In questo pazzo Maggio in cui la pioggia non dà tregua e i vari meteo sembrano impazziti riesco a sfruttare almeno una mezza giornata di sole per la gita 'di casa' sul Mondolé, in modo da dare un senso a questo weekend che doveva vedermi con i compagni di corso su bel altra meta... Ieri non ho nemmeno guardato le previsioni, la settimana scorsa ci avevano proprio fregato, quindi sveglia all'alba per fare cucù fuori dalla finestra: se è sereno...si va! E così è. Alle 7.00 parto da Artesina 1400 con le ciastre sullo zaino e i ramponi dentro, 3°C la temperatura, la neve ha avuto un buon rigelo notturno ed è coperta da un sottile strato di brina. Il dubbio era se andare con gli sci, ma da aspirante sci-alpinista non vorrei trovarmi in difficoltà se trovassi ghiaccio vivo, quindi scelgo per la soluzione-scampagnata. Lingue di neve intermittenti fino alla baita Mirtillo, poi da lì praticamente continua. Arrivo fino alla base del 'muro' del canalone solo con gli scarponi su neve ben portante, ma da qui si fa più ripido: opto per i ramponi, sicuramente più adeguati su questa neve bella gelata. Mi precedono e seguono diversi sci-alpinisti. Da Colla Bauzano in su l'esposizione cambia e la neve è ancora migliore, Il traverso è molto più agevole coi ramponi rispetto alla Ciaspole e guadagno la cresta finale abbastanza agevolmente. Qui il vento ha lavorato parecchio e ci sono grossi accumuli. Arrivato in punta non si vede quasi il piloncino trigonometrico tanta è la neve riportata. Foto di rito, scambio di battute con 2 simpatici sci-alpinisti, e visto il venticello per nulla primaverile torno sui miei passi per la discesa. Adesso contando che il sole abbia cotto al punto giusto metto le ciaspole, e in effetti la discesa è agevole. La prima parte tiene ancora benissimo, poi mi sposto sulla cresta a ovest della conca su una linea meglio sposta al sole dove la neve comincia a mollare e si scivola il giusto. Dal traverso fino a Colla Bauzano la neve è ancora granitica, e incrocio orde di scialpinisti che salgono (sono quasi le 10.00) buon per loro la neve terrà ancora per un po'. Dalla Colla in giù veloce discesa su ottima 'polenta' Che dire? Oggi tutto ha funzionato per il verso giusto. Mi spiace per Massimo che aveva programmato ieri la salita ma le previsioni hanno giocato un brutto scherzo...un saluto! E un saluto agli altri compagni di corso, speriamo che il tempo ci assista per portare avanti le nostre uscite!
Splendida escursione nella Valle della Meris 02/04/2010
Dopo circa 1 mese di lontananza dallo scialpinismo approfitto una provvidenziale giornata di vacanza e del tempo ottimo per rimettere in moto la gamba e i polmoni. L'impresa di Jacolus mi ha stuzzicato l'interesse di vedere la Valle della Meris ancora colma di neve, se poi aggiungiamo che sulla strada c'è la tana di Bunny la decisione è presto presa! Parto alle 6.50 da S.Anna di Valdieri, l'idea è quella di sfruttare il primo chiarore senza avventurarmi nel buio... Non ho una meta precisa, tutto quello che viene oggi è oro per ritrovare l'ambiente e un po' di condizione. Dopo circa mezz'ora di sci in spalla appaiono le prime lingue di neve continue. Le condizioni sono ottime, la neve ghiacciata al punto giusto porta che è una meraviglia. Sono solo, ma qualcuno è già salito perché si distinguono chiaramente tracce di rampant e scarponi. Il vero spettacolo inizia quando la Valle si apre in tutto il suo splendore Non devo più seguire una traccia...davanti a me ho una distesa immacolata da solcare, gli sci quasi non scalfiscono la neve, il silenzio è totale e viene solo ogni tanto interrotto dalle stalattiti di ghiaccio che si staccano dalle rocce al primo sole. Non so immaginare nient'altro di più rilassante Nei pressi del Gias del Prato incontro il mitico Livio che si gode una meritata pausa visto il pesante carico che porta sulle spalle... mi rassicura sulle condizioni della neve e del lago, che porta ancora bene. Ci diamo appuntamento alla sua Tana per il rientro...la mia idea è quella di salire un po' più su del rifugio. Supero il Lago Sottano della Sella attraversandolo sulle orme di Jacolus per evitare la valanga poi risalgo il pendio verso destra che riporta nei pressi della traccia estiva. Come si sa, l'appetito vien mangiando e vorrei raggiungere il lago soprano della Sella. Più su però il vento ha lavorato, gli sci sfondano e non tengono nei traversi (devo comprarmi i rampant ) quindi vado di ramponi...L'appetito verrà anche, ma la condizione è quella che è... sento in arrivo i primi crampi. Beh, dopo tutto sono su uno splendido balcone con vista mozzafiato, il lago è poco più su, ma grazie alle foto di Jacolus so già cosa mi aspetterebbe. In più sto già pregustando la discesa su una neve primaverile da favola, che appena appena inizia a scaldarsi . Non ci penso due volte a faccio dietro-front. La discesa è fantastica, sembra di essere in pista e in un attimo mi ritrovo già a riattraversare il lago sottano. Non può mancare la promessa tappa da Livio, la cui ospitalità è sempre eccellente. Mi riprometto di tornare presto a fargli visita in compagnia...
Nel complesso giornata stupenda, neve in grandi condizioni (chissà ancora per quanto ) io un po' meno.
