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Album Foto > Album personali > keiji1976 1137 immagini in 65 albums visti 156263 volte
...ed il quattro vien da sè...



…Un salto nella storia…

Quella vissuta sabato è stata una giornata davvero straordinaria, che sicuramente corona ad una stagione speciale, vissuta con un entusiasmo a dir poco irrefrenabile.
Ho sempre affrontato con passione tutto ciò che riguarda la montagna, oserei dire a 360°…dalle prime camminate su sentiero, alle prime cime, alle prime ricerche delle difficoltà.
Ad esempio mai avrei pensato che mi sarei lasciato coinvolgere nell'arrampicata in falesia o in montagna su vie di più tiri, figuriamoci nel provare a salire su massi (attività che reputavo senza senso ), eppure ho passato buona parte dell'autunno scorso in valle Ellero…intervallando qualche via in Sbarua ed in Perti…e chi l'avrebbe mai detto!!!!…

Ma è arrivato il freddo, l'inverno…quello vero.

Stop quindi all'arrampicata…già mi vedevo proiettato su pendii nevosi intonsi, alla ricerca di quella libertà che solo l'andar per monti in inverno, è in grado di farti provare…
Poi manco fossi stato sulla via di Damasco, ecco l'invito ad aggregarmi a Paolo, per quella che sarebbe stata la mia prima cascata di ghiaccio.
E' stato amore a prima vista…assolutamente inatteso al quale è difficile dare una spiegazione.

Sicuramente mi piace vedere il lato romantico della cosa…
Sentire l'aria ghiacciata che ti sferza il viso durante un avvicinamento, trovarti in un ambiente che molti potrebbero reputare ostile, magari sotto una fitta nevicata, pensare con apprensione alla salita che ti aspetta, cercare con lo sguardo ed il naso rivolto all'insù la colata, la goulotte, il canale…e poi ecco…rimanere affascinati dal suo colore, dalla sua linea, dalla sua forma…
E quando ci sei sotto...non so, forse è capitato solo a me, ma mi è quasi parso che il legame che ti lega al tuo compagno pare più stretto, si rafforza, diventa assoluto.
La salita è libera, magari è già stata individuata e delineata da altri, ma sei tu che segui la tua linea, sei tu che decidi dove chiodare, sei tu che imposti il tuo ritmo, il tuo disegno…e poi è davvero fantastico come in un intero inverno tu non possa mai trovare le stesse condizioni, mai lo stesso ghiaccio…
Tutti i sensi sono all'erta, vivi il mondo che ti circonda, l'ambiente unico in cui ti trovi, ma sei concentrato su dove appoggiare le punte dei ramponi, senti il loro lo stridere e cogli il loro morso…odi la vibrazione che la picca produce ad ogni colpo, vedi il ghiaccio che si crepa e vieni investito da migliaia di cristalli freddi…senti la presa farsi sicura o ricerchi l'equilibrio migliore...un passo dopo l'altro…verso l'alto, al freddo…
Tutto questo non oso immaginare quanto potrebbe essere accentuato dal salire da primo, dove anche la paura, l'apprensione, il desiderio di riuscita si mescolano per un turbinio di sentimenti unici.

Da buon amante dei libri, soprattutto quelli a tema, l'acquisto del libro 'Cascate' (Scotto-Ghibaudo) è stata veramente una piacevole sorpresa perché, oltre ad un elenco dettagliato delle cascate note e meno note, effimere o di formazione sicura della zona, vi è, in introduzione, la storia dell'arrampicata su ghiaccio, con riferimenti anche alla situazione locale. Un lungo capitolo da leggere, che già di per se rende il libro interessante agli occhi di chiunque.
Si ricordano così le imprese di Cecchinel e Jager i quali sperimentarono per la prima volta nelle Alpi la tecnica del 'Piolet Traction', usando non una, ma due piccozze conficcate con forza in alto, trazionandosi ad esse con le braccia, aiutandosi con i ramponi piantati anch'essi frontalmente nel ghiaccio.
Ma è ciò che accadde nel nostre basse vallate che ha il risvolto che più mi affascina, le prime salite su cascate formatesi per il congelamento di piccoli rivi d'acqua alle rigide temperature invernali.
Verso la fine degli anni '70 infatti Romeo Isaia e Piero Marchisio salgono, proprio grazie a questa tecnica, la prima cascata di ghiaccio in Italia. E' il 18 dicembre 1977!!
Si tratta della Ciucchinel, nome datole proprio in onore del grande 'ghiacciatore' francese, forse modificato dai fumi dell'alcool, che si forma in pieno nord , in una stretta gola poco sopra l'abitato di Celle di Bellino.
Grazie a questi precursori, l' iceclimbing prende il volo ed anche grazie a nomi assoluti quali Grassi, Comino giusto per citarne alcuni, si è arrivati ai giorni nostri.

Dopo aver salito con Paolo il 'Paretone' e Martinet via di dx, ricevo il messaggio da parte di Lorenzo che propone, qualora il freddo fosse tornato a farci visita, un'ultima salita stagionale, proprio su questa cascata.

Sono da poco passate le 8 del mattino…Il termometro dell'auto, parcheggiata al sole, segna -8°…è incredibile, fino ad un giorno prima si sentiva quasi odore di primavera…ed ora faccio quasi difficoltà a vestirmi, le mani insensibili non permettono di preparare lo zaino in maniera rapida.

Affrontiamo la salita che porta all'attacco alternandoci nella battitura della traccia, si intravede ancora il segno dei precedenti numerosi passaggi, ma le ultime nevicate hanno quasi cancellato tutto, come a sancire la fine naturale della stagione.

Mi sento un po' a disagio, è la prima volta assoluta che affronto una salita con Lorenz, lui è bravo ed io sono alle prime esperienze, la paura di non essere all'altezza mi mette un po' d'ansia. Ma lui è tranquillo e questa sua tranquillità è incoraggiante.
I movimenti di preparazione sono comunque sempre gli stessi, ed in lui traspare la stessa passione che ci accomuna…è contento di esserci, rimane piacevolmente impressionato dalla colata larga, gonfia…sapeva che il suo intuito e la sua esperienza non gli avrebbero fatto prendere una cantonata, ma forse è ancora meglio di ciò che si aspettava.

Il primo tiro è piuttosto incassato a 60/70°, su ghiaccio buono, forse persino troppo morbido, almeno all'inizio, solo in pochi punti è presente un po' di crosta dovuta all'effetto del gelo e rigelo. Probabilmente me la sarei sentita di salirla da primo, come mi aveva incoraggiato a fare Lorenz, ma credo che una dovuta dose di riverenza non guasti, sia per quanto concerne il socio odierno, sia per quanto riguarda l'attività in se. Mi sono appena avvicinato, quindi per quest'anno è andata bene così, magari il prossimo inverno…..
Il secondo tiro è un canale nevoso a 60/65°, mi viene da ridere a pensare come su una simile inclinazione, quasi non me ne accorgo…tutto perché è il tratto più pianeggiante dell'intera via!!!.
Arriviamo così alla base del terzo tiro, quello chiave dell'intera salita. Un muro di ghiaccio di quasi 50 metri che in uscita arriva a quasi 85°…è impressionante, ma ancor di più immaginare nel lontano '77 cosa abbia voluto dire salire tale lunghezza.
Lorenz parte con assoluta calma, ci siamo solo noi, possiamo goderci appieno tutto questo.
Grossi frammenti di ghiaccio precipitano lungo il colatoio, una vite, due, tre, lo vedo ragionare sulla logicità della linea da seguire, le condizioni del ghiaccio, molto duro e spaccoso, rendono il tiro assolutamente non banale, ma lui trasmette tutt'altro, tanto che quando è il mio turno mi sorprendo di come sia salito in così nonchalance.
Lo raggiungo così in sosta dove, dopo l'immancabile foto di 'vetta' optiamo per una più veloce e sicura discesa in doppia.
Per completare la cascata rimarrebbe ancora un tiro su neve e con un risalto ghiacciato a 65°, che però imporrebbe una discesa dall'altro versante della montagna, senza permetterci il veloce recupero degli zaini alla base della Ciucchinel.

Con due doppie ci troviamo così in breve, alla base della cascata, per recuperare gli zaini…
Mi hanno concesso di salire anche la Ciucchinel…sono vie che non posso sentire pienamente mie perché salite da II, ma personalmente essendo consapevole di questo, me le godo ugualmente per quello che mi hanno lasciato…
Il rinnovato amore per la montagna nella sua veste invernale, la forte passione per questi nastri ghiacciati, la consapevolezza di avere amici davvero straordinari con i quali non è solo bello poter condividere le difficoltà e le gioie di una salita, ma anche tutto il contorno della giornata.

