Un anello per la Cappella Bianca, i Denti di Chiomonte sino al Gran Pertuso Colombano Romean
Un anello per la Cappella Bianca, i Denti di Chiomonte sino al Gran Pertuso Colombano Romean
Località di partenza: Val Clarea presso l’indicazione per le Grange Buttigliera mt. 1080 Dislivello: mt. 1028 Tempo di salita: 4 ore e 15 minuti c.ca Tempo di Discesa: 3 ore e 15 minuti c.ca Difficoltà: E/EE Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 3 Val di Susa – Val Cenischia – Rocciamelone - Val Chisone Fraternali Editore
L’incantevole, poco conosciuta val Clarea è il punto di partenza di questo vario ed interessante anello che guadagnata la Cappella della S. Croce, comunemente detta Cappella Bianca, percorre poi l’impegnativo sentiero che transitando lungamente su di un crinale, per roccette, ripidi e faticosi tratti, raggiunge alla sommità gli spettacolari Denti di Chiomonte da dove si scende al vicino tunnel scavato da Colombano Romean nel 1500 allo scopo di portare l’acqua su versanti di Exilles e della Ramats altrimenti siccitosi. Scesi a quest’ultima borgata, per altra via si rientra in val Clarea. In questo itinerario, assai panoramico sui monti e sulla valle Susa, si percorrono lungamente sentieri normalmente poco frequentati anche perché al Gran Pertuso solitamente si giunge per altra via: non per questo sono meno interessanti e validi sempre alla ricerca di quelli più insoliti.
30 Immagine(i), Inserita il 15/05/2012
Un anello per le borgate montane di Inverso Pinasca sino al Poggio Pini e al Piano Bruciato
Un anello per le borgate montane di Inverso Pinasca sino al Poggio Pini e al Plan Quermà
Località di partenza: borgata Enfous mt. 815 Dislivello: mt. 950 c.ca Tempo complessivo: 7 ore e 30 minuti c.ca Difficoltà: E Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 5 Val Germanasca – Val Chisone Fraternali Editore
Salendo la val Chisone, superata la deviazione per S. Germano Chisone e il grande vallone di Pramollo, si intravedono alcuni insediamenti abitativi che emergono dai boschi ammantando il versante: sono le borgate montane del comune di Inverso Pinasca. Questo itinerario, inoltrandosi lungamente, ne tocca alcune raggiungendo al termine di un lungo traverso fatto di saliscendi una dorsale che si risale percorrendo la ripida, faticosa traccia che consente di guadagnare alla sommità la cresta e poi il panoramico Poggio Pini. Continuando poi sul sentiero che lungamente prosegue di sotto il crinale, si raggiunge infine un colletto nei pressi del Piano Bruciato( Plan Quermà). Di qui una traccia scende ripida a fondovalle terminando su una pista forestale che riporta all’abitato di Enfous. Il primo tratto è assai panoramico sulla valle del Chisone e sui monti dell’opposto versante, mentre poi la visuale s’apre sulle numerose borgate del vallone di Pramollo, sui monti della valle Germanasca, sul Gran Truc da una parte, sulla Punta Muret dall’altra. Durante il percorso, soprattutto nella prima parte dell’itinerario, si incrociano numerose strade e sentieri che salendo da fondovalle proseguono poi verso monte e altrettante piste forestali; chi volesse fare questo percorso, oltre la carta, è meglio che abbia con sé le indicazione di seguito riportate.
24 Immagine(i), Inserita il 09/05/2012
Un anello per il Roc du Ièrmou passando per il pilone Popioun e le borgate del Ciargiur
Un anello per il Roc duYermou passando per il pilone Pupioun e le borgate del Ciargiur.