Un saluto a Bunny! A presto nella tua tana! Alla prossima gita!
Quota max: 2250 Partenza da: S. Anna di Valdieri Quota partenza: 978 Dislivello: 1272 Zona: Valdieri - Valle Gesso (CN) Difficoltà: MS
9 Immagine(i), Inserita il 02/04/2010
Zoccoli, gran ravanate e cima della Madonna (quasi...)
Dopo circa un mese di inattività forzata causa 'bollino blu' è giunto il momento di rimettere i piedi sugli sci La nevicata di ieri suggerisce un'attenta scelta del percorso, tuttavia non sembra che ne abbia buttata giù molta e allora, espletati gli impegni mattutini, si decide per un'uscita tardiva verso la Cima di Madonna d'Ardua, itinerario per me sconosciuto benché sia a due passi da casa... In compagnia di Alberto alle 11.00 (si si, lo so... non si parte a quest'ora! ) siamo in partenza dal ponte del Villaggio d'Ardua; la giornata non è fredda e non c'è un alito di vento. Da bravi ritardatari ci condiamo la traccia già battuta nei 20 cm di neve fresca (più su saranno 40-50). In breve siamo al Pian delle Gorre dove sulla sinistra si dirama la strada verso il vallone di serpentera, Rifugio Garelli ecc.. e dopo un altro breve tratto sempre agevole si svolta nuovamente a sinistra per uscire dalla strada e infilarsi in un fitta pineta. Qui cominciano i 'guai' : al nostro duo si aggiunge ben presto una terza compagna...la neve che, farinosa e umida, si attacca come colla sotto le pelli formando 2 spessi zoccoli che non ci abbandoneranno fino in cima Dopo un po' non vale più neanche la pena di fermarsi a staccarla...dopo 2 passi siamo già daccapo Superata la fitta (fitta!) pineta lo spazio si apre sul pian del Cros o del Creus (1269 o 1296 m...boh), splendida radura incorniciata da abeti ancora carichi...sembra quasi di stare in Norvegia...o almeno così credo che sia! Proseguiamo attraverso altra boschina, un po' meno fitta, e sbuchiamo al Gias Madonna (1650 m)dove gli spazi si aprono definitivamente e riusciamo a distinguere la sorsale di salita...sempre battuta per fortuna Il pendio si fa subito più ripido e faticoso...in breve per me diventa una tortura Il mese di inattività si fa sentire e la neve pesantissima che ci accompagna in buona dose sotto gli sci non aiuta certo Passato il tratto più ripido è il momento di prendere una decisione: la meta è ancora lontana, circa 200 m di dislivello e la fatica tanta e o il caldo intenso...in più la 'farina' è davvero pesante e ci sarà di che faticare anche in discesa...meglio quindi tenersi un po' di 'benzina' per la discesa se non vogliamo che diventi rischiosa. Devo riconoscere che se ci fosse qui con me Emi dovrei chiederle sinceramente scusa per tutte le volte che l'ho spronata a proseguire anche se stanca...arrivato quasi alla canna del gas mi rendi veramente conto di cosa provava e le devo tutto il mio rispetto Quindi giù per la discesa su neve pesante ma tutto sommato piacevole, ma siamo subito alla prima boscaglia e da qui inizia una 'ravanata' stile cinghiale nostrano che nella successiva fitta pineta diventerà penosa e praticamente sotto la pioggia, con tutta la neve che si scioglie e sugli alberi. Ma in qualche modo scendiamo... La stradina dal Pian delle Gorre a Madonna d'Ardua ci permette di scioglierci un po'...piccola nota: attraversiamo due piccole slavine (c'erano già all'andata) che sembrano venute giù dopo il passaggio degli sciatori 'mattinieri' Più in alto comunque non abbiamo rilevato nulla di pericoloso se non una piccola valanga a pera sul versante sud del Cars, peraltro molto lontana dal percorso seguito. In sostanza una gita un po' tribolata ma in un ambiente da favola A volte non serve macinare chilometri su chilometri...ciò che ci aspetta dietro casa può essere sorprendente In più ora conosciamo il percorso e abbiamo uno stimolo in più per la prossima volta: raggiungere una Cima della Madonna
Alla prossima gita!