E' stata una gran giornata di ghiaccio, condivisa con un socio con il quale spero di condividere altre giornate insieme e con il quale non solo condividiamo la passione per la montagna, ma anche e soprattutto paese di residenza (Vicoforte) e la data di nascita (31 maggio 1976).
Due giovani ragazzi, che hanno fatto un salto nella storia…


Data: 16/03/2013
Quota max: 2110
Partenza da: Celle di Bellino
Quota partenza: 1675
Dislivello: 435
Zona: Val Varaita
Difficoltà: D+ (III/3+/D1)

12 Immagine(i), Inserita il 20/03/2013

...non c'è il due senza il tre...



...la luce del sole muore lentamente dietro l'ultimo sperone di roccia della gola del Martinet...
E' stata una giornata intensa, intrisa di emozioni uniche, di fatica, ma anche di gioia assoluta..Sono affamato, ma solo adesso me ne rendo conto...per l'intera giornata mi sono nutrito di altro...di colori, di contrasti, di luce e di ombra, di freddo e di neve...ed in quei momenti non mi serviva altro...non volevo niente di diverso, non desideravo nulla di meglio..
E pensare che sino ad un mese fa neanche sapevo cosa fosse e cosa volesse dire andar per cascate..ora come ora non farei altro.
A distanza di una settimana ci troviamo nuovamente nel parcheggio degli impianti di Pontechianale, ma a differenza di sette giorni prima il meteo è strepitoso...cielo blu sopra di noi ed un sole caldo (forse troppo) ci accompagna.
Paolo teme di non trovare in condizioni la parete di ghiaccio osservata con bramosia sabato scorso.
Oltretutto un po' intimoriti dal grado 3 previsto dal bollettino valanghe, abbiamo risalito la val Varaita ipotizzando altre mete, partendo però dalla certezza di valutare subito le condizioni del Paretone. La colata è impressionante, verticale, quasi non riesco a capacitarmi di come gli alberi, presenti in parete, possano stare su.
Raggiungiamo l'attacco battendo traccia in poco meno di 15/20 cm di farina, sicuramente a casa, dietro un pc, avevo ipotizzato molta molta più neve.
L'ambiente è fantastico ed il contrasto di colori tra ghiaccio, neve, roccia e cielo è incredibile.
Paolo sale il primo tiro gasato..il doversi liberare la linea di salita dalla neve accumulata, lo fa tribolare, ma sono sicuro che al tempo stesso gli fa 'sentire' maggiormente il tiro.
Il ghiaccio è buono, cristalli volano nell'aria ad ogni piccozzata..in un attimo Paolo è in sosta ed è il nostro turno.
L1 è piuttosto verticale, sopratutto la candela a 90° che porta alla sosta..qualche aggancio, qualche piccolo bel movimento ed un pizzico di aiuto dall'alto e sono in sosta.
Ogni volta è meglio, ogni volta è una nuova scoperta ed una decisa conferma.
Il tiro successivo dal basso pareva molto più breve, ma essendo in traverso ci impegna quanto il precedente..in uscita la mia soddisfazione è davvero grande.
Certo, da II tutto è più facile, ma ad ogni colpo di picca ben assestato, ad ogni rampone che si insersce al posto giusto è come se la corda davanti a te non esistesse..o quasi!!
Con una sola doppia dall'ultima sosta ci depositiamo alla base del paretone giusto in tempo per cogliere una magnifica istantanea della mattinata.

A questo punto i dubbi assillano Paolo..neve effettivamente ce n'è poca, quindi il pericolo valanghe potrebbe essere evitato, ma chissà come saranno le condizioni delle cascate del Martinet.
Basta andare a vedere...

..parcheggiata l'auto a Chianale ci avviamo carichi di entusiasmo alla gola del Martinet..
L'ambiente è decisamente più suggestivo, la gola è piuttosto stretta, le ripide pareti laterali rendono il tutto molto più interessante..arriviamo al primo risalto e ne rimango davvero colpito.
La cascata è proprio gonfia, di un colore azzurro intenso, solo il rumore dell'acqua che velocemente scorre dà movimente al tutto.
Il nostro entusiasmo viene però smorzato dai primi metri di risalita.
Siamo costretti a procedere molto più a sinistra in quanto grosse crepe attraversano il ghiaccio in senso orizzontale, oltretutto ad ogni piccozzata il suono non è incoraggiante.
Arrivati in sosta non ci resta che batter traccia in un mare di farina per arrivare all'anfiteatro del Martinet.
Se quello di Pineta mi aveva impressionato, questo addirittura mi lascia senza parole. Le colate sono incredibili. Solo la linea di Bianca Sirena è assente, le altre sono tutte ben formate ed il loro colore ci informa sulla loro consistenza. Ecco davanti a noi però i 50 metri della via originale: un muro di ghiaccio a 80° davvero da lasciarti a bocca aperta.
Dopo un breve consulto, che ci induce alla prudenza, Paolo attacca la parete..il silenzio è assoluto, sono momenti importanti. Qualche metro...una vite...ancora qualche metro ed un altra vite...arriva dove, visto da sotto, il ghiaccio pareva più esile...continua…anche il solito rumore del ghiaccio che si frantuma e precipita verso il basso pare attutito...ancora qualche metro...mai un'indecisione...
Infine è fuori...Resta l'ultimo problema, trovare la sosta seppellita sotto la neve...ma sono solo dettagli, e per noi che siamo sotto, paiono passare solo pochi istanti…ed un attimo dopo è il nostro turno.
Mi godo la salita come fosse la più bella mai fatta, ovviamente sino alla prossima...le picche fanno il loro ottimo lavoro ed i ramponi mordono sentendo forse la fame che non sento io. Arrivo in sosta con il sorriso sulle labbra...non per un gioco, ma anzi, per la sicura consapevolezza di ciò che sto vivendo...
Neve, ghiaccio e roccia, tre elementi che giocando a creare contrasti davvero unici..e noi siamo soli, immersi in questa natura benevola..
Il tempo di imbastire le doppie sui due salti, e siamo sulla strada del ritorno verso la macchina...resto indietro...un po' per la

Data: 02/03/2013
Quota max: 1820
Partenza da: Pontechianale - impianti -
Quota partenza: 1650
Dislivello: 170
Zona: Alpi Cozie
Difficoltà: TD (I/4/D1)

15 Immagine(i), Inserita il 07/03/2013

...e quando tornano lo fanno per restare...si spera...



Partiamo da casa che qualche fiocco di neve danza in cielo..
Le previsioni meteo sono contrastanti, comuni nel dare nevicate più intense dal pomeriggio, ma al mattino ognuno dice la sua.
Fiduciosi ci incamminiamo, tanto a meno che non sia in corso una copiosa nevicata, poco importa se fa freddo o se qualche fiocco fa la sua comparsa, anzi tutto ciò, renderebbe l'ambiente ancora più fiabesco.

La strada scorre veloce almeno sino all'inizio della vallata.
I pendii più alti paio imbiancati di recente, gli alberi assumo forme uniche, sembrano tanti piccoli batuffoli di cotone, il cielo è grigio sopra di noi (sono lontani i tempi in cui era azzurro sopra Berlino) e mi pare persino strano sperare che possa rimanere tutto così..non ho voglia di vedere il sole..fondamentalmente credo che rovinerebbe, e non poco, l'atmosfera.

Mi rendo conto quanto sia assurdo…io adoro la stagione invernale, mi è sempre piaciuta la neve, apprezzo da sempre la montagna più nella sua veste bianca che non in piena estate..eppure è una delle primissime volte che mi ritrovo a risalire la strada che porta nel cuore della Val Varaita.
Mi appare come sconosciuta, non riconosco cime lontane, non riconosco paesi, tutto è bicolore come in una fotografia d'altri tempi.

Poi ecco, appare ai nostri occhi la prima colata significativa al di là della valle..e che colata!!!!
Gli occhi di Paolo brillano, la Gàstock è davvero impressionante, il suo colore azzurro rompe la monotonia di colori e la fa brillare ancor di più in mezzo a tutto quel bianco…
Ne rimaniamo per un attimo ipnotizzati, ma sappiamo bene che non fa per noi o meglio, non per me di sicuro!!!.
Man mano che ci avviciniamo a Pontechianale sento crescere in me la stessa sensazione magica provata una settimana fa'.
Da un lato un po' di preoccupazione ed ansia da prestazione, dall'altro una gran voglia di esserci, di sentire il rumore del ghiaccio superficiale che si crepa quando la becca della picca lo penetra, dello stridere dei ramponi sulla superficie ghiacciata, il dolore che si prova ad ogni bollitura.
E' assurdo, com'è possibile che si possa desiderare di essere a -10°, sotto una nevicata, a cercare di salire effimere linee di ghiaccio, infreddoliti, a mala pena riscaldati da un sorso di thè caldo custodito gelosamente nello zaino, quando la maggior parte della gente è a casa, al riparo dalle intemperie, magari riscaldata da un bel fuoco.
Eppure è così…non me lo so spiegare...