Località di partenza: Borgata Pantera zona Cervelli di Coazze mt. 897 Dislivello: mt. 600 Tempo di salita: 2 ore c.ca Tempo di discesa: 1 ora e 15 minuti c.ca Difficoltà: E Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n°4 Bassa valle di Susa – Musinè – Val Sangone – Collina di Rivoli Fraternali Editori
Bella, distensiva passeggiata tra la val Sangone e quella del Sangonetto sino al grande ammasso roccioso del Roc du Yermou, molto panoramico, passando per il bel pilone Pupioun e per le caratteristiche borgate del Ciargiur poste sul crinale divisorio tra le due valli
24 Immagine(i), Inserita il 04/05/2012
Un anello per le soleggiate borgate di Villar Pellice sino alla Rocca Fautet
Un anello per le soleggiate borgate di Villar Pellice sino alla Rocca Fautet
Località di partenza: Area ecologica all’ingresso di Villar Pellice mt. 660 Dislivello: mt. 1070 Tempo di salita: 4 ore e 15 minuti c.ca da Villar Pellice alla Rocca Fautet Tempo di discesa: 2 ore e 15 minuti c.ca dalla Rocca Fautet a Villar Pellice Difficoltà: E Per un tratto EE Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 7 Val Pellice Fraternali Editore
Sono numerose le borgate montane di Villar Pellice; alcune, specie quelle più vicine al centro abitato hanno ancora alcuni residenti; altre, quelle più su, sono frequentate solo nel periodo estivo, tutte collegate da strade che facilitano l’accesso. Si parte da fondovalle per risalire lungamente i vallone del rio Rospart affrontando poi l’unico tratto del percorso che richiede un certo impegno perché si percorrono pendii aspri e dirupati assai ostacolati dalla vegetazione abbattuta e non ancora rimossa. Raggiunti i prati di Comba ci si alza da qui alla borgata più alta, Pertusel, dove si ritrova la strada che porta verso il vallone degli Invincibili e l’alpe Caugis che si risale lungamente sino alla Rocca Fautet, modesta ma assai panoramica sui monti e sulla valle Pellice. Scesi per altra via, si incontrano poi nel tornare altre borgate. L’anello tocca solo brevi tratto d’asfalto; per il resto si percorrono lungamente strade a fondo naturale, soprattutto mulattiere ancora in ottimo stato, oggi non più percorse da nessuno.
34 Immagine(i), Inserita il 28/04/2012
Un anello sul Sentiero degli Orridi sino al Truc S. Martino
Un anello sul Sentiero degli Orridi sino al Truc S. Martino
Località di partenza: Borgata Richettera di Bussoleno mt. 605 Dislivello: mt. 550 c.ca, ma tutto l’itinerario è un continuo saliscendi. Tempo complessivo: 5 ore c.ca Difficoltà: E Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n°3 Val Susa – Val Cenischia – Rocciamelone - Val Chisone Fraternali Editore
Il “Sentiero degli Orridi” collega in quota l’orrido di Chianocco a quello di Foresto. Parte da Molè, borgata sui monti di Chianocco, per terminare al Truc S. Martino, la montagna che domina l’abitato di Foresto. Traversando si percorre una traccia che taglia il pendio, lungamente quasi in pian nella prima parte, dove lunghi tratti di sterrato si alternano a tratti di sentiero o mulattiera; dove si sale e si scende quando si devono superare gli incassati corsi d’acqua. Nel procedere si raggiungono case isolate e borgate che nel recente passato erano assai popolate, come Falcimagna. Questi erano versanti dove si coltivavano i cereali, dove grazie ai terrazzamenti prosperava la vite e dove erano rigogliosi i prati e i pascoli sostegno del montanaro; ebbene ora tutto è nell’abbandono più totale. E forse è giusto che sia così. Il tratto dalla borgata Pietrabianca all’orrido di Foresto è abbastanza lineare; più movimentato quello di ritorno perché a brevi tratti in piano se ne alternano altri dove si scende per poi risalire. Per poter effettuare un anello, anziché da Molè, cosa che richiede un lungo e faticoso tratto ascendente nella parte terminale del percorso, questo itinerario parte e si chiude a Richettera piccola borgata montana di Bussoleno. Non si raggiungono cime significative, se non il Truc S. Martino, ma il percorso è sempre piacevole, assai panoramico sulla bassa valle di Susa e sui suoi monti e si presta ad essere effettuato dall’autunno alla primavera, quando questi assolati versanti presto si liberano dalla neve.
