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Album Foto > Album personali > f.senore 1387 immagini in 67 albums visti 155064 volte
Monte Ciabergia da Sant'Ambrogio (6 febbraio 2011)



Ultimamente sul leggo con piacere di gite con partenza da bassa quota, così aggiungo il mio contributo. Oggi partenza a piedi da casa.
A Sant'Ambrogio si sale lungo l'ampia mulattiera fino alla borgata San Pietro e poi fino al colle dove si parcheggiano le auto per andare a visitare la Sacra di San Michele. Da qui si scende lungo la strada asfaltata per poche decine di metri fino a prendere a destra, alla fine dei primi parcheggi, una strada sterrata che con percorso pianeggiante porta alla Punta Ancoccia. Questa parte di percorso segue la Via Sacra e la Strada dei Principi. L'Ancoccia è un punto panoramico straordinario sulla Sacra e sulla bassa valle di Susa, che vale sicuramente una visita anche solo partendo dal parcheggio.
Dopo l'Ancoccia la strada scende con una serie di tornanti, mentre il nostro percorso sale nel bosco dal punto da cui si stacca la cresta dell'Ancoccia, a lato di una parete di rocce per qualche decina di metri di dislivello. Si può salire direttamente nel bosco, ma il percorso migliore parte, arrivando dalla Sacra, dalla curva a sinistra della strada quando si raggiunge la cresta: qui, nei pressi di un cartello del comparto di caccia, sale una ripida traccia di sentiero segnata con qualche nastro di plastica bianco e rosso e qualche macchia di vernice rossa.
In cima alla parete di rocce c'è un colletto dove passa un sentiero pianeggiante ben visibile. La traccia verso destra si dirige verso la Sacra: per chi è curioso dopo un po' si perde, sarebbe bello che arrivasse da qualche parte per evitare la salita ripida nel bosco.
Al colletto si segue il sentiero, ben visibile, verso sinistra. Si passa sulla cima di una vicina serie di rocce, poi il sentiero prosegue a mezza costa, supera alcuni affioramenti di acqua e raggiunge un bel ruscello che scende verso la Mortera, anche se poi si perde per strada e si secca. Il sentiero sale nei pressi del ruscello e raggiunge un bel prato su una dorsale che scende verso la Mortera. Volendo si può piegare a sinistra scendendo di poco per raggiungere una cresta rocciosa con un bel panorama sulla zona del castello di Avigliana.
Proseguendo nel prato dopo pochi metri si trova l'evidente traccia della Via Sacra che sale verso le Prese Rossi e si prosegue verso destra fino a raggiungerle.
Dalle Prese Rossi si segue verso sinistra un lungo sentiero pianeggiante fino a raggiungere la cresta che scende dalla Ciabergia verso sud, al di sopra di Valgoie. Da qui al panorama si apre sulla Val Sangone e la pianura verso sud.
Si segue il sentiero che risale la cresta fino alla cima del Monte Ciabergia. La cima un tempo era un punto panoramico di prim'ordine, grazie alla sua posizione e all'assenza di alberi. Ora purtroppo la visuale è quasi completamente chiusa dagli alberi che sono cresciuti nel corso degli anni. Bisognerebbe organizzare una gita sociale con motoseghe...
Dalla cima se segue il sentiero che scende lungo la cresta nord fino ad un colletto. Da qui si scende a destra e si torna rapidamente alle Prese Rossi, dove si risale la strada sterrata fino a superare un colle poco al di sopra.
Dopo il colle si seguono i segnavia della Via Sacra che scendono a destra in direzione della Sacra di San Michele. Raggiunto il parcheggio al colle si riprende il percorso di salita scendendo a San Pietro e poi a Sant'Ambrogio.
Il percorso completo è abbastanza lungo per via dei notevoli spostamenti ma è una alternativa alla sempre consigliabile Via Sacra. Lo si può rendere molto meno faticoso partendo in macchina dalla Sacra di San Michele (o da San Pietro per evitare il carnaio festivo ai parcheggi della Sacra).
Un'altra possibilità è evitare la salita alla Ciabergia, fermandosi alle Prese Rossi.
E' poco raccomandabile il percorso in senso inverso per chi non conosce già la zona. Trovare il sentiero che parte da sotto le Prese Rossi e va verso l'Ancoccia può essere difficile, mentre nel verso consigliato è abbastanza semplice.


