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Album Foto > Album personali > Andrea81 18920 immagini in 667 albums visti 1725791 volte
Croce di Fana - 22 febbraio 2015



Partenza non proprio mattiniera per dare tempo alle schiarite previste di farsi largo... e puntualmente alle 9.30 sole e cielo azzurro. La nevicata a Fonteil ha depositato non più di 10 cm già umidi al mattino, mentre in quota circa 30-40 cm.
In salita ho percorso la strada poderale nel bosco, giro sicuramente più lungo ma che premia dal punto di vista dell'ambiente, oggi superlativo con gli alberi in veste invernale addobbati con la neve. Traccia già esistente grazie ad un gruppo di Milano che mi precedeva, che ho raggiunto in prossimità degli alpeggi. Raggiunto poi il bivio dove si incrocia il sentiero n.2 (il percorso diretto) anche qui la traccia era già fatta da una coppia di ragazzi saliti interamente da questo sentiero. Nel bosco la neve aumenta di spessore, molto leggera e polverosa; traccia che non sempre ha seguito il sentiero estivo (difficile da individuare in queste condizioni), forse un po' ripida ma redditizia. Arrivato in cima una nuvola fantozziana voleva impedire il panorama, ma è bastato pazientare un po' e si è dissolta, regalando anche in cima una giornata spettacolare. Da metà pomeriggio il vento ha iniziato a fare il suo giro, senza però dare fastidio, dato che ormai ero in discesa. Discesa compiuta invece per il percorso più diretto, quindi interamente per il sentiero n.2, che negli ultimi 300 m di dislivello è scarsamente innevato con parecchi tratti scoperti, si scende tranquillamente con i soli scarponi (la neve della notte in basso praticamente era già sparita!).
Percorso davvero molto bello, non lungo e privo di difficoltà, ma ottimo per giornate come questa.

Data: 22/02/2015
Quota max: 2212
Partenza da: Avisod
Quota partenza: 1380
Dislivello: 832
Zona: Valle di Saint Barthelemy
Difficoltà: MR

31 Immagine(i), Inserita il 02/03/2015

Monte Alpesisa, Monte Piano di Croce, Monte Lago - 4 gennaio 2015



Gita fuori porta per sfuggire al vento di fhoen dell'ovest.. Temperature molto piacevoli alla partenza da San Martino di Struppa, sentiero subito molto ben segnato, dapprima su asfalto e poi nel bosco. La dorsale di salita fino al Monte Piano di Croce è ripida e faticosa, ma permette di guadagnare quota rapidamente. Poi un bellissimo tratto erboso, con le mucche al pascolo, prima dell'erta conclusiva sotto l'Alpesisa, dove per evitare la parte più ripida, ho proseguito su una traccia a mezza costa sul versante sinistro, raggiungendo poi la croce da dietro. Pausa pranzo qui, al riparo dal vento che comunque era riuscito ad arrivare fin qui (però che panorama spettacolare!) e poi proseguito per l'anello verso il Monte Lago Est. Sceso senza sentiero al colletto sottostante (prato ripidissimo!) e poi con qualche saliscendi ho toccato la cima del Monte Lago, rintracciando poi l'alta via dei monti liguri poco sotto. Proseguito per il sentiero 'cerchio rosso sbarrato' verso Canate. Questo sentiero è per escursionisti esperti, non all'inizio dove scende ripido ma comodo, quanto successivamente perchè è poco marcato, invaso dalla vegetazione e su terreno piuttosto impervio. Con un minimo di attenzione non ci sono problemi, ed arrivo al paese abbandonato di Canate...dove scopro che invece ci vive un abitante con i suoi animali.. mi racconta la sua storia e mi offre del tè.. Qui si ha davvero la sensazione di essere fuori dal mondo, nonostante Genova disti pochissimi km! Riprendo poi la discesa, seguendo il lunghissimo sentiero (a tratti un po' noioso anche se attraversa gole affascinanti) che con dei saliscendi poco graditi, mi riporta al bivio incontrato in salita prima di San Martino, e quindi al paese.