Data: 06/02/2010 Quota max: 2101 Partenza da: Madonna d'Ardua - Chiusa Pesio Quota partenza: 915 Dislivello: 1186 Zona: Certosa di Pesio - Valle Pesio (CN) Difficoltà: BS
14 Immagine(i), Inserita il 06/02/2010
Il mio 'battesimo' dello sci alpinismo - Monte Gorfi
Credo che quella di ieri sarà una giornata che non scorderò per molto tempo, forse mai, perché è stato il mio 'battesimo' nel mondo dello sci-alpinismo Ma andiamo con ordine... Dopo la bella 'racchettata' di Sabato insieme a Massimo-Keiji1976 e Serena sul Pianard (lascio a Massimo l'onore della notizia ) si replica. In realtà avrebbe dovuto essere il recupero della ciaspolata di gruppo sfumata domenica scorsa per il maltempo...e così è stato per quasi tutti...per me qualche cosa in più Dopo quasi 15 anni di sci 'pistaiolo'(ma mai fuori pista) e dopo molti meno da 'ciaspolatore' avevo già vagamente espresso l'intenzione di provare il grande salto... e di sicuro Alberto non se ne è scordato visto che, intenzionato a rinfrescare la sua attrezzatura, mi propone i suoi sci, peraltro in ottime condizioni Non me lo faccio dire 2 volte e approfitto della sua disponibilità per una uscita-test...non tanto per l'attrezzatura ma più per l'aspirante sci-alpinista Certo, sarebbe meglio affrontare questa 'prima' in condizioni fisiche ideali...la cena del Sabato sera da Omar e Sara e la precedente gita non aiutano ad essere al meglio ma vista la presenza di altri 'neofiti' mi faccio coraggio, per non dire che sono io a rompere l'anima a tutti che ci voglio provare affido le mie ciaspole a mio fratello Fede (lui al 'battesimo' sulle ciaspole) e recupero la 'nuova' attrezzatura. Manca solo un piccolo, trascurabile dettaglio...la meta I consiglieri più prudenti (e probabilmente anche saggi) mi consigliano di provare prima una gita a bordo pista...ma l'eccessiva prudenza non è proprio il mio forte, e mi sembrerebbe quasi di barare Vediamo quindi di scegliere un itinerario che vada bene per me e anche per Fede; Omar non ci preoccupa: nonostante sia la sua prima uscita stagionale sono più che certo che sarà l'ultimo a mollare. Neanche il Brun avrà problemi,vista la sfacchinata già portata a termine una settimana fa...Massimo men che meno. Dalle relazioni dei giorni prima la scelta cade sul monte Borel: non troppo lontano, dislivello 'medio' e sulla carta non troppo impegnativo...si va! Di buon'ora siamo in viaggio e in breve raggiungiamo S.Giacomo di Demonte; il tempo non è dei migliori, ma 'ilmeteo' lo aveva detto, l'innevamento non è abbondante ma sufficiente per calzare gli attrezzi subito alla partenza. Il promo impatto con sci+pelli è soft, più o meno come lo immaginavo, e complece la stradina già ben battuta procediamo senza intoppi. Giunti allo sbocco dello stretto vallone ci affidiamo alle poche indicazioni che siamo riusciti a reperire e all'unica carta in grande scala che abbiamo...i nostri mezzi di di navigazione di qui a breve si riveleranno insufficienti Optiamo per salire sulla sinistra il pendio che sembra più regolare e meglio innevato e ben presto la musica cambia...la pendenza per ora non ci spaventa ma la neve farinosa forma uno spesso zoccolo che devo continuamente rimuovere se poi mi fermo va ancora peggio Inoltre non siamo così sicure della via di salita...lasciamo allora passare un gruppetto di sci-alpinisti mentre gli chiediamo con nonchalance: 'Dove andate di bello' 'qui sul Gorfi' 'ah, noi pensavamo di puntare al Borel...' 'ma il Borel è quello là, però oggi da lì con gli sci non si scende, troppa poca neve...' Riflettiamo...mica ce lo ha ordinato nessuno, va benissimo anche il Gorfi Dopo qualche pit-stop tecnico procediamo con maggiore regolarità sul pendio, ben innevato rispetto alla scarsità del periodo. La pendenza si fa sempre maggiore e comincio a toccare con mano del dietro-front sul 'ripido' tutto sommato dopo un po' comincio a cavarmela e quando arriviamo sulla sella alla base del più agevole pendio finale il gran scenario delle alpi Marittime mi regala una prima soddisfazione Senza troppe difficoltà saliamo fino in cima dove c'è già una discreta folla di sci-alpinisti. Nonstante il cielo coperto la visibilità è ottima e lo spettacolo grandioso: Matto e Agentera si stagliano davanti a noi, si gode di una buona vista anche sul vallone di S.Anna di Vinadio e si distingue il Santuario; dall'altra parte il RE spunta prepotentemente oltre le prime creste. Foto di rito, un po' di armeggiamenti con pelli, attacchi e scarponi a cui non ero abituato e si parte per la discesa...quella che mi preoccupa di più L'impatto non è sconvolgente...non troppo diverso dalle poche volte in cui mi sono trovato fuori dalle piste battute...qualche ruzzolone è inevitabile ma dopo un po' riesco ad accennare qualche curva. Il primo tratto per fortuna è il più facile, ed anche breve perché ci fermiamo sulla sella inferiore. Neanche ci fossimo dati appuntamento incontriamo Emanuele e Lorena che si uniscono al gruppetto, ovviamente Emanuele dopo aver raggiunto la vetta a passo inavvicinabile Inizia il nostro 'solito' spuntino a base di ogni ben di Dio...salame, tume, tumin al verd (grazie Brun), l'immancabile fiaschetto di buon dolcetto, biscotti e marmellata, cioccolato e...dulcis in fundo...caffé con marsala Tutti questi stravizi non sono certo il presupposto migliore per una buona discesa ma cosa c'è di meglio che condividere questi momenti con gli amici, specie quando poi il sole decide di farsi definitivamente largo tra le nuvole e regalarci un confortante tepore. Arriva anche Ivo, già incontrato durante la prima parte di discesa...sembra proprio che oggi abbiano scelto tutti il Gorfi! La seconda parte di discesa è più impegnativa, specie nei tratti più ripidi, e non manca di nuovo qualche volo, ache con tanto di 'tuffo' in stile nuoto...ma qualche curva viene fuori...beh, non è stato poi così terribile! Un saluto ai compagni di gita: Fede, alla sua 'prima' con le ciaspole, che ha avuto la meglio su un paio di scarponi 'difficili', Omar, vero 'cagnaccio' che per una volta tanto mi ha risparmiato la mia solita firma sul quaderno di vetta (che per la verità neanche c'era), il Brun che ci ha deliziato con i suoi 'tumin al verd' e Massimo-Keiji, instancabile compagno di avventure che in questi due giorni si è divertito come un bambino...giù dritto per dritto nella farina. Un saluto a Emanuele, Lorena e Ivo incontrati per caso...alle volte il mondo è proprio piccolo!
