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Album Foto > Album personali > f.senore 1387 immagini in 67 albums visti 155064 volte
Punta Cruvin con circonvallazione di Rocca Patanua (5 ottobre 2008)



Escursione dedicata all'esplorazione di un vecchio sentiero che aggira Rocca Patanua.
Tutto è iniziato l'anno scorso quando dalla Punta dell'Adois avevo visto la traccia di un sentiero che attraversava le rocce alla base di Rocca Patanua e permetteva di risalire verso il vallone sotto la Lunella senza dover salire fino alla Patanua. Un tempo le montagne erano piene di sentieri del genere che permettevano agli abitanti di spostarsi senza troppa fatica. Il sentiero parte dall'Alpe Tulivit e porta fino al pianoro alla base della Rocca del Prete.
Lasciata l'auto alla cappella di Prarotto siamo saliti lungo il sentiero per Rocca Patanua fino a poco sopra l'Alpe Formica. Da qui un sentiero devia verso destra e porta all'Alpe Tulivit: oltre l'Alpe troviamo traccia del sentiero che ci interessa, che parte leggermente in salita. In effetti all'inizio la traccia non è molto visibile: la cosa migliore è seguire il tubo dell'acqua di plastica che scende fino all'Alpe Formica e che è utilizzato per abbeverare le mucche. Scopriremo che il tubo segue il nostro sentiero fino al vallone immediatamente sotto Rocca Patanua, dove poi risale fino a trovare evidentemente una sorgente. Decisamente la zona deve essere ben povera d'acqua, se i margari hanno posato più di due Km di tubo.
Dopo i primi metri il sentiero diventa più visibile e, fortunatamente, è anche aperto: rododendri e altre forme di vegetazione sono stati eliminati lungo il suo percorso, non so se da uomini o animali. La traccia si segue facilmente fino a quando si raggiunge l'ultima cresta prima del vallone che sale alla Rocca del Prete. Qui sembra che la traccia scenda fino ad una spalla più in basso prima di cambiare versante. Abbiamo scoperto a nostre spese che non bisogna scendere ma proseguire in piano fino alla cresta: da qui si riesce ad intravvedere la traccia che si addentra nel vallone in leggera salita. Raggiunto il vallone lo si risale spostandosi progressivamente verso destra fino a raggiungere il bel pianoro sotto la Rocca del Prete, dove c'è anche un bel ruscello alimentato da un'ottima sorgente.
Da qui non resta che risalire i prati fino al colle dove la cresta che sale da Rocca Patanua si unisce allo spartiacque con la valle di Viù.
L'idea originale era di tornare indietro, poi abbiamo pensato che visto che eravamo arrivati fin lì tanto valeva salire in cima a qualcosa, così siamo saliti fino alla Punta Cruvin. Si tratta della cima immediatamente ad ovest della Lunella, così chiamata sulla carta IGC e senza nome nelle carte militari. In cima bel panorama e vento molto freddo.
Scendendo abbiamo curiosato nelle pietraie e nelle tracce di vecchi scavi, trovando abbondanti quantità di fibre di amianto. Sembra che la pioggia le dilavi e che si raccolgano tutte in alcuni punti dove il terreno sottostante fa da filtro: il risultato è uno stato compatto di fibre che è meglio non respirare. Meno male che in valle non c'era amianto.
Al ritorno abbiamo seguito il sentiero normale, passando per Rocca Patanua.


Data: 05/10/2008
Quota max: 2690
Partenza da: Prarotto
Quota partenza: 1437
Dislivello: 1300
Zona: Valle di Susa
Difficoltà: EE

20 Immagine(i), Inserita il 07/10/2008

Pointe des Fours - Pelaou Blanc (28 settembre 2008)



