Escursione ad una cima estremamente panoramica nei dintorni del Col de l'Iseran. E' una delle poche occasioni di raggiungere una quota così elevata con un dislivello limitato, grazie alla strada che arriva ad oltre 2700 metri di quota. Lasciata l'auto all'ultimo tornante prima del colle, quotato m 2710, si segue una strada sterrata che parte dal tornante e in pochi minuti porta alla partenza di due seggiovie. Si prosegue attraverso l'arrivo di uno ski-lift e si imbocca un sentiero ben visibile che costeggia il lato nord del Ruisseau de la Reculaz. Dopo poco si passa in un punto in cui il torrente ha intagliato la roccia con interessanti risultati. Per raggiungere la cima è sufficiente seguire il sentiero che, dopo un po' di avvicinamento, inizia decisamente a salire. A tratti il sentiero diventa poco visibile ma è sempre ben segnalato da ometti e finalmente raggiunge il Col de l'Ouille Noire. Prima della salita finale è opportuno fare un po' attenzione: se non si vedono più ometti vuol dire che si ha tirato dritto nel vallone sotto la cima, mentre in sentiero gira a sinistra verso l'altipiano di fronte al ghiacciaio Gran Pisaillas. Per la precisione il sentiero principale raggiunge una sella poco a sud del colle, nell'ottica di raggiungere la cima. Da qui si segue la cresta fino a raggiungere la cima, parzialmente coperta dal ghiacciaio. Fino a poco tempo fa sembra che il punto più alto fosse sul ghiaccio, ma ora non è più così. Il panorama è spettacolare: la cima si trova in una posizione isolata e non ci sono cime più alte nei dintorni, tranne la Pointe du Montet che però toglie pochissima visuale. Sono visibili le principali cime dei dintorni ed i ghiacciai lungo il confine tra Italia e Francia. Complessivamente l'itinerario richiede più attenzione di quello che porta all'Aiguille Pers partendo dal colle (tutto su un chiaro sentiero) ma il panorama, per quanto simile dato che due le cime sono piuttosto vicine, è più vasto. Entrambe questi cime sono sicuramente adatte a fare “assaggiare” l'alta montagna a qualcuno che non la frequenta abitualmente.
Data: 07/09/2007 Quota max: 3357 Partenza da: Col de l'Iseran Quota partenza: 2710 Dislivello: 647 Zona: Valle dell'Arc (Francia) Difficoltà: EE
12 Immagine(i), Inserita il 11/09/2007
Cresta Col des Muandes - Rocher de la Grande Tempête (2 settembre 2007)
Escursione molto panoramica lungo la cresta che separa l'alta Valle Stretta dalla valle di Nevache. La gita è piuttosto lunga: il Col de Muandes è lontano, poi il ritorno lungo la cresta è necessariamente lento. Partiti dalle Grange di Valle stretta abbiamo risalito il fondovalle fino al Ponte delle Fonderia, poi abbiamo preso a sinistra seguendo il sentiero che porta al Tabor. Superata la Maison des Chamois siamo arrivati al ponte che attraversa il torrente:qui abbiamo lasciato il sentiero per il Tabor e abbiamo puntato più a sinistra seguendo una traccia di sentiero che porta al Laghi della Gran Tempesta. Il sentiero, segnato da ometti, prosegue passando vicino al Lac Chardonnet: poco prima, sulla destra, si vede una bella guglia con tre cime molto vicine, di cui una affilatissima. Chissà se il webmaster ci è già salito. Dopo il lago il sentiero sale rapidamente fino al Col des Muandes. Da qui abbiamo deviato verso sud (sinistra) seguendo la cresta. Si avanza lentamente per il terreno pietroso e per i continui saliscendi, ma tutti gli ostacoli possono essere evitati passando sulla destra (lato ovest). Il panorama è vastissimo e spettacolare. In particolare si ha una visuale inusuale sulla zona del Tabor. Dopo il Rocher de la Grande Tempête siamo scesi ad un colletto dove un ometto segna la partenza di un percorso di discesa verso il Lac de la Petite Tempête ed il Lac Lavoir. Quasi ogni colletto che separa le varie cime della cresta è il punto di partenza per un possibile itinerario di discesa. Le caratteristiche sono simili: pendenza elevata e sfasciumi mobili e/o pietraie formate da rocce molto grandi. La guida del Berutto riporta un itinerario che prevede la salita ad uno di questi colli: la cosa è sicuramente fattibile ma molto faticosa (un passo avanti e due indietro). Siamo scesi verso il lago sottostante, che è invisibile dal fondovalle, prima sciando tra gli sfasciumi che franavano con noi, poi attraversando una grossa pietraia. Da lì siamo scesi verso il Lac Lavoir e ritornati al punto di partenza. Credo che questi colatoi potrebbero fare la gioia dei ripidisti, anche se forse sono più corti di quelli da loro frequentati abitualmente.