G. Grassi, pioniere delle arrampicate su giaccio negli anni '80, a tal proposito diceva: ''...avventurosa ricerca del richiamo del freddo. Arte recentissima, fine e paziente, di arrampicare sul volto gelido della montagna, là dove il ghiaccio vive e propone un gioco diverso....ricerca di un modo di essere particolare, un'apparente filo conduttore capace di proiettarsi nelle ombre delle vallate alpine dove l'acqua si arresta, per un tempo indeterminato, in un affascinante cammino verticale...Una sfida permanente ad una logica fatta di sottili equilibri......il piacere della capacità tecnica, che si affina e si perfeziona da un'ascensione all'altra. Un mondo nel quale arrampicare assume il significato di un rito'.

Mi viene da ridere pensando al mutare dei tempi…chissà cosa avrebbero realizzato certe persone, se avessero avuto a disposizione tutto ciò che il progresso ha dato a noi…eppure forse è proprio il risvolto romantico della cosa che affascina di più…pensare a questi grandi alpinisti, a questi grandi uomini che si muovevano con mezzi antidiluviani, che affrontavano l'ignoto, non spinti da sponsor, non spinti dalla brama di notorietà, ma dalla voglia di realizzare loro stessi attraverso le proprie fatiche, attraverso i propri successi.
Fantastico…

Oltrepassata la diga di Pontechianale buttiamo uno sguardo alla zona dove è allestita la festa del ghiaccio, mentre noi proseguiamo verso la nostra meta, c'è chi è già al lavoro da un pezzo..grandi!!

Le colate, molto evidenti, si susseguono come giostre al parco giochi, la Bonvin, il Paretone, la zona della Pineta, ed eccoci arrivare in prossimità di Gallina Galli, variante di sx e di dx…tutte vengono analizzate da Paolo con la precisione di un certosino.
Lui vorrebbe salire una linea nuova e queste ultime due sarebbero interessanti, non fosse che l'idea di attrezzare una sosta su ghiaccio per entrambe le cordate non lo esalta più di tanto…Io sono come spaesato, mi fido di lui, quindi non ho preferenze, so che ovunque ricada la scelta sarà azzeccata.
Alla fine optiamo per andare a vedere quanta gente può aver optato per l'anfiteatro della Pineta…a detta di Paolo è impossibile trovare poche cordate, ma la speranza ci accompagna. Arriviamo al parcheggio dove due ragazzi si stanno preparando…ci sono solo loro…ragazzi questo si che è c**lo…ehm, fortuna!!

Pochi metri di avvicinamento e siamo alla base dell'estetica goulotte che dà accesso all'anfiteatro soprastante.
Il ghiaccio è ottimo ed abbondante.
E questo non è altro che un piccolo antipasto, si tratta infatti di due tiri con pendenze moderate tra i 60° ed i 65°…ma è all'uscita che si presenta ai miei occhi è uno spettacolo della natura assoluto.
Radi alberi innevati alla sommità di un vero e proprio anfiteatro roccioso, dove splendide cattedrali di ghiaccio bianco e blu paiono riversarsi dall'alto come una pioggia di cristalli.
Sono vere e proprio sculture naturali, stalattiti di ghiaccio enormi dove come sempre l'uomo appare minuscolo al confronto.
La cordata che ci precede è alle prese con l'ultimo risalto di Pineta Nord Classica. Siamo solo noi…nel frattempo la neve inizia a scendere più copiosa, ma non da fastidio, ti fa sentire ancora più inserito nell'ambiente.
La cascata è di due tiri, il primo è sicuramente il più impegnativo, un risalto a 85° porta ad successivo muro stalattitico a 85/90° e quindi alla sosta; il secondo è semplicemente il proseguo naturale della cascata, si è sui 60°, che porta ai pendii superiori, dai quali è possibile, a piedi, scendere e tornare alla base.
Che dire…sarà che salendo da secondo si ha una spensieratezza maggiore, sarà la tranquillità che ti viene infusa dai soci di cordata, sarà che è così bello esserci che vuoi assaporare ogni singolo istante, ma è come se non avessi mai fatto niente di più bello e completo.
La sensazione che ti trasmette il controllo degli attrezzi, la pace che ti deriva da una maggior concentrazione sono impagabili. Non esiste freddo, non esiste gelo, non esiste bollitura delle mani, non esiste nulla di negativo, vedi solo il bello di quello che fai.

Una volta tornati alla base, ci spostiamo sulla linea di Bella d'estate…stupenda d'inverno.
Già il nome dice tutto di lei…
Una cordata ci precede, ma decidono di non affrontare il muro verticale di uscita ed arrivati alla sosta si calano.
Paolo invece affronta tutto con un unico tiro, cosa che ti viene permessa con corde da 60 mt.
La salita è davvero in plasir, sarà perché comunque più facile rispetto alla precedente, sarà perché come in tutte le cose della vita, più fai pratica e più migliora il tuo approccio, fatto sta che in un attimo risolviamo anche questa linea.

Una settimana fa ero rimasto estasiato dalla prima cascata…ma è niente se paragonato alla giornata odierna…mette male mettere su carta la moltitudine di emozioni che mi accompagnano mentre scendiamo il sentiero che ci riporta alle macchine…sono carico come un mulo, le viti appese all'imbrago quasi me lo tolgono d' in vita, la corda sulle spalle, le picche che sballonzolano e rompono un po' i maroni, ma è come non avessi nulla…mi sento leggero ed un ampio sorriso si apre al mondo.

Lo so, per chi è un abituè o se solo ne parlassi qualche km più a valle (alla festa del ghiaccio), molti riderebbero leggendo queste mie parole o sentendomi parlare, ma mi interessa poco, ciò che è veramente importante è ciò che mi rimane dentro dopo una giornata vissuta come quella di oggi!

Alla base di tutto c'è poi la costante di avere la fortuna di poter sempre condividere queste emozioni con buoni amici, che non ti giudicano, che sanno capirti e che sanno darti spensieratezza anche quando manca un po' di tranquillità interiore.
Forse siamo quasi alla fine della stagione, e non so se si riuscirà a fare altro, ma purtroppo o per fortuna, tornerà presto il nuovo inverno.

D'obbligo il ringraziamento a Paolo e Manu, ed al mio capocordata odierno Alex, alla sua seconda e terza cascata da primo (e non è un gioco di parole!).
..così pure le scuse a Lorenzo per non essere passato a festeggiare una giornata fantastica con un buon bicchiere di brulè..


Data: 23/02/2013
Quota max: 1860
Partenza da: Pontechianale - impianti
Quota partenza: 1650
Dislivello: 210
Zona: Alpi Cozie
Difficoltà: D+/TD (II/4)

11 Immagine(i), Inserita il 27/02/2013

A volte ritornano..



..'Non esistono proprie montagne, si sa, esistono proprie esperienze. Sulle montagne possono salirci molti altri, ma nessuno potrà mai invadere le esperienze che sono e rimangono nostre'..
Mi piacerebbe partire da questa frase di Walter Bonatti..calzante come sempre, assolutamente non banale.
E' proprio così, o meglio, più vado avanti e più mi accorgo sia così.

Ognuno di noi va in montagna e trae da questa situazione, sensazioni differenti..si raggiunge lo stesso scopo, si sale sulla medesima cima, ma ciò che nel proprio io viene scatenato è assolutamente personale.
Poi è ovvio, la soddisfazione e la gioia, è fantastico poterle condividere con chi ci sta a fianco e credo non sarebbero tali se non si avesse la possibilità di farlo, ma quello che si riporta a valle, quello che ti rimane dentro, è un bagaglio da custodire gelosamente e che ti può permettere di crescere…sempre…

Paolo è in ansia…ha proposto una cosa, ma non sa se ci siano le condizioni…teme di aver fatto un viaggio a vuoto e teme di deludere le mie aspettative. Quindi non appena lasciamo l'auto a bordo strada, nei pressi di Ponte Marmora, in un attimo lui è pronto e si precipita ad affrontare le sue paure…io sono più tranquillo (perchè con lui!), ma allo stesso tempo sento crescere in me quell'ansia tipica di chi sta per affrontare qualcosa di nuovo.
E' una sensazione bellissima, anche se oramai alla soglia dei 37, ti senti come un bambino, semplicemente perché l'ignoto ti attira, ti ha sempre attirato, credo sia nella natura umana.
Poi è logico, ognuno di noi lo affronta in maniera differente, chi più cautamente, chi più a viso aperto, però tutto ciò che non si conosce ci attira come un potente magnete.

La strada di avvicinamento è su una sterrata ricoperta da una spanna di farina. Davanti a noi un bosco di conifere e radi faggi ci accoglie..si sale in direzione Sud..sul versante opposto antiche borgate restano a memoria di un tempo che fu e che forse, purtroppo, e sotto certi versi per fortuna, potrebbe anche presto ripresentarsi.