Salita a due cime vicine tra loro, a sud-ovest del Col de l'Iseran.
Lasciata l'auto al Pont de la Neige, poco prima del colle, abbiamo seguito il sentiero fino al Col des Fours (m 2976) dopo essere passati vicino ad un lago abbastanza grande. Secondo la cartina si dovrebbe attraversare il ghiacciaio de la Jave che ormai è completamente scomparso. Si attraversano invece le morene glaciali in un paesaggio lunare.
Dal colle abbiamo prima seguito la cresta verso sud (sinistra) per un facile sentiero fino a raggiungere la Pointe des Fours (m 3072). Si percorre il lato in ombra che inaspettatamente è già coperto da parecchia neve.
Sia al colle che sulle cime ci sono dei grossi ometti: il lato all'ombra è coperto di galaverna che non si scioglierà per tutto il giorno.
Ritornati al Col des Fours abbiamo proseguito verso nord salendo al Pelaou Blanc (m 3135). Anche qui c'è un sentiero ma la salita è più ripida e alcuni metri sono un po' più difficili. Sulla cima ci sono curiose pietre piantate nel terreno ed un paio di ometti.
Da qui, volendo, si potrebbe proseguire per cresta fino al Col de l'Iseran, ma la parecchia neve presente ci ha sconsigliato. Sarà per un'altra volta, e siamo tornati per il percorso di salita.
Notevole il panorama in tutte le direzioni: per noi che siamo abituati ad avere la pianura a due passi è impressionante il fatto di vedere montagne alte a perdita d'occhio in tutte le direzioni.
In definitiva questa zona merita ulteriori esplorazioni e si presta molto bene a fare avvicinare all'alta montagna anche chi è poco allenato o ha poca esperienza, dato il ridotto dislivello.


Data: 28/09/2008
Quota max: 3135
Partenza da: Pont de la Neige
Quota partenza: 2528
Dislivello: 700
Zona: Col de l'Iseran
Difficoltà: EE

24 Immagine(i), Inserita il 30/09/2008

Le Montfroid (7 settembre 2008)



Lasciata l'auto al bivio per il rifugio del Piccolo Moncenisio abbiamo iniziato a salire verso il Col de Sollieres. Faceva abbastanza freddo, tirava vento e c'erano nebbie ovunque, ma previsioni erano per un certo miglioramento nel corso della giornata.
La parte più complicata è trovare un percorso per risalire il primo pendio, appena lasciata l'auto.
Si può salire seguendo una strada sterrata che sale verso destra (direzione Moncenisio) in direzione Grand Plan fino ad incontrare il sentiero che riporta verso la direzione giusta. Questo percorso è più lungo ma più semplice. In alternativa si può semplicemente risalire il pendio erboso cercando qualche traccia, fino a raggiungere il sentiero che porta al colle. Dal colle si prosegue verso il Montfroid, dove si trovano i resti di fortificazioni francesi e c'è un bel panorama sui monti circostanti.


Data: 07/09/2008
Quota max: 2822
Partenza da: Piccolo Moncenisio
Quota partenza: 2128
Dislivello: 694
Zona: Moncenisio
Difficoltà: E

12 Immagine(i), Inserita il 10/09/2008

Rognosa del Sestriere (10 agosto 2008)



Bella salita ad una cima da cui si gode un panorama veramente grandioso.
A Sestriere, alla fine del paese arrivando dalla valle di Susa, una strada sterrata porta all'arrivo della seggiovia che sale da Borgata. Più avanti il traffico è vietato quindi si parcheggia negli ampi spazi disponibili.
La prima parte dell'itinerario si svolge il piano, seguendo una stradina asfaltata che risale la valle del Chisonetto fino ad un piccolo lago artificiale. Al mattino presto il percorso era in ombra e faceva abbastanza freddo: ho visto anche erba brinata.
Poi il sentiero inizia a salire ma è sempre ben segnato. Dopo una prima rampa dove si attraversano alcuni ruscelli si arriva ad un bivio segnalato con paline: a sinistra si va al passo della Banchetta, a destra Rognosa e passo San Giacomo. Da qui gli itinerari possibili sono tre:
- il più lungo torna indietro con un lungo tratto pianeggiante, poi sale fino al passo San Giacomo e risale la cresta ovest
- quello intermedio risale ancora un po' il vallone e raggiunge la stessa cresta appena sotto quota 2800
- quello più diretto risale direttamente il vallone tra pietraie e sfasciumi fino al colletto a quota 3000. A quanto pare è preferibile per la discesa, mentre la salita deve essere parecchio faticosa.
Stufo di congelare e di avere la visuale chiusa in quasi tutte le direzioni sono andato al passo San Giacomo e ho risalito la cresta. Il percorso è decisamente più lungo ma è al sole, ha un bel panorama ed è divertente. Quasi subito si incontrano rocce sulla cresta ed è importante seguire il sentiero che le aggira sulla destra: quello sulla sinistra porta nel nulla, come ho potuto verificare...
Il sentiero risale la cresta tra rocce e pietraie fino ad unirsi a quella che credo sia la via abituale di salita, a quota 2800, poi prosegue risalendo il monte Sotto Rognosa fino a quota 3000. Subito dopo c'è il colletto e poi inizia la salita finale: un sentiero rende facile il percorso, ma è parecchio ripido.
Dalla cima panorama spettacolare in tutte le direzioni ed aria abbastanza fredda. Contrariamente alle aspettative è arrivata poca gente.
Per la discesa sono tornato al colletto e ho seguito il sentiero che scende direttamente tra gli sfasciumi: la discesa è veloce ed il sentiero, quando non è visibile, è ben segnalato da ometti fino a quando si arriva nella parte più bassa, dove iniziano i prati. Qui non ho più trovato nessuna traccia ma non è stato difficile scendere nei prati fino a ritrovare il sentiero di salita.
Ad un certo punto una traccia pianeggiante attraversa il vallone, ottimamente segnalata con grandi quantità di vernice: l'ho seguita per un po' finché ho capito che è una traccia che unisce il passo San Giacomo a quello della Banchetta, quindi non serve per scendere.