Data: 02/09/2007 Quota max: 3002 Partenza da: Grange di Valle Stretta Quota partenza: 1765 Dislivello: 1300 Zona: Valle Stretta Difficoltà: EE
24 Immagine(i), Inserita il 03/09/2007
Cime du Laro (5 agosto 2007)
La Cime du Laro è una punta secondaria che si trova tra il Signal du Petit Mont Cenis (Punta Clairy sulle carte italiane) ed il lago del Moncenisio. Lasciata l'auto al colle del Moncenisio, subito prima di scendere verso la Francia, si sale per il sentiero che porta al Fort de la Turra che si raggiunge abbastanza in fretta. Il forte è interessante e merita una visita: l'ideale sarebbe avere una torcia elettrica per esplorare le gallerie nella roccia che portano alle postazioni dei pezzi di artiglieria che erano puntati verso l'Italia. Dal forte si prosegue verso il Pas de la Beccia seguendo una vecchia strada carrozzabile che passa vicino ai baraccamenti dove vivevano i soldati. Più avanti la strada è franata e si trasforma in un sentiero che fa parecchi moderati saliscendi. Quando si arriva all'altezza della Cime di Laro, che si trova sulla sinistra, si inizia a salire per il pendio di sfasciumi, puntando al colletto immediatamente a nord della cima. Ad un certo punto si trova una traccia di sentiero che proviene dal Pas de la Beccia e che porta direttamente al colletto. Purtroppo nella parte bassa il sentiero è scomparso. Arrivati al colletto la sorpresa: pochi metri prima del colle, a quasi 2800 metri, si trova un bivacco in cui evidentemente dormivano soldati francesi. La struttura e identica a quella di un moderno bivacco, con tetto a botte in acciaio e letti a castello. La struttura è in cemento ricoperta con muretti a secco per mimetizzarlo: effettivamente dal basso è praticamente invisibile. Peccato che servirebbe a poco, altrimenti sarebbe possibile restaurarlo con poco sforzo. Al colletto un salto di roccia alto alcuni metri blocca il passaggio: appena dietro il bivacco è possibile salire le rocce arrampicando su una specie di scalinata naturale molto facile. Dopo pochi metri si ritrova un sentiero che sale la cresta. In alternativa si può superare il salto di roccia passando dal versante che dà sul lago e risalire verso la cresta. Sulla cresta un sentiero porta senza difficoltà fino alla cima, da cui si gode un bel panorama sul lago del Moncenisio. Sono tornato per il percorso di salita, ma volendo allungare si potrebbe proseguire fino al vicino Pas de la Beccia e scendere dall'altro versante fino a trovare la strada che porta al Piccolo Moncenisio, quindi rientrare al colle per la strada. Al ritorno il sole ha cambiato posizione e le ombre hanno reso evidenti, sulla montagna di fronte che scende dalla Grand Turra, la tracce di antiche frane che prima erano invisibile. Viene da chiedersi quanto debba aver piovuto per causare un risultato del genere.