25 Immagine(i), Inserita il 18/04/2012
Ritorno alla borgata di Dandalera nella valle del Sangonetto
Ritorno alla borgata Dandalera nella valle del Sangonetto
Oggi avevo programmato un anello nella valle del Sangonetto partendo dalla borgata Pantera dei Cervelli, anche perché le previsioni mi dicevano che quest’oggi sarebbe stato il giorno più propizio della settimana. Infatti parto con un bel sole e con temperatura gradevole; però come la traccia s’infila nella valle, ecco le cose cambiano perché subito si trova la neve, sempre più abbondante man mano che il sentiero si alza. Poiché, la neve non è il mio elemento preferito, preferisco allora fare una “diversione” e continuare lungo il bellissimo sentiero che unisce le borgate dei Cervelli a quelle della valle del Sangonetto; la traccia che si prende s’inoltra lungamente quasi in piano, portandosi poi sul versante più soleggiato dove lì la neve s’è già quasi sciolta, raggiungendo infine la bella borgata di Dandalera. Ritornando, poiché procedendo si incontrano quattro borgatine, tre sul sentiero ed una un poco più su, da tempo abbandonate, ne approfitto per andarla a vedere, anche perché questa è la più corposa, scoprendo così cose interessanti. Quando lì c’era vita, erano probabilmente degli alpeggi, quindi abitati solo nella bella stagione; infatti, in alcune case, al posto delle finestre, ci sono dei listelli di legno. E’ la prima volta che vedo cose del genere. Oltre, lungo la bella traccia che scende alla borgata Pantera, dedicata a don Zanella parroco per molti anni delle borgate dei Cervelli, approfitto ancora del tempo che ho a disposizione dedicandomi “con passione” alla pulizia della traccia dagli invadenti noccioli e dai rododendri utilizzando le forbici da potare che porto sempre con me, così, la prossima volta, non avendo più questa incombenza, potrò fare, con tutta tranquillità, il giro che m’ero riproposto.
CURIOSITA’: La borgata di Dandalera è stata bruciata dai tedeschi per rappresaglia durante il rastrellamento di fine novembre 1944. Poco più sotto, lungo la traccia che scende a Prietto, si trova il più bel pilone di tutta la valle del Sangonetto, recentemente restaurato. Dedicato alla Madonna col Bambino, raffigurata nella nicchia centrale, l’edicola reca sul basamento la scritta: “O tu che passi lungo questa via volgi il pensiero a Maria”. Sulla parete a destra della Vergine si nota il vescovo san Biagio con le candele incrociate per la benedizione della gola. C’è anche un personaggio con pizzetto e baffi, tunica, corazza e alti calzari che potrebbe essere san Defendente, compatrono della parrocchiale di Indiritto, oppure san Maurizio, particolarmente venerato dai Savoia. A favore di quest’ultima ipotesi testimonierebbe la croce dei santi Maurizio e Lazzaro raffigurata sulla corazza del guerriero.