Data: 04/01/2015
Quota max: 983
Partenza da: San Martino di Struppa
Quota partenza: 335
Dislivello: 900 totali
Zona: Val Bisagno
Difficoltà: E

24 Immagine(i), Inserita il 17/02/2015

Monte Unghiasse - 19 ottobre 2014



Perfetta giornata autunnale nelle Valli di Lanzo, che esaltano questa stagione con i loro colori. Alla partenza da Alboni alle 8 nubi basse e temperatura elevata, il sentiero nel bosco è sempre ben individuabile, fino ad incrociare l'altro sentiero alle Baite Giardonera proveniente dal Bec di Mea. In breve si esce dal bosco al Pian delle Riane (affascinante), da dove si vedeva già in alto filtrare l'azzurro oltre la colte nuvolosa come previsto. Attraversato il torrente si riprende a salire, sentiero ottimamente percorribile ed evidente, fino a sopra lo spalto roccioso con gli altri alpeggi (alcuni ancora in ottimo stato e utilizzati nel periodo estivo). Per evitare il lungo giro del sentiero ufficiale, ho tirato su dritto per tracce in direzione del Gran Lago d'Unghiasse, raggiungendolo 2h30' dalla partenza, ormai al di sopra delle nubi con un sole caldissimo e qualche sbuffo di vento tiepido. Aggirato a destra lo stupendo lago, senza difficoltà ho reperito la traccia che inizia la ripida salita verso il Colle d'Unghiasse. La traccia seppur esile è sempre ben marcata, oltre alla presenza di parecchi ometti (probabilmente d'estate con l'erba alta risulta meno visibile). Prima un tratto erboso, poi due canalini ghiaiosi da attraversare che non presentano particolari problemi, ma oltre il secondo c'è forse il tratto che richiede un po' più di cautela, ovvero un traverso su erba olina e terriccio su terreno un po' scosceso, ma basta seguire gli ometti e ci si muove bene; conviene tenersi alti stando al margine inferiore della pietraia sotto la cresta, e quindi puntando al Colle d'Unghiasse. Dal colle un facile pendio di terriccio e pietre porta all'anticima, e quindi tramite una traccia sul versante sinistro, raggiungo la cima, un po' affaticato, in 3h45'. Panorama spaziale con il mare di nubi sulla pianura.
Discesa piuttosto rapida, e tolto il tratto dalla cima al lago che richiede un minimo di attenzione, la restante parte è davvero piacevole su sentiero morbido e scorrevole.
Ritengo che sia il periodo ideale per queste gite, dove i colori e i contrasti vengono esaltati; peccato che invece la maggior parte degli escursionisti snobbino queste vallate meno blasonate, infatti ho incontrato solo due coppie nei pressi del lago, nessun avvistamento umano sulle cime circostanti. La gita non è proprio breve, ma non ha significativi tratti di spostamento, infatti si sale praticamente sempre dall'inizio alla fine.

Data: 19/10/2014
Quota max: 2939
Partenza da: Alboni
Quota partenza: 1384
Dislivello: 1561
Zona: Val Grande di Lanzo
Difficoltà: EE