Data: 05/08/2007 Quota max: 2881 Partenza da: Colle del Moncenisio Quota partenza: 2081 Dislivello: 800 Zona: Moncenisio Difficoltà: EE
20 Immagine(i), Inserita il 12/08/2007
Anello Punta Nonna - Grand'Uja (7 luglio 2007)
Interessante escursione in una zona molto poco frequentata sullo spartiacque tra Valle di Susa e Valle di Viù, ad ovest della Lunella. L'itinerario è risultato decisamente più faticoso di quanto ci si potesse aspettare basandosi su dislivello e distanza. L'idea originale era quella di salire alla Punta Nonna e ritornare per la stessa via. Lasciata l'auto all'Alpe le Combe, sopra Chianocco, abbiamo seguito la strada sterrata che continua a salire oltre l'alpeggio. Superato il bivio per Colle delle Coupe abbiamo continuato a seguire la strada fino ad un tornante a sinistra da cui parte una stradina che scende fino al bordo della grande frana. Poco prima del tornante una timida striscia di plastica bianca e rossa appesa ad una betulla segna l'inizio del sentiero che attraversa il vallone per salire all'Alpe Colone: per fortuna che c'era una macchina parcheggiata, altrimenti non l'avremmo mai notato. Qui troviamo la sorpresa: la traccia prima scende nell'erba, poi si trasforma in un sentiero che perde più di cento metri di dislivello prima di attraversare il torrente e risalire sull'altro versante. Guardando dall'altro versante è chiaro che non ci sono alternative per attraversare la frana, ma l'idea di risalire quel ripidissimo sentiero alla fine della giornata, con il sole a picco, è sconfortante. Risaliti fino all'Alpe Colone abbiamo scavalcato la cresta che separa Chianocco da Bruzolo e abbiamo proseguito lungo il sentiero che percorre una specie di balcone naturale intorno ai 2000 metri di quota fino all'Alpe Curvino. Di qui abbiamo iniziato a risalire i ripidissimi prati, seguendo una traccia di sentiero che si è persa circa a metà strada. Continuando a salire e spostandoci leggermente a destra (est) nella parte alta siamo finalmente arrivati al colle ad est della Punta Nonna. Per tutta la salita ci ha accompagnato un nugolo di mosche (e qualche tafano) contente di aver finalmente una compagnia diversa dai soliti camosci. Dal colle, risalendo la cresta, si arriva facilmente alla Punta Nonna, che è spostata verso la valle di Viù. A questo punto la prospettiva di dover scendere tra le mosche e risalire il dislivello perso all'inizio ci ha fatto decidere di rientrare per cresta fino al Colle delle Coupe. Il percorso dalla Punta Nonna fino alla base della Grand'Uja è totalmente privo di segni o sentieri: si cammina lungo la cresta, scendendo e risalendo ogni tanto per evitare parti troppo difficili. Lungo il percorso si trovano interessanti affioramenti di minerali di amianto: quelli dilavati dalla pioggia sembrano erba secca, altre pietre sono fibrose e contorte e si sfaldano tra le dita. Meno male che in valsusa non c'era amianto. L'unica compagnia è quella dei camosci. Arrivati alla base della Grand'Uja compare un sentiero e la salita si fa più agevole. Dalla Grand'Uja il panorama è decisamente migliore che dalla Punta Nonna e vale sicuramente l'aver allungato il percorso. La discesa dalla Grand'Uja si svolge tra sfasciumi instabili che sarebbero sicuramente faticosi da risalire. Superata un'altra piccola cima siamo arrivati al Colle Coupe Trape. Da qui il sentiero segue la cresta risalendo parecchio prima di scendere al Colle delle Coupe. Fortunatamente abbiamo intravisto una traccia che, partendo poco sopra al colle, taglia il pendio dalla parte della Valle di Susa e arriva appena sopra la casermetta del Colle delle Copue, risparmiandoci l'ennesimo saliscendi che ci avrebbe probabilmente dato il colpo di grazia. Questo sentiero è segnalato con radi ometti. Dal Colle delle Coupe una mulattiera con ben poca pendenza e infiniti tornanti ci ha riportato al punto di partenza. La gita è molto bella e offre interessanti panorami, ma è assolutamente sconsigliabile in caso di nebbia (molto frequente d'estate): l'assenza di sentieri ben visibili nelle maggior parte del percorso renderebbe molto difficile orientarsi.