Data: 10/08/2008
Quota max: 3280
Partenza da: Sestriere
Quota partenza: 2110
Dislivello: 1170
Zona: Valle Susa/Chisone
Difficoltà: EE

16 Immagine(i), Inserita il 11/08/2008

La Gringoil (15 luglio 2008)



La Gringoil è la cima ben visibile che si trova immediatamente ad est del Colle di Valle Stretta.
Si parte dalle Grange di Valle Stretta, dove si parcheggia l'auto, e si segue la strada fino al Ponte della Fonderia. Qui si prende il sentiero per il Colle di Valle Stretta, lasciando a sinistra quello per il Tabor.
Tra l'altro qui c'è una sorpresa: in seguito all'alluvione di fine maggio la passerella che permetteva di attraversare il torrente in basso è ancora lì, ma il torrente si è spostato verso la strada per cui è impossibile attraversare senza bagnarsi i piedi. Chi volesse salire verso il Vallon des Sables farebbe bene ad attraversare il torrente al Lago Verde e a risalire la valle per il sentiero.
In pratica il torrente è ritornato nel letto che aveva abbandonato più di venti anni fa in seguito ad un forte temporale localizzato che aveva prodotto una piccola frana di cui si vedono ancora gli effetti. Allora la vecchia passerella era stata sommersa dai detriti ed emergeva solo il mancorrente.
Si segue il sentiero fino a poco prima del colle, poi si devia a destra per i prati puntando alla cima, ben visibile. Per salire non ho visto sentieri ma il percorso, tra sfasciumi e ghiaioni, non è difficile.
Dalla cima c'è una bella vista sulle zone circostanti, ed in particolare sul Tabor.
Al ritorno sono sceso sulla sinistra idrografica del torrente, su una serie di altipiani alla base degli sfasciumi che scendono dalla Rocca Bernauda. Alla fine sono arrivato a ritrovare il sentiero che scende dal Vallon des Sables e sono sceso fino al ponte della fonderia. Non potendo attraversare ho dovuto continuare fino al Lago Verde prima di tornare sulla strada.


Data: 15/07/2008
Quota max: 2638
Partenza da: Grange di Valle Stretta
Quota partenza: 1765
Dislivello: 873
Zona: Valle Stretta
Difficoltà: EE

14 Immagine(i), Inserita il 18/07/2008

Roche Gauthier (29 giugno 2008)



Salita ad una cima tra Briançon e Névache. Non ho trovato molte informazioni sul percorso di salita ma, guardando un po' di foto, sembra che la via più semplice sia risalire la cresta sud. La maggior parte degli altri versanti richiede invece di arrampicare, tranne forse la cresta est che sale dal Fort de Lenlon.
Così siamo partiti dal Col du Granon e abbiamo percorso la strada militare fino alla conca sud-ovest, poi abbiamo risalito il lato ovest della cresta sud fino a raggiungere la cresta. Da lì si raggiunge la cima senza particolari problemi.
In cima c'è una croce e ci sono anche i resti di un ricovero, probabilmente usato dai militari prima della guerra.
Tutta la salita si è rivelata più semplice di come possa sembrare dal basso, ma comunque richiede piede fermo e un po' di esperienza. Spesso risulta più semplice salire per le elementari roccette della cresta che aggirarle su terreno inconsistente e faticoso.

