E' proprio il caso di dire che per salire su questa montagna bisgogna sudarsela, è un viaggio in posti selvaggi e davvero poco frequentati, non di facile accesso e per questo di soddisfazione.
Fulvio (f.senore) mi convoca alla scoperta di questo itinerario che lui aveva già percorso per un tratto, vedendo se noi due potevamo riuscire a superare gli ostacoli in qualche modo.
Partiti dal pianoro prima dei tornanti che precedono le Grange di Valle Stretta, attraversiamo il torrente e prendiamo a salire per i ghiaioni del conoide di un canale a sinistra della Punta Gasparre. Non esiste sentiero e sarà così tutto il giorno.
Entriamo nel canale vero e proprio quando questo fa una curva a sinistra, e lo risaliamo sul fondo dove la roccia è buona e si sale per gradoni. Verso la fine del canale, che non è possibile concludere perchè sbarrato, a sinistra appare un curioso arco naturale di roccia, che ci offre una via di uscita (alcune carte lo chiamano Passo della Gallina). Qui appare una traccia, che risale i detriti passando accanto ad un pinnacolo, e da qui a poco il primo passaggio chiave della gita, segnalato da un ometto. Una breve ma esposta cengia che attraversa dall'alto il canalone, terreno un po' infido. Fulvio passa da lì, io scelgo di arrampicare (II) le roccette prima della cengia, ben appigliate e ci ritroviamo poco sopra.
Ora dobbiamo traversare per sfasciumi e cenge abbastanza comode verso destra, arrivando alla base di un ghiaione con qualche affioramento d'erba, dove saliamo senza percorso obbligato. Sopra addirittura compare una traccia evidente che in poco porta ad un ripiano all'imbocco del Vallon Froid, dove un immenso pino solitario è riuscito a crescere.
Proseguiamo per l'immensa pietraia del vallone, molto più lungo di quanto credessi, che inaspettatamente si apre regalando un ambiente più erboso e detritico, proprio sotto alla Punta Gasparre.
Raggiungiamo a destra il colle del Pissat, guadagnando la dorsale, per poi compiere un semicerchio a sinistra puntando ad un pinnacolo calcareo, e quindi giungendo alla base della cresta Est della Punta Melchiorre.
Vista da sotto sembra davvero inaccessibile, basterebbe superare una fascia rocciosa abbastanza breve per accedere al pendio sospeso superiore.
Avvicinandoci e guardando bene ci sembra di vedere una traccia che si tiene sul versante della Rho, prima per un canalino di sfasciumi, e poi per un sistema di fessure rocciose, la cui ultima è il secondo passo chiave della salita, un camino di 20 m con continui passi di II.
Sbucati fuori l'ambiente cambia, rocce bianchissime con forme stranissime, molti ometti indicano la via, che non è obbligata basta puntare alla cima che raggiungiamo senza più nessun problema.
La Melchiorre è costituita da due cime di pari altezza, ma la vera è proprio questa raggiunta posta sul confine.
Dopo la meritata pausa (salita durata 4 ore per via della ricerca continua) intraprendiamo la discesa, disarrampicando la fessura (grazie Fulvio che mi ha ben guidato) e poi giù per le pietraie.
Unici punti delicati sono il ripido pendio sospeso sulla Valle Stretta, meglio non scivolare, e poi l'accesso al canale, poichè il terreno fa proprio schifo. Invece il canale lo si scende rapidamente, con la sola accortezza di non tirarci addosso le pietre. Arriviamo in valle stretta con piedi e scarponi davvero fumanti.
Gita per amatori del genere.
Data: 06 agosto 2010
Quota max: 2948
Partenza da: Valle Stretta
Quota partenza: 1700
Dislivello: 1248
Zona: Valle Stretta
Difficoltà: F+
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