Data: 07/07/2007 Quota max: 2666 Partenza da: Alpe le Combe Quota partenza: 1600 Dislivello: 1300 Zona: Valle di Susa Difficoltà: EE
22 Immagine(i), Inserita il 10/07/2007
Gran Truc e Punta Lausarot (26 giugno 2007)
Salendo da Angrogna verso il Colle Vaccera una strada sterrata parte proprio all'altezza dell'ultimo tornante. In auto è possibile percorrerla per quasi un Km prima di trovare un cartello con divieto di accesso. Lì c'è posto per parcheggiare due o tre macchine. La strada contina per un paio di Km ma è sconsigliabile procedere in auto: è strettissima per cui incrociare il margaro che scende sarebbe un grosso problema. La strada porta ad un alpeggio: da qui il sentiero prosegue salendo ad un colle a circa 1800 metri che guarda verso il vallone di Pramollo. Da qui il sentiero ufficiale fa un lunghissimo traversone pianeggiante verso nord fino a raggiungere la cresta che dal colle Lazzarà sale verso il Gran Truc. Visto che il Gran Truc era proprio sopra la mia testa ho deciso di salire direttamente invece di seguire il sentiero. La salita è aiutata da una evanescente traccia saltuaria di sentiero e da qualche ometto. Comunque il percorso si tiene quasi sempre sul lato sud della cresta, tranne l'ultimo tratto che si svolge proprio sulla cresta. Sulla cima del Gran Truc ci sono 1)una croce, 2)una cosa che sembra un ripetitore radio, 3)una ex-antenna CB probabilmente arrostita da qualche fulmine. Dal Gran Truc ho seguito la cresta fino alla Punta Lausarot. Il sentiero è evidente e segnato tranne nell'ultima parte dove non è molto visibile e si deve andare un po' a vista. Sarebbe stato bello proseguire lungo la cresta, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo. Discesa lungo l'itinerario di salita.
Data: 26/06/2007 Quota max: 2481 Partenza da: Colle Vaccera Quota partenza: 1480 Dislivello: 1001 Zona: Pinerolese Difficoltà: EE
13 Immagine(i), Inserita il 29/06/2007
Montagna di Foresto (18 marzo 2007)
Gita esplorativa sulla montagna di Foresto, dove non ero mai stato. Da Foresto ho preso la mulattiera che parte dal lato ovest dell'Orrido e sale verso il Rocciamelone. Faceva un caldo da squagliarsi: sicuramente queste non sono zone da percorrere in estate. Ho scoperto che nella zona molti sentieri sono ben segnalati con dei segnavia e paline agli incroci: si tratta di un ottimo lavoro che aiuta non poco chi non conosce la zona. Io non ne sapevo niente ma ho presto scoperto che il percorso che intendevo seguire era segnalato da un cerchio rosso: altri percorsi hanno triangoli e altre figure. In ogni caso per orientarsi bene è sicuramente consigliabile la cartina al 25000 pubblicata dal parco Orsiera-Rocciavrè: il solito 50000 dell'IGC non è sufficiente. Salendo si incontra un primo sentiero sulla destra che scende verso il rio Rocciamelone per risalire verso il Truc S. Martino: non molto dopo, a quota 800 circa, un sentiero pianeggiante si dirige verso destra: il cartello indica “Armita”. Dopo un lungo percorso pianeggiante si arriva al torrente, da cui si vede una strana “caverna” prodotta dall'erosione. Attraversato il torrente il sentiero riprende a salire ed è abbastanza ripido. Poco dopo si arriva al bivio per Meisonasse, dove io ho continuato a salire verso l'Armita. Il sentiero guadagna circa 500 metri di dislivello con uno spostamento minimo: risale una parete molto ripida passando in luoghi che dal basso sembrerebbero impossibili, ed è sempre molto largo. Chi ha costruito questi sentieri, molto tempo fa, ha fatto un lavoro incredibile. Poco prima dell'Armita ci sono molti cespugli da agrifoglio, qualcuno ha perfino le bacche rosse. Al termine della salita sono arrivato all'Armita, che risulta essere la