Quale migliore posto se non il Vallone di Sasso nei pressi di Bordighera, sicuramente la località ligure più ricca di mimosa, per ricordare la vicina ricorrenza della giornata internazionale della donna?!
Prendiamo spunto da uno dei percorsi segnalati dal CAI di Bordighera, per avventurarci sull'antico sentiero del Béodo, cioè il percorso dell'antico canale dell'acquedotto (béodo in dialetto ligure) che portava in città l'acqua potabile e per l'irrigazione, e prendiamo l'occasione per ampliare il percorso con una visita al Principato di Seborga ridiscendendo sull'altro crinale del Vallone di Sasso per completare uno splendido anello.
Parcheggiata l'auto a Bordighera Alta in Piazza E. De Amicis, zaino in spalla, con mia moglie Maria Teresa ci avviamo alla piazzetta della chiesa di Santa Maria Maddalena e, seguendo le indicazioni per il sentiero del Béodo, risaliamo via Mariani, poi via Madonnetta e svoltiamo a destra per via del Béodo. Proseguiamo sino allo stretto sottopasso a Via dei Colli, metaforica porta di ingresso per il Béodo.
Continuiamo lungo questa bella stradina pianeggiante, sovrastante il cimitero di Bordighera, ammirando un meraviglioso cactus che si affaccia sulla marina di Arziglia, quasi un guardiano a difesa, poi il vivaio di palme che i volontari della "Cumpagnia da Parmura" curano e dove si effettuano studi sulle palme autoctone (quello di Bordighera è il palmeto di Phoenix dactylifera più a nord del mondo). La leggenda vuole che le palme siano state introdotte dall’anacoreta e fabbro sant’Ampelio, patrono di Bordighera, che portò i datteri dall'Egitto nel V secolo. Le foglie di palma vengono qui ancora intrecciate per le feste religiose ebraiche e cristiane. Il paesaggista tedesco Ludwig Winter, cui si deve la diffusione della palma in riviera, realizzò nel vallone del torrente Sasso il suo Palm Garden (ora giardino Winter), per il particolare microclima caldo e secco.
Procediamo, sempre in piano, a mezza costa lungo fasce sostenute da muretti a secco, tra rigogliose fioriture di mimose e ginestre, nonché tra olivi, piante grasse, agrumi e ciuffi di palme, lasciandoci alle spalle la marina ed addentrandoci sempre di più nel vallone.
Come non intravedere nel paesaggio alcuni dei famosi dipinti di Claude Monet, il padre dell'impressionismo, realizzati in questo luogo. Sicuramente il paesaggio è mutato, l'abbandono e l'urbanizzazione hanno alterato quello che un tempo era un "giardino", ma un poco dell'antica magia si conserva ancora...
Superiamo il bivio del sentiero-scalinata risalente dal fondovalle con palina indicante, tra il resto, il percorso per Monte Nero (sarà al ritorno il punto di chiusura del nostro anello) e continuiamo sempre circondati dal giallo intenso e dal profumo delle mimose, giungendo al caratteristico ponte pedonale sul Rio Sasso e a una cascatella dello stesso torrente che fu immortalata in alcuni suoi famosi dipinti dal pittore paesaggista tedesco Hermann Nestel.
Oltrepassiamo un piccolo allevamento con alcuni cavalli, una capra e una pecora e proseguiamo nel fondovalle, sempre più selvaggio, camminando ora a latere del ruscello finché ci accorgiamo che, presumibilmente la capra vista precedentemente, ci sta seguendo. Cerchiamo di convincerla a tornare indietro, ma senza risultato: si ferma a brucare l'erba e i germogli sul ciglio del sentiero e, dopo un po', quando pensiamo si sia decisa a ritornare indietro, la vediamo arrivare trotterellando giuliva al nostro seguito.
Sotto passiamo l'autostrada intravedendo tra gli alti piloni, in alto sulla sinistra, l'abitato di Sasso e perveniamo ad un ponticello che attraversa il Rio Sasso e prosegue ripido sulla sinistra su una pista cementata. La traccia in nostro possesso, comprendente l'intero percorso del sentiero del Béodo, prevede invece di proseguire dritto sulla riva sinistra del Sasso, ma col senno di poi non è un percorso consigliabile poiché richiede frequenti guadi e passaggi in punti ove la vegetazione rende assai difficoltoso il superamento dei varchi (si nota l'assoluta mancata manutenzione, mentre invece abbiamo potuto constatare che in altri percorsi adatti alle moto fuori strada la Regione Liguria ha fatto ottimi lavori!).
E' quindi preferibile, al ponte, salire a Sasso, anche perché come vedremo più avanti un tratto del sentiero diretto a Sasso è stato addirittura “privatizzato” e chiuso!
Comunque quando si è in ballo bisogna ballare e pertanto, sempre con la capra al seguito e con la dovuta attenzione ci addentriamo in questa parte più desolata del vallone ove si trovano i ruderi di un vecchio frantoio o mulino e, attraversando un ponticello, sbuchiamo su una carrareccia.
Qui troviamo due persone del posto che però non conoscono il proprietario della capra per avvertirlo di venire a riprendersela, ma in compenso ci avvisano del sentiero scomparso indicandoci di seguire la strada asfaltata che risale fino all'abitato di Sasso, microscopico paesello, costituito da un vero e proprio “grumo” di case, così strette tra loro che buona parte delle viuzze del paese sono in galleria.
Da qui in poi troviamo le indicazioni per proseguire verso Seborga. Il percorso risale il crinale proponendo bei scorci sul Vallone di Borghetto e sull'abitato di Vallebona, ma alcuni tratti sono sulla provinciale e i pochi automobilisti che ci incrociano guardano straniti due escursionisti che, invece del cane, hanno la compagnia di una capra...!
