quella richiesta non è rimasta inascoltata al vento che soffia libero lassù, finalmente quella brezza felice può vedere il suo zaino di nuovo su per le sue care montagne.

Quello che da più gioia all’uomo è donare le sue cose più care,ma mai avrebbe avrebbe immaginato che il suo zaino fosse finito sulle spalle su una bella fanciulla,si proprio lui che è sempre stato molto affascinato da quell’universo misterioso,ciò lo ha colmato di gioia! Quindi questo zaino si trova in una splendida mattina di settembre in compagnia di due fanciulle e del suo miglior amico ad affrontare il giro del Monviso.

Appena incominciamo a salire,accarezzato da capelli dorati, questo zaino pare prendere vita e ad ogni luogo già vissuto racconta: Si… quante volte mi hanno portato qua nel vallone delle Giargiatte anche con gli sci…Poi arrivato al Bivacco Bertoglio mi dice:sai che nel lontano ’71 ero venuto quassù per la sua inaugurazione,e poi ti ricordi che la prima volta che venni a fare Viso, per evitare la ressa del Quintino dormimmo qui e quanta neve trovammo per salire…

Continuiamo verso il passo di san Chiaffredo lui se ne stà beato sulle spalle a rivedere i luoghi vissuti,ed è ancora più contento a vedere queste due ragazze entusiaste dei panorami incontrati, egli continua a narrare i suoi ricordi:e… quell’inverno nella nebbia proprio qua al colle quasi al temine del giro di Viso con gli sci,sbagliammo versante e scendemmo a Oncino al posto di Castello che tempi ragazze! Arriviamo al lago della Pellegrina,dove facciamo una sosta gastronomica, nella sua tasca superiore c’è ancora in suo coltello con “tiraboussun”legato con il cordino cui era gelosissimo,e voilà parte la prima bottiglia,mentre dalle Sagnette stanno arrivando le prime persone da Viso. Guardando il canalone rispolvera un’altra gita del tempo che fu, racconta a queste ragazze un’altra avventura: Il mio "capo" e il suo amico avevano le velleità di fare il Viso ancora in inverno, era il 20 marzo,ricordo che partimmo da Crissolo con un paio di pezzi di legno ciascuno per scaldarci nell’invernale del Quintino, allora c’era la stufa,poi l’indomani mi portarono fino al gendarme, ma era pericoloso fare l’ultimo traversone quindi ritornammo indietro, che avventura! E poi un’altra volta quando si doveva aiutare Mente a portare giù la stufa da Quintino a Crissolo,avevano improvvisato una slitta, che vita facero! affondavano con gli sci nella neve assieme alla stufa,ricordo che in uno scatto d’ira mi levò dalle spalle, tirò fuori il portafoglio e disse a Mente:dimmi quanto fa, io te la compero e la lasciamo qui! Naturalmente Mente non accettò era una questione di principio…non voleva lasciare alla nuova gestione ciò che era suo!

Queste due ragazze oltre ad essere” imbaiate” dal panorama erano anche affascinate dai suoi racconti. Il nostro giro continua,sopra il Chiaretto su una roccia c’è ancora una bella scritta gentile voluta da Mente quando era gestore del rifugio, queste due fancuille la ingentiliscono ancora di più posando per una foto. Verso sera finalmente arriviamo al Giacoletti,il gestore ci stava già aspettando. Finalmente possiamo posare lo zaino dopo circa 11 ore e 1600 mt di dislivello,è stata dura, ma lo zaino che per caso è stato posto con lo sguardo verso la Venezia,mi dice: ti ricordi quando il mio “padrone” ti aveva chiesto consiglio per fare una gita sci-alpinistica nuova un pò impegnativa ma non troppo,tu li hai consigliato la Venezia per il Coulour d’là Bianca, fare la cresta sci in spalla e giù per il coulour del Porco, la feci in solitaria sulle su quelle forti e possenti spalle,quante volte ti sei preso del “bastard!” ma poi fu felice di avercela fatta.

Mettiamo lo zaino a riposare nel suo ripostiglio augurandoli buona notte,mentre noi passiamo una buona serata in allegra compagnia di due gemelli di Pamparato che però non si assomigliano affatto,uno è alto e magro col il viso sottile,l’altro è più rotondetto e il viso rubicondo,uno è riflessivo,l’altro è spontaneo.

È mattina,usciamo tutti a goderci l’alba,è la prima volta che queste mie amiche dormono in un rifugio ed è anche la prima volta che affrontano un percorso così lungo ed impegnativo , con lo zaino del mio amico in spalla e l’entusiasmo negl’occhi,scendiamo fino alla “via del Postino” e per la prima volta esse affrontano delle corde fisse. La nostra prima meta è il buco di Viso,quando ci arriviamo a loro non pare vero di essere riuscite ad giungere già fino quassù,affrontiamo il tunnel molto lentamente,non vogliamo perderci nemmeno un centimetro di questa grande opera, le mie amiche escono per prime,sento che salutano tutti,io da sotto chiedo loro: c’è gente? No! Mi rispondono, ma siamo felici, mentre sento vibrare lo zaino, egli è più felice di loro a rivedere le sue montagne.

La discesa al Bailif ,o “Viso” è interminabile sembra lì ma non arriva mai,la mia amica esclama:”ma.. se sposta?” Ma tutto ha un termine, finalmente ci ritroviamo sulla terrazza a sorseggiare un buon caffè. Si, proprio un buon caffè, al contrario di quel luogo comune che il caffè francese è cattivo,ma forse a renderlo buono è stata la calorosa accoglienza del gestore molto simpatico, gentile e disponibile,anche la “tarte au mirtille” e stata deliziosa, ma vedo lo zaino un po’ imbronciato,mi dice poi che lui non si aspettava un gestore maschio,ma Chantalle,una bella brunetta,che una trentina d’anni fa era la gestrice,ne era stato colpito,perché quella volta scendendo nella nebbia con gli sci dal colle Vallanta fu l’unico raggio di sole che incontrò.

Ancora uno strappo fino al colle poi solo più da scendere,tuttavia la salita nella parte alta è difficoltosa perchè sotto la pietraia c’è ancora del ghiaccio in movimento, esso trascina giù e modifica il sentiero, rendendolo in alcuni punti una mobile pietraia. Arrivati al colle la nord ovest del Viso appare in tutta la sua potenza,Lo zaino accarezzato dal vento e dai capelli ha di nuovo una botta di vita a vedere quelle pareti, ci racconta che quando sulle spalle del suo “padrone” salì da quella parte,se fosse scivolato avrei fatto il bagno nel Chiaretto, e poi una volta arrivato in vetta scendere per la normale ebbi l’impressione di scendere in piano! Vediamo uno zaino felice, il giro ormai è concluso scendere a Castello è solo più una passeggiata,il vento porta delle nubi che fanno da ornamento al Monviso rendendolo ancora più bello. Le mie amiche arrivano a Castello che sono al settimo cielo,non ci credevano di farcela,ed io ero felice per loro,la gita è ancora più bella potere mostrare ad occhi nuovi queste meraviglie, ma più felice di tutti è stato lo zaino,non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe potuto rivivere tutti i suoi bei ricordi trasportato su delle spalle femminili…


data: 11-12 settembre-2011
località partenza:Castello
quota partenza:1600 mt.
quota massima:2882 mt.
dislivello 1° giorno 1600 c. 2° giorno 900 c.
difficoltà:EE

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