Data: 06/02/2011
Quota max: 1179
Partenza da: Sant'Ambrogio (TO)
Quota partenza: 350
Dislivello: 829
Zona: Bassa valle di Susa
Difficoltà: E

10 Immagine(i), Inserita il 07/02/2011

Notte sul Rocciamelone (11-12 settembre 2010)



Salita al Rocciamelone con pernottamento nel bivacco sulla cima.
Partiamo con una bottiglia di plastica vuota: l'idea è di riempirla a Cà d'Asti per risparmiare un po' di perso durante la prima parte della salita. Arrivati al rifugio la sorpresa: non c'è acqua. Per fortuna che ci vendono un paio di bottiglie d'acqua.
In cima Il bivacco è molto bello e accogliente, per dormire ci sono due piani da quattro posti comodi ciascuno, per un totale di otto posti. Lo spazio è abbondante quindi sarebbe possibile dormire in più persone in caso di necessità, cosa che immagino possa capitare visto che noi abbiamo dormito in sette.
Arriviamo in cima all'incirca al tramonto e lo spettacolo è molto bello, anche se fa parecchio freddo.
Quando arriva il buio lo spettacolo delle stelle è impressionante, la Via Lattea è veramente bianca.
Il posto letto è comodo ma a 3500 metri non si dorme molto e la notte diventa lunga, così al mattino appena fa chiaro si schizza fuori a vedere l'alba, che è sempre meglio che continuare a rotolarsi nel sacco a pelo.
Appena usciamo troviamo un ragazzo pronto con macchina foto e cavalletto: è arrivato alle due alla Riposa ed è salito di notte per vedere l'alba dalla cima. Ci uniamo a lui ed è un'orgia di fotografie.
Tira un bel vento freddo ma lo spettacolo ripaga ampiamente. La pianura è coperta dalla nebbia e si vedono montagne fino ad una distanza impressionante.
In definitiva una bella gita con la possibilità di pernottare ad una quota non comune, con un panorama grandioso.
Durante la discesa incrociamo orde di persone che salgono: ci chiediamo come possano stare tutti in cima. Chissà se di domenica è sempre così o se oggi c'era qualcosa di particolare che ha attratto tutte queste persone.

Data: 11-12/09/2010
Quota max: 3538
Partenza da: Sotto la Riposa
Quota partenza: 2050
Dislivello: 1488
Zona: Valle di Susa
Difficoltà: EE

21 Immagine(i), Inserita il 14/09/2010

Punta Melchiorre (6 agosto 2010)



Punta Melchiorre

A me piace molto Valle Stretta, e soprattutto mi piacciono le montagne dolomitiche nella parte bassa. Per (molti) anni le ho guardate pensando che fossero inaccessibili, finché ho messo le mani sulla Guida ai Monti d'Italia del CAI e ho scoperto che in realtà quelle cime si possono salire anche senza essere alpinisti.
Da un paio di anni studiavo il vallone tra le punte Gasparre e Melchiorre e l'altro giorno ho chiesto al compaesano andrea81 se gli interessava venire. Prontamente ed eroicamente ha risposto di sì, così siamo partiti per vedere se riuscivamo a salire. Il problema della Guida per chi, come me, ha ben poche capacità di arrampicata, è che non si sa mai se il percorso descritto è alla propria portata o no. Non resta che andare a vedere.

Non ho trovato informazioni su questa salita in rete, così ho cercato di scrivere una relazione il più possibile dettagliata per chi fosse interessato all'itinerario, a costo di essere prolisso.

Sia io che il mio socio siamo concordi nel giudicare la salita assolutamente non escursionistica. Non c'è praticamente sentiero, i pendii sono molto ripidi ed aerei, servono piede saldo ed assenza di vertigini. In compenso c'è la possibilità di visitare un ambiente di alta montagna severo, ben poco frequentato e raro nelle nostre zone. A me piace ma mi rendo conto che a molti altri piace molto meno.

La salita è idealmente divisa in tre parti. Prima è necessario superare le pareti della parte bassa fino a circa quota 2250, risalendo un canalone ed il suo fianco. Poi si risale un lungo vallone detritico fino alla cresta con il Vallone della Rho, infine si sale la Punta Melchiorre dove è necessario arrampicare per un breve tratto. Ecco la relazione.