deformazione della parola “Eremita”. In effetti il posto è molto adatto ad un eremitaggio: si tratta di un balcone naturale che guarda sulla vallata. Un tempo c'erano prati pianeggianti, ora purtroppo le case sono diroccate e i prati sono infestati da piccoli pruni selvatici. Dall'Armita il sentiero si dirige verso est attraversando il vallone su un percorso pianeggiante. Una gradita sorpresa è Fontana Beneita: si tratta di un vero e proprio ruscello che esce dalla montagna, molto gradito dato che la salita, con quel caldo, mi aveva quasi sciolto. Nel frattempo ha iniziato ad alzarsi il vento, con raffiche anche forti. Appena oltre la fontana un sentiero, segnato con macchie rosse di vernice, sale verso la Fugera (almeno credo), io ho continuato a seguire il sentiero pianeggiante che va verso Cà Teissard. Dopo un po' il sentiero ha iniziato a salire: la cosa era anche segnata sulla carta così non mi sono preoccupato, ma devo essermi distratto perché sono finito su un sentiero segnato solo con macchie rosse che continuava a salire. Dopo un po' mi sono reso conto e ho visto il sentiero “giusto” attraversare un pendio ripido abbastanza più in basso. Probabilmente lo ho perso nei dintorni di un airal (piazzale) dove ho trascurato la regola d'oro: “per ogni airal c'è sempre un sentiero”. Comunque ho visto che il sentiero su cui mi trovavo puntava verso la cresta che sale da Cà Teissard e che avrebbe incrociato il sentiero che sale verso La Fugera, così ho continuato a salire: tento valeva finire di ammazzarmi di fatica. Raggiunta la cresta ho trovato il sentiero che scende dalla Fugera. Poco sotto ci sono due curiosi torrioni di roccia, poi sono arrivato a Cà Teissard dove ho ritrovato il sentiero che avevo perso. Seguendo il sentiero si scende rapidamente verso il Truc S. Martino e poi fino a Foresto. In definitiva si tratta di una gita interessante che attraversa zone quasi selvagge. L'esposizione la rende ideale per il periodo invernale, dato che la neve dura molto poco. Se posso terminare con un consiglio, direi di non sottovalutare il percorso. Guardandolo sulla cartina e basandomi sul dislivello mi sarei aspettato una gita non particolarmente faticosa. Invece, forse a causa del caldo, forse perché il sentiero è sempre molto ripido, o forse per chissà quale motivo, il percorso mi ha stancato molto più del previsto.
24 Immagine(i), Inserita il 19/03/2007
Alpeggi di Condove 2 (14 gennaio 2007)
Un'altra escursione dedicata alla visita di vecchi alpeggi sulla montagna di Condove. Questa volta il percorso si è svolto alle pendici di Rocca Patanua e della Lunella. Giornata bella e molto calda, specie nel vallone riparato dal vento, dove abbiamo visto crocus, violette e margheritine fiorite(!). Lasciata l'auto alle Grange di Maffiotto abbiamo seguito la mulattiera pianeggiante che porta alla fonte Naitolera (asciutta!), abbiamo proseguito ed abbiamo iniziato a salire fino ad incontrare la strada che da Vaccherezza porta fino all'Alpe Ghet. Continuando a salire siamo passati per l'Alpe Colombere e siamo arrivati all'Alpe Praburet, da cui si vede bene il vallone che sale fino alla Lunella. In questa parte di salita faceva un caldo decisamente anomalo (da squagliarsi). Da qui abbiamo preso un sentiero, non molto visibile e sicuramente poco frequentato (pieno di lamponi secchi), che attraversa il vallone e sale in direzione sud fino all'Alpe Tulivit. Questo sentiero è poco esposto al sole, così siamo anche riusciti a pestare un po' di neve e la temperatura era più adatta alla stagione. Dall'Alpe Tulivit abbiamo proseguito fino ai ruderi dell'Alpe Tuluit dove abbiamo preso il sentiero che scende da Rocca Patanua e che ci ha riportati all'auto.