18 Immagine(i), Inserita il 12/04/2012
Il santuario della Madonna di Lourdes a Forno di Coazze
Il Santuario della Madonna di Lourdes a Forno di Coazze
Coloro che giungono a Forno di Coazze e vogliono visitare il santuario della Madonna di Lourdes, rimangono meravigliati per quanto qui è stato realizzato. La storia di questo complesso ha inizio nel 1947 quando un giovane prete si accorge che la sua salute non va. Don Giuseppe Viotti, vice curato a Pozzo Strada, parrocchia di Torino si sente stanco e febbricitante tanto che il suo Vescovo, il cardinal Fossati, lo convince a sottoporsi ad accurate visite mediche. Al Mauriziano gli fanno le radiografie che evidenziano, senza ombra di dubbio, una grave malattia in corso: la “TBC”. In quei giorni a Torino si sta organizzando il primo pellegrinaggio di ammalati a Lourdes e i parrocchiani insistono perché don Viotti vi partecipi come ammalato. E don Viotti parte per Lourdes. “Qui -dice il sacerdote- venni trasportato alla grotta. Pregai con fervore; quando toccò il mio turno mi portarono nelle piscine e mi calarono. Il quel momento pensai che non dovevo autosuggestionarmi, che dovevo accettare la volontà di Dio ed essere contento di quel che la Madonna avrebbe voluto di me: vita o morte, salute o malattia.” Uscito dalla vasca, don Viotti si sentì male e venne portato all’ospedale. Dormirà tutta la notte di un sonno profondo al punto che, il giorno dopo non viene svegliato quando gli altri malati sono portati alla grotta per la messa. Quando si sveglia è un’altra persona. Subito si sente in forze al punto di celebrare la messa e di avviarsi verso la Via Crucis. All’ospedale lo cercano, pensando ad un suo aggravamento. Invece lui, tranquillo partecipa alla processione e alla fiaccolata serale. Ritorna a Torino, all’ospedale S. Luigi da dove era partito. Qui giunto, i medici rimangono sconcertati; rifanno le lastre ai polmoni confrontandole con le precedenti e si accorgono che non c’è più alcuna traccia del male. Così don Viotti, dimesso dall’ospedale, fu rimandato in parrocchia. Poi il suo vescovo decide di inviare don Viotti parroco a Forno di Coazze, cioè in un posto che poteva far bene alla salute di un reduce della TBC. Quindi don Viotti, siamo nel 1948, a 31 anni diventa parroco in montagna con la cura di 11 borgate sparse sulla montagna. E la sua canonica diventa un posto dove lui accoglie bambini orfani bisognosi di assistenza. Poi, volendo realizzare appieno un suo sogno, don Viotti decide di costruire, a Forno, una copia della grotta di Massabielles dove apparve la Madonna. Il primo di novembre 1950, con la posa della statua dell’Immacolata su un piloncino, sul punto dove ora sorge la grotta, iniziano i lavori che terminano nel 1991 con l’apertura della casa di spiritualità. Don Giuseppe Viotti muore il 2 novembre 2008 ed ora riposa nella cripta posta sopra la grotta da lui fatta costruire. Credenti o non credenti, rispettando la coscienza di ciascuno, posso dire che, questa posto merita comunque essere visitato.
12 Immagine(i), Inserita il 07/04/2012
Un anello per il Colle Colletto o Colletto del Forno. Eventuale proseguimento sino al Santuario della Madonna di Lourdes del Forno
Un anello per il Colle Colletto o Colletto del Forno. Eventuale proseguimento al Santuario della Madonna di Lourdes di Forno di Coazze
Località di partenza: Bivio poco oltre la borgata Veisivera mt. 725 Tempo di salita: 1 ora e 45 minuti c.ca Tempo di discesa: 1 ora e 15 minuti c.ca Dislivello: mt. 400 c.ca Difficoltà: E Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1: 25.000 n°6 Pinerolese – Val Sangone Fraternali Editore
Il colle Colletto è una modesta depressione al termine del crinale che separa la valle del Sangone da quella attigua del rio Fronteglio. Una strada a fondo naturale, sempre in discrete condizioni, lasciata l’ultima borgata abitata, lo raggiunge e questa sarà la traccia di ritorno perché la salita si fa per altra via, sempre uno stradello sterrato che traversa dall’altra parte del crinale nella valle del rio Fronteglio. Giunti all’ultima borgata, dove termina, il tratto che sale al colle Colletto si svolge su sentiero. Questo è l’unica parte dell’anello nella quale occorre porre un minimo di attenzione solo per evitare di andare fuori strada. Entrambe gli stradelli nel procedere attraversano piccoli insediamenti; quello di ritorno è assai panoramico sulla valle del Sangone e sulle borgate dell’opposto versante che vanno da quelle del Forno a quelle della valle del Sangonetto spaziando la vista su Coazze e sulla piana di Giaveno. Volendolo, dal colle Colletto si potrà proseguire per il Santuario della Madonna di Lourdes del Forno continuando in falsopiano su una pista forestale. Giunti alla Comba Secca, nei pressi del bivio per la palazzina Sertorio, ci si abbassa ripidi raggiungendo il fondo dove si guada il Sangone. Scesi al Santuario della Madonna di Lourdes si ritorna alla pista forestale per la ripida salita costellata dalle artistiche stazioni della via Crucis.
