Il titolo è per coloro che diranno: No! Dinuovo il Lourousa! Chi non l’ha mai fatto non potrà mai capirlo. Il Lourousa al primo sorso ti affascina, al secondo ti strega, come il Carosello anni 60. Ogni volta che torno da lassù mi dico che non lo farò mai più, sia a piedi, sia in snowboard. Ma poi, non appena qualcuno mi dice Lourousa non mi tengo e ci torno. Infatti SteuLaLeu l’altro giorno mi dice: andiamo sul Viso? La Normale, la Est? Gli ho risposto: no! Dinuovo il Viso! Basta! Ti porto sull’Argentera dal Lourousa, hai i ramponi nuovi, dobbiamo inaugurarli. Devo dire che non era molto convinto e che soprattutto, giustamente, non aveva quella grande fiducia in me. Ma mercoledì sera alle 20 eravamo al Varrone, il bivacco era pulitissimo, meraviglia, tutte le coperte piegate, unico neo il cestino dei rifiuti pieno, ma siamo sulla buona strada. Un’occhiata al diario del bivacco, che i miei fans sanno che ho portato su due anni fa: Steulaleu mi fa notare le prime 2 pagine bruciacchiate, i due fogli strappati e poi mi dice guarda qui: Una pagina intiera di 10 giorni fa: ---------------------------------------------- Caro Pierriccardo, Ti amo, Chiunque tu sia E qualunque cosa tu faccia (Firma che ometto) Commento della sua lei: Io no!(firma) Commento di lui: Scusa Pierriccardo, si riferiva a me
---------------------------------------------- Ringrazio il mio ignoto amante e contraccambio, sono cose che fanno bene al cuore, e devo essere sincero, forse ogni volta torno quassù solo per leggere il diario. Ma pensa te, non gli ho fatto nemmeno una foto… dovrò tornarci apposta, fotografo tutte le pagine e ci faccio un servizio su Lafiocavenmola. C’era anche una pagina molto forbita, con in finale una frase in latino, pressappoco così: Censeo ceterum Varronem delendum esse. Ho risposto: (Ego) censeo te solum delendum esse. E ho firmato, naturalmente. Non so se volesse dire, in latino errato, che tutti gli altri che vanno al Varrone siano da distruggere. Letteralmente potrebbe voler dire: Penso che l’altro Varrone sia da distruggere, ma l’aggettivo “ceterus” non si usa al singolare, quindi avrebbe dovuto dire “Cetera Varronis delenda esse”, che poi, se vogliamo, l’altro Varrone è già distrutto, e forse voleva dire che si dovrebbero portare giù i resti. La mia risposta, invece, è in latino perfetto e vuol dire inequivocabilmente che: Io penso che tu solo devi sparire. E scusatemi la pisciata sui piedi. Abbiamo fatto la pasta (grazie a SteuLaLeu che s’è portato su spintaneamente fornelletto e tutto il resto), poi siamo tornati giù una mezz’ora a prendere tre litri d’acqua, anche se a lui sembrava esagerato. Poi ci siam seduti fuori dal bivacco a guardare lo spettacolo della Via Lattea e due stelle cadenti solo per noi. A nanna, sveglia alle 5, un nebbione da paura, Lourousa, non mi farai questa! Infatti dopo mezz’ora è tutto sereno. Imbrago, colazione, partenza alle 6. Al conoide basale calziamo i ramponi, la neve è duretta, ma li togliamo 20’ dopo, perché c’è una cinquantina di m. di dislivello senza neve, in corrispondenza della cascatella dal canale sopra gli isolotti: grossi massi e detriti instabilissimi che ci hanno fatto tribolare non poco per superarli: abbiamo usato anche una ventina di metri di corda per assicurarci a vicenda.