Abbiamo lasciato l'auto nei pressi dell'alpeggio, poco prima delle Grange di Valle Stretta, e attraversato il torrente sulla passerella poco lontano. Abbiamo risalito il torrente lungo il sentiero per un breve tratto fino a raggiungere il colatoio detritico che scende dalla montagna, con ancora i segni delle recenti alluvioni.
Qui abbiamo risalito i detriti fino a raggiungere l'imbocco del canalone: all'inizio conviene salire tenendosi sulla destra, ma appena possibile è meglio spostarsi sulla sinistra perché attraversare più in alto diventa più impegnativo.
Si sale sul lato sinistro del canalone (lato ovest) per pendii ripidi finché in alto si vede un singolare arco naturale di roccia. Passando sotto l'arco si esce dal canalone su una fascia detritica al di sopra delle pareti sottostanti. Il canalone non è più percorribile ed è necessario salire sul bordo.
Una leggera traccia di sentiero porta, sempre lungo il bordo del canalone, fino ad uno spuntone di roccia simile ad un grande ometto. Da qui si risale un piccolo canale detritico sulla sinistra fino a raggiungere il passaggio più impegnativo di questa parte della salita: si tratta di salire un salto di rocce seguendo una larga fessura sulla destra. Niente di difficile ma il passaggio è esposto e quindi poco piacevole. L'inizio e la fine del passaggio sono segnalati da ometti. In alternativa è possibile evitare questo passaggio salendo direttamente il salto di roccia in arrampicata: è tecnicamente un po' più difficile ma non è esposto.
Si continua a salire il pendio fino a raggiungere una parete di roccia: qui ci si sposta verso destra, seguendo una traccia di sentiero e qualche ometto fino a sbucare al di sopra della fascia di rocce che rende difficile l'accesso alla parte superiore della montagna.
Salendo il ripido pendio si raggiunge una zona di sorgenti; al termine di questa zona è necessario portarsi sulla sinistra cercando la traccia di sentiero che attraversa un ghiaione e porta ad un pianoro nei pressi di un grosso pino, ben visibile quando si guarda la parete dal lato opposto della valle.
Qui finisce la prima parte impegnativa della salita ed inizia il lungo Vallon Froid. Prima si risale una lunga serie di ghiaioni, poi, più in alto, il vallone diventa meno ripido, erboso e sorprendentemente profondo. Ad un certo punto sulla destra si vede il lungo e ripido canalone che sale fino al colletto tra la Cima Gasparre e la sua anticima. Non sembra difficile ma è sicuramente faticoso: sarà per un'altra volta.
Proseguendo per il vallone raggiungiamo finalmente il Colle del Pissat, che dà sul vallone della Rho e su Bardonecchia. Nell'ultima parte della salita sulla sinistra si vede già la Punta Melchiorre, al termine di una lunga cresta che sembra impervia e rocciosa. La cosa promette male, ma decidiamo di andare a vedere lo stesso.
Saliamo la cresta detritica fino al punto in cui iniziano la rocce. Da qui si vede già che in realtà c'è solo una sottile fascia di rocce da salire, poi la parte superiore è di nuovo detritica: quella che dal basso sembrava una cresta è in realtà il l'orlo della fascia detritica superiore.
Le rocce da salire sono meno difficili di quanto potesse sembrare, con pendenza limitata e non esposte, quindi riusciamo a superarle. Al di sopra due ometti segnano il punto di arrivo, per aiutare a trovarlo durante la discesa.
Non rimane che risalire il pendio superiore per raggiungere la cima e godersi il panorama.

Data: 06/08/2010
Quota max: 2948
Partenza da: Bergeria di Valle Stretta
Quota partenza: 1700
Dislivello: 1248
Zona: Valle Stretta
Difficoltà: F

43 Immagine(i), Inserita il 18/08/2010

Roche des Beraudes (19 luglio 2010)