43 Immagine(i), Inserita il 14/02/2015

Monte Tibert & Monte Crosetta - 1 gennaio 2015



Primo giorno dell'anno, e finalmente prima gite con le ciaspole di questo inverno anomalo.
Sono salito stile toccata e fuga al Crosetta, prima di proseguire per il Tibert. La parte bassa è completamente spoglia, poi si trova del ghiaccio vico sulla strada, e finalmente la neve diventa continua dalla conca con i ruderi di baite. Da qui mi sono spostato verso destra e ho salito il pendio-dorsale diretto alla cima, su ottima neve, crostosa e portante che ha permesso una salita molto veloce. In discesa sono invece passato dal vicino colle, e quindi ho recuperato la via di salita a 2000 m circa. Salita molto indicata a chi è alle prime armi con le ciaspole.
Perr il Tibert, cercando di non perdere troppo dislivello, ma alla fine risparmierò circa 150 m, ritorno tramite la stradina sopra il Santuario di San Magno, e poi con un breve tratto pianeggiante, raggiungo le Grange Nollo, dove attacco la salita ormai 10.30 ma con neve perfetta, dura e portante. Con un po' di fantasia l'innevamento seppur scarso consente di tenere da subito le ciaspolema i prati sono agli sgoccioli. Dalle Grange invece l'innevamento diventa decisamente più abbondante e non ci sono più punti scoperti. Gran caldo in salita, mitigato in alto da una leggera brezza. Io sono salito dalla via diretta del versante sud, prima per un ampio canalone, poi per una serie di dorsali fino al ripiano che spezza la salita. Fino qui salita con pendenza sostenuta ma senza problemi. Mi dirigo quindi verso la cima, finchè 20 m sotto mi trovo su una lastra di neve marmorea, liscia e ripidissima, qui mi pianto e sarei ancora lì se non fosse sceso un ragazzo scialp dalla cima a darmi sostegno morale (grazie)... stupidamente avevo deciso di lasciare a casa i ramponi, che invece sarebbero serviti nella parte alta. Superata la difficoltà ultimi metri più semplici fino alla croce.
Per la discesa, su consiglio del simpatico ciaspolatore di Calizzano ho percorso la dorsale sud, via piuttosto diretta e sostenuta, per fortuna con neve decisamente più comoda con le ciaspole, crosta morbida piuttosto divertente, infatti sono sceso davvero rapidamente. Incontrata la stradina, l'ho seguita comodamente fino al santuario.
Oggi solo una decina di persone, equamente divise tra scialp e racchettari, giornata splendida e molto calda. Finalmente sono riuscito a farmi venire la voglia a mettere le racchette ai piedi, che la stagione abbia inizio!

Data: 01/01/2015
Quota max: 2647
Partenza da: Santuario di San Magno
Quota partenza: 1761
Dislivello: 1200 totali
Zona: Valle Grana
Difficoltà: MR/BR

26 Immagine(i), Inserita il 01/02/2015

Cima delle Manse, Tete Platasse, Colle di Roburent - 06 gennaio 2015



Ho raggiunto la cima delle Manse partendo da le Pontet ma.... passando dal Colle di Roburent.... nel senso che oggi la cima prefissata era il Mont Pierassin, che contavo di salire dal Colle di Roburent per cresta, però non ho fatto i conti con il lavoro del vento, che nel tratto ripido sotto la Punta di Roburent ha creato placche ventate e parecchi lastroni, che dopo alcuni timidi tentativi durante i quali questi si staccavano sotto i miei piedi, ho girato i tacchi, e così piano B (in realtà potevo ugualmente salire in cima abbassandomi al lago dell'Oronaye e salendo dal percorso scialpinistico, ma era tutto in ombra e non avevo voglia), così cercando di non perdere troppo quota, anche se 200 m sono inevitabili, oltre a una serie di gobbe saliscendi, mi sono diretto alla Cima delle Manse. Il pendio per la cima era ormai con neve piuttosto umida, le racchette non tenevano più così per evitare i miei soliti casini, sono salito a piedi coi ramponi, raggiungendo la vetta senza problemi, a parte il caldo infernale. Dopo la cima delle Manse ho proseguito per la facile dorsale nel senso opposto toccando anche la simpatica e panoramica Tete Platasse. Sceso poi dal percorso classico sino in fondo al vallone.
Capitolo innevamento: sembra di essere a marzo, la prima parte del vallone da le Pontet stando sul percorso estivo è quasi spoglia, conviene o stare sul versante opposto (lungo e scomodo traverso) oppure meglio calzare le racchette sotto il Bec du Lievre. Da qui in avanti neve continua più consona per la stagione. Oggi a parte un po' di vento frizzante a inizio gita, gran caldo e sole a palla, tanto è vero che i pendii esposti avevano neve ormai primaverile.
Parecchia gente un po' su tutti gli itinerari, quasi tutti scialpinisti ma anche qualche sporadico racchettaro.