Poi ancora ramponi, neve che non credevo così dura, viste le temperature miti, in cui piantare il manico della picca ed i ramponi è stato un duro lavoro, specie nel tratto a 50°. Ad un centinaio di m. dall’uscita abbiamo evitato un tratto con ghiaccio vivo di una diecina di metri passando su delle roccette alla destra senza togliere i ramponi. Lassù, con la lancia del Corno Stella (che non salirò mai) da una parte che ci spiava severamente, dall’altra la Nord dell’Argentera che ci attendeva ancor più severamente, ci siamo stretti la mano ed abbiamo pensato delle cose profondissime ed altissime, ma ci siamo solo detti: Andiamo. Tra strette cengette, raccogliendo qualche fiorellino, non vi dirò di quale specie, tanto per non guardare tanto i baratri di sotto e le pareti di sopra, raggiungiamo senza particolari difficoltà, solo con molta attenzione, la Cima Nord (3287m). Due foto e via (il diario di vetta è finito, dovrò tornare a portarne uno). La discesa al colletto tra la Nord e la Sud presenta un passaggio espostissimo con un lastrone paurosamente inclinato e con scarsissimi appigli. Mi chiedo se non sia il caso di mettere un pezzo di corda, una catena o quantomeno un paio di anelli per far passare una sicura…ma non sono un esperto di arrampicate, mi si dirà: se non sei in grado stai a casa! Comunque io evito quel tratto facendo un pezzo di cresta che a dire “Aerea” potrebbe sembrare un eufemismo. Ci assicuriamo col mio pezzo di corda ed arriviamo alla forcella. Si scende in disarrampicata fino ad un’incerta cengia strettissima ed espostissima (ed anche qui farei come sopra), ci assicuriamo e saliamo il canalino privo di neve, ma ripido e scivoloso che ci congiunge alla Normale per la Sud. Siamo salvi. Incrociamo un francese che scende, ed in cima(3297m) un abbraccio ed incontro con tre simpatici saliti dal Remondino, a cui rivolgiamo prima di tutto una disinteressata domanda:” Avete l’auto al Pian della Casa?” Alla risposta affermativa ci sentiamo salvi per la terza, o quarta volta. A scendere qui c’è una bella corda di una cinquantina di metri e poi anche per il salto alla fine del cengione per i Detriti. Che, ricordano i vecchietti come me, non c’erano assolutamente una volta. E così direte forse voi, giovincelli scherzosi di codesta età fiorita, quando vecchierelli salirete magari il Lourousa senza neve, con dei bei gradini di cemento, e dalla Sud alla Nord ci sarà un mancorrente cromato. Ma sinceramente, spero di no. Al Passo dei Detriti ho stappato la mia "Rossa Bulla"(definizione di Tecla), e vi assicuro che l'ha bevuta anche chi diceva "a me non mi piace quella roba lì", perché i 3 litri d'acqua erano finiti da un pezzo. Avrei dovuto dirgli: "Muori di sete", come per scherzo gli avevo già detto salendo il canalùn, ma che per sul serio ho sentito una volta dire da uno in gara in bici al suo amico che gli chiedeva dell'acqua. E come pare avesse detto Bartali a Coppi, passandogli la borraccia vuota, ma sulla foto non si vede. La discesa dai Detriti l’ho fatta di corsa con le scarpette, anche se il mio personal trainer mi ha detto che non dovrei, in gara con gli altri 4 giovincelli, uno nemmeno tanto. Inutile che vi dica che li ho lasciati vincere, non fosse altro che per timore che non ci dessero l’agognato passaggio in auto fino alle Terme. Dopo la tappa al rifugio per scolarci la bottiglia di vino che per il peso non avevamo portato su, e che nemmeno avevo trovato nel bivacco, benché l’abbia cercata dappertutto(ma nessuno lascia mai niente lassù?), una sigaretta, ci buttiamo giù. I tre dell’auto ci staccano di almeno mezz’ora ed oramai siamo rassegnati a scendere a piedi. Infatti, un giro è un giro, se non si chiude ma che giro é. Cominciamo a pensare brutte cose su di loro. Infatti al parcheggio non c’è nessuno. Solo una diecina di auto (strada chiusa dalle 7 alle 19 per lavori, non so per quanto). Ma in fondo siamo contenti di farla tutta a piedi. Guardo su ogni gomma posteriore destra, come al solito, se ci sono le chiavi: come al solito prenderei l’auto, la lascierei alle Terme con le chiavi allo stesso posto, con un biglietto di ringraziamento, ma forse non lo firmerei. Nessuna chiave, non sono più i tempi di una volta, quando la gente si fidava ciecamente, e qualche volta le lasciava addirittura con le chiavi nel cruscotto. Dietro la prima curva i 3 simpatici Cebani e Braidesi ci aspettavano impazienti. Abbiamo dovuto ritirare i nostri pensieri cattivi e farci portare giù per forza. Ma certo così non vale!
Data : 18-19/7/2007 Partenza: Terme di Valdieri, 1350m Zona: Valle dei Gessi P.Max : 3297m Cima Sud Argentera Dislivello posit.: 2300m Diff. III+ IV- Tempo indicativo: 11/13 ore a seconda delle condizioni
Traccia Gps Giro Argentera via Lourousa
Salendo al Varrone, SteuLaLeu dice: minchia se é dritto!
Zoom, ahi ahi ahi, manca un pezzo di ghiacciaio
Il Matto, al mattino, ammantato da un velo che si leverà col sole
Primo sole sul Corno Stella
Il tratto ostico del ghiacciaio senza ghiaccio né neve
Lourousa: dinuovo ramponi, finalmente!
Lourousa: neve buona e dura
Corno Stella e Matto: qui é dritto!
a 100m dall'uscita sul colletto Coolidge, sui detriti per schivare il ghiaccio
Colletto Coolidge
Ultimo passo, é fatta!
No, no, gli scarponi e ramponi li ho appena tolti!
Dal colletto Coolidge la cengia superiore per la cresata della Nord
Dal colletto per la Nord verso il Bozano e il gias delle Mosche
Ultimi passi per la Nord
Sulla Nord dell'ARGENTERA
Dalla Nord il colletto Coolidge, M.Stella e P.Gelas di Lourousa