Da Névache si risale la valle della Clarée fino al parcheggio di Laval dove si lascia l'auto.
Fino al 25 agosto dalle 8 del mattino c'è un servizio di navette che trasporta le persone per la vallata, dove il traffico è vietato per evitare ingorghi. Chi arriva prima invece sale in auto senza problemi.
Un sentiero sale i pendii sulla destra orografica fino al Lac des Bufferes, in una bella conca a 2500 metri di quota. Il sentiero prosegue fino al Col des Bufferes, da cui un percorso abbastanza frequentato scende a raggiungere il sentiero che dal Col du Chardonnet porta al Col de la Ponsonniere. In particolare verso il Col de la Ponsonniere è possibile compiere un lungo anello, scendendo nell'alta valle della Clarée e tornando al parcheggio.
Ho visto una persona con piede non troppo saldo scendere e sembra che i primi metri siano un po' difficili, direi EE.
Dal colle invece ho risalito la cresta verso sinistra (sud-est) aggirando una piccola guglia rocciosa. La prima parte è un po' più impegnativa, ma la difficoltà può essere evitata riscendendo alcuni metri verso il lago prima di spostarsi verso la cresta.
Dopo la guglia per tracce di sentiero e sfasciumi si arriva sulla Pointe des Beraudes, con ottima visuale sui 4000 francesi degli Ecrins, che diventano visibili appena si raggiunge il colle.
Dalla cima una breve cresta pianeggiante porta fino ad un punto strapiombante sul vicino vallone del Lac Rouge, in cui si vede un sentiero che sembra permettere di salire sulla vicina Tete de la Cassille. Il vallone si raggiunge per un sentiero pianeggiante che parte poco più in basso del lago e taglia gli sfasciumi: potrebbe essere il percorso di una prossima gita.
Questa è sicuramente una bella gita, abbastanza breve e molto panoramica.

Data: 19/07/2010
Quota max: 2895
Partenza da: Parcheggio di Laval
Quota partenza: 2030
Dislivello: 865
Zona: Valle della Clarée
Difficoltà: EE

15 Immagine(i), Inserita il 24/07/2010

Malamot, freddo e una spruzzata di neve (18 ottobre 2009)



Ennesima salita al Malamot in una giornata con vento forte e freddo.
Questa volta sono salito lungo la cresta che sale dalla batteria Pattacroce: il percorso è più lungo ma il panorama è molto più ampio. Il percorso di salita abituale si svolge invece lungo la strada militare in un vallone abbastanza chiuso da cui si vede poco.
Lasciata l'auto all'inizio della strada che sale al Malamot ho seguito quella pianeggiante che si stacca poco dopo e fiancheggia il lago portando verso il Piccolo Moncenisio. Raggiunto il bivio per la batteria Pattacroce ho risalito questa strada fino alle fortificazioni.
Da qui non resta che seguire un sentiero che risale la cresta in direzione del Malamot: la cresta era ben esposta al vento forte e freddo che ha soffiato per tutto il giorno, anche se nel pomeriggio si è un po' calmato, quindi questa volta non ho avuto caldo.
In cima la sorpresa: il Lago Bianco e tutti la laghi minori della zona sono già gelati. Deve aver fatto ben freddo per gelare tutto in pochi giorni.
Discesa al Lago Bianco e poi lungo la via abituale che taglia i tornanti della vecchia strada militare.

Data: 18/10/2009
Quota max: 2915
Partenza da: Diga del Moncenisio
Quota partenza: 2050
Dislivello: 865
Zona: Moncenisio
Difficoltà: E

29 Immagine(i), Inserita il 20/10/2009

Punta Baldassarre (4 ottobre 2009)