La nostra strada è immersa nel silenzio, nessuna traccia di passaggi precedenti…solo quelle dei padroni indiscussi del luogo...con Manu dibattiamo se quelle che vediamo numerose, siano tracce o meno di lupi..forse sono io che mi sto lasciando trasportare dalla fantasia e la rilettura recente di 'Into the wild' non aiuta…

Proseguiamo la nostra marcia per circa 20 minuti, quando veniamo raggiunti da Paolo..la faccia è sconsolata..le sue parole pure.
Purtroppo pare che il nostro viaggio in quest'angolo di Val Maira sia andato a vuoto e solo adesso mi rendo conto di quanto la mia voglia fosse grande, perché in me la delusione è davvero forte.
..e quando un largo sorriso si apre sul volto di Paolo, ecco sopraggiungere l'ansia..ecco che si fa avanti inesorabile la paura dell'ignoto, di ciò che non si conosce a fondo.

La strada svolta ed ecco apparire davanti ai miei occhi ciò che ho desiderato ardentemente in tutto quest'ultimo periodo…cerchiamo un posto dove poterci preparare al meglio..tutto è immobile…c'è quasi un silenzio surreale…ed anche noi parliamo sottovoce quasi a non voler disturbare.
Il rito della 'vestizione' lo assaporo come fosse la prima volta..ed effettivamente è come lo fosse..osservo Paolo destreggiarsi con l'attrezzatura..mi preparo anche io..

Lasciamo gli zaini a ridosso di una barra rocciosa e ci addentriamo nell' antro del ruscello che lentamente scorre, e quasi appare immobile ai nostri occhi.

La colata di ghiaccio è bellissima...il suo colore azzurrognolo mi estasia, il mio sguardo scorre verso l'alto e si perde nel blu del cielo.
I ramponi che mordono sul terreno sottostante, al momento ancora ricoperto da polvere di neve, produco un suono che mi piace, lo trovo rassicurante.
Paolo inizia la salita, mi chiede se mi piace esserci…come non potrebbe!!
Lo osservo salire il primo tiro, poi tocca a noi.

La pendenza non è eccessiva, saremo tra i 60° ed i 70°, siamo in pieno nord, intorno a noi è ancora inverno!!!…eppure non vorrei essere da nessun altra parte.
Il contrasto che appare ai nostri occhi è però davvero particolare, il lato opposto della valle, in pieno sud, pare già prepararsi alla primavera...non un filo di neve ed un sole caldo illumina tutto.
Raggiungiamo Paolo in sosta.
Il secondo tiro si presenta subito con un bel muro a 75° ed una serie successiva di bellissimi risalti.
La sensazione di controllo delle picche e dei ramponi è assoluta, fantastica, salgo con il sorriso sulle labbra…è da tempo che volevo provare e da tempo non provavo una soddisfazione simile..
Il terzo ed quarto tiro sono abbastanza semplici e seguono un canale, con la neve che ricopre il ghiaccio sottostante, con pendenze mai eccessive, anche se un breve muretto intermedio mi consente di provare l'emozione di salire da primo.
L'ultimo tiro è forse il più estetico, incassato tra le rocce, con pendenza decisamente più accentuata..l'immagine di Paolo all'uscita sancisce la fine di ogni difficoltà, ma anche del divertimento.
Reperiamo tracce di sentiero che attraverso il bosco di conifere e faggi, ci riporta alla strada percorsa qualche ora prima.

Quel che mi piace di Paolo è che non banalizza mai nulla, sempre attento ai dettagli, sempre sicuro nel passo e nell'affrontare le difficoltà, che sia una via in Sbarua, che sia una linea in Perti o una più insidiosa salita su un 4000.
Credo che sia lui che Manu, siano rimasti soddisfatti della salita odierna, ma non hanno sicuramente idea di quello che è rimasto nel mio cuore..
Per carità a voi sembrerà banale e stupido quello che dico, ma provate a pensare a quello che ognuno ha provato la prima volta che, da piccolo, ha giocato con un trenino, con la bambola tanto sognata…
Ecco, io mi sono sentito così…e non tanto per la salita in sé…quanto per la bellezza di trovarsi in un posto solitario, isolato, sconosciuto ai molti, facendo con due amici quello che da tempo sognavo di fare..
L'unico rammarico è sempre legato a chi rimane a casa, perché come scriveva McCandless (protagonista della vicenda narrata in 'Into the wild') …'la felicità è vera solo quando è condivisa'..

Un particolare ringraziamento a Paolo e Manu che con il loro entusiasmo hanno saputo trasmettermi questa nuova passione, e senza i quali sarei rimasto solamente a contemplare questo magico ambiente dal basso...

Data: 16/02/2013
Quota max: 1350
Partenza da: Ponte Marmora
Quota partenza: 1200
Dislivello: 150
Zona: Val Maira
Difficoltà: AD+ (II/3/D1)

9 Immagine(i), Inserita il 25/02/2013

La gita perfetta?...



Secondo voi esiste la gita perfetta?

Non so come la pensiate, ma credo che ciò che ho avuto la fortuna di vivere sabato si avvicini realmente alla perfezione…
Tutti gli ingredienti si sono mescolati per regalare a me, ed a chi era con me, una giornata meravigliosa, intensa sotto tutti i punti di vista, stancante, ma allo stesso tempo indimenticabile.
Certo l’idea di partenza era proprio quella di realizzare qualcosa che potesse essere ricordato, ma si sa, sono talmente tante le variabili che entrano in gioco quando si organizza un’ uscita che basta che un piccolo tassello non vada nella posizione corretta, che tutto può trasformarsi da spettacolare a disastroso.

Venerdì sera do un ultimo sguardo alle previsioni meteo…è tutta la settimana che lo faccio e che spero nella buona sorte…dunque, vediamo…Valdieri…pioggia …Entracque…pioggia …non ci siamo…solo nimbus e meteo france paiono regalarmi qualche speranza . Sono comunque i meteo più attendibili, quindi perché dovrebbero sbagliare proprio questa volta?
Mi corico nel letto ben sapendo che il mio riposo sarà breve e l’ansia da prestazione non mi permetterà di riposarmi come dovuto…

Silenzio…ripasso i singoli dettagli della giornata che mi attende…silenzio…

La maledetta sveglia del cellulare pone fine alle mie angosce, si va…o la va o la spacca.
E’ l’una di notte…non mi sono mai svegliato così presto per andare in montagna, ma oggi è un giorno speciale…Preparo il thermos di latte e di caffè, ricontrollo tutta la roba già pronta dalla sera prima e poi scendo in cortile ad attendere Fabrizio. Lui è l'ultimo in ordine di apparizione alla categoria amici, ma è come se ci fosse sempre stato...con lui ho condiviso gite, giornate, emozioni davvero straordinarie, è bello sapere di poter contare su di lui...

Le prime impressioni una volta fuori non sono confortanti...una fastidiosissima cappa di calore sopra la testa fa percepire subito una temperatura troppo elevata per l’ora…mannaggia!!!!scruto il cielo invano alla ricerca di una stella che possa infondermi un po’ di speranza…nulla…solo nuvole…
Anche Fabrizio, che nel frattempo mi ha raggiunto, non pare essere molto fiducioso.
Carichiamo l’auto con tutto il necessario e partiamo alla volta di Ceva, dobbiamo recuperare altri due componenti la squadra...o meglio, il gruppo.

Il primo è Jack, colui al quale devo questa mia grande voglia di montagna…è stato lui che con la sua grande passione mi ha avvicinato a questo mondo, le prime camminate, i primi rifugi, le prime cime…da lì è stato un graduale crescendo di emozioni che oggi mi porta dove sono…ecco bravo, dove sono???

Anche lui è piuttosto provato dalla sveglia così anticipata, ma siamo tutti e tre piuttosto elettrizzati per il recupero del quarto componente…quello più importante oggi, quello per il quale è stata organizzata la gita, ma anche quello all’oscuro di tutto.

Sono da poco passate le 2:00 quando apriamo la porta di casa (d’accordo con sua mamma che mi ha lasciato le chiavi infilate nella toppa) e nel silenzio più assoluto, di una notte apparentemente normale, piombiamo in camera da letto di Stefano.
Certo che addormentarsi con la consapevolezza di dover, il giorno dopo, andare a lavorare per un progetto urgente da consegnare, che ti terrà impegnato tutto il giorno e poi svegliarsi in piena notte con 3 amici, in camera tua, che ti sollecitano a prepararti per andar per monti, bhè…piuttosto traumatico!!!!!!
Fortunatamente parte della sua roba l’abbiamo già preparata i giorni precedenti, in assoluta segretezza, così anche questa fase viene velocemente sbrigata e possiamo partire alla volta della nostra meta.
Stefano seppur stordito, ha quel sorriso un po’ sornione, come di chi è felice di esserci…non sa ancora cosa lo attende, non sa dove lo porteremo, ma essere lì, con noi, diretti tra i monti ed è la cosa più importante.