Fortuna vuole che, arrivati nelle vicinanze di Madonna della Neve, incontriamo una gentile signora, la quale sta tornando a casa a piedi dal fare la spesa. Raccontiamo pure a lei le nostre vicissitudini con la capra e questa amabilmente, mossa a compassione (non so se per noi o per la capra), si prende a cuore il problema telefonando ai suoi amici e conoscenti finché riesce ad individuare il proprietario, anzi la proprietaria, della capra. Spiegato il posto in cui ci trovavamo dobbiamo attendere il suo arrivo perché se ci muoviamo la bestiola non vuole saperne di fare compagnia alla gentile signora, ma continua imperterrita a volerci seguire. Quando, in conclusione, la proprietaria ci raggiunge con la sua auto, abbraccia la sua capretta smarrita, apre il portellone posteriore e questa salta dentro come un addestrato cagnolino e ci saluta (in effetti non si trattava di una capretta, ma di un aitante giovane maschio, altrimenti detto becco, caprone o ariete).
Risolto finalmente il problema capra, possiamo tornare a goderci appieno la nostra escursione passando accanto alla chiesetta della Madonna della Neve (289 m) per proseguire dritti lungo via Madonna della Neve. Più avanti saliamo a destra lungo via Rocca Scura, che passa sotto ad una parete rocciosa stratificata e riattraversata la provinciale, seguiamo una bella mulattiera acciottolata che sale con due tornanti tra gli orti prima di riportarsi su asfalto, quindi su ripido sentiero e poi su carrareccia, aggiriamo sulla destra la collina di San Giusto.
Siamo ormai al cospetto di Seborga (513m) e possiamo quindi imboccare la stradina mattonata che sale ripida direttamente all'interno dell'abitato di Seborga, classificato tra i borghi più belli d'Italia.
Vale la pena visitare questo stupendo paesino medievale, che sorge sul crinale collinare tra le valli del Rio Sasso e del Rio Battagli (Vallebona) noto come “Principato di Seborga” per le sue rivendicazioni d’indipendenza rispetto all’Italia in virtù di un antico status di principato e ad un’annessione ritenuta irregolare al Regno di Sardegna. I paesani ci tengono molto a mantenere vivo il principato: a fianco del sindaco infatti viene ancora oggi eletto un principe (attualmente la principessa Nina), si conia una moneta, il “luigino”, e si stampano carte d’identità e patenti del principato. Il tutto ovviamente senza alcun valore legale, ma a beneficio della promozione turistica della località. Da ricordare che, nelle trattorie locali, si può pure degustare un ottimo coniglio alla seborghina.
Riprendiamo il cammino per il ritorno a Bordighera salendo in cima al paese per intraprendere sulla destra della cappella di San Bernardo la provinciale in leggera discesa che abbandoniamo presto per imboccare sulla destra una stradella in acciottolato (indicazione Passo del Ronco e Ospedaletti) e subito dopo deviare a destra, sul sentiero che punta decisamente ad Est sulle falde della Cima Ferrissoni, tra una smagliante fioritura di mimose giungendo all'impluvio del torrente Sasso.
Dopo il guado camminiamo, sempre su ottimo sentiero, in direzione Sud traversando in gradevole saliscendi il versante occidentale dei monti Testa di Benzi e Colla del Montenero. Siamo in località Rio degli Orti, in un bosco ceduo misto di roverella e leccio, accompagnati da carpino nero, castagno e pino marittimo e ogni tanto tra gli alberi trapelano ottimi scorci panoramici su Seborga, che vediamo sul versante opposto del Vallone di Sasso.
Dal Colletto della Lisega (550m), a ridosso della cima del Monte Nero, spettacolare vista sulla costa tra Ospedaletti e Sanremo separati dal Capo Nero e dalla Punta Mucchio di Scaglie, mentre più avanti, dalla stradina che ora procede in costante discesa, s'intravede la costa verso Ventimiglia e la Costa Azzurra.
Ora la vegetazione è costituita dalla tipica macchia mediterranea con presenza di leccio, corbezzolo, pino, ginepro, erica arborea, cisto, lentisco, mirto e rosmarino. Seguendo le indicazioni per Bordighera e in assenza di tali utilizzando la traccia sul Garmin percorriamo tratti di sentiero scardinati dalla violenza dell'acqua e giungiamo sull'asfalto della Cornice dei Due Golfi e successivamente su Strada Bernora. Da ultimo un viottolo ci porta nel fondovalle ad attraversare il Torrente Sasso nei pressi del lato Nord del Cimitero di Bordighera.
Qui giunti imbocchiamo Via Papa Giovanni XXIII seguendola fino alla fine dove troviamo, seminascosto sulla destra, l'inizio del sentiero-scalinata che ci porta, con un ultimo sforzo, a chiudere l'odierno anello tornando sul percorso del Béodo dove un bel micio ci attende per darci il bentornati!
Da qui rientriamo comodamente a Bordighera e all'auto sul tracciato del mattino, mentre le prime ombre della notte ci stanno raggiungendo: stanchi, ma consapevoli della straordinaria (in tutti i sensi) avventura odierna.
Escursione effettuata il 21 febbraio 2025
Compagnia dell'Anello formata per l'occasione da Adriano e Maria Teresa
Località di partenza: Bordighera Alta 35m
Punto più elevato raggiunto: Colletto della Lisega 550m
Dislivello cumulato in ascesa: 847m
Sviluppo complessivo del percorso: 18 km
Tempo in movimento: 5h 30'
Difficoltà: E (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc
percorso interattivo Relive