Quanto alle impressioni sulla mia prima gita sci-alpinistica prenderò in prestito un'espressione tanto cara a Massimo-Keiji...BOOOOAAAAAAAAAAA!
Data: 6/12/2009 Quota max: 2203 Partenza da: S.Giacomo di Demonte Quota partenza: 1312 Dislivello: 891 Zona: S. Giacomo di Demonte - Valle Stura - CN Difficoltà: MS
5 Immagine(i), Inserita il 07/12/2009
I colori dell'autunno in Valle Varaita... e la Rocca Senghi (di nuovo!)
Seconda salita dell'anno per me e per il Brun alla Rocca Senghi per la via ferrata. Artefice della gita questa volta è Alberto, che mi chiama in settimana e mi propone questo singolare sperone che sembra scagliato lì direttamente dal cielo e che lui non ha mai affrontato. Per me e il Brun è un ritorno dopo poco più di un mese ma accettiamo con entusiasmo Sabato mattina mi sveglio al rumore dei tuoni...non è possibile eppure le previsioni del sito di riferimento davano bello... Poi, memore delle 2 o 3 volte che sono partito per la Val Varaita col cielo coperto, e lassù ho trovato uno splendido sole, decido di osare e dopo un rapido consulto essemmessetico (!) con i miei compagni di gita si decide di partire... peccato che nel frattempo il cielo cominci a buttare acqua a catinelle ma tant'è...ormai abbiamo deciso. Si parte, e fino a Casteldelfino il cielo è plumbeo e le speranze di portare a termine la nostra gita sono sempre più flebili poi, in un niente, accade l'insperato: le nuvole si diradano e sopra Bellino il cielo è terso, l'aria frizzantina, e i colori dell'autunno risplendono al primo sole fantastico! L'avvicinamento alla base della ferrata richiede circa un'ora...anche perché non riesco a trattenermi dallo scattare foto a raffica dello splendido paesaggio multicolore. Il tutto con la fotocamera del Brun, perché, Lui, le pile le ha caricate...non come me... La ferrata è molto aerea e mediamente impegnativa, il contesto superbo. Alcuni gradini non sono fermissimi ma da lì a saltar fuori ce ne passa ancora..comunque come in tutti i percorsi di questo tipo ci va sempre attenzione. Sfruttando il cavo di sicurezza ogni tanto mi concedo qualche digressione sulla roccia, che si presenta ben salda e fornisce abbondanza di appoggi e appigli. In meno di un'ora siamo in cima, dove diamo il nostro tocco d'arte alla croce e ci concediamo uno spuntino. Poi, montate le frontali sui caschi, ci avviamo verso la galleria militare che attraversa il lato a monte della Rocca. E' un passaggio sempre molto suggestivo, anche se già affrontato altre volte...vedendo tutto il calcestruzzo che è stato usato per centinare la volta viene da chiedersi come caspita ce l'avranno portato...mah! All'uscita ci aspetta la nebbia che pian piano inizia a salire, ma senza disturbare più di tanto. E' ora di rientrare, se no qualcuna si farà sentire... Il fatto che il tempo si stia guastando mi consola un po' e non mi rode tanto non poter essere andato un po' più su... Nel complesso è stata una gita breve ma ricca di soddisfazioni, in una stagione che offre scenari spettacolari Un contesto, quello autunnale, che mi mancava proprio in montagna!
Alla prossima gita!
Data: 03/10/2009 Quota max: 2450 Partenza da: S. Anna di Bellino Quota partenza: 1882 Dislivello: 568 Zona: Bellino - Valle Varaita (CN) Difficoltà: EEA
20 Immagine(i), Inserita il 05/10/2009
I colori dell'autunno in Valle Varaita... e la Rocca Senghi (di nuovo!)
Seconda salita dell'anno per me e per il Brun alla Rocca Senghi per la via ferrata. Artefice della gita questa volta è Alberto, che mi chiama in settimana e mi propone questo singolare sperone che sembra scagliato lì direttamente dal cielo e che lui non ha mai affrontato. Per me e il Brun è un ritorno dopo poco più di un mese ma accettiamo con entusiasmo Sabato mattina mi sveglio al rumore dei tuoni...non è possibile eppure le previsioni del sito di riferimento davano bello... Poi, memore delle 2 o 3 volte che sono partito per la Val Varaita col cielo coperto, e lassù ho trovato uno splendido sole, decido di osare e dopo un rapido consulto essemmessetico (!) con i miei compagni di gita si decide di partire... peccato che nel frattempo il cielo cominci a buttare acqua a catinelle ma tant'è...ormai abbiamo deciso. Si parte, e fino a Casteldelfino il cielo è plumbeo e le speranze di portare a termine la nostra gita sono sempre più flebili poi, in un niente, accade l'insperato: le nuvole si diradano e sopra Bellino il cielo è terso, l'aria frizzantina, e i colori dell'autunno risplendono al primo sole fantastico! L'avvicinamento alla base della ferrata richiede circa un'ora...anche perché non riesco a trattenermi dallo scattare foto a raffica dello splendido paesaggio multicolore. Il tutto con la fotocamera del Brun, perché, Lui, le pile le ha caricate...non come me... La ferrata è molto aerea e mediamente impegnativa, il contesto superbo. Alcuni gradini non sono fermissimi ma da lì a saltar fuori ce ne passa ancora..comunque come in tutti i percorsi di questo tipo ci va sempre attenzione. Sfruttando il cavo di sicurezza ogni tanto mi concedo qualche digressione sulla roccia, che si presenta ben salda e fornisce abbondanza di appoggi e appigli. In meno di un'ora siamo in cima, dove diamo il nostro tocco d'arte alla croce e ci concediamo uno spuntino. Poi, montate le frontali sui caschi, ci avviamo verso la galleria militare che attraversa il lato a monte della Rocca. E' un passaggio sempre molto suggestivo, anche se già affrontato altre volte...vedendo tutto il calcestruzzo che è stato usato per centinare la volta viene da chiedersi come caspita ce l'avranno portato...mah! All'uscita ci aspetta la nebbia che pian piano inizia a salire, ma senza disturbare più di tanto. E' ora di rientrare, se no qualcuna si farà sentire... Il fatto che il tempo si stia guastando mi consola un po' e non mi rode tanto non poter essere andato un po' più su... Nel complesso è stata una gita breve ma ricca di soddisfazioni, in una stagione che offre scenari spettacolari Un contesto, quello autunnale, che mi mancava proprio in montagna!