Data: 06/01/2015
Quota max: 2727
Partenza da: le Pontet
Quota partenza: 1950
Dislivello: 1000 totali
Zona: Valle Stura/Ubayette
Difficoltà: BR

30 Immagine(i), Inserita il 13/01/2015

Punta Cressa & Bec di Nona - 23 novembre 2015



Partenza dal parcheggio antistante il camping oltre le case di Surro, quindi breve tratto di strada e inizia il sentiero, che porta alle belle baite de l'Agnerezzo.Da qui il sentiero inizia a salire nel bosco, toccando diverse baite sparpagliate nei prati, fino a raggiungere la strada che termina alla baita Trucchet, dove nei tratti in ombra inizia la neve. Da qui inavanti il sentiero sempre evidente anche se non eccessivamente segnalato, sale deciso per il pendio di rado bosco e poi erboso, dove a quota 1750 m inizia l'innevamento continuo, neve in parte già trasformata (20 cm circa) che ha reso piacevole la salita (solo scarponi) anche dritto per dritto, tant'è che ho raggiunto la Punta Cressa senza passare dagli alpeggi Cressa, ma salendo il pendio diretto. Dopo una breve pausa, ho ripreso il percorso verso l'obiettivo di giornata, il Bec di Nona che mi era sfuggito un anno fa a causa di condizioni di innevamento non sicure. Oggi invece la neve in cresta non è molta (40-50 cm) ma inconsistente, quindi parecchio faticosa, nonostante la presenza di una traccia creata da un gigante vista la distanza dei passi. Il primo tratto è comodo, poi si deve superare una fascia più rocciosa, aggirabile su entrambi i versanti ma che in queste condizioni di neve ha richiesto un po' di ravanamento tra arbusti e alberi. Ultimi metri molto scivolosi per l'erba olina affiorante, ma niente di pericoloso, e così raggiungo la massiccia croce di legno in cima.
Per la discesa avevo in mente l'anello scendendo al colletto del Mont de Ciarma, ma non mi sono fidato a causa del terreno estremamente viscido, così rientrato sui miei passi, questa volta passando dagli alpeggi Cressa (gradevole pausa al sole del pomeriggio). E quindi giù molto rapidamente sfruttando le lingue nevose, e poi con percorso piacevole, con qualche scorciatoia nei prati, sono rientrato all'auto.
Gita azzeccata in pieno, bel sole dall'inizio alla fine (il colmo è che a pochi km di distanza il cielo era velato o addirittura nebbioso!). Nei paraggi oggi poca gente, due escursionisti incontrati in discesa dalla Cressa, e un paio avvistati sul versante di Lillianes.

Data: 23/11/2015
Quota max: 2085
Partenza da: Surro Superiore
Quota partenza: 1200
Dislivello: 1000 totali
Zona: Canavese
Difficoltà: E