Data: 29/06/2008
Quota max: 2749
Partenza da: Col du Granon
Quota partenza: 2404
Dislivello: 400
Zona: Briançon
Difficoltà: EE

11 Immagine(i), Inserita il 01/07/2008

Guglia di Mezzodì (22 giugno 2008)



Bella escursione in una zona dove si attraversano paesaggi quasi lunari, a poca distanza da Bardonecchia.
Da Bardonecchia abbiamo seguito la strada per il Colle della Scala fino al termine della salita, dove si incrocia il sentiero segnato che porta al Col des Acles. Lì abbiamo parcheggiato ed abbiamo seguito il sentiero, che prima prende quota attraverso il bosco, poi, verso i 2200 metri, percorre la cresta al di sopra del Colle della Scala.
Qui il panorama è notevole in tutte le direzioni e si incontrano vecchie casermette e fortificazioni.
Poi il sentiero abbandona la cresta e scende leggermente verso l'anfiteatro al di sotto del Pas des Rousses, che separa la Guglia di Mezzodì dalla cima della Sueur. In teoria sarebbe possibile salire direttamente verso questo colle, ma alcune relazioni dicono che la salita è molto faticosa per il terreno e la pendenza. Dato che non siamo mai stati da queste parti decidiamo di seguire il percorso ufficiale che prevede di raggiungere il Col des Acles, aggirare la Guglia di Mezzodì e salire al Pas des Rousses dall'altro versante. Magari questo versante lo fremo in discesa.
Dall'anfiteatro partono due sentieri: quello principale, pianeggiante, che porta al Col des Acles, ed uno in salita che passa sopra al torrione Barrabas. Seguiamo quello pianeggiante ma poco prima di raggiungere la cresta che fa da confine al vallone des Acles vediamo un piccolo sentiero che sale: lo seguiamo e troviamo due grandi grotte. La prima contiene immagini ed altri segni di devozione alla Madonna, anche in francese. La traccia continua a salire e la seguiamo superando il Torrione Barrabas, fino a raggiungere il sentiero più alto, che seguiamo in discesa fino al Col des Acles.
Il terreno, fuori dal sentiero, è poco piacevole: si tratta di terra nuda, molto dura, coperta da sassolini rotondi che sotto i piedi funzionano come biglie.
Dal Col des Acles un sentiero pianeggiante aggira la Guglia di Mezzodì, poi sale e ci porta al Pas des Rousses. Da qui in breve si raggiunge la cima, con un bel panorama in tutte le direzioni.
Al ritorno abbiamo deciso di scendere direttamente il lato nord del Pas des Rousses: una traccia di sentiero è presente per i primi metri, ed è importante scendere da quel punto, perché da altre parti si rischia di arrivare sopra a salti di roccia che non si possono superare senza arrampicare.
La discesa è impegnativa, il pendio è molto ripido, duro, coperto di sassi che scivolano sotto i piedi. Niente di pericoloso ma rimanere in piedi non è semplice ed è meglio avere il piede saldo per limitare i danni alle parti posteriori. Mi aspettavo i soliti sfasciumi mobili in cui si scende sciando, ma sono stato deluso.
Al termine della discesa ritroviamo il sentiero dell'andata che ci riporta all'auto.

Data: 22/06/2008
Quota max: 2618
Partenza da: Colle della Scala
Quota partenza: 1779
Dislivello: 1000
Zona: Bardonecchia
Difficoltà: EE

26 Immagine(i), Inserita il 24/06/2008

Sopra Condove: borgate e incendi (27 aprile 2008)