I miei timori però iniziano a concretizzarsi…man mano che ci avviciniamo a Borgo, il meteo pare peggiorare decisamente…prima un po’ di nebbia, poi qualche goccia, infine un discreto diluvio si abbatte su di noi…stiamo iniziando a risalire la valle Gesso!!!
Nell’abitacolo l’umore è comunque buono, tutt’al più ci accontenteremo di un piatto di polenta al rifugio, anche se non riusciremo nei nostri intenti, avremo comunque la possibilità di passare la giornata insieme.

La pioggia aumenta di intensità man mano che si sale…addirittura quasi alle Terme di Valdieri devo accendere i fendinebbia perché non si vede ad un palmo dal naso…
Non ho mai compiuto il tratto che ci separa dal Pian della Casa con uno stato d’animo così abbattuto…solitamente sono in ansia, o eccitato all’idea di cosa mi attende…ora sono invece seriamente preoccupato…
Ma…
Forse qualcuno è dalla nostra parte…
Superiamo infatti il parcheggio per il rifugio Bozano e tra nebbia bassa, foschia alta e nuvole, un bagliore incredibile inizia a farsi strada…la luna.
Giungiamo alla fine della strada e restiamo senza parole…
Luna, cielo stellato e solo verso valle la foschia appena superata…
Non ci possiamo credere…
La luce della luna dona poi al paesaggio un non so che di magico…pare di essere in un sogno…lassù in alto le vette principali delle Marittime paiono irraggiungibili, veloci corrono in cielo residui di nuvole che si staccano dalla bassa valle…

E’ tempo di colazione…tiriamo fuori tutto quanto già preparato a casa e banchettiamo come nel migliore dei bar…bhè sicuramente un bar con una location simile purtroppo non l’ho mai frequentato…
Stefano è raggiante…credo che in cuor suo stia realizzando…
In quest’ultimo periodo la montagna ha solo potuto viverla attraverso i miei racconti, attraverso le foto delle nostre gite…con un pizzico di invidia…ma quella buona, quella che ti sprona ad andare avanti con la speranza presto di poter condividere con gli amici le medesime gioie…
Ma si sa, quando si deve organizzare un matrimonio, il proprio, tutto il resto non conta…ed ecco così l’idea di organizzargli una giornata tra i monti, perché possa rilassarsi attraverso la condivisione della fatica con gli amici di sempre, in un ambiente a dir poco unico nel suo genere.
Sono passate da poco le 4 e mezza quando ci incamminiamo sul sentiero che porta al Remondino.
Si parla allegramente del più e del meno, si ricordano gite passate, si organizzano gite future, ma siamo anche molto concentrati su tutto ciò che ci circonda…la notte sta cedendo il passo al nuovo giorno che avanza…un giorno importante…un giorno speciale.
Quante volte nell’ultimo anno sono salito su di qua, mi sento come fossi a casa, ma sento che oggi è davvero tutto diverso…sembra come se oggi non esistesse nessun tipo di problema, come se effettivamente vivessimo in un sogno…tutto è come meglio non potrei desiderare.

La neve, continua dal rifugio in su, è perfetta…dura da ramponi, che calziamo subito e lentamente risaliamo la bastionata che porta alla conca del lago di nasta.
Che giornata…solo qualche nuvola lontana, foschia in bassa valle e cielo blu sopra le nostre teste…siamo soli, intorno a noi il silenzio più assoluto ci accoglie…puntiamo decisi verso la nostra meta, il canale sud di Nasta.
La scelta è ricaduta su questo itinerario perché l’anno scorso mi era piaciuto così tanto che l’idea di poterlo condividere con altri era davvero forte.
Se poi questi altri sono gli amici di sempre, quelli su cui puoi contare, quelli che non hai bisogno di vedere o sentire tutti i giorni, ma che sai essere sempre pronti a darti una mano a darti conforto anche solo dietro ad una parola, quelli per i quali faresti di tutto, magari anche solo svegliarsi in piena notte per “portarli” in montagna…
Credo che l’alpinismo esalti il rapporto di amicizia…trovo che l’idea di essere legato con qualcuno alla propria corda un po’ rappresenti questo splendido legame che si crea tra due o più persone…di un amico ti fidi e lui si fida di te…del tuo socio ti fidi e lui fa altrettanto…non esiste invidia, non esiste competizione…si ci trova insieme per superare le difficoltà e per gioire insieme del risultato…

Stefano decide di legarsi con me che sarò il suo testimone di nozze, come lui lo è stato per me…io davanti nel canale (a me piacciono particolarmente)…lui davanti dopo, in cresta (adora le rocce)…

Il canale presenta un salto alla base e con brevi passi su misto ci portiamo all’inizio della neve vera e propria. Le condizioni sono perfette…neve dura da punta di ramponi e gran lavoro di becca…procediamo spediti perché il sole ha iniziato a scaldare la parete che ci sovrasta e la paura che qualcosa ci rotoli sulla testa è tanta.
Stefano, pur non essendo allenato, sale di buon passo restando abbastanza colpito dalla pendenza del canale…credo che nei tratti più ripidi, in prossimità delle rocce, la pendenza superi i 45°, ma è così lineare, continuo e con neve così perfetta, che non ci accorgiamo quasi che la cima si avvicina.

Stefano finalmente esclama: Vedo la croce!!!!!!…
…e non credo sia solo per la fatica…
Pochi passi e veniamo sferzati da un vento gelido…non c’è più da salire…siamo in cima…

Ci abbracciamo…è felice come un bambino…ed io con lui…per lui…arrivano anche Jack e Fabrizio…strette di mano, abbracci e pacche sulle spalle...condividiamo la cima in una soddisfazione unica…
La giornata è strepitosa…un mare di nuvole si stende ai nostri piedi e la vista spazia a 360° tutt’intorno…
Lo vedo chiamare Serena (sua futura sposa e che è a conoscenza di tutto)…si commuove…grosse lacrime gli solcano il viso…mi stringe il cuore…
Credo sarebbe contento di poter condividere con lei la soddisfazione che sta provando, perché è ciò che vorrei poter fare io con la mia Enrica…
Siamo andati tante volte in montagna insieme e tante altre lo faremo, ma una giornata come oggi va ricordata…perché unica nel suo genere…
Prima delle solite foto di rito ci regaliamo ancora un momento particolare…abbiamo infatti preparato 4 magliette celebrative per l’evento…una ciascuno…uguali le nostre 3, speciale la sua…
Non scenderemmo più, oltretutto abbiamo trovato un posto riparato che ci permette anche di godere del caldo sole…i problemi di ognuno di noi paiono essere lontani anni luce, per una volta li abbiamo lasciati laggiù al di sotto delle coltre di foschia.
Lasciamo le nostre impressioni sul libro di vetta ed malincuore ci prepariamo a scendere verso il colle della Forchetta per l’ultima parte del giro prefissato. E’ la parte più adatta a Stefano che preferisce di gran lunga la solida roccia all’effimera neve…

Grossi nuvoloni nel frattempo si alzano dalla Francia, il Brocan ed il Bastione vengono prontamente avvolti e questo gioco di luci ed ombre rende il paesaggio assolutamente strepitoso…arriviamo al colle della Forchetta proprio mentre le nubi stanno cercando di vincere la loro battaglia con il sole…
Uno sguardo ci basta per capire che per oggi può bastare così…è proprio Stefano che, ritenendosi soddisfatto, ma al tempo stesso abbastanza provato, sancisce la fine della gita alpinistica…rimane solo il rientro in direzione del rifugio, dove ci aspetta l’ultimo premio di giornata.
Franca ci aspetta infatti per un gustoso piatto di polenta…
Apparecchiamo sulla terrazza del Remondino, stappiamo le bottiglie portate apposta per l’occasione e ci gustiamo un pranzo principesco, fatto di polenta con sugo di salsiccia, frittate preparate per l’occasione dalla mamma di Fabry, torta di nocciole fatta da Enrica e crostata.

