Salita alla Punta Gasparre per il vallone che separa le punte Melchiorre e Gasparre.
Buona parte dell'itinerario è in comune con la salita alla Punta Melchiorre che ho descritto un paio di anni fa: è possibile leggerlo seguendo questo collegamento.
Questa volta quando siamo arrivati al lungo vallone superiore ci siamo portati verso destra per raggiungere il canalone che scende dalla sella tra la Punta Gasparre, che è spostata verso Valle Stretta, e la sua anticima che si trova sullo spartiacque con il vallone della Rho.
Il canalone è molto ripido ed il fondo è franoso, quindi la salita sarebbe molto faticosa. Per fortuna è possibile salire arrampicando le facili rocce sul bordo destro che permettono di tenere i piedi su qualcosa di solido. Verso la fine della salita conviene attraversare e continuare a salire le rocce sulla sinistra, sino a raggiungere la cresta che unisce cima e anticima. Il punto di arrivo del canalone è opportunamente segnalato da un ometto.
Dall'anticima si vede un bel panorama verso la conca di Bardonecchia. Una tacca di vernice indica il percorso per la vicina Punta Quattro Sorelle, che a quanto pare è raggiungibile per cresta. La cima è invece sorprendentemente estesa (sembra quasi un campo da calcio) ed il panorama è notevole. Pur essendo più bassa della vicina Punta Melchiorre lo sguardo è libero in quasi tutte le direzioni e la visuale è decisamente migliore. Sulla cima ci sono strani manufatti: sbarre di ferro arrugginito cementate nel terreno. Viene da chiedersi chi possa avere fatto un lavoro del genere quassù. Chissà, forse sono i resti di qualche struttura militare.
Data: 15/09/2012 Quota max: 2808 Partenza da: Grange della Valle Quota partenza: 1700 Dislivello: 1108 Zona: Valle Stretta Difficoltà: F
18 Immagine(i), Inserita il 19/09/2012
Rocca Bernauda (27 agosto 2012)
Gita lunga ad una cima poco frequentata da cui si gode un panorama eccezionale. Non ci sono cime più alte nel raggio di 12 Km quindi la vista si estende in tutte le direzioni. La salita è però impegnativa, non escursionistica, e richiede piede saldo ed assenza di vertigini.
Dalle Grange di Valle Stretta si percorre la strada fino al Ponte della Fonderia. Qui si prosegue verso il Colle di Valle Stretta, abbandonando il sentiero che sale verso il Tabor. Si segue il sentiero per il colle fino al pianoro dove si attraversano i ruscelli che scendono dal lago Peyron, poi si prende il sentiero, ben visibile, che risale il valloncello più a destra, immediatamente sotto le pietraie che scendono dai contrafforti della Rocca Bernauda. Usciti dal valloncello si devia a destra, salendo per prati fino a raggiungere il canalone detritico che scende dal Colle della Gran Somma, immediatamente a nord della Rocca Bernauda. Si risale il canalone, aiutati da ometti e tracce di sentiero, fino a raggiungere il colle. La salita è più facile di quello che sembra perché le pietraie non sono franose, tranne che per un tratto molo breve. Fin qui la salita si può considerare escursionistica (EE). Giunti al colle è necessario salire verso destra (sud). All'inizio si risale un pendio ripido, più facile di quanto possa sembrare. Dopo i primi metri ricompare anche una traccia di sentiero, quindi è relativamente facile salire il primo centinaio di metri di dislivello ed il panorama si apre notevolmente. Verso la fine del pendio si incontrano un paio di passaggi dove cui è necessario arrampicare. Il primo è semplice, il secondo è invece il punto più impegnativo di tutta la salita: si tratta di superare un salto esposto di circa un metro e mezzo. Gli appigli sono ampi quindi tecnicamente non è difficile. Superato il salto la pendenza cala improvvisamente ed inizia una cresta che cade a precipizio sul lato della Rho ed è ripida sul lato di Valle Stretta. In alcuni punti è abbastanza stretta quindi è necessario fare attenzione. La cresta termina a quota 3172, nel punto più occidentale d'Italia, identificato da una lapide posta alcuni anni fa. A suo tempo c'erano incollate delle scritte ma ora sono rimaste solo le coordinate geografiche. Da qui la cresta si allarga e non rimane che risalire un ampio panettone di sfasciumi per raggiungere la cima, seguendo il sentiero che è ricomparso. Oltre la cima la cresta continua quasi pianeggiante verso sud, poi inizia la discesa verso il Colle Baldassarre. Il sentiero prosegue ben visibile, quindi probabilmente è possibile scendere in quella direzione invece di tornare indietro, anche perché il percorso da quel lato è meno difficile (così almeno è scritto sulla guida dei monti d'Italia del CAI). La discesa da quel lato sarebbe anche molto più veloce, visto che almeno la metà superiore del canalone detritico che scende dal Colle Baldassarre si potrebbe fare sciando, ed inoltre si risparmierebbe molta strada. Sarà per un'altra volta. Dopo le foto di rito sparate in tutte le direzioni, complice la bellissima giornata, sono sceso per l'itinerario di salita.
