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Come eravamo : Meije Or. (1987)
Autore: vecchiomio (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 14/11/20 16:28
Notizia riferita al: 14/11/20
Letture: 579
Come eravamo

La traversata della Meije partendo da La Berarde non fa per noi - siamo realisti!-: troppo lunga e impegnativa, quasi tutte le cordate che la fanno- non così tante e molto poche senza guida- bivaccano la seconda notte dopo il “Gran Pic” o Meije occidentale. Da lì si scavalcano altri quattro o cinque denti prima di arrivare alla Meije centrale, il “Doigt de Dieu” e poi si deve passare una terza notte al refuge De l’Aigle (*), da cui si può scendere a Villar d’Aréne. Ma poi c’è ancora da recuperare l’auto che si è lasciata a La Berarde, dall’altra parte della montagna, in un’altra valle, a 60 chilometri di distanza. Ci vorrebbero minimo quattro giorni, meglio cinque. Proveremo allora a scalare la Meije centrale e l’orientale da Villar d’Aréne, così da salire e scendere dalla stessa parte e lungo due percorsi molto meno problematici: ci basteranno tre giorni e mezzo.
Ieri, cercando l’ometto che dovrebbe segnalare la “cengia Amieux” , il passaggio obbligato che dal vallone di salita da accesso al ghiacciaio di Tabouchet, siamo andati troppo in alto, quindi ridiscesi per una cinquantina di metri finché l’abbiamo individuata: un breve sentiero discendent
e scavato nella parete di roccia verso i crepacci del Tabouchet. Dalla cengia ci siamo finalmente affacciarci sullo scenario grandioso del versante nord della Meije e a sinistra, su un piccolo cucuzzolo di rocce e pietrisco abbiamo scorto il vecchio rifugio de l’Aigle: mai nome è stato più appropriato. E’ un venerdì di fine settembre e siamo solo noi e due altre cordate. Il luogo è di una bellezza indescrivibile.
Siamo alla base del Doigt de Dieu, tra ieri e oggi abbiamo fatto 2.300 metri, ne mancano solo 60, sono appena due tiri scarsi di corda che salgono direttamente sul Dito. Guardiamo a lungo quelle placche rossastre assolate quasi verticali che non dovrebbero essere troppo difficili, altrimenti la signora Meta Breevort, zia di Coolidge, non ci sarebbe salita nel 1870! A dieci metri da noi pende un rinvio di fettuccia da un chiodo e se ne vede un altro un po’ più su. Il Doigt de Dieu è una specie di torre di Pisa inclinata verso il vuoto iperbolico sul vallone di Étancôns, vagamente somigluiante al dito divino nell’atto di creare Adamo dipinto nella volta della Cappella Sistina, solo che quello là è orrizzontale.
- Saranno 1200 metri dalla base, metro più metro meno...cosa dici Andrea? -
- Forse però salendo si rimane sempre esposti da questo lato...-
- Già! Di qui invece non sono più di sessanta...con due rinvii...non ci si farebbe neanche male! Però sembra un po’ strapiombante! E bisogna anche tornare con due doppie...-
Le placche sono solo di 3° grado, ma si direbbe qualcosa in più. Comunque non sono strapiobanti… suggestione, probabilmente. Facciamo due o tre tentativi senza molta convinzione, raggiungiamo il primo rinvio, in effetti non è difficile, ma non sono più abituato ad usare gli scarponi rigidi sulle placche e alla fine, demoralizzato, desisto. Mestamente rientriamo al Refuge de l’Aigle: domani proveremo a salire la Meije orientale, lì c’è solo neve e Il ghiaccio, dovrebbe essere più abbordabile.
Anche oggi c’è un sole spettacolare, saliamo il tratto poco ripido del ghiacciaio di Tabuchet fino alla crepaccia che da accesso al pendio nord della cresta NE. E’ di ghiaccio e piuttosto ripido, ma sono talmente incazzato per la rinuncia di ieri che non mi fermerei nemmeno se mi sparassero. Al termine dei due tiri ripidi e gelati siamo sulla bella cresta nevosa aerea che senza difficoltà ci porta sulla cima piatta della Meije orientale. Potremmo stare qui anche due ore, a goderci la vista sconfinata, a dormire un po’, è prestissimo, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, ma la vista del Doigt de Dieu proprio lì davanti a noi ci innervosisce: la torre obliqua che ieri non abbiamo salito sembra a un tiro di sputo, ci sovrasta e ci osserva beffarda, mi sembra quasi di vederci gli occhi, il naso e la bocca incurvata in un uno sberleffo pietrificato. Così alle 11 siamo già ridiscesi al rifugio de l’Aigle. Avrei voglia di ripartire subito per tentare di nuovo la Meije centrale: sono sicuro - sì, sono sicuro al cento per cento - che oggi andrei sù senza problemi! Solo terzo grado, e neppure sessanta metri! che debacle vergognosa! da non credere! …ma verrebbe troppo tardi, abbiamo anche da fare 1700 metri di discesa per arrivare all’auto a Villar d’Aréne. Non sempre purtroppo nella vita si hanno due occasioni…e per la verità molti non possono averne neppure una!

(*)Il Ref. de l’Aigle è stato completamente ristrutturato nel 2014.

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