Escursione ad anello tra le borgate immediatamente sopra a Condove, passando per le zone bruciate dagli incendi di questa primavera.
Da Condove ho seguito la mulattiera che porta a Lajetto ed al Collombardo (n. 569). Si sale rapidamente raggiungendo Vigne e, poco più in alto, una chiesetta abbandonata. Poi la mulattiera si infila nel vallone sotto il Truc del Serro, colpito dall'incendio. Il fuoco ha fatto una bella pulizia del sottobosco e non sembra aver danneggiato molto gli alberi più grandi. Quelli che erano già secchi sono invece parecchio bruciati. Gli alberi più piccoli sembrano invece parecchio danneggiati. Arrivato al colletto poco prima di Siliodo sono andato fino in punta al Truc del Serro, da cui si vede un ottimo panorama sulla valle. Qui il fuoco lasciato la terra quasi nuda, ma sembra che la zona fosse coperta di rovi e arbusti completamente bruciati.
A Siliodo, nella parte alta, c'è un pilone con dipinti moderni che lo rendono decisamente fuori dall'ordinario. Questi prati non sono stati toccati dagli incendi. Poi ho seguito il sentiero che porta a Campo Rossetto, attraversando di nuovo un bosco colpito da un altro incendio. Ho proseguito per Moni e poi sono sceso fino ai Bonaudi. Qui la fontana ha una vasca larga un paio di metri scavata (a mano suppongo) in un unico pezzo di pietra. Viene da chiedersi come abbiano fatto a spostarla.
Da Bonaudi un sentiero porta a Pralesio: qui ho seguito la strada che scende a Condove fino al tornante, poi ho proseguito per la stradina che porta ad un alpeggio. Dall'alpeggio un sentiero porta rapidamente alle case Calcina, abitate tutto l'anno da una persona, anche se manca la strada.
Da lì un sentiero scende passando vicino ad altre case abbandonate fino a ritrovare la mulattiera che sale da Condove.

Data: 27/04/2008
Quota max: 1092
Partenza da: Condove
Quota partenza: 380
Dislivello: 712
Zona: Bassa Valle di Susa
Difficoltà: E

19 Immagine(i), Inserita il 29/04/2008

Condove case e sentieri abbandonati: (1 dicembre 2007)



La montagna di Condove è esposta a sud, quindi si presta molto bene ad escursioni invernali, dato che la neve dura poco. Inoltre, a differenza del tratto tra Borgone e Susa che è scosceso e poco esteso, qui la montagna è molto estesa e regala dei bei panorami verso la pianura.
Questa volta ho percorso la zona a confine con il vallone che sale al Collombardo, costellata di case abbandonate unite tra loro da sentieri sempre meno utilizzati.
Lasciata l'auto alla chiesetta della Rocca si scende brevemente attraversando Dravugna (immediatamente sotto) e seguendo la strada carrozzabile fono ad un tornante. Da qui parte una vecchia mulattiera che punta verso est infilandosi nel vallone, attraversa il torrente e risale brevemente fino ad arrivare a Campetto. Il sentiero passa sopra le case e prosegue al di sotto del Truc Castelletto, puntando verso sud e salendo fino ad incontrare un sentiero più evidente che da Cordole sale verso il Truc Castelletto. Qui si gira a sinistra salendo verso la cima vicina.
Poco dopo, ad un tornante, un sentiero meno tracciato si stacca verso sinistra: si tratta del sentiero che costeggia il lato ovest del Truc Castelletto portando rapidamente al colle immediatamente a nord del Truc. Oggi invece ho seguito il sentiero principale che sale fino ad un gruppo di case abbandonate, poi ho aggirato il Truc sul lato est: il percorso è molto più lungo e non c'è sentiero. Dalle case sarebbe anche possibile salire in cima al Truc e scendere dal lato opposto.
Raggiunta l'ampia spianata del colle a nord del Truc si tratta di risalire la cresta. Il sentiero, ultimamente segnalato da un ometto, parte dall'estremità nord del colle e si dirige pianeggiante verso ovest. Dopo un po' torna verso la cresta ed inizia a salire: da qui in poi non ci sono problemi e si sale fino all'Alpe Prato Falletto, posta in una posizione incantevole.
Il sentiero prosegue verso nord-est fino all'Alpe di Prafale, poco oltre una cresta, da cui si vede bene la conca del Collombardo. Poco prima dell'Alpe c'è la sorgente che era usata dagli abitanti. Ormai è solo più una pozza da cui non conviene bere, ma per un cane va benissimo.
Da qui si potrebbe continuare a salire fino al Colle degli Astesiani, dove si ritrova la strada del Collombardo.
Questa volta però ho voluto seguire una traccia di sentiero, non segnata su nessuna carta, che dall'Alpe Prato Falletto si vede attraversare i dirupi delle Scalance e tornare verso ovest.
Il sentiero è sempre ben visibile e rapidamente mi ha portato all'Alpe Gighè: qui siamo vicino alla strada quindi le case sono ancora abitate d'estate.
Sono sceso fino all'ampio piano che porta al Truc Giulianera, poi ho continuato a scendere sulla sinistra, seguendo delle tracce di sentiero che un po' ci sono e un po' spariscono, fino All'Alpe Roghetto. Qui ho incontrato un personaggio pittoresco che forse vive in una di quelle case. Non lo so per certo perché non era molto comunicativo.
Dall'Alpe Roghetto una mulattiera aggira la montagna e raggiunge la strada poco sopra la Rocca.