16 Immagine(i), Inserita il 16/01/2007
Alpeggi di Condove (30 dicembre 2006)
Escursione che tocca alcuni dei molti alpeggi che si trovano sulla montagna di Condove: parecchi di questi alpeggi sono ancora abitati in estate. La prima parte dell'itinerario può anche essere percorsa per raggiungere la Punta Sbaron seguendo una strada diversa dalla solita. Abbiamo seguito in auto la strada del Colombardo fino alla sbarra di Prato del Rio dove abbiamo parcheggiato, poi abbiamo proseguito a piedi. Poco dopo il bivio per Vaccherezza abbiamo preso usa stradina sterrata sulla sinistra che porta ad alcune case poco lontano, poi abbiamo proseguito seguendo una larga mulattiera fino all'Alpe delle Balme. Abbiamo risalito il vallone pr un po', poi abbiamo seguito un sentiero a sinistra (ben identificato da tre pini) che ci ha portati fino alla cresta. Risalendo la cresta siamo arrivati all'Alpe Muandetta: da qui sarebbe possibile proseguire fino alla Punta Sbaron, per poi scendere seguendo l'itinerario abituale. Noi invece abbiamo seguito verso ovest la strada che ci ha portato all'Alpe del Chiet, all'Alpe Chiet Grosso e all'Alpe della Portia. Da qui siamo scesi nel vallone fino all'Alpe Barauda e ad una strada che ci ha riportati, passando per l'Alpe Gagnor, fino a Piano del Rio. Nel complesso un bel giro in una zona che si presta bene ad escursioni invernali.
Data: 20/12/2006 Quota max: 2000 Partenza da: Prato del Rio Quota partenza: 1400 Dislivello: 600 Zona: Valle di Susa Difficoltà: E
21 Immagine(i), Inserita il 31/12/2006
Monte Bellavarda (12 novembre 2006)
Breve escursione ad una vetta sullo spartiacque tra la Val Grande e la Valle dell'Orco. Il nome ed alcure pagine internet lasciavano presagire un bel panorama dalla vetta. Lasciata l'auto all'Alpe di Coassolo abbiamo seguito un sentiero pianeggiante fino al colle della Gavietta, siamo saliti al colletto tra la Punta Marsé ed il Bellavarda, quindi siamo saliti in cima. Il vento era molto forte e la 'gonfia del vento' rendeva invisibili le montagne al confine con la Francia. In cima il panorama non era così esteso come si poteva supporre, in cambio c'era una delle più grandi croci che abbia mai visto su una cima. Al ritorno il vento è diminuito e la visibilità verso la Francia è migliorata. Dal Colle della Gavietta siamo saliti in cima a La Rossa e da lì abbiamo avuto una bella sorpresa: il panorama era molto più esteso, probabilmente perché la cima ha all'incirca la stessa quota del Bellavarda ma è più vicina alla pianura e lontana da cime più elevate. In definitiva direi che La Rossa è sicuramente indicata per portare a fare due passi qualcuno che cammina poco, tanto per fargli vedere un bel panorama.
Data: 12/11/2006 Quota max: 2345 Partenza da: Alpe di Coassolo Quota partenza: 2032 Dislivello: 550 Zona: Valli di Lanzo Difficoltà: E
13 Immagine(i), Inserita il 13/11/2006
Punta Lunella (2 novembre 2006)
Escursione abbastanza lunga, non solo per il dislivello ma anche per il notevole spostamento. Si lascia l'auto a Prarotto, nel parcheggio di fronte alla cappella, e si sale per una strada sterrata che porta ad alcune case. Poco dopo la strada si trasforma in un sentiero che quasi subito passa alla base del grande traliccio di un elettrodotto. Si sale in un bosco via via più rado fino ad arrivare all'Alpe Formica. Da qui in poi gli alberi spariscono e la visuale diventa più libera. Si continua la salita fino a Rocca Patanua: è possibile rimanere nel sentiero senza salire in cima, risparminado una decina di metri di dislivello. Subito dopo Rocca Patanua il sentiere perde quota lungo la cresta che prosegue verso nord, sul confine del vallone del Gravio, poi riprende a salire sempre seguendo la cresta. Giunti ad un ampio pianoro al termine di questa cresta il sentiero devia decisamente a destra e da qui in poi il percorso si svolge sul versante sud-est. Il sentiero è sempre ben segnalato con tacche di vernice e non comporta difficoltà. Nell'ultimissimo tratto si sale un pendio ripido e erboso tra le rocce: è necessario usare le mani in qualche punto ma l'appoggio per i piedi è sempre molto largo. Il percorso sembra più difficile nelle foto di quanto sia in realtà.
Data: 02/11/2006 Quota max: 2772 Partenza da: Prarotto Quota partenza: 1437 Dislivello: 1470 Zona: Valle di Susa Difficoltà: EE