Alla prossima gita!
Data: 03/10/2009 Quota max: 2450 Partenza da: S. Anna di Bellino Quota partenza: 1882 Dislivello: 568 Zona: Bellino - Valle Varaita (CN) Difficoltà: EEA
21 Immagine(i), Inserita il 05/10/2009
I colori dell'autunno in Valle Varaita... e la Rocca Senghi (di nuovo!)
Seconda salita dell'anno per me e per il Brun alla Rocca Senghi per la via ferrata. Artefice della gita questa volta è Alberto, che mi chiama in settimana e mi propone questo singolare sperone che sembra scagliato lì direttamente dal cielo e che lui non ha mai affrontato. Per me e il Brun è un ritorno dopo più di un mese ma accettiamo con entusiasmo Sabato mattina mi sveglio al rumore dei tuoni...non è possibile eppure le previsioni del sito di riferimento davano bello... Poi, memore delle 2 o 3 volte che sono partito per la Val Varaita col cielo coperto e lassù ho trovato uno splendido sole decido di osare e dopo un rapido consulto essemmessetico (!) con i miei compagni di gita si decide di partire... peccato che nel frattempo il cielo cominci a buttare acqua a catinelle ma tant'è...ormai abbiamo deciso. Si parte, e fino a Casteldelfino il cielo è plumbeo e le speranze di portare a termine la nostra gita sono sempre più flebili poi, in un niente, accade l'insperato: le nuvole si diradano e sopra Bellino il cielo è terso, l'aria frizzantina, e i colori dell'autunno risplendono al primo sole fantastico! L'avvicinamento alla base della ferrata richiede circa un'ora...anche perché non riesco a trattenermi dallo scattare foto a raffica dello splendido paesaggio multicolore. Il tutto con la fotocamera del Brun, perché, Lui, le pile le ha caricate...non come me... La ferrata è molto aerea e mediamente impegnativa, il contesto superbo. Alcuni gradini non sono fermissimi ma da lì a saltar fuori ce ne passa ancora..comunque come in tutti i percorsi di questo tipo ci va sempre attenzione. Sfruttando il cavo di sicurezza ogni tanto mi concedo qualche digressione sulla roccia, che si presenta ben salda e fornisce abbondanza di appoggi e appigli. In meno di un'ora siamo in cima, dove diamo il nostro tocco d'arte alla croce e ci concediamo uno spuntino. Poi, montate le frontali sui caschi, ci avviamo verso la galleria militare che attraversa il lato a monte della Rocca. E' un passaggio sempre molto suggestivo, anche se non affrontato per la prima volta...vedendo tutto il calcestruzzo che è stato usato per centinare la volta viene da chiedersi come caspita ce l'avranno portato...mah! All'uscita ci aspetta la nebbia che pian piano inizia a salire, ma senza disturbare più di tanto. E' ora di rientrare, se no qualcuna si farà sentire... Il fatto che il tempo si stia guastando mi consola un po' e non mi rode tanto non poter essere andato un po' più su... Nel complesso è stata una gita breve ma ricca di soddisfazioni, in una stagione che offre scenari spettacolari Un contesto, quello autunnale, che mi mancava proprio in montagna!
Alla prossima gita!
Data: 03/10/2009 Quota max: 2450 Partenza da: S. Anna di Bellino Quota partenza: 1882 Dislivello: 568 Zona: Bellino - Valle Varaita (CN) Difficoltà: EEA
21 Immagine(i), Inserita il 05/10/2009
L'Agnello con le ciaspole
No, non è un piccolo ovino escursionista invernale...