27 Immagine(i), Inserita il 06/04/2012
Le bacheche, le meridiane e altro nel vallone del Gran Dubbione
Le bacheche, le meridiane e altro nel vallone del Gran Dubbione
All’inizio dell’anello, presso il ponte di Annibale di Dubbione, un cartello avverte che il vallone che si percorrerà “profuma d’antico”. In effetti, nella prima parte del procedere, la traccia costeggia lungamente e quasi in piano terrazzamenti da tempo abbandonati; poi si sale alla borgata di Tagliaretto, con la sua chiesa, il cimitero, la vecchia scuola, il forno e le numerose meridiane, presto raggiungendo la cappella Serforan, dedicata alla Madonna della Neve, posta su un poggio a picco sul torrente. Poi si prosegue lungo un incassato vallone stretto da pareti rocciose dove sono presenti molte vie d’arrampicata, oltrepassando il torrente sette volte su sette ponti. Raggiunta Serremoretto si scende poi a valle per altra via, ugualmente varia ed interessante. Questo vallone, una volta densamente popolato, come altre parti delle nostre valli, è ricco di storia legata alla dura vita che in questi posti i montanari conducevano; nel recente passato, durante l’occupazione tedesca, ha visto operare una banda partigiana, assai attiva. Nel novembre 2009 sono stati posizionati numerosi pannelli a ricordo di quanti salirono su questi monti lottando per la libertà.
23 Immagine(i), Inserita il 02/04/2012
Un anello nel vallone del Gran Dubbione
Un anello nel vallone del Gran Dubbione
Località di partenza: Dubbione nei pressi del ponte di Annibale mt. 550 Dislivello: mt. 500 c.ca Tempo complessivo: 5 ore c.ca Difficoltà: E Riferimenti: Carta dei sentieri e Stradale 1:25.000 n° 6 Pinerolese - Val Sangone Fraternali Editore
I Rii del Gran Dubbione nascono alle pendici della Punta dell’Aquila e del monte Cristetto; unendosi confluiscono nel Chisone poco a valle dell’abitato di Dubbione in val Chisone. Si pensa che la parte alta del vallone sia la più interessante perché selvaggia, aspra, dirupata, con le numerose vie di arrampicata: è vero, però questo itinerario merita assolutamente essere percorso partendo da fondovalle, da Dubbione frazione di Pinasca. Il primo tratto, quello che porta alla borgata Tagliaretto e poi alla cappella di Serforan, è assai interessante e imperdibile. Infatti, alternando brevi tratti dove si sale, sempre moderatamente o si scende, ad altri più numerosi in piano, una piacevole traccia s’addentra nel vallone alla scoperta di un mondo che non c’è più; vale la pena di percorrerlo per vedere le numerose meridiane di Tagliaretto e raggiungere la singolare cappella di Serforan posta su un poggio a picco sul torrente. Percorso ideale da fare con i bambini, perché il cammino non li affatica, magari programmando una sosta per il pranzo presso l’area di sosta predisposta alla cappella Serforan dedicata alla Madonna della Neve, scendendo magari al torrente nei pressi del ponte Delle Piane. Poi, di qui in avanti, le cose cambiano decisamente perché si percorre lungamente una gola stretta da estese e dirupate pareti rocciose dove sono presenti numerose vie di arrampicata e altri tratti impegnativi, attraversando nel procedere il torrente sette volte su sette ponti. Raggiunta infine la borgata di Serremoretto, con la caratteristica chiesa sul crinale, si scende a valle per un altro vallone, pure assai interessante, risalendo infine alla cappella di Serforan dove l’anello si chiude. Le numerose bacheche e altro che si incontrano lungo il percorso raccontano la storia di questo vallone “che profuma d’antico”. Tutto il percorso è ottimamente segnato e segnalato, come del resto altri itinerari della val Chisone.