Da parecchio tempo i tre Re Magi, in Valle Stretta, mi attiravano quando li vedevo dalle cime circostanti. Finalmente sono riuscito a salire sul più alto, la Punta Baldassarre.
La gita è molto lunga e si svolge in buona parte su pietraie, quindi è faticosa, ma il panorama è grandioso.
Lasciata l'auto alle Grange di Valle Stretta si risale il fondovalle fino al pianoro del Ponte della Fonderia, dove il sentiero per il Tabor si divide da quello per il Colle di Valle Stretta. Qui si scende verso destra e si attraversa il torrente sulla passerella, poi se segue un sentiero che sale mantenendo sulla sinistra il ruscello che scende dal Colle di Valle Stretta.
Il sentiero sale rapidamente, a volte diventando poco visibile, fino a raggiungere un pianoro ai piedi del vallone che scende tra la Rocca Bernauda e la Punta Baldassarre. Da qui un buon sentiero torna indietro, con una lunga diagonale, attraversa una lunga pietraia e sale fino al balcone naturale allo sbocco del vallone che scende tra la Punta Baldassarre e la Punta Melchiorre. Nella carta francese questo balcone viene chiamato “Les Bancs”. Per individuare l'inizio del sentiero giusto è necessario salire fino alla fine degli alberi, poi spostarsi inizialmente in piano, senza salire nella pietraia. Dopo un po' un ometto segna l'inizio del sentiero che diventa ben visibile. Non bisogna farsi confondere da ometti che salgono e da una roccia più in alto con i colori della bandiera francese: quel percorso porta ad attraversare delle faticose pietraie mobili quindi va evitato. Il sentiero migliore raggiunge Les Bancs nel punto più basso, tanto per avere un riferimento.
Il pianoro di Les Bancs è molto bello ed interessante, e merita senz'altro una visita. Sul bordo ci sono gigantesche fessure di rocce che si stanno staccando, e più in basso altre rocce si sono già staccate creando un paesaggio tutto particolare.
E' possibile salire al pianoro anche direttamente dalle Grange di Valle Stretta, raggiungendone l'estremità sud-est. Il percorso è molto più corto e una volta lo ho provato ma non credo che ne valga la pena: la salita è ripidissima e faticosa, per cui si arriva in alto già cotti e non si risparmia molto tempo perché il percorso è disagevole.
Da Les Bancs si imbocca la grande pietraia del Vallon des Sables. L'imbocco del vallone è circa 100 metri più in basso del punto a cui si arriva con il sentiero, così ci siamo cascati ed all'andata abbiamo attraversato una lunghissima pietraia per non perdere dislivello. Non ne vale assolutamente la pena: non c'è sentiero, le pietre sono franose quindi ci si ammazza di fatica e non si va avanti.
Si risale il vallone seguendo una serie di ometti dove le pietraie sono solide e tracce di sentiero franoso dove sono mobili. In ogni caso il percorso è ben segnalato fino alla fine. Raggiunto un pianoro immediatamente sotto il Colle Baldassarre si volta a sinistra e si continua a salire, sempre seguendo la traccia, fino a raggiungere la cresta da cui si gode un bel panorama aereo sulla valle della Rho.
La traccia continua a salire fino ad un centinaio di metri circa sotto la cima. Da qui per proseguire è necessario arrampicare anche se la salita è facile: basta salire aiutandosi con le mani. Alla fine si arriva ad un passaggio più difficile che mi ha fatto penare, dato che non ho esperienza di arrampicata. Si tratta di pochi metri che credo possano essere definiti di secondo grado, anche a parere di persone più esperte di me. Comunque dopo qualche tentativo sono riuscito a passare: subito dopo il terreno migliora e si può raggiungere la cima camminando.
Di qui finalmente si vede la Rocca Bernauda con la parte alta del relativo vallone. Contavo di salirci, prima o poi, ma da qui si vede che la salita probabilmente è al di là delle mie capacità a causa di una fascia di rocce. Magari si può salire dall'altra parte, bisognerà vedere.
Da questo vallone invece la salita alla Punta Baldassarre sembra più semplice, dovrebbero esserci solo sfasciumi da risalire.
Dalla cima della Punta Baldassarre parte una cresta verso sud, abbastanza lunga, che arriva fino alla Rocca Pompea, proprio sopra Valle Stretta, ma la sua salita, vista da qui, sembra alpinistica.
La discesa per la via di salita è lunga, ma comunque molto più veloce della salita, anche grazie ai lunghi tratti detritici e franosi che permettono di scendere quasi sciando.
In definitiva si tratta di una gita molto interessante in un ambiente severo e dolomitico, raccomandabile a chi vuole visitare una zona poco conosciuta di Valle Stretta.

Data: 04/10/2009
Quota max: 3156
Partenza da: Grange di Valle Stretta
Quota partenza: 1765
Dislivello: 1500
Zona: Valle Stretta
Difficoltà: F

