SCHRECKHORN (m. 4078) – Via Normale (Cresta Sud-Ovest) Quota partenza: m.1392 (da Pfingstegg) e m. 2521 dalla Schreckhorn Hutte Punti d’appoggio: Schreckhorn Hutte (m.2521) Dislivello (da Pfingstegg alla vetta): m 2686 Difficoltà: AD+; 50° e III° - IV° Località partenza: Grindelwald m. 1034
...E dopo tanti rinvii e rinunce…eccoti, Corno del Terrore! Non ci speravo quasi più! A dire il vero un bel po’ di timore lo incuteva già solo leggere le relazioni ufficiali e di altri alpinisti…ma con le autentiche “rocce umane” con cui ultimamente mi lego in cordata (Marco&Mire e Mauri “BillCros”) non ci sono storie, si parte e si torna e, soprattutto, sempre si arriva in vetta! Lo Schreckhorn è davvero quello splendido 4000 dell’Oberland Bernese Orientale che descrivono tutte le guide, situato in una delle zone più selvagge delle Alpi! La via normale di salita è considerata tra le più difficili dei quattromila delle Alpi, quindi occorre un ottimo allenamento (basta anche solo pensare al dislivello complessivo per la vetta che, anche utilizzando la funivia per l'avvicinamento alla Schreckhorn hutte, è di circa 2700 metri!!!), e poi buone capacità tecniche, sia su roccia che su misto d'alta quota. Il primo giorno è interamente dedicato all’avvicinamento alla Schreckhorn hutte, usufruendo per un breve tratto della funivia da Grindelwald sino a Pfingstegg (m. 1392), avvicinamento per nulla banale soprattutto sul tratto ripido delle rocce del Rots Gufer (percorso attrezzato con cavi e catene, molto esposto). In circa 4 ore (esattamente 3 ore e 55’) siamo al rifugio, dove il burbero ma gentile gestore ci attende offrendoci un bicchiere di thè! Il rifugio è davvero speciale, ottimamente gestito, pulito e ordinato come da protocollo svizzero (ma anche in Svizzera non tutti sono a questo livello di accoglienza e pulizia, davvero complimenti!!!). Le nuvole sparse sopra di noi ci nascondono il “nostro” Corno Terribile, ma con il tramonto le nebbie alte si dissolvono e improvvisamente, mamma mia, il “Terribile” ci appare in tutta la sua imponenza! Domani saremo lassù (!!!???), mi fa paura vederlo da sotto ma nello stesso tempo mi eccita l’idea di salire su questo gigante di pietra, ancora una volta al di sopra delle nuvole! Trascorro una notte insonne (o quasi), come sempre prima di un’impresa simile (pensare che sonno ne avrei, visto che anche la notte precedente è andata quasi in bianco!). La partenza è prevista alle 2, e all’1 e 45’,con svizzera precisione, il gestore ci dà la sveglia pronunciando con la sua voce gutturale la parola “schreckhorn”…accidenti, proprio quando stavo appisolandomi per davvero!!! Rapida (ma abbondante) colazione e partenza dal rifugio alle h.2:20 circa. Raggiunto il sottostante ghiacciaio dell’Obers Ischmeer, che risaliamo per un tratto, deviamo poi a sinistra per risalire lungo il versante sud, tra sfasciumi e detriti morenici (qualche problema di orientamento al buio ma per fortuna siamo in buona compagnia). Segue un crestone di sfasciumi del Gaagg, risalito il quale, tra detriti morenici e blocchi rocciosi, giungiamo su un nevaio, che evitiamo proseguendo alla sua destra per portarci sulla parte alta dello Schreckfirn sopra alla zona più seraccata, dove occorre proseguire con una traversata ascendente per portarsi alla base dell'evidente Schreckhorn Couloir, che proviene dalla cresta sud-est dello Schreckhorn. Lasciato il canalone sulla destra, proseguiamo ancora per un tratto sino a portarci lungo un pendio più ripido alla crepaccia terminale sotto la rampa rocciosa che dà accesso alla cresta sud-ovest. Crepaccia terminale: bel problema! Sembra insuperabile, ma dopo un breve esame della situazione, Marco individua il passaggio sulla sinistra e con un’autentica prodezza (il Grande Mark è sempre Grande!) in breve siamo tutti e quattro alla base della “rampa”. Da qui si sale lungo il suo margine roccioso, con passaggi di III. Terminata la rampa guadagniamo una spalla rocciosa (siamo a circa 3800 m di quota) da dove inizia la salita della cresta vera e propria, restando sempre nei pressi del filo che diviene sempre più ripido ed aereo, sino a portarci alla base di un evidente muro verticale. Lo saliamo direttamente con percorso più elegante ma anche più tecnico (IV) (è possibile anche aggirarlo sulla sinistra) per poi riguadagnare il filo di cresta più a monte. Ancora qualche lunghezza di corda (le ultime) lungo la cresta su rocce piuttosto ripide (III) ma di buona qualità, e si arriva sul tratto finale nevoso che ci porta facilmente in vetta (tempo impiegato dal rifugio: 7 ore 50’)!!! In discesa ripercorriamo la via di salita tranne nell’ultimo tratto della rampa rocciosa, dove deviamo a sinistra nel couloir (da evitare per il rischio oggettivo di cadute di pietre, specialmente nelle ore più calde e con lo zero termico a quote elevate…a noi è andata bene!), ricorrendo in totale a una ventina di calate in corda doppia sino al superamento della crepaccia terminale alla base della rampa. Da qui il percorso si semplifica con la discesa del ghiacciaio e poi del nevaio sino al salto roccioso di sfasciumi e poi al sottostante ghiacciaio dell’Obers Ischmeer. La chicca finale della “gita” è la risalita al rifugio, 15 minuti di totale sofferenza ma anche di immensa gioia per la buona riuscita complessiva dell’ascensione. Alle 18:30 siamo seduti fuori dal rifugio in attesa di una cena calda e di un sospirato riposo, godendoci ancora un tramonto da brivido in questo angolo alpino davvero speciale!
Devo, come sempre più spesso ormai, un grazie infinito ai miei compagni di avventura, Marco, Mirella e Maurizio, che come sempre si dimostrano delle grandi persone prima ancora che dei fortissimi alpinisti!!! Alla prossima e…Superbes Adventures…
Rientro, un ultimo saluto a rifugio e montagna!
...il ghiacciaio Unders Ischmeer
Discesa dal rifugio!
Relax...(il bimbo che non gioca non è un bimbo, però l'uomo che non gioca...- ricordate P. Neruda?)