31 Immagine(i), Inserita il 10/01/2015

Punta del Pianello, Cima Biolley - 17 novembre 2014



Gita decisamente selvaggia, con poco sentiero e molta parte di avventura (utile se non indispensabile una traccia gps, ma nonostante ciò talvolta sono finito nei rovi e vegetazione invadente). Partenza dal Ponte Folle nei pressi delle miniere di Traversella, e salita lungo la strada delle miniere (un po' spettrale). Raggiunto il secondo ponte, è iniziata la salita per sentieri nel bosco, con qualche perplessità sulla via da seguire, poi spostandomi a sinistra ho raggiunto il torrente che ho attraversato nei pressi di una bella cascata, e quindi mi sono portato sui bellissimi prati costellati di baite del versante opposto. A circa 1300 m ho nuovamente attraversato il torrente verso destra, questo sicuramente è il tratto più scomodo del percorso, perchè l'antica traccia ormai è svanita, e lascia posto a rovi e arbusti. Anche la risalita della sponda opposta è faticosa, fino quasi alla dorsale, dove si incontrano alcuni ometti e poi finalmente un sentiero più marcato, oggi ricoperto da viscida erba secca. Questo sentiero sale gradualmente una dorsale, per poi compiere un traverso insidioso con neve o ghiaccio, ma oggi tutto ok. Raggiunta nuovamente la dorsale, la traccia piega verso destra, in direzione dell'Alpe Pian del Gallo Inferiore e Superiore, poste in luoghi davvero dimenticati dal mondo. La traccia un po' appare un po' scompare, ma il percorso è intuitivo, pur attraversando ripidi pendii erbosi. Dopo il secondo alpeggio compare un po' di neve, giusto una spanna, che non crea comunque alcuna difficoltà. Raggiunto il Colle Pian del Gallo, non mi lascio sfuggire la vicina Cima del Pianello, salendo il pendio innevato (20 cm) fino al grosso ometto in cima. Ridisceso al colle, proseguo come da programma sulla dorsale in direzione della Cima Biolley, con chiazze di neve nella prima parte, e innevamento continuo nei tratti in cui il sentiero si sposta sul versante di Scalaro, esposto a nord. Anche in questo caso nessuna difficoltà. Dalla cima, sceso comodamente lungo la traccia gta in direzione del Colle della Cima, dal quale in pochi minuti si è sulla Cima Bracca (che avevo già salito anni fa con le racchette da neve). Da questa, ritornando al colle, ho inizialmente trovato un evidente sentiero che scende nel vallone sottostante verso Traversella, peccato che poi questa si perde facilmente, perciò mi sono ritrovato a scendere alla buona per pascoli abbastanza ripidi, finchè nei pressi di un canalone ho recuperato il sentiero, che mi ha riportato con un comodo traverso pianeggiante alle baite incontrate all'andata. Da qui nuovamente per il percorso a me noto, fino all'auto, che raggiungo con gli ultimi scampoli di luce, d'altra parte oggi le temperature primaverili invitavano a godersi appieno la giornata).
Nessun umano sul percorso, e stranamente nemmeno animali avvistati.

Data: 17/11/2014
Quota max: 1990
Partenza da: Traversella
Quota partenza: 810
Dislivello: 1300
Zona: Val Chiusella
Difficoltà: EE

26 Immagine(i), Inserita il 07/01/2015

Monte Morion - 31 ottobre 2014



Oggi ho scelto una meta tranquilla nella Valle di Saint Barthelemy con intenti più che altro esplorativi di questa vallata secondaria, che però in questo periodo dell'anno è veramente stupenda. Il bel sentiero inizia dall'area pic-nic di Porliod, e dopo un breve tratto nel lariceto (colori autunnali strepitosi) esce su ampi pascoli che ora sembrano praterie, in direzione dell'Alpe Tza de Fontaney. Dolcemente si prosegue al Col du Salvè, che si affaccia sulla comba di Cuney. Dal colle alla cima il sentiero è impeccabile, percorre la cresta (potrebbe essere insidioso solo con neve o verglas) totalmente pulito e asciutto fino alla panoramicissima cima; qualche escursionista incontrato anche qui, ma la maggior parte delle persone in giro si è diretta verso l'oratorio di Cuney. La gita è piuttosto breve, in poco più di 2 ore sono arrivato in vetta senza correre.

Data: 31/10/2014
Quota max: 2709
Partenza da: Porliod
Quota partenza: 1879
Dislivello: 830
Zona: Valle di Saint Barthelemy
Difficoltà: E

33 Immagine(i), Inserita il 27/12/2014

Elbrus 5642 m - 21 agosto 2014



1° giorno: arrivo a Mineralnye Vody e trasferimento in pulmino lungo l'affascinante vallata di Terskol lungo il fiume Bakzan (il tragitto è lungo circa 4 h). Sistemazione in un bell'alberghetto in legno di recente costruzione.

2° giorno: prima salita di acclimatamento, partendo direttamente da Terskol, salendo una cima molto frequentata dai russi (grazie alla presenza di una seggiovia), il Cheget fino ad una quota di 3200 m circa; la vera cima è posta più avanti a 3475 m, ma la nostra guida ha impedito di proseguire a causa della vicinanza con il confine georgiano (in effetti nessuno ha proseguito oltre). Il panorama da qui è incredibile, non solo sulla mole del vicino Elbrus, ma su montagne incredibili ed ardite, con ghiacciai e seracchi incombenti e in continua evoluzione. Oggi giornata tersa e calda.