25 Immagine(i), Inserita il 06/10/2009

Torrioni di Valle Stretta



Gita in una zona di Valle Stretta decisamente poco frequentata, probabilmente perché poco conosciuta. Anche chi arrampica sembra aver ormai abbandonato queste zone: forse la roccia non è delle migliori, ma il panorama è eccezionale.
Siamo saliti al Colle di Thures, poi abbiamo deviato a destra, scavalcando la cresta della Pointe Muratiere, per raggiungere il Piano di Miglia. Il nome sembra derivare dalle migliaia di massi che lo occupano, ed è sicuramente meritato.
I Torrioni di Valle Stretta formano una cresta che si stacca da quella principale e separa il Piano di Miglia da quello dell'Enfourant. Da entrambi i piani un ripido canalone sale fino al colletto da cui la cresta si stacca da quella principale. Qui, curiosamente, le creste rocciose lasciano posto ad un panettone facilmente percorribile.
Siamo saliti dal canalone che scende verso il Piano di Miglia, e la salita è stata più facile del previsto. Tenendosi prima sulla destra e spostandosi a sinistra nella parte alta si riesce a salire su terreno solido. La cima è pianeggiante e si può salire un largo pendio che porta al torrione occidentale che è alto pochi metri e si può salire facilmente.
Ritornati alla cresta principale, girando a sinistra è facilmente raggiungibile la Punta del Segnale, da cui si ha una buona visuale sulle Rocche del Cammello, decisamente alpinistiche.
Siamo scesi per l'altro canalone, quello che scende verso il piano dell'Enfourant: questo è formato da una pietraia franosa che renderebbe decisamente faticosa la salita.
Dal piano dell'Enfourant non resta che scendere nel bosco per tracce di sentiero che spesso spariscono per raggiungere il fondovalle.

Data: 06/09/2009
Quota max: 2709
Partenza da: Grange di Valle Stretta
Quota partenza: 1765
Dislivello: 944
Zona: Valle Stretta
Difficoltà: EE

16 Immagine(i), Inserita il 08/09/2009

Rocca Patanua (quasi)



Gita in una zona che è sempre bella, anche se la salita iniziale nel bosco fino all'Alpe Formica è veramente noiosa. Per fortuna poi si esce dal bosco ed il panorama ripaga la parte precedente.
Una bella pista battuta ci ha permesso di salire senza racchette fino all'Alpe Formica, poi le abbiamo calzate per poter andare anche fuori dalla pista che comunque non era più portante.
D'inverno questo è un itinerario tipicamente per racchettari, ma quest'anno l'abbondante neve ha messo in moto anche gli sci-alpinisti. Durante la salita abbiamo visto diverse tracce di discesa del giorno prima, compresa una tavola che ad un certo punto deve aver lasciato un bel po' di fondo su una grossa pietra che era nascosta e che è stata presa in pieno. Oggi dopo di noi sono salite parecchie altre persone con gli sci. Decisamente bisogna essere bravi per cavarsela nella boscaglia in basso.
Più in là si vedevano i pendii di discesa dallo Sbaron completamente arati, e qualcuno è anche salito alla Punta del Grifone, facendosi una bella sciata.
Giornata decisamente calda, salendo sui pendii al sole c'era da squagliarsi. Come sempre bastava raggiungere la cresta per ricominciare a congelare.
Raggiunta la base della cresta finale ho tolto le racchette ed ho cercato di arrivare alla cima, ma dopo un po' ho lasciato perdere, la salita era al di là delle mie modeste capacità. Peccato.

Data: 02/01/2009
Quota max: 2350
Partenza da: Prarotto
Quota partenza: 1435
Dislivello: 915
Zona: Valle di Susa

13 Immagine(i), Inserita il 03/01/2009

Monte Giusalet (25-26 ottobre 2008)