Aspettando che arrivi la neve, quella seria, mentre si programmano già mentalmente le possibili gite invernali viene da pensare a quelle passate, magari un po' campate lì...come questa. L'idea in sé era semplice: andare al Colle dell'Agnello, tanto amato da Omar, con le ciaspole. Che di per sé non è gran cosa, ma aggiungi la lunghezza del percorso, la forma approssimativa e la nevicata recente e ne esce una sfacchinata storica Così una domenica di gennaio, prima uscita della stagione, ci troviamo di buon mattino col Brun, che tra una 'cicorietta' e un 'ape' (ah...Milàn!) trova anche il tempo per tornare sui suoi monti, e Omar in partenza per Chianale. Tappa obbligatoria all'Alevé per la seconda colazione e dopo poco, ciaspole ai piedi, si parte, pieni di buoni propositi. La giornata è perfetta sole splendido e cielo terso, un po' fredda ma ci si scalda velocemente...complice la recente nevicata il panorama è incantevole, fin troppo, perché le pause foto sono lunghe e frequenti Per fortuna qualcuno ha già avuto la nostra stessa idea e la traccia lungo la strada ' asfaltata' sembra ben battuta...ma il morale subisce subito una botta quando capiamo che la traccia consolidata arriva fino ai primi tornanti... Dopo i segni di passaggio si fanno più superficiali e si distingue chiaramente la traccia di un paio si sci... un po' 'sporcata' dalle racchette 'Beh, grazie al c...! - ci diciamo - con gli sci fai tanta meno fatica!' ma lo diciamo senza convinzione e solo per tiranci su il morale... nessuno di noi ha esperienza di sci-alpinismo e non abbiamo idea se sia veramente così Ben presto gli autori della traccia si materializzano: sono due simpatici ragazzi di Saluzzo o dintorni... stanno già scendendo :-8 Lui si è battuto tutta la traccia con gli sci e lei al seguito con le ciaspole...altra botta al nostro orgoglio (questa volta quello maschile) Con gran fatica procediamo, alternandoci in testa. Mi stupisce un po' Omar, che non ha lo smalto dei bei tempi...chissa come mai... Dopo più di 5 (no, dico CINQUE! :-8 ) ore dalla partenza l'agognato traguardo è raggiunto! Pacche sulle spalle reciproche, foto di rito allo splendido panorama che ci circonda e poi...si svela il mistero. Dallo zaino di Omar, che si scopre avere un peso tipo menir di Obelix, spunta di tutto: grappini, genepy, barrette e caffettiera con tanto di fornelletto! Alla faccia dell'aver perso lo smalto...ci credo! Partono i festeggiamenti e i brindisi di rito Omar si merita una standing-ovation (in due...che tristezza!) quando dopo un bel po' di gorgoglìo il caffé sale...lascio immaginare il piacere di un caffé caldo al freddo del Colle: il vento comincia a tirare e appena il sole si nasconde dietro le vette il termometro (Omar ci aveva pure quello ) precipita a -14°C! E' ora di alzare i tacchi. La discesa non si dimostra molto più veloce della salita...certo i tagli giù dritto per dritto nella farina accorciano parecchio e regalano una buona dose di divertimento, ma costano anche tanta fatica...specialmente a Omar che lamenta problemi tecnici: perde le ciaspole ogni 3 passi Appurato che il difetto è insito nel materiale e non nell'utilizzatore si procede con meno tagli in neve fresca, anche perché nell'ennesima 'picchiata' Omar (sempre lui ) accusa crampi contemporaneamente alla 2 gambe...il tutto accompagnato da complicate ed elaborate esternazioni di tutta la sua fede e attestazioni di stima al venditore delle ciaspole... Lì per lì io e il Brun pensiamo ad un infortunio ben più grave :-8 poi ben presto la cosa si risolve. Tant'è che arriviamo alla macchina che ormai è buio pesto e il freddo è così intenso che la circolazione nei piedi sembra riprendere solo verso Busca... Mi scalda invece il cuore il pensiero che Emy e Sara ci aspettano con una cenetta...di quelle che sfamerebbero un elefante!
Pensandoci dopo possiamo definirci un po' sprovveduti per aver affrontato una gita così lunga come prima uscita, ma nel complesso la soddisfazione al ritorno era tanta e come sostengo sempre le fatiche si dimenticano in fretta, ma le emozioni durano a lungo!
Un ringrazioamento ai compagni di gita: Omar, che ha tribolato come un intero reggimento di alpini il Brun, che zitto zitto ha sfoderato il diesel che è in lui e ha retto bene la sfacchinata
'Che sbruffone questo!' penseranno i fiocaroli leggendo un titolo così altisonante, ma abbiano un po' di comprensione...dopo essere stati tante volte al cospetto del 'RE' ma non aver mai osato l'approccio, trovarsi un bel giorno come per incanto (e per sua gentile concessione) in cima, un pizzico di orgoglio lo si prova Non importa quante e quali vette più alte e difficili possano esserci e si riescano a vedere dalle nostre amate valli cuneesi, ovunque ti trovi alzando lo sguardo Lui è sempre lì, imponente, massiccio, a dominare il nostro piccolo mondo. In questo inizio di settembre che sembra voler concedere ancora un po' di clima estivo i progetti di fine agosto prendono corpo ed incrociando le dita segnamo sul calendario il 7 e l'8 come date buone; il rifugio è prenotato e il meteo non sembra riservare sorprese...si va! Si va soprattutto perché la nostra 'guida', il buon Giacomino, per ora rimanda l'appuntamento con il fratello maggiore (un certo signor 4810...) e ci mette a disposizione la sua esperienza . Io, Massimo, Daniele e Romano cogliamo al volo l'occasione, nel mio caso con buona pace di chi storce un po' il naso... sorry! E così eccoci al lunedì mattina, neanche tanto di buon ora, al punto di ritrovo fissato, con un paio di tappe intermedie già programmate, una per la colazione (la 2°) e una per le cibarie (ma a che ora aprono le panetterie a Ceva???! ). Tant'è che alla 'vergognosa' ora delle 11 passate ci muoviamo dal Pian del Re, con un timido sguardo lassù sulla Nord (che ovviamente guarderemo solo!). La salita verso il Quintino Sella passa veloce, ma non senza sorprese... Nel lungo traverso dopo il lago Chiaretto, durante l'immancabile pausa-biscotto, guarda lì che da dietro una pietra ti spunta una cagnetta bianca e nera con padrone al seguito; tra me e Massimo basta un'occhiata… Jolie? Sarà che magari è un po' selettiva e risponde solo al suo legittimo padrone, ma quando Massimo chiama 'Jacolus' l'autore di tanti bei racconti ha finalmente un volto! Ed è il volto sorridente di chi può godersi tante avventure che condivide generosamente con i fiocaroli. 