In vacanza a Lurisia, dopo una brutta esperienza sulla strada per Upega, e con il gestore del rif. di Pian delle Gorre che mi sconsiglia gite con le racchette tranne Pigna e dintorni (appena andato), mi oriento verso la Valle Stura, posto da me prediletto per le vacanze estive ormai da 3 anni, ma lontano per gite in giornata da Torino. Visto il grado 3 di pericolo vado su una gita sicura: Corso del Cavallo cima est, e chissą che magari non si prosegua sulla ovest, e poi Monte di Vinadio, e poi e poi... La guida a mia disposizione descrive il percorso da Porracchie... mah, per non rischiare di non trovare il ponte sul fiume Cant o di andarmi a impelagare per boschi, decido di non arrischiarmi a partire da S.Giacomo. Con me l'amato fratello Angelo, che per comoditą (e leggero sfottimento) chiamerņ GF. Lui, anche se non ha il mio allenamento, non manca di fiato, perņ mi patisce un po' le levataccie... peccato, volevo vedere se la pasticceria Agnello č veramente aperta gią alle 5:15, e invece ci passiamo... verso le 8.00... cmq gran colazione con scorta per il pranzo (focaccia farcita di lardo morbidissimo: 1,50 in altri posti non ti danno neanche la focaccia), peccato solo per la gran ressa, anche se sono velocissimi a servire! Dalle poche case di Porracchie, che di poco precedono il campanile di Trinitą, poco sopra, si prende l'unica via che scende verso il torrente prima dritta, poi piegando a dx e facendo 2 tornanti. Al secondo tornante compare un cartello con delle indicazioni (e metterlo prima?). Gią con le racchette ai piedi traversiamo il rio Cant su ponte e rimontiamo la stradina che sale a sx (a dx i pendii sembrano troppo ripidi e boscosi per tagliare). Dopo un po' sulla destra si puņ tagliare (ripido) per andare a recureare la strada pił in alto, quando ormai ha preso la direzione giusta (ovest). Dopo un lungo rettilineo a pendenza quasi nulla, la strada fa un tornante, dal quale si stacca un'altra stradina con sbarra. Noi l'abbiamo seguita, e dopo un lungo tratto a pendenza moderata, l'abbiamo abbandonata salendo ripidamente per tracce nel bosco fino a reperire la larga sterrata (che arriva da Madonna del Pino) appena dopo una folta fascia di conifere, e nella quale confluisce la stradina lasciata prima al tornante. Abbiamo risparmiato in spostamento ma abbiamo fatto una salita meno graduale. Cmq, bosco molto bello, con molti alberi ma pulito, sempre attraversabile anche se ripido. Seguiamo quindi la strada (a dx) e arriviamo ad una 'altana' (o 'garitta'), torretta in legno per l'osservazione di animali, molto alta, nella cui base č stato ricavato un piccolo rifugio (chiuso) tutto in legno. A fianco, una fontana stranamente aperta. La strada poi prosegue e, dopo qualche tornante e attraversando una zona con pochi alberi arriva ad un colletto formata da una ripida dorsale discendente dalla notra meta, che forma un vistoso promontorio dominato da un'altra garitta. Lģ abbiamo lasciato la strada per prendere una mulattiera che, con direzione sud-est, porta alla Sella Prą d'Giacu, sullo spartiacque Arma-Stura. Qui il bosco finisce ed il panorama si apre notevolmente, seguendo a dx (ovest) la larga e mai troppo ripida dorsale siamo arrivati all'ometto cementato della cima est. Mentre che il GF si riprendeva e nutriva, ho proseguito lungo la dorsale aggirando a dx un primo risalto e giungendo lungo il filo su un accentuato dosso, quasi a picco sul forte di Vinadio, da me creduto essere l'agognata cima ovest. Qualche santione mentale per la fotocamera che con il freddo non funziona, poi, dopo uno sguardo alla carta, ho capito che quel che io credevo il Monte di Vinadio... č la cima ovest. Che cresta infinita! Chissą arrivare fino al Savi! L'ora tarda, qualche lontano guaito del GF, e le condizioni dubbie della neve mi hanno fatto desistere dal proseguire, ma mi riprometto con partenza pił antelucana e passo pił spedito di arrivare almeno al M.di Vinadio. Cmq grande panorama sul Vallone dell'Arma, sul grosso bacino del Gorfi/Grum/Omo, sulla complessa zona Matto-Paur-Malinvern, e vista d'infilata di tutto il vallone di S.Anna, con santuario in bella evidenza. Al ritorno, non sazi se non che di lardo, arrivati alla Sella abbiamo continuato su dorsale seguendo precedenti tracce di racchette, e con qualche saliscendi siamo arriati sul Peitagł, da cui per pendii boscosi veramente molto ripidi (se non ci fossero state prec. tracce, che ho scoperto da Gulliver essere di Riku73, non mi sarei fidato) siamo scesi per la massima pendenza lungo la verticale della vetta fino a recuperare la larga sterrata prima della fascia di conifere, risparmiando cosģ molto tempo. Bosco cmq affidabile, senza salti rocciosi e mai troppo fitto. Meteo discreto, perturbazione limitata alla zone di confine. Insomma... gita consigliata, soprattutto con prosecuzione in cresta e rientro per il Peitagł. Non sottovalutare i tempi di percorrenza.