Data: 27/08/2012 Quota max: 3222 Partenza da: Grange di Valle Stretta Quota partenza: 1765 Dislivello: 1457 Zona: Valle Stretta Difficoltà: F+
53 Immagine(i), Inserita il 31/08/2012
Anello Col de l'Etroit du Vallon e Col du Vallon (22 luglio 2012)
Percorso ad anello che si svolge tra la Valle Stretta ed il vallone che dal Col du Vallon scende verso Nevache. Siamo partiti dalle Grange di Valle Stretta e siamo saliti fino al colle di Thures: poco prima del lago abbiamo risalito la schiena erbosa verso ovest (destra) trovando una traccia di sentiero che ci ha portato verso l'evidente intaglio del Col de l'Etroit du Vallon. La salita fino al colle è semplice, e appena iniziata la discesa abbiamo capito perché non ho trovato notizie di passaggi da quella parte. Dopo una breve discesa il sentiero scompare ed è necessario spostarsi verso sud-est (sinistra) per evitare i balzi rocciosi sottostanti. Il terreno da attraversare è molto ripido, duro e scivoloso (visto da sotto sembrerà il risultato di una antica frana) per cui il passaggio non è molto piacevole, anche se non ci sono pericoli oggettivi. Terminato l'attraversamento di questo terreno siamo arrivati in cima ad una lunga pietraia dove siamo scesi rapidamente fino ai sottostanti Chalets du Vallon. Da qui il sentiero risale il vallone fino al Col du Vallon, ma noi abbiamo fatto una deviazione risalendo fino al Lac Noir che si vedeva dal Col de l'Etroit du Vallon. Da qui una traccia di sentiero risale il vallone a mezza costa fino al bel Lac du Chatelard, poi prosegue fino a ritrovare il sentiero che sale verso il Col du Vallon. Dal colle è semplice seguire il sentiero che scende verso Valle Stretta e riporta alle Grange di Valle Stretta. In definitiva una bella gita, abbastanza lunga, con l'unica difficoltà della discesa dal Col de l'Etroit du Vallon che richiede piede saldo. Probabilmente andrebbe fatta il giorno dopo una abbondante pioggia, quando il terreno è meno duro e gli scarponi fanno presa facilmente nel terreno.
Data: 22/07/2012 Quota max: 2645 Partenza da: Grange di Valle Stretta Quota partenza: 1765 Dislivello: 1200 Zona: Valle Stretta Difficoltà: EE
18 Immagine(i), Inserita il 28/07/2012
Anello lungo un “sentiero balcone” (e molti laghi) per il Lago Savina (7 luglio 2011)
Gita esplorativa in una zona dove sulla cartina sono segnati moltissimi laghetti, e dove non ero mai passato. Si parte dal colle del Piccolo Moncenisio e si segue la strada sterrata che porta verso il lago Savina. Molto presto una freccia a sinistra indica il percorso per i Lacs Perrin: si tratta di risalire le tracce della vecchia strada di servizio usata molti anni fa per costruire i tralicci della linea elettrica. In pratica ci si sposta in direzione del Vallon de Savine passando nei pianori al di sopra della strada che viene percorsa normalmente. Arrivati al Lac Perrin superiore il sentiero si divide: la traccia principale scende verso le Grange Savina e ritrova il sentiero principale per il Lago Savina. Un cartello indica invece verso l'alto il percorso per raggiungere i Lacs Giaset, tra il Malamot ed il Giusalet: ho sempre visto questi laghi dall'alto ma non c'ero mai stato. Si sale seguendo ometti e tracce di vernice, senza un vero sentiero che emergerà più avanti. Prima si attraversano dei pianori costellati di laghetti, poi si taglia a mezza costa il ripido fianco del Vallon de Savine: qui ci sono tracce di sentiero ma per trovare la via sono indispensabili le tacche di vernice e gli ometti. Dato il terreno questo percorso è assolutamente da evitare in caso di nebbia. Finalmente si raggiungono e si costeggiano i numerosissimi Lacs Giaset, fino a raggiungere il colle verso la valle di Susa ed il Lac Blanc. Da qui si potrebbe salire fino al Malamot, poi sembra che si potrebbe scendere seguendo la cresta che cala verso il Piccolo Moncenisio compiendo un anello: visto da sotto il percorso sembra semplice. Noi abbiamo invece preferito proseguire lungo il sentiero che scende fino a raggiungere il Lago Savina, per poi rientrare per il sentiero abituale. In definitiva una gita molto panoramica e abbellita dai moltissimi laghetti, sicuramente consigliabile anche se il sentiero è più impegnativo di quello di fondovalle.