3° giorno: trasferimento in pulmino fino ad Azau e formazione del gruppo (2 italiani e 6 russi). Salita con gli impianti fino all'arrivo della seggiovia e trasferimento con il gatto delle nevi di persone e materiale fino ai nostri rifugi-container a quota 3800 m (a metà tra quelli più in basso e i più alti). Bisogna far finta di non vedere gli obrobri costruiti e i rottami sparsi ovunque, oltre che alla presenza di rifiuti organici e non, disseminati come in un campo minato. Nel pomeriggio era prevista una prima salita di acclimatamento, ma abbiamo dovuto rinunciare a causa del maltempo (pioggia e temporale).

4° giorno: dopo una notte con un forte temporale (tuoni e lampi paurosi!) partenza mattutina alle 10, con tempo discreto, e salita di acclimatamento fino alle Rocce Pastuchov, con tratto finale nella nebbia e sferzati dal forte vento misto a neve, molto freddo quindi rapida ritirata fino a tornare al rifugio.

5° giorno: altro forte temporale notturno, questa volta con deposito di 3 cm di neve al suolo! In mattinata un miglioramento del meteo ci permette di uscire per compiere un'esercitazione su neve con utilizzo di piccozza ramponi e corda, con divertenti simulazioni di scivolate ecc. Nel pomeriggio riposo, con tempo in miglioramento ma con vento forte e freddo. In serata briefing e decisione di tentare la salita in cima nella notte successiva, considerate le previsioni meteo in miglioramento e con diminuzione dei venti. Qui anche la decisione della guida di utilizzare il gatto delle nevi per la salita fino a sopra le rocce Pastuchov. Noi italiani abbiamo provato a opporci ma la guida decide, e quindi niet (considerando anche che i russi del nostro gruppo erano d'accordo nell'utilizzo del gatto).

6° giorno: sveglia alle 2.30, temporale notturno (leggero accumulo nevoso) passato e bella stellata, con nebbia in alto. Assenza di vento e temperatura non fredda. Colazione alle 3 e alle 4 dopo esserci vestiti di tutto punto (utilizzato piumino d'alta quota affittato in loco) alle 4 il gatto delle nevi ci conduce alla quota stabilita, e da qui proseguiamo a piedi, su un manto di 30 cm di neve caduta nelle notti precedenti. Non fa freddo e non c'è vento, la salita è inizialmente ripida fino all'inizio del lungo traverso. Arriviamo alla sella tra le due cime ormai con il giorno, le frontali non servono più, la salute è ottima per tutto il gruppo. Le nebbie si alternano a schiarite, e si intravede in alto l'azzurro. Riprendiamo dopo una sosta la salita, ora più ripida e con passo molto blando, fino alle corde fisse che creano qualche problema ad un paio di persone dei nostri (alle prime armi!). Io proseguo da solo e arrivo al termine delle corde, in attesa degli altri. Qualche intoppo tra gente che sale e gente che scende, nel frattempo siamo al di sopra delle nuvole e con un cielo sereno stupendo! Il vento purtroppo qui diventa più forte e fastidioso. Ricompattato il gruppo, si riparte, ora con percorso più semplice fino in vetta, dove arriviamo attorno alle 9! Grandissima emozione e felicità per tutti. Ma la pausa a queste quote deve essere breve, occorre scendere di quota, anche perchè sia l'altitudine che il freddo causano un po' di mal di testa a tutti (io non ho utilizzato nessun farmaco, anche se con il senno di poi un paio di aspirine le avrei prese). In discesa abbiamo evitato le corde fisse passando per il pendio più a sinistra, qui il vento molto fastidioso unito a un leggero malessere mi ha fatto penare non poco; per fortuna alla sella entrambi i fattori sono migliorati. Rinunciato come tutti alla cima est (tempo in deterioramento e comunque non sarebbe stato saggio salire), si scende piuttosto tranquillamente fino al punto in cui ci ha lasciato il gatto nella notte. Qui metà d el gruppo decide di pagare anche per la discesa meccanica, mentre noi due italiani e due russi con la seconda guida, proseguiamo a piedi, dato che la discesa non presenta difficoltà, anzi si rivela divertente con lunghe scivolate (anche con il sedere!). Gli ultimi 200 con neve davvero marcia fanno fatica un po' di più, ma almeno abbiamo avuto la soddisfazione di essere scesi con le sole nostre forze!

