Saremmo dovuti andare al Monte Doubia ma il destino malvagio, nei panni della malvagissima cartina al 50000 dell'IGC, ha disposto diversamente. Ci sarebbe piaciuto andare ad alta quota ma le previsioni davano freddo polare per cui avevo deciso per il Doubia, tra la Val d'Ala e la Val Grande. La posizione è interessante e la quota (m 2463) è abbastanza bassa per non congelare. Tutti gli itinerari danno partenza da Ala di Stura, ma sulla cartina c'è una bella strada che parte da Chialamberto, sull'altro versante, e sale fino a 1400 metri. Sulla strada non c'è il segno della sbarra (come in tutte le altre) per cui sembra percorribile: l'idea di abbreviare la salita è attraente. Arrivati a Chialamberto scopriamo che la strada è chiusa al traffico e somiglia più al letto di un torrente che ad una strada, per cui (dopo le maledizioni di rito verso l'IGC anche se ormai, dopo tutte le fregature che ho preso da quella cartina, dovrei avere imparato) non resta che cercare una meta alternativa. Una veloce occhiata alla cartina mostra che l'unica possibilità con dislivello contenuto in zona è andare fino a Rivotti e partire da lì. La meta classica sarebbe la Cima delle Crocetta ma non mi interessa andarci così decidiamo per il Monte Morion, nelle vicinanze. In cima c'è segnato un pilone, quindi si arriverà pure, pensiamo. Seguiamo il tracciato della GTA sino al Gias di Mezzo, poi una scritta sul muro e una serie di tacche di vernice segnano l'inizio del sentiero per il Morion che si vede in alto. Il sentiero ci porta vicino al Gias Vei, poi le tacche spariscono e non resta che tentare di seguire le tracce del sentiero che un po' ci sono e un po' non ci sono. Tra l'altro gli alpeggi in questa zona sono sorprendentemente in buone condizioni, anche se non arriva la strada. Le pendici della cima sono circondate da ogni parte da grandi pietraie, ed il sentiero le attraversa con un lavoro che ha dell'incredibile: ci sono degli scalini che rendono agevole il passaggio! Si tratta di un lavoro notevole: prima è stata spianata una pista nella pietraia, poi delle pietre piatte, di forma opportuna, sono state scelte e spostate per creare gli scalini. Immagino che lo scopo fosse quello di portare gli animali a pascolare sulle pendici della cima, oltre la pietraia. Dopo la pietraia c'è una zona erbosa molto ripida e perdiamo subito il sentiero. Ci riduciamo a salire faticosamente per il pendio mentre il sentiero, scopriremo durante la discesa, fa un lungo tornante verso ovest per aggirare le zone più ripide. Poco sotto la cima ritroviamo il sentiero, che si divide in due tracce che portano entrambe in cima. La cima è una vera sorpresa: si tratta di una enorme pietraia pianeggiante con, all'estremità est, uno spuntone roccioso di alcuni metri su cui sarebbe necessario arrampicare. In effetti questo giustifica il nome, che in dialetto definisce qualcosa di sporgente. Il panorama è notevole, e spazia sulla testata delle valli di Lanzo e sul Gran Paradiso. Peccato non essere riuscito a salire in cima: sono arrivato fino ad un paio di metri, poi non me la sono sentita di fare l'ultimo passaggio. Pazienza. In cima fa abbastanza freddo, ma basta scendere di alcuni metri per stare subito meglio, al sole.
Data: 21/10/2007 Quota max: 2839 Partenza da: Rivotti Quota partenza: 1500 Dislivello: 1339 Zona: Val Grande di Lanzo Difficoltà: EE
Gias di Mezzo
Gias Vei
Curioso camino al Gias Vei
Gias Vei: un vecchio tetto che usava una roccia come falda
Uno sguardo verso il Colle della Crocetta
Scalini nella pietraia
Ancora scalini
La cima del Morion
Dalla cima verso est
Ciamarella e Levanne
Il percorso approssimativo di salita
Il percorso visto da più lontano
Pietre ammucchiate per liberare i prati al Gias Vei