La stanchezza inizia a farsi sentire…e dopo un meritato seppur breve riposo, è giunta finalmente l’ora di scendere a valle e tornare alla vita reale…
Già la vita reale…perché quella vissuta oggi non è stata una giornata normale...è stata...la gita perfetta…

Quattro grandi amici, una passionecomune…la montagna tutta per noi, emozioni intense da ricordare…

Data: 09/06/2012
Quota max: 3108
Partenza da: Pian della Casa del Re
Quota partenza: 1765
Dislivello: 1343
Zona: Alpi Marittime
Difficoltà: PD+

19 Immagine(i), Inserita il 13/06/2012

Canale della Forcella Est e Punta Remondino



Penso che la frase 'l'arrampicata non è tanto raggiungere la cima, ma piuttosto tutto quello che sta nel mezzo', sintetizzi da sempre il mio pensiero.
Certo, è importante il risultato di una gita, ma sul piatto della bilancia amo mettere altre cose, per me più determinanti…la compagnia, le emozioni provate, piccoli avvenimenti che però la segnano in maniera unica.
Ricordo ancora la gita fatta l'anno scorso sul Brocan…in un momento per me molto particolare…con Stefano e Fabrizio…uno l'amico di sempre, l'altro che lo è diventato, pur avendolo conosciuto solo da pochi anni…la condivisione di quella cima, di quel mare di nuvole ai nostri piedi, le nostre parole leggere, le risate, rimarranno indelebili ai miei occhi…poi qualcuno potrebbe chiedermi: ma il canale in che condizioni era, la cresta era facile, difficile, dettagli importanti certo, ma non fondamentali, mentre l'immagine di noi sulla cima la porterò sempre ben impressa nella mente…

E lo stesso è stato sabato…
Sicuramente un itinerario suggestivo, un ambiente magnifico (come non potrebbe essere altrimenti), ma il trovarsi soli in un vallone grandissimo, condividere la salita con un amico, godersi una giornata nel silenzio più assoluto…ecco, queste sono le cose che rimangono dentro…
Come non bastasse poi, ecco la ciliegina sulla torta proprio sul finire della gita…

Stavamo scendendo lungo il sentiero che dal Remondino porta al pian della casa…due signori salgono verso di noi, di buon passo…
Penso tra me e me, qualcun altro ha deciso di godersi la pace da questo versante…infatti, lato ghigliè, brocan, ciriegia una moltitudine di skialp è dal mattino presto che solcano i pendii nevosi alla ricerca di una sciata gradevole, ma su di qua…nessuno…non una traccia a salire …non una traccia adesso che si scende…

Ci incontriamo…riconosco subito Franca, la gestrice del rifugio Remondino…come sempre cordialissima...insieme a lei un signore che subito saluta e simpaticamente ci fa notare come lui con i pantaloni corti stia meglio vista la temperatura ed i nostri pantaloni invernali…parla un ottimo italiano, ma si nota un leggero accento francese…
Gli occhiali da sole ne tradiscono un po' l'aspetto…
Ci chiede cosa abbiamo fatto…'Forse il canale della Forcella??'
Magari penso io...No, semplicemente il canale della Punta Remondino…
Le idee erano altre, salire il canale che porta alla focella Varrone e da qui per cresta salire sulla Punta Laurenti...le condizioni poi della neve (molle già dal mattino presto) ci hanno fatto optare pr il canale più facile della forcella est.

Si guardano per un istante, poi capiscono dove siamo andati…
'Ahhh, bravi, bravi, bravi…'
…Gabarrou si allarga in un sorriso contagioso…
Cosa può essere per lui la nostra gita?
Eppure si congratula con noi e lo fa in maniera spontanea…

Capisco come dietro ad un grande alpinista, ci sia soprattutto un grande uomo…che ama la montagna a 360°…
…e sono contento, nel mio piccolo, di far parte di questo 'mondo'…


Data: 12-05-2012
Quota max: 2780
Partenza da: Pian della Casa del Re
Quota partenza: 1743
Dislivello: 1037
Zona: Alpi Marittime
Difficoltà: PD+

15 Immagine(i), Inserita il 15/05/2012

La regina delle Liguri: Marguareis - canale dei Genovesi e Torinesi



Una stellata da mettere i brividi ci accoglie a Pian delle Gorre…
L'aria è fresca, molto più di quanto mi sarei aspettato…bene…
Accendiamo le frontali ed in silenzio, come per non disturbare la natura che riposa, sistemiamo gli zaini con tutto l'occorrente...si parte…
La strada è abbastanza nota a tutti, ma farla di notte, ha davvero pregi inimmaginabili...sali senza curarti della distanza, del dislivello…nulla solo un passo dietro l'altro...
Troviamo la prima neve ben oltre il bivio tra il sentiero che sale in direzione del rifugio Garelli e quello che prosegue invece verso il vallone ed il laghetto del Marguareis…fortunatamente è di buona consistenza e ci permette di salire piuttosto rapidamente.
Un attimo di pausa, vogliamo ammirare quello che ci viene regalato…spegniamo le frontali…sembra impossibile ci siano così tante stelle…silenzio…
Il versante destro orografico è completamente sgombro di neve ed anche se abbiamo le racchette (a dir la verità Andrea se le è dimenticate!), preferiamo portarle sulle spalle, ma salire su sentiero pulito ed asciutto…attraversiamo quindi il rio sottostante e ci portiamo su una traccia di sentiero che lambisce la neve…
Le prime luci dell'alba ci accolgono quasi nei pressi del Laghetto del Marguareis, ad est tutto si incendia, mentre nel vallone inizia a soffiare una leggera brezza…ci guardiamo intorno…non c'è anima viva…solitario anche il sentiero che porta al rifugio Garelli…
Il pensiero corre a poco meno di un anno fa'…ero qui con Serena, Stefano, Fabrizio…amici coi quali volevo condividere il mio ritorno alla montagna, su una Montagna simbolo per me nei giorni della riabilitazione…
Ed eccomi qua oggi, con Andrea e Fabrizio…tentando la salita in giornata…per molti non vorrà dire nulla, per me è il segno di quanto posso sempre ringraziare…
Ci prepariamo per affrontare la parte più divertente e di sicuro fascino della gita…solo più 600 mt ci separano dalla regina delle alpi liguri.
La neve è davvero bellissima, una farina pressata su fondo duro, che permette una salita agevole e non troppo faticosa…l'idea è di alternarci a batter traccia (ci sono solo segni di passaggi con gli sci), ma dopo pochi 'tornanti' inizio ad accusare un crampo alla gamba…la pigrizia nel tirar fuori la borraccia dallo zaino durante l'avvicinamento e la paura che l'acqua fresca sullo stomaco causasse problemi, sta dando i suoi effetti peggiori…ho carenza di sali…mi impongo una pausa, cerco con qualche esercizio di rilassare i muscoli, bevo e cerco di apportare più energia al corpo possibile…l'idea di fermarmi e non proseguire si fa largo, avrei la possibilità di aspettare Fabry ed Andrea alla base del canale…
Sarà l'apporto di polase, sarà un pezzo di cioccolato da far resuscitare i morti, fatto sta che da qua sino all'uscita al colle dei genovesi non ho più problemi, certo, non posso dare il cambio a Fabry che traccia m'intero canale, ma riesco a salire abbastanza agevolmente.
L'ambiente è davvero straordinario, sopra di noi un cielo blu che più blu non si può, gioca con neve e roccia a creare contrasti quasi commuoventi…
Questa volta, rispetto alle precedenti, siamo all'inizio della stagione ed il sole non è ancora così alto da entrare prepotentemente a scaldare la parte mediana del canale…si limita a lambire parte delle rocce…è comunque ancora presto e noi siamo quasi fuori dalle difficoltà…resta solamente da superare il salto di roccia.
E' incredibile…quest'anno pare ci sia molta più neve, ma il salto di roccia è completamente scoperto e, man mano che ci si avvicina, l'inclinazione diventa decisamente più interessante…le picche fanno il loro dovere e lo stridere della neve sotto le becche è davvero emozionante.
Superato anche l'ultimo ostacolo (corde fisse ancora in buono stato) su neve decisamente beton da punte dei ramponi usciamo al colle dei genovesi…il cuore è leggero…
Non siamo ancora in cima, ma la soddisfazione è grande…
Il muscolo che già prima mi ha dato problemi, urla tutta la sua rabbia per averlo sottoposto allo sforzo…è questione di un attimo…basta un po' di riposo…ripercorro mentalmente la strada che mi separa dalla fine reale delle difficoltà…si posso andare avanti…
Giungiamo in cima baciati da un sole caldo, non un alito di vento…e da un silenzio così assordante che fa quasi male…Non c'è nessuno…siamo soli…
Guardiamo il rifugio, laggiù, pare ancora immerso nel sonno invernale…
Ci godiamo un'ora di relax assoluto, d' altronde sono da poco passate le 9, ed abbiamo tutto il tempo dalla nostra parte..qualche foto, due chiacchiere, progetti futuri e lontani, sogni ad occhi aperti…quando inizia a soffiare un'arietta piuttosto fredda decidiamo che è il momento di abbandonare la vetta e dirigerci verso l'ultima fatica di giornata, la discesa per il canale dei torinesi…
Spesso è quasi più complicato affrontare la discesa dai torinesi che la salita dai genovesi…il vento infatti lavoro molto l'uscita del canale e la sua esposizione fa si che vi sia sempre un accumulo di neve dura…
Ma questa è una stagione ed un'annata strana…l'accumulo c'è, ma non è così verticale come altre volte l'ho già trovato e la neve…bhè che dire della neve…perfetta…
Affrontiamo il primo tratto di discesa delicata vista la presenza di affioramenti rocciosi mai visti, poi un plasir assoluto…farina, da lacrime agli occhi…la degna conclusione di una giornata meravigliosa, da ricordare…
Una volta usciti dal canale non ci resta che sfruttare gli ampi spazi ancora ben innevati e dirigerci verso valle…uno sguardo indietro…tutto immacolato…solo le nostre tracce…non saranno i meravigliosi disegni che solo uno sciatore sa tracciare sulla tela bianca, ma rendono bene l'idea della gioia del trovarsi soli in un ambiente simile…