Bella escursione in quella che probabilmente è stata l'ultima bella giornata prima delle nevicate autunnali.
La settimana scorsa eravamo saliti alla Capanna Vacca nella nebbia più totale: non avevamo visto nulla ma ci siamo resi conto che il rifugio è molto accogliente quindi abbiamo pensato di dormirci per salire al Giusalet il giorno dopo.
Detto fatto, questa settimana le previsioni per la domenica erano buone, così sabato pomeriggio siamo partiti sotto un bel cielo coperto, confidando nel buon Mercalli.
La salita fino al Vacca si svolge su una ex mulattiera militare, quindi il percorso è comodo. Questa volta ci vediamo anche intorno, quindi possiamo notare le devastazioni causate dall'alluvione di questa primavera, veramente impressionanti.
Alla Capanna accendiamo la stufa, prepariamo cena e cerchiamo di far passare il tempo. Per fortuna intorno alle dieci di sera il cielo diventa improvvisamente sereno e si vede una quantità impressionante di stelle: speriamo in bene per domani.
Il giorno dopo la giornata è splendida e partiamo per la salita. Basandoci sul dislivello pensavamo di fare abbastanza in fretta, invece scopriamo ben presto che il percorso si svolge interamente attraverso interminabili pietraie, con macchie di vernice e ometti a suggerire la direzione.
Fortunatamente appena sopra il vacca si raggiunge la cresta ed il panorama è subito bellissimo.
Raggiunta la Cima di Bard la pendenza diminuisce ed il percorso diventa una lunga passeggiata in quota, in un ambiente bellissimo e già in parte coperto di neve, che a volte cede rallentandoci ulteriormente. Tra la Cima di Bard ed il Giusalet avvistiamo alcune pernici talmente grasse da volare a fatica, ed alcuni stambecchi altrettanto grassi: tutti sono pronti per l'inverno.
I nevai sono letteralmente coperti di impronte di animali e non capiamo bene cosa trovino da mangiare adesso a questa quota, però evidentemente qualcosa trovano.
Raggiunta la vetta percorriamo tutta la lunga cresta verso l'estremità nord-ovest, poi torniamo un po' indietro ed iniziamo la discesa verso la Cima di Bard e le interminabili pietraie che ci attendono.
La giornata è stata stupenda, limpida e calda come sono a volte le ultime giornate autunnali in quota.
Il percorso per raggiungere il Giusalet dalla Capanna Vacca è decisamente più lungo ed impegnativo di quello che passa dal Rifugio Avanzà, ma dal punto di vista panoramico è decisamente migliore perché il tratto tra la Cima di Bard e la vetta si svolge in quota con visibilità in tutte le direzioni.
Al ritorno alla Capanna troviamo parecchia gente, tra cui alcuni soci del CAI di Susa che collaborano alla gestione del locale. Ci raccontano che “una volta” si poteva anche salire alla cima passando direttamente sul ghiacciaio che arrivava quasi al Vacca, risparmiando tre quarti d'ora di tempo. Chi ci racconta non è mica un centenario, quindi parla di tempi relativamente recenti: ora invece il ghiacciaio è quasi scomparso: rimangono piccole lingue di giaccio che fanno quasi pena.
Mi sa che la prossima generazione non vedrà nemmeno più quelle.

Data: 25-26/10/2008
Quota max: 3312
Partenza da: Lago d'Arpon
Quota partenza: 1821
Dislivello: 1491
Zona: Moncenisio
Difficoltà: EE

29 Immagine(i), Inserita il 28/10/2008

Bivacco Vacca e ricami di ghiaccio (18 ottobre 2008)



Questa settimana gita di sabato per impegni domenicali.
Le previsioni davano possibile mare di nebbie fino a circa 2000 metri di quota, quindi decidiamo di andare al Bivacco Vacca: a più di 2600 metri dovrebbe essere fuori dalle nebbie e lo spettacolo dovrebbe essere notevole.
Dopo Bar Cenisio prendiamo la strada che va al lago d'Arpon viaggiando nella nebbia più totale: quando arriviamo alla fine della strada fatichiamo a rendercene conto.
Scendiamo e non si vede nulla: non abbiamo la minima idea di come fare a trovare l'inizio del sentiero. Per fortuna un pescatore incontrato sul posto ci spiega dice andare, poi è impossibile sbagliare.
Continuiamo a salire nella nebbia, sperando di uscire da un momento all'altro, finché arriviamo al bivacco ancora nella nebbia. Breve sosta per visitarlo, poi decidiamo di salire ancora un po' per vedere se per caso si esce: spiacerebbe arrivare fino a pochi metri dalla fine delle nubi e tornare indietro...
Saliamo ancora un po', sulla cresta il vento è molto umido e freddo, e troviamo dei ciuffi d'erba coperti dal ghiaccio che si è condensato dalla nebbia. In alcuni il ghiaccio ha formato delle lame sottilissime, in altri ha avvolto l'erba con uno spesso strato da ogni parte. Sono veramente belli e scatto loro qualche foto.
Poi vediamo che non c'è speranza di uscire al sole e comincia a fare parecchio freddo, così battiamo in ritirata. Per oggi è andata così.

Data: 18/10/2008
Quota max: 2750
Partenza da: Lago d'Arpon
Quota partenza: 1825
Dislivello: 925
Zona: Moncenisio
Difficoltà: E

9 Immagine(i), Inserita il 20/10/2008

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