Data: 01/12/2007
Quota max: 1787
Partenza da: La Rocca (Condove)
Quota partenza: 1220
Dislivello: 567
Zona: Valle di Susa
Difficoltà: E

18 Immagine(i), Inserita il 11/12/2007

Monte Morion (21 ottobre 2007)



Saremmo dovuti andare al Monte Doubia ma il destino malvagio, nei panni della malvagissima cartina al 50000 dell'IGC, ha disposto diversamente.
Ci sarebbe piaciuto andare ad alta quota ma le previsioni davano freddo polare per cui avevo deciso per il Doubia, tra la Val d'Ala e la Val Grande. La posizione è interessante e la quota (m 2463) è abbastanza bassa per non congelare. Tutti gli itinerari danno partenza da Ala di Stura, ma sulla cartina c'è una bella strada che parte da Chialamberto, sull'altro versante, e sale fino a 1400 metri. Sulla strada non c'è il segno della sbarra (come in tutte le altre) per cui sembra percorribile: l'idea di abbreviare la salita è attraente.
Arrivati a Chialamberto scopriamo che la strada è chiusa al traffico e somiglia più al letto di un torrente che ad una strada, per cui (dopo le maledizioni di rito verso l'IGC anche se ormai, dopo tutte le fregature che ho preso da quella cartina, dovrei avere imparato) non resta che cercare una meta alternativa.
Una veloce occhiata alla cartina mostra che l'unica possibilità con dislivello contenuto in zona è andare fino a Rivotti e partire da lì. La meta classica sarebbe la Cima delle Crocetta ma non mi interessa andarci così decidiamo per il Monte Morion, nelle vicinanze. In cima c'è segnato un pilone, quindi si arriverà pure, pensiamo.
Seguiamo il tracciato della GTA sino al Gias di Mezzo, poi una scritta sul muro e una serie di tacche di vernice segnano l'inizio del sentiero per il Morion che si vede in alto. Il sentiero ci porta vicino al Gias Vei, poi le tacche spariscono e non resta che tentare di seguire le tracce del sentiero che un po' ci sono e un po' non ci sono. Tra l'altro gli alpeggi in questa zona sono sorprendentemente in buone condizioni, anche se non arriva la strada. Le pendici della cima sono circondate da ogni parte da grandi pietraie, ed il sentiero le attraversa con un lavoro che ha dell'incredibile: ci sono degli scalini che rendono agevole il passaggio! Si tratta di un lavoro notevole: prima è stata spianata una pista nella pietraia, poi delle pietre piatte, di forma opportuna, sono state scelte e spostate per creare gli scalini. Immagino che lo scopo fosse quello di portare gli animali a pascolare sulle pendici della cima, oltre la pietraia.
Dopo la pietraia c'è una zona erbosa molto ripida e perdiamo subito il sentiero. Ci riduciamo a salire faticosamente per il pendio mentre il sentiero, scopriremo durante la discesa, fa un lungo tornante verso ovest per aggirare le zone più ripide. Poco sotto la cima ritroviamo il sentiero, che si divide in due tracce che portano entrambe in cima. La cima è una vera sorpresa: si tratta di una enorme pietraia pianeggiante con, all'estremità est, uno spuntone roccioso di alcuni metri su cui sarebbe necessario arrampicare. In effetti questo giustifica il nome, che in dialetto definisce qualcosa di sporgente. Il panorama è notevole, e spazia sulla testata delle valli di Lanzo e sul Gran Paradiso.
Peccato non essere riuscito a salire in cima: sono arrivato fino ad un paio di metri, poi non me la sono sentita di fare l'ultimo passaggio. Pazienza.
In cima fa abbastanza freddo, ma basta scendere di alcuni metri per stare subito meglio, al sole.

Data: 21/10/2007
Quota max: 2839
Partenza da: Rivotti
Quota partenza: 1500
Dislivello: 1339
Zona: Val Grande di Lanzo
Difficoltà: EE

14 Immagine(i), Inserita il 23/10/2007

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