Che dire, è stata la gita perfetta…vuoi per la compagnia, vuoi per la soddisfazione, vuoi perché il Marguareis ha per me un valore particolare, vuoi per quel cielo blu…

Oppure, vuoi perché dagli errori si impara sempre qualcosa…


Data: 31/03/2012
Quota max: 2651
Partenza da: Pian delle Gorre
Quota partenza: 1032
Dislivello: 1619
Zona: Alpi Liguri
Difficoltà: PD

18 Immagine(i), Inserita il 02/04/2012

In un mare di farina: Monte Alpet



Spesso una gita viene ricordata per la meta raggiunta, per le condizioni trovate, per il divertimento che ha saputo regalarci...
Quella fatta domenica sarà sicuramente ricordata da me per due motivi completamente diversi da quelli sopra citati: uno per la compagnia e l'allegra giornata che ne è scaturita e due, ben più importante, per la gioia che ho saputo cogliere negli occhi di Enrica, mia moglie...
Nei giorni di maltempo abbiamo cercato di catalogare un pochino le foto fatte in tutti questi anni...dalle prime uscite in montagna di qualch anno fa, alle vacanze, ai viaggi...ma il commento che più mi ha colpito è stato quando, guardando la foto di una gita al Pagarì, lei mi ha detto...'Che bello quando potevamo andare in montagna tranquilli'...
Mi si è stretto un nodo alla gola fortissimo...
Quando l'anno scorso ero rimasto ai box per il problema al crociato avevo sicuramente patito la cosa, ma sapevo che prima o poi sarei tornato ai miei amati monti...Gli amici, i miei, Enrica, mi avevano sempre incoraggiato e sostenuto...quanto tempo sarebbe trascorso era poco importante...sapevo che con un po' di fortuna e buona volontà avrei presto rimesso lo zaino in spalla...e così è stato...
Ma oggi il motivo che, in tutto questo periodo, ha tenuto Enrica lontano dai monti è diverso, molto più importante...molto più profondo...

Trovarsi lassù nel silenzio più assoluto, di fronte magari ad un tramonto o ad un'alba fiammeggianti, davanti ad un pendio di neve completamente immacolato, all'interno di un meraviglioso bosco di faggi o di conifere, cogliere l'essenza del trovarsi al riparo tra le mura di un rifugio, con la persona che si ama o con gli amici è davvero impagabile...
Sapere che queste sono le stesse emozioni che lei prova e sapere al tempo stesso che le sono un pochino precluse, bhè....................

Ecco perchè la gita di domenica è stata per me (e credo anche per Enrica) una delle più belle delle ultime fatte...
La situazione tranquilla a casa, la possibilità di restare in zona e di rientrare per pranzo, ha fatto si che si ci potesse organizzare per un'uscita...

E così con Andrea, Federica, Lorena ed Emanulele abbiamo risalito la val corsaglia sino a Pra di Roburent, obiettivo Monte Alpet.
Abbiamo optato per un itinerario improvvisato, volendo a tutti i costi battere l'intera via, attreversando dapprima un fitto bosco di castagni in direzione del colle di Navonera, risalendo poi gli ampi prati superiori ed infine i boschi di faggio a ridosso della cima vera e propria.
La fatica (quando era il mio turno, con le ciaspole voleva dire battere con la neve sino alle anche!!) di battere è stata sicuramente ripagata dall'ambiente fiabesco attraversato...la neve caduta nella notte era ancora ben aggrappata ai rami degli alberi e tutto era ovattato e silenzioso...pendii immacolati tutti per noi...a due passi da casa!!!!!!!
Inoltre seguendo questo itinerario siamo riusciti a rimanere lontano dagli impianti di risalita, e di accorgerci solo in cima della loro presenza...

La giornata ha poi riservato un'ultima gradita sorpresa...Emy, (moglie di Andrea) non essendosi aggregata alla combriccola, ha voluto rendersi partecipe comunque, restando a casa al calduccio si, ma dietro ai fornelli a spadellare per tutti...il freddo, il vento ed il repentino rannuvolarsi ci hanno spinto poi ad accelerare il rientro a casa, dove un pranzetto coi fiocchi, bagnato da ottimo vino ha chiuso definitivamente i conti con questa domenica fuori dall'ordinario...

Anche se la neve era da favola (anche se forse troppa!), le lasagne deliziose, il vino come nettare e la compagnia ottima...serberò per me il sorriso di Enrica come il regalo più prezioso di questa gita...con la speranza che ve ne possano essere altre............


e buone gite a tutti

Data: 12/02/2012
Quota max: 1611
Partenza da: Pra di Roburent
Quota partenza: 1014
Dislivello: 597
Zona: Valle Corsaglia
Difficoltà: MR

17 Immagine(i), Inserita il 15/02/2012

Mondolè parete Nord (canali Ippopotami+Fedelippogor)



La situazione di questo inverno è davvero preoccupante...
Non tanto per il tipo ed il numero di attività che possono essere fatte, quanto piuttosto per quello che ci aspetta nel futuro immediato e prossimo.
Pare impossibile leggere temperature simili nei giorni della 'merla'...
Ricordo ancora i miei nonni che temevano questi giorni proprio per le temperature che solitamente venivano raggiunte...-10/-15° erano piuttosto normali...
Oggi invece non è raro vedere temperature che nel massimo diurno raggiungono pure i 20° ed oltre...e siamo alla fine di gennaio!!!!!!!!!!!!!!!!
In più, la careza di neve non mi preoccupa tanto perchè non so se questa primavera potrò o non potrò fare canali, quanto piuttosto per la carenza di acqua che avremo nelle stagioni a venire...
Paradossalmente abbiamo patito quasi la siccità nelle estati che sono seguite i due precedenti inverni, figuriamoci quest'anno cosa ci aspetta...
Saranno le prime avvisaglie per l'avverarsi della profezia dei Maya?
Certo è che veder cadeve la neve, ribattezzata 'chimica', in pianura non è una cosa che faccia stare tanto allegri...

Tralasciando questo preambolo mi piace soffermarmi sulla gita di sabato, vuoi per la meta raggiunta, vuoi per la via seguita, vuoi per la compagnia, vuoi per le indicazioni di gita futura che ne abbiamo tratto...

La parete Nord del Mondolè vista da casa è davvero bellissima...non fosse per la presenza degli impianti di sci, sarebbe davvero strepitosa...
Normalmente, a questa stagione, l'avventurarsi lassù per qualche via alpinistica o scialpinistica è pressochè impossibile e poi, a dirla tutta, l'idea di andar per monti per la tranquillità e la pace dei sensi, cozza un po' con la confusione creata da centinaia di persone sugli impianti!!!!!
Ma come detto, questo non è un anno normale e così con Paolo, Fabrizio ed Alex optiamo per una salita (per me l'ennesima di quat'anno) lassù...
L'idea è quella di concatenare due canali alpinistici e finalmente salire il canale Fedelippogor in piena parete nord.
La speranza è quella di trovare neve sufficiente a permetterci una salita agevole con picca e ramponi...vista da casa la situazione pare buona, ma è sul posto che capiremo la vera condizione.

Lasciamo l'auto poco oltre la loc. Stalle Lunghe e risaliamo velocemente i prati (già i prati!!!) in direzione del rifugio La Balma...da qui, finalmente pestando un po' di neve, ci dirigiamo verso l'arrivo degli impianti di Rocca Giardina e inziamo la risalita dell'evidente traverso-canale degli Ippopotami.
La neve è poca, ma sufficiente a permetterci di non pestare troppo i rododendri o la erba sottostante.
Cerchiamo la migliore linea tenendoci il più possibile a ridosso della parete quasi verticale dei Torrioni...qualche passo facile di misto ed in breve siamo alla base del cratere.
Qui veniamo raggiunti da due ragazzi local che hanno seguito come fulmini le nostre tracce e che puntano anche loro al mondolè per una via a Nord.
Due parole e uno di loro ci informa di una nuova via alpinistica, valutata D, aperta da poco, proprio sulla direttissima...5 tiri con l'uscita proprio sotto la croce di vetta...la linea di salita pare evidente, soprattutto con queste condizioni di innevamento...
A Paolo brillano già gli occhi...e segue passo passo con gli occhi la bella linea ipotizzata di salita...
Si ci potrebbe dividere: io e Fabry su Fedelippogor e Paolo ed Alex su questa nuova via...ma Paolo ed Alex hanno un concetto di montagna diverso(come il mio e quello di Fabry)...per loro è importante anche tutto il contorno di una giornata tra i monti...e la compagnia è un dettaglio fondamentale...
La via rimarrà lì, potranno tornare, anzi, forse potremo tronare insieme, chissà.....però oggi siamo partiti insieme ed insieme si prosegue.
Bhè, per molti può essere una cosa scontata, ma non è sempre così...