'Ma dov'è che va stavolta??' Giro del Viso con bivacco notturno a Punta Venezia... che pelo! (mi viene da pensare). Giunti alla nostra prima destinazione, approfittiamo della splendida giornata per una puntatina sul Viso Mozzo, opportunamente alleggeriti dei nostri carichi. Salita piacevole, se non fosse che Giacomo 'la mena' ;7: e ovviamente nessuno vuol essergli da meno... io spero solo di non pagarla l'indomani, perché sarebbe veramente da darsi le martellate...là! Per fortuna il sole e l'assenza di vento ci permettono 2 ore di totale 'svaccamento' in punta discutendo sui massimi sistemi (seeeee... 5 uomini! ) La cena al rifugio riserva poche sorprese per chi l'ha già frequentato, ma i crampi allo stomaco eccome se passano! Meglio comunque andare a nanna presto 'che duman l'è dura!' Già...ma chi riesce a dormire? Constatato che dal Quintino i 'feu 'd'la Madona' non si vedono neanche per sbaglio , ci provo ma con scarso successo, certo mai come Massimo... In poche parole alle 4 meno qualcosa siamo tutti arzilli e scendiamo per la colazione alla luce delle frontali... vuoi mica aspettare le 4.30 quando accendono le luci! Un po' di tensione si avverte, o almeno io la sento: vuoi che è la prima volta che mi metto in marcia in piena notte, vuoi che la meta suscita rispetto, ma l'attenzione è alta La salita lungo la via normale è stranota (da tutte le relazioni lette), ma quest'anno c'è la novità di un bel po' di catene in più e di un percorso un po' più esposto verso il Passo delle Sagnette. La mia modesta esperienza di ferratista mi permette comunque di superare questi tratti con relativa facilità. Salendo al passo la processione delle luci delle frontali che ci accompagna dal basso rende il tutto ancora piu' suggestivo. Dopo aver raggiunto il passo per un po' è ordinaria amministrazione, praticamente fino al Bivacco Andreotti. Il nevaio che segue è agevolmente percorribile senza ramponi, dopodichè si comincia a fare sul serio. Da qui alla vetta è tutta un'arrampicata, mai troppo difficile, ma che non va assolutamente sottovalutata specialmente nei tratti un po' più esposti. Il timore reverenziale con cui ci siamo avvicinati al RE pian piano si tramuta in confidenza, almeno per la salita; l'ambiente è sempre più selvaggio ma al tempo stesso terribilmente affascinante, e quando dalle rocce fa capolino la croce di vetta mi viene da pensare 'è fatta!' ma pensandoci meglio è bene rimandare questo pensiero a quando saremo di ritorno al rifugio... Uno dopo l'altro raggiungiamo comunque la sospirata cima e quello che ci attende è talmente grandioso da non poter essere riassunto con poche aride parole. La sensazione è quella di essere veramente in cima ad un gigante, tanto appaiono lontani e minuscoli gli altri tremila. Lo sguardo spazia dalle Alpi Liguri al Monte Rosa passando per le vette del Delfinato, il Gran Paradiso, il Bianco e il Cervino...peccato la foschia giù in basso che cela la pianura alla vista, ma non oso nemmeno lontanamente lamentarmi per una così piccola mancanza! In più l’assenza di vento ci permette di rilassarci per un po’ al sole. In un attimo spuntano pane e salame, formaggi e dolcetti vari...beh, ce li siamo meritati! Il momento di rilassamento diventa un’ora abbondante, ma quando la vetta comincia ad affollarsi e il vento tagliente ad alzarsi capiamo che è ora di scendere. Ringraziando Giacomo che è l’unico a ricordarsene...”ma abbiamo scritto qualcosa sul libro di vetta?” lasciamo il segno del nostro passaggio sul prezioso quaderno...e se ce ne fossimo ricordati solo al rifugio?? Iniziamo la discesa con la giusta dose di tensione, che ci permette di mantenere alta la concentrazione. Il clima è ideale, ma non oso pensare al percorso da affrontare in caso di nebbia o pioggia... Con i consigli l’uno all’altro anche i passaggi più delicati vengono superati senza la necessità della corda, che è comunque nello zaino per ogni evenienza. Un paio di incontri “sconcertanti” ci confermano in qualche modo la saggezza dei nostri timori reverenziali e della nostra costante prudenza su questa salita e soprattutto sulla discesa...mi viene da chiedermi se altri hanno riflettuto su quanto si può leggere a chiare lettere al Passo delle Sagnette... L’eterna discesa prosegue senza intoppi e dopo una breve sosta alle Sagnette affrontiamo l’ultima difficoltà della giornata: la discesa lungo le catene del passo. La stanchezza comincia a farsi sentire ed è valsa la pena portarmi l’imbrago e la longe: una volta assicurato l’attenzione deve essere comunque alta, ma la sicurezza aggiunta è sicuramente confortante! Giunti al rifugio una birrozza è quanto di meglio ci sia per celebrare il successo con la mente ormai sgombra e la soddisfazione per la meta raggiunta Resta solo la “routine” della discesa fino al Pian del Re, che inizia con relativa calma, ma diviene ben presto una picchiata...almeno abbreviamo la “sofferenza”!
