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Album Foto > Album personali > GIGIO 627 immagini in 15 albums visti 16300 volte
La valle di Champorcher (Ao): i laghi.......



22 Immagine(i), Inserita il 22/11/2010

La valle di Champorcher (Ao)- 17 agosto 2007 - Escursione al tour Ponton



21 Immagine(i), Inserita il 14/12/2007

La valle di Champorcher (Ao): tradizioni e folclore.......



40 Immagine(i), Inserita il 30/11/2008

La valle di Champorcher (Ao) Alla scoperta di un sorprendente villaggio abbandonato.......Fournier.



Fournier e il vallone della Manda. Se in una limpida giornata di inizio estate, un imperioso desiderio di silenzio e di pace vi assale e la voglia di abbandonare per qualche ora le tensioni e gli affanni della vita quotidiana diventa incontenibile, allora prendete uno zainetto, una pagnot-ta, un pezzo di cioccolato, mettetevi un paio di scarpe da montagna, lasciate a casa telefonino e orologio, mandate a memoria l’itinerario che segue e partite. Si va alla Manda, dove scoprirete che le isole di quiete, i luoghi incantati, esistono ancora, eccome. Il punto di partenza per percorrere l’intero cammino a piedi è Pontboset, si può però utilizzare la carrozzabile che parte a metà della galleria paravalanghe poco oltre Pontboset per giungere in dieci minuti alla frazione di Delivret. Qui si lascia la macchina e si imbocca la vecchia mulattiera che sale attraversando due o tre volte la strada sterrata per portarsi all’entrata di Fournier. Che non si tratti di un comune villaggio abbandonato lo si capisce subito da mille indizi, a cominciare dall’ingresso: la mulattiera, costeggiata da graziosi oratori, è ampia, a gradoni comodi e ben lastricati, i muri di sostegno sono solidi e di accurata fattura, a segnare solennemente l’accesso al villaggio, un roccione si protende a formare una porta naturale. In realtà Fournier è una straordinaria sopravvivenza del mondo passato. La sua complessa struttura, rimasta integra, fornisce al visitatore anche sprovveduto le coordinate per un immediato, stupefacente viaggio a ritroso nel ritmo sensato e regolare di una esistenza diversa e perduta. È un villaggio sospeso nel tempo, che ha trattenuto in sé il potere di evocare intensamente l’età della sua operosa vitalità; come la principessa della fiaba, si risveglia ogni volta sotto l’attento sguardo dei suoi visitatori. Entriamo dunque contemporaneamente nel villaggio e nella favola e come principi azzurri andiamo a ridestare la bella addormentata. Il villaggio si snoda su una lunga fascia tra il monte e la scarpata del torrente e a causa della sua estensione è diviso in sei hameaux: Boretta, Devine, Bouillas, Cotetta, Barmafumo e Verney. A Boretta e a Devine, le case a più piani dall’architettura articolata, dotate di androni, balconi, scale e passaggi coperti tra i diversi locali, ci riportano alle attività che vi si svolgevano. Uno sguardo agli interni ci rivela che le abitazioni erano curate, confortevoli e non prive di particolari di puro abbellimento. A Fournier si abitava tutto l’anno, in estate il bestiame era all’alpeggio, ma nei rimanenti mesi la vita ruotava intorno ai lavori della stalla, della campagna e del bosco. Dai fienili usciva il fieno accumulato nei mesi estivi, nelle cucine rustiche si lavorava il latte e si preparavano i pasti. Si allevavano i vitelli e si raccoglievano le foglie, e i raccolti, e la pioggia o il sereno. Di bambini ce n’erano tanti, tutti fuori dalle case,giocavano, aiutavano nelle piccole faccende. Un segno della loro presenza e rimasto sulla porta di una casa di Devine, dove sono ancora visibili i calcoli tracciati con il carbone da una mano infantile.
Ma l’esistenza degli uomini non si esauriva nella pratica quotidiana delle attività materiali, i va-lori della fede e della cultura rappresentavano i momenti alti nella vita della comunità. Per ren-dersene conto è sufficiente continuare il percorso sulla mulattiera fino a raggiungere i due edi-fici centrali del villaggio: la cappella, sobria ed austera, e la scuola, una delle numerose écoles de hameaux a cui si deve il primato della Valle d’Aosta nella graduatoria delle regioni più alfa-betizzate nell’Ottocento. Costruite l’una di fronte all’altra, in una zona isolata, ad una distanza di rispetto dai luoghi percorsi dai prosaici rumori della vita quotidiana, conservano intatta la lo-ro sacralità. I locali della scuola sono ampi, luminosi, all’interno sono rimasti alcuni degli arredi originari: la stufa, una vecchia carta geografica. Non è difficile immaginare l’espressione severa della maestra, alle prese con uno stuolo di scolari di tutte le età riuniti in un’unica pluriclasse. A Bouillas e a Cotetta, gli hameaux successivi, dove si concentrano gli edifici comunitari di ser-vizio, l’abitato si allarga e si espande. Viuzze, passaggi e voltoni collegano le case che si ad-dossano fitte occupando, su diversi piani, tutto il territorio fino ai piedi del monte. Molti anni fa in un angolo della fiera di Sant’Orso, un anziano signore azionava con ritmo lento e ripetuto un meccanismo di sua creazione. Girando una manovella metteva in funzione un villaggio in mi-niatura, poeticamente ricostruito in tutti i suoi dettagli: le donne al lavatoio sbattevano i panni sulla pietra, dal forno un uomo estraeva i pani caldi, un cane abbaiava al gregge, un ragazzo segava piccoli tronchi servendosi di un cavalletto, le mucche avanzavano verso l’abbeveratoio, un gruppo di uomini e di donne trasportavano e ammassavano in un granaio il raccolto di quell’anno. A Fournier, la vita ferveva proprio come nel villaggio del vecchio di Sant’Orso, ma da molti anni ormai il meccanismo si è inceppato.
(www.valledichamporcher.it/pontboset/fournier_manda.htm)
(dal sito www.valledichamporcher.it)

47 Immagine(i), Inserita il 03/05/2008

SAN PIETRO AL MONTE - Civate (Lc) - 28 ottobre 2007



Il complesso benedettino di S. Pietro al Monte in Civate è senza dubbio uno dei complessi abbaziali più interessanti della nostra provincia e dell'intera Lombardia, meta di notevole interesse storico, artistico, religioso. Situato a 662 metri sul livello del mare, lo si raggiunge dal paese di Civate in un'ora circa di cammino.
Molti sono ogni anno i visitatori che salgono l'erta mulattiera fino alle pendici del monte Cornizzolo per incontrare la serena atmosfera del luogo, la storia millenaria raccontata dalle bianche pietre, la spiritualità che emana dall'austera bellezza del suo patrimonio artistico.
Dal sito: http://www.amicidisanpietro.it/

56 Immagine(i), Inserita il 03/01/2008

15 albums in 2 pagina(e) 1 2

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