Aggiriamo la conca del cratere e puntiamo così decisi verso il canale scelto per la salita...
Gli altri due ragazzi optano invece per risalire un altro canale di sci ripido denominato 'Anche un cane'...

La neve che troviamo è ottima, peccato che sia davvero poca...nella strozzatura infatti manca per un brevissimo tratto.
Superato questo punto siamo sulla parete vera e propria...è impressionante constatare come noi paiamo in pieno inverno (o almeno mi illudo sia così), mentre tutt'intorno domina il colore marrone, segno che manca la materia prima...
Anzichè proseguire ed uscire sulla cresta che porta alla croce di vetta rimaniamo in parete per vedere l'uscita della direttissima...troviamo infatti la sosta attrezzata poco sotto la croce di vetta...
Finalmente siamo in cima...
L'aria è poca ed il sole è davvero caldo...la gioia per la bella riuscita della giornata è leggermente offuscata per la consapevolezza delle condizioni di innevamento in quota...Il canale dei genovesi, solitamente bello gonfio di neve, pare nella sua veste tardo primaverile...i versanti ad est sono scoperti...la quota neve è desolatamente molto alta, dalle alpi liguri alle cozie e ben oltre...

Un saluto ed un ringraziamento quindi ai soci di gita odierni...

Paolo che ha veramente una marcia in più...finalmente dopo tanto, troppo tempo(per colpa mia!!!), siamo risuciti ad organizzare nuovamente qualcosa insieme...ed è davvero un piacere farlo...vuoi per la sicurezza che è in grado di infonderti, vuoi la tranquillità e la passione con la quale si approccia all'alpinismo...
Alex, socio abituale di Paolo che non potrebbe essere tale se non condividesse con lui e come lui la medesima passione...
E Fabry con il quale abbiamo compiuto l'ennesima salita sul Mondolè di questa stagione...con la speranza che presto possa scendere nuova neve a dare nuovi stimoli a tutti...


e buone gite a tutti


Data: 21-01-2012
Quota max: 2382
Partenza da: Prato Nevoso
Quota partenza: 1500
Dislivello: 882
Zona: Alpi Liguri
Difficoltà: PD+

13 Immagine(i), Inserita il 24/01/2012

Alla faccia delle temperature alte: Pizzo d' Ormea per il versante Nord-est



E' una stagione davvero strana...
La neve in quota è piuttosto scarsa, addirittura le condizioni di alcune vie risultano molto simili a quelle primaverili... Giovedì 8 poi le temperature erano così alte che i nostri vicini di casa hanno addirittura mangiato pranzo sul terrazzo, manco fosse piena estate!!!!!!!!!

E così, sfruttando il ponte del 9 dicembre, con Fabrizio optiamo per andare alla scoperta dell' ennesima cima delle nostre alpi liguri: il Pizzo d' Ormea.

Come già per le precedenti (Mondolè e Cars) l'idea è quella di salire per un itinerario alpinistico possibilmente, ma soprattutto cercando di soddisfare una mia pazza idea, quella di salire le cime tramite il versante che vedo dalla finestra di casa..certo, l'impresa richiederà un po' di tempo ed in alcuni casi anche molta più esperienza (vedi diretta Biancardi al Mongioie!!), ma poco alla volta tutto è fattibile, basta non avere fretta...

Il Pizzo da casa mia è davvero facile da riconoscere...alla base della sua cuspide infatti, si nota il grande specchio Telecom, installato anni fa' per portare il segnale, tramite ponte radio, ai paesi delle vallate sottostanti..
La sua parete nord-nord/est pare piuttosto ben innevata e si intravede il suo canale, molto molto invitante. E' deciso, proveremo a salire (condizioni permettendo) di là.

Sono le 8:00 quando lasciamo l'auto presso l'abitato di Chionea e risaliamo piuttosto rapidamente il sentiero che va in direzione della nostra meta. La giornata non è spettacolare come quella di ieri, c' è un po' di fastidiosa foschia alta, ma fa piuttosto caldo ugualmente..
Il sentiero è davvero molto suggestivo, si sale sulla dorsale che separa la vallata di Chionea, dalla valle Armella, oltrepassando torrioni dall'aspetto invitante e con una costante visuale sul mare e sulla Corsica...
In meno di un'oretta arriviamo al primo bivio che porta al rifugio Valcaira e qui commettiamo un errore...anzichè proseguire ulteriormente in direzione dello specchio Telecom seguiamo un'evidente traccia che porta sul versante della valle Armella.
Considerando che, come descritto da Parodi nel suo libro (Alpi del Sole) si deve comunque arrivare al lago del Pizzo seguimo decisi il sentiero che pare portare nella giusta direzione...perdiamo parecchio dislivello quando oramai ci accorgiamo che il sentiero porta sì nella direzione giusta, ma che avemmo potuto e dovuto prenderne uno molto più in quota, che porta direttamente al lago senza far perdere troppo dislivello...
Poco importa dico io, tanto siamo qui anche per scoprire nuovi luoghi...
L'ambiente (siamo passati sul versante nord) è davvero selvaggio...man mano che procediamo la valle si fa sempre più stretta e stiamo per raggiungere la neve...prima però dobbiamo oltrepassare parecchi punti dove il ghiaccio vivo la fa da padrone..
Brina, cascate di ghiaccio, neve durissima ed un silenzio surreale ci accompagnano in questo viaggio a nord..
Alla faccia delle temperature calde di questi giorni..qua è pieno inverno!!!!..il rio è interamente gelato...tutto è fermo, immobile, la vita pare aver abbandonato la zona.
Superiamo una bastionata rocciosa e ci portiamo a ridosso della conca del lago del Pizzo..ovviamente ghiacciato pure lui..
A questo punto dovremmo dirigerci verso la colla del pizzo ed imboccare il nostro canale.
La neve però non è come me la sarei aspettata...è poca e solo in alcuni punti è portante...inoltre la presenza di ghiaccio ovunque ci fa un po' titubare..e se poi non si riesce ad uscire verso la vetta? Ho visto parecchie foto del canale e sovente, pur con molta neve si nota la presenza di ghiaccio...
L'idea di dover tornare indietro a metà canale, con certe ondizioni, non ci esalta e così decidiamo di rimandare...la voglia di raggiungere la cima c'è comunque ed optiamo per raggiungere l'attacco della via normale.
Bhè, non resta che risalire la parete sottostante lo specchio..
Calziamo i ramponi e cercando il miglior itinerario tra canalini e roccia giungiamo così alla base dello speccio Telecom.

Il primo tratto verso la vetta (versante sud-est) è completamente sgombro da neve e si sale velocemente su un bel declino erboso..è strano..con condizioni di buon innevamento questo pendio richiede sempre una certa cautela, perchè discretamente inclinato e perchè, proprio per la sua posizione e per la sua esposizione (il pizzo notoriamente e spazzato dai venti in maniera costante!!) sovente è una lastra..
Non appena arriviamo alle prime rocce optimo per procedere legati e, sfruttando il chiodo presente in loco, superiamo il camino che è una colata naturale di ghiaccio..l'esposizione è notevole e l'idea di ripiombare nel lago sottostante non è così allettante..

Superiamo altri tratti innevati e ghiacciati e giungiamo così, finalmente, alla tanta agognata vetta del Pizzo.
Ecco, ci mancava pure il vento!!
Giusto il tempo le foto di rito ed il controllo dell'uscita del canale che avremmo dovuto salire (la nostra scelta a mio parere è stata più che azzeccata, troppa poca neve!) e siamo già sulla via verso Chionea...non perchè abbiamo particolarmente fretta...quanto piuttosto per carcare un angolo riparato dal vento e baciato dal sole per poterci riscaldare un pochino..

Che dire, bhè, è stato sicuramente un peccato non essere risuciti a portare a termine quanto ci eravamo prefissati, ma tutto sommato è stato giusto così, saimo andati in avanscoperta pronti per un ritorno quando le condizioni lo permetteranno maggiormente...
E poi una giornata passata in montagna, in compagnia di un buon amico è sempre appagante, qualsiasi sia la meta ed il risultato della gita.


e buone gite a tutti

Data: 09-12-2011
Quota max: 2476
Partenza da: Chionea
Quota partenza: 1102
Dislivello: 1374
Zona: Alpi Liguri
Difficoltà: PD-

15 Immagine(i), Inserita il 13/12/2011

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