Cosa resta a distanza di qualche giorno...sicuramente la soddisfazione, le immagini impresse di scenari mozzafiato, i timori iniziali, l’adrenalina dei tratti piu’ impegnativi, il momento unico dell’arrivo in vetta. La fatica è un ricordo sempre piu’ flebile...ma cosa resta piu’ vivo che mai è il desiderio. Il desiderio di tornare, perche’ dopo aver conosciuto il RE non puoi non innamorartene.
Data: 08/09/2009 Quota max: 3841 Partenza da: Pian del Re (Crissolo - CN) Quota partenza: 2020 Dislivello: 1821 Zona: Valle Po (CN) Difficoltà: PD-
33 Immagine(i), Inserita il 15/09/2009
Via Ferrata 'Les Hérétiques' - Tenda (FR)
Da circa 2 anni ho cominciato a frequentare questi itinerari, che forse non regalano le stesse sensazioni degli ambienti di alta montagna, ma che concedono in tutta sicurezza una buona dose di 'verticale' e di 'vuoto' con un pizzico di adrenalina. Tant'è...dopo varie Vie 'Italiane' abbiamo deciso di sconfinare attratti da questo percorso che si contraddistingue soprattutto per le 2 Tyrolienne (attraversamenti appesi a una cavo con una carrucola), mai provate finora. In compagnia del Brun e di Omar, che ho contagiato in questi divertenti passatempi, lasciamo l'abitato di Tenda dopo aver noleggiato le carrucole nel locale negozio di articoli sportivi e da arrampicata. L'attrezzatura sembra (e meno male ) di ottima qualità, niente a che vedere con cosa si trova di solito da noi . In breve raggiungiamo la Torre dell'Orologio e dopo pochi minuti l'attacco della via ferrata. Inizia subito con un bel pote tibetano, non eccessivamente lungo ma un po' traballante, per poi svilupparsi in tratti verticali e orizzontali sfruttando alcune cengie nella parete. La vista su Tenda sotto di noi è eccezionale e aggiunge sicuramente valore all'itinerario. Si susseguono poi in breve 3 'ponti delle scimmie', decisamente più stabili del primo, quindi si arriva alla prima famigerata Tyrolienne...un ponte sospeso facilmente raggiungibile costituisce un'invitante via di fuga...ma nemmeno per sogno! Siamo venuti apposta! La piccola pedana in legno sospesa alla parete è piuttosto stretta, e i cavi bassi su di essa costringono ad un po' di acrobazie per assicurare la carrucalo e le longe di sicurezza. Omar e il Brun non ci pensano nemmeno a offrirsi volontari per 'rompere il ghiaccio', quindi visto che sono il primo arrivato mi tocca... Sulle prime sono un po' titubante a lasciarmi andare...(mi sarò assicurato bene? e il cavo terrà?) poi mi dico che se continuo con tutte 'ste storie facciamo notte...e vado! L'incertezza scompare subito e la sensazione di sicurezza sale man mano che scivolo lungo il cavo, accompagnato dallo sferragliare delle carrucole che mi lasciano scendere con discreta velocità...non troppa, perche l'attrito mi frena e non arrivo in fondo Non mi resta che girarmi e trascinarmi per gli ultimi metri lungo il cavo, fino a raggiungere la più ampia pedana di arrivo. Ora mi gono la discesa dei miei due compari...prima il Brun che, sarà perché è più leggero e fa meno attrito, sarà perché si è imbattuto in una carrucola più veloce, ma sfrutta pienamente il 'mollone' alla fine del cavo, con annesso sballottamento Sarà vedendo la sua discesa che Omar decide di scendere passando le longe di sicurezza doppie...cosicché arriva si e no a metà percorso e da lì è tutto un tirare di braccia. Il tratto di arrampicata che segue è piuttosto breve per attivare alla Chapelle de Saint Sauveur, dove ci godiamo un attimo di sosta, il panorama e la foto di rito. Si riparte, e dopo un breve sentiero ricomincia la parete attrezzata che con un lungo traverso orizzontale ci porta alla seconda Tyrolienne. Ormai ci sentiamo degli esperti e si cambia l'ordine di discesa: stavolta tocca a me chiudere la fila. Per me stesso copione, con breve tratto 'a braccia' finale, e anche per il Brun, che si 'stampa' nuovamente contro l'arresto, mentre Omar opta saggiamente per l'attacco semplice della longe al cavo di sicurezza. L'arrivo sulla pedana segna anche la fine del nostro percorso... la prosecuzione è infatti interdetta per una frana (eravamo stati avvisati...) e anche l'ora tarda e le rispettive fidanzata e moglie che ci aspettano a Tenda per il pranzo ci sconsigliano dall'avventurarci oltre. Per un facile sentiero scendiamo rapidamente in paese progettando il prossimo itinerario...(La brigue?) Un ringraziamento ai miei due compagni di avventura: il Brun, che secondo me qualche organo in disordine ce l'ha visti gli sballottamenti, e Omar che col suo ingegno secondo me prima o poi la ferrata se la fa a casa...
Alla prossima gita!
Data: 23/08/2009 Quota max: 1338 Partenza da: Tenda (FR) Quota partenza: 1010 Dislivello: 328 Zona: Val Roya Difficoltà: TD