7° giorno: preparazione dei bagagli e discesa mat

Data: 21/08/2014
Quota max: 5642
Partenza da: Azau
Zona: Caucaso
Difficoltà: F

49 Immagine(i), Inserita il 04/12/2014

Pointe de Trois Communes & Authion (MTB) - 18 ottobre 2014



Partenza da Breil con clima praticamente estivo, salita su asfalto bella e regolare, con la strada che si infila suggestivamente nella gola del Vallone della Maglia. Asfalto rovinato nell'ultima parte ma per la mtb è perfetto. Terminato l'asfalto, poco dopo ecco il bivio per la Baisse de la Dea, che ignoro (ottima intuizione) proseguendo per Campo del Bosco e quindi per Maglia, con un tratto di lungo e panoramico falsopiano che attraversa tutto il vallone portandosi sulla sponda opposta. Si riprende a salire con percorso facile e bello (pendenze modeste tra il 5 e 8%, e poi con vari tornanti si raggiunge su bello sterrato la Baisse de Colla Bassa (fontana funzionante). Dopo la strada diventa meno bella, e si devono affrontare 3 km un po' dissestati, inoltre qui si incontrano le pendenze maggiori, fino all'11%, comunque si mantiene perfettamente la ciclabilità. Superato il tratto più brutto, la pendenza si attenua e inizia un infinito mezza costa (praticamente per 8 km non c'è una curva), nel bell'anfiteatro della parte alta del vallone, si ragiunge e si supera la Baisse de Caran, e infine aggirato un costone, si sbuca alla strada asfaltata dell'Authion. Ormai mancano 2 km di asfalto, duretti (8-10%) sopratutto perchè si arriva con 25 km di salita nelle gambe. Giunto in cima al forte, ultimo tratto di sterrata (che sarebbe vietato alle mtb) perfettamente pedalabile. Peccato per la nuvolosità (non prevista) che ha sensibilmente limitato il panorama. In discesa ho proseguito per la strada dell'Auhion, aggirando la montagna, e ritornando al termine dell'asfalto. Optato poi per la discesa verso la Baisse de la Dea, che in realtà inizialmente è un falsopiano e poi presenta una risalita di 100 m, su bella pista forestale. Poi quando inizia la discesa vera e propria, il fondo degrada molto, non è particolarmente piacevole, strada sassosa anche se suggestiva perchè a picco sul fondo del vallone. Dopo la Baisse de la Dea, se possibile, la strada peggiora ancora (in parte dovuto alle ultime piogge), sassi rami e foglie a mascherare il tutto. Discesa a dir poco infinita, si incontrano numerosi bivi (senza gps qui è un delirio) e finalmente ritorno al bivio di Campo del Bosco, dove non resta che rientrare a Breil sur Roya.
Con il senno di poi effettuerei la discesa dalla strada di salita, sicuramente più piacevole e scorrevole, eventualmente provando la sterrata su Fontan dalla Baisse de Colla Bassa. Per il resto gran bel posto, salita molto lunga ma mai difficile, peccato il meteo non a livello delle aspettative. Poca gente nei paraggi, ma una decina di altri bikers li ho incrociati. Sono ancora presenti diversi greggi di pecore, con relativi cani anti-lupo, non sempre custoditi e socievoli.

Data: 18/10/2014
Quota max: 2080
Partenza da: Breil sur Roya
Quota partenza: 340
Dislivello: 1850
Zona: Valle Roya
Difficoltà: MC/BC

21 Immagine(i), Inserita il 15/11/2014

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