Ebbene si, l'avevamo dapprima timidamente proposta, poi buttata lì, poi accuratamente progettata e studiata, pur avventurandoci per valloni a noi praticamente sconosciuti, infine più volte rimandata a causa di previsioni meteo sempre incerte e puntualmente sbagliate. E poi l'abbiamo realizzata: una 2 giorni sul versante più Valsusino del Parco Orsiera-Rocciavré, toccando ben 7 punte! Partenza dal Paradiso delle Rane, sopra San Giorio, alle 6.45 di domenica mattina con zaini a pieno carico. Si transita per il Rifugio Amprimo, dove i clienti che hanno pernottato iniziano appena a stiracchiarsi nei loro letti, quindi per malga Balmetta Inferiore al di sotto del Toesca, dove ispira tenerezza il quadretto di un vitellino che si serve di una gustosa colazione dalla sua mamma. Al Rifugio Toesca probabilmente diamo la sveglia ad altri escursionisti passando col nostro passo felpato. Si sale alle Bergerie del Balmerotto, dove l'avvistamento di 2 cinghiali (quelli veri, non quei mezzi maiali che abbiamo in valle!) inizia a rendere la passeggiata interessante, seguendo il sentiero 510 che conduce al Colle del Sabbione. A quota circa 2400 m s.l.m., in corrispondenza di un zona più pianeggiante costellata da grossi blocchi, si abbandona il sentiero per dirigersi decisamente, lungo prati e tracce di sentiero, al colle che separa le Punte Gavia e Rocca Nera. Lungo il Vallone avvistiamo numerosi branchi di camosci ed una contraerea di pernici in un turbinio di ali. Giunti al Colle lo spettacolo della bifida punta dell'Orsiera e del sottostante laghetto è mozzafiato. Salita alla prima punta del giro: sulla Rocca Nera una croce e, mentre siamo immersi nei nostri pensieri ed osserviamo il panorama, sulla punta dell'Orsiera qualcuno tira fuori una tromba ed intona le note del Silenzio. E' strano, sicuramente piacevole, e ci lascia quasi incantati: che ci fosse qualche commemorazione all'Orsiera? Alla fine gli applausi volano da una cima all'altra. Discesa al colle, salita alla seconda punta, la Gavia, quindi si ritorna al colle. Seguendo le tracce di un sentierino si scende in direzione Orsiera, tenendosi sotto cresta, lungo il pendio erboso esposto a sud-ovest che incombe sul Lago del Ciardonnet. La cresta che conduce all'Orsiera è per noi troppo impegnativa, per cui, cercando di perdere meno quota possibile ed attraversando la bella pietraia (c'è anche qualche ometto) si imbocca il ripido sentiero che sale nel canalino verso il Colletto dell'Orsiera intorno a quota 2650 m s.l.m. Una volta al Colletto la Punta Nord si raggiunge in pochi minuti (sono le 13.30) e, tanto per variare, Fabrizio questa volta sale anche la Punta Sud. Fra le nebbie che iniziano a ricoprire le valli si scende al Lago Ciardonnet e, lungo il sentiero 336, alle omonime Bergerie. Poco al di sotto delle Bergerie, scendendo verso il Rifugio delle Selleries, si diparte sulla destra il sentiero 337 che ci conduce, lungo un vallone che definire bucolico è riduttivo, fra asini e marmotte, al Colle del Sabbione. Questo doveva essere il nostro luogo di pernottamento ma, visto l'anticipo sulla tabella di marcia, si imbocca il sentiero 338 che si abbandona dopo pochi alcune centinaia di metri per salire la Punta Pian Paris. Si ridiscende quindi sul sentiero per il Colle di Malanotte e un quarto d'ora di piovasco ci rinfresca le idee: alla fine il cielo si ripulisce e si monta la tenda in una splendida conca verdeggiante nei pressi del Colle. Dopo le operazioni di allestimento del campo, Fabrizio decide di fare un sopralluogo fin sulla cresta che conduce al Malanotte e che ci separa dal Colle Superiore di Malanotte, da raggiungere l'indomani. Il programma per il secondo giorno prevedeva infatti di scendere dapprima alcune centinaia di metri lungo il sentiero 508, poi 'scavalcare' per un canalino pietroso/erboso lo sperone che separa i due versanti che continuano la cresta del Malanotte in direzione Cassafrera e risalire verso il Colle di Superiore Malanotte. Il sopralluogo è però proficuo e non solo Fabrizio trova un passaggio per scendere direttamente al Colle di Malanotte Superiore, ma raggiunge anche la cima! Quando ormai sono tentata di allertare i soccorsi ;) il socio scende, e dopo una lauta cena e alcune partite a carte, ci aspetta il meritato riposo notturno. Meritato ma difficile, anche perché interrotto da quasi un'ora di osservazione delle stelle cadenti, ma per fortuna non fa neanche freddo! Il secondo giorno inizia con la ripida salita verso la cresta del Malanotte, da cui si scorgono i Laghi la Manica e Lau, la Punta Malanotte, e la quasi altrettanto ripida discesa al Colle Superiore di Malanotte. Seguendo prima numerosi ometti e poi un tranquillo sentiero fra pietre stabili si raggiunge la famosa Punta Cristalliera. Ridiscesi al Colle il giro continua: un bel tracciato contrassegnato da tacche azzurre ci conduce per il meraviglioso vallone (caratterizzato da marmotte cattivissime che fanno cadere pietre in testa ai poveri escursionisti) che sbuca ad ovest del Piano di Cassafrera, quindi si reimmette nel sentiero 508 che scende dal Colle di Malanotte (inferiore). Ancora discesa all'Alpe Piano delle Cavalle, dove ci raggiungono le nebbie, e risalita al Colle del Villano seguendo paletti segnaletici verniciati di bianco/rosso e poi un bel sentiero. Da qui la salita alla Punta Villano è (purtroppo per me ;) ) inevitabile ma, grazie al consiglio di una coppia che scende, che suggerisce di evitare l'arrampicata dell'ultimo sperone roccioso della cima scendendo di alcuni metri ed aggirando l'ostacolo, anche la settima ed ultima punta del nostro trekking è raggiunta! Inizia pertanto la discesa, che prevede di ricalcare i nostri passi lungo la vallecola che conduce al Colle del Villano fino alla quota approssimativa di 2200 m s.l.m., al di sopra del Piano delle Cavalle, dove c'è il bivio per il Colle Acciano. L'eterno sentiero, lungo il quale scopriamo che la Fonte del Rundun è asciutta, non perde praticamente quota, anzi risale anche alcuni metri, fino alla Costa Cravera, dove c'è un bivio: a sinistra si scende verso il Rifugio Toesca, e a destra verso il Rifugio GEAT Val Gravio. Se giro ad anello deve essere… la discesa continua verso il Val Gravio, con una picchiata di circa 700 m di dislivello seguendo un sentiero variamente indicato con paletti e tacche bianco/rosse e segni azzurri. Al Rifugio i piedi iniziano a dolere, ma ormai il più è fatto. Il percorso lungo il GTA/SF in direzione Adret prima, con la deviazione a sinistra verso Travers a Mont lungo una specie di 'autostrada' sono solo più una formalità, e alle 18.45 siamo finalmente all'auto: un bell'anello valutato in circa 30 km, con oltre 3300 m di dislivello in salita e chiuso in 36 ore.
Data: 12-13/08/2007 Quota max: 2890 Partenza da: Cortavetto Quota partenza: 1285 Dislivello: 3300 m circa Zona: Val Susa - Val Chisone Difficoltà: EE