Data: 07/07/2012 Quota max: 2693 Partenza da: Colle del Piccolo Moncenisio Quota partenza: 2183 Dislivello: 510 Zona: Moncenisio Difficoltà: EE
26 Immagine(i), Inserita il 09/07/2012
Punta Quattro Sorelle (16 ottobre2011)
L'idea era di provare ad arrivare alla Punta Gasparre, ma poi ci siamo dovuti accontentare della Quattro Sorelle, che comunque è una gran bella gita. Lasciata l'auto a Bardonecchia si risale la strada militare, in cattive condizioni, che porta verso il Poggio Tre Croci e oltre. L'accesso con l'auto alla strada è vietato in estate il venerdì, sabato e domenica durante il giorno. In questa stagione si potrebbe salire ma senza fuoristrada è proprio impossibile, inoltre la strada è molto stretta e incrociare qualcuno potrebbe essere un problema. La strada sale con buona pendenza ed è anche tagliata da sentieri per chi vuole accorciare il percorso. Arrivati al Poggio Tre Croci si esce dal bosco ed il panorama diventa subito notevole. La strada continua tagliando il pendio e si porta sotto la Punta Quattro Sorelle, dove c'erano delle fortificazioni. Da qui un sentiero ben visibile porta direttamente alla cima, mentre un altro porta alla cresta sud-est. Saliamo in questa direzione, risalendo la cresta: il percorso è più impegnativo ma il panorama verso Valle Stretta ripaga ampiamente. Si risale la cresta seguendo una traccia abbastanza vaga, e in alcuni punti bisogna tirarsi su con le mani. Niente di difficile ma chi preferisce un percorso più comodo può seguire l'altro sentiero che scopriremo essere ben tracciato e praticabile, oltre che più corto. Poco sotto la cima il nostro percorso si unisce all'altro sentiero che aggira la cima dal lato di Valle Stretta e sale ad un colletto poco oltre. Di qui il sentiero torna indietro raggiungendo la sommità per un facile pendio. In cima una croce e una ringhiera per evitare di cadere nello strapiombo dall'altra parte. L'ultimo tratto di sentiero prima del colletto è stato attrezzato di recente posando delle funi in acciaio che aiutano nei punti più impegnativi. Dalla cima il panorama è inaspettatamente ottimo per una cima di questa quota. Naturalmente non si vede molto lontano, ma il punto di vista è inusuale e molto interessante. Da qui ci sarebbe piaciuto continuare verso la Punta Gasparre, ma dopo diversi tentativi non siamo riusciti a trovare il modo di passare le rocce subito oltre il colletto. Abbiamo provato ad aggirarle da entrambe le parti, ma dal lato migliore, quello esposto a nord, il terreno era gelato e ripido. Poi avremmo dovuto perdere troppo dislivello e risalirlo per pendii infami. Inoltre era ormai troppo tardi, e anche se fossimo riusciti a passare probabilmente non avremmo fatto in tempo ad arrivare alla cima, considerando il terreno. E pensare che su internet qualcuno ha definito EE l'itinerario! Probabilmente bisognerebbe poter salire in auto per guadagnare un po' di tempo. Comunque mi sa che a questo punto per raggiungere la Punta Gasparre è meglio salire dall'altro versante (nord-ovest), per un canalone che ho visto l'anno scorso. Sarà per l'anno prossimo. Dalla cima scendiamo per il sentiero che scende direttamente, invece di ripassare per la cresta. Questo sentiero è in ottime condizioni ed in breve ci riporta alla strada che ripercorriamo per tornare a Bardonecchia.
Data: 16/10/2011 Quota max: 2698 Partenza da: Bardonecchia Quota partenza: 1310 Dislivello: 1388 Zona: Alta valle Susa Difficoltà: EE
25 Immagine(i), Inserita il 18/10/2011
Monte Pelvo e Monte Carlei (12 ottobre 2011)
Salita ad una bella cima ad est del Colle delle Finestre. A quanto pare la via abituale sale dal lato della valle Chisone, ma ho preferito salire da Susa e lasciare l'auto prima del colle, risalendo un vallone laterale tra il Monte Carlei ed il Pelvo. Si sale in mezzo ai pascoli, seguendo una traccia di sentiero non sempre evidente. Raggiunti i Gran Piani il sentiero li aggira alla base del Monte Carlei e fa un lungo giro per prendere quota in modo regolare, invece di puntare direttamente verso il colle come ci si potrebbe aspettare. Fa fede il percorso riportato sulla tavoletta IGM 1:25000. Arrivati sotto il colletto del Pelvo il sentiero diventa poco visibile ma comunque basta salire come capita fino a raggiungere la cresta con la valle Chisone. In alto ci sono due colletti separati da una piccola punta: l'ideale sarebbe portarsi a quello più vicino al Pelvo (ad ovest, destra salendo) , ma se si raggiunge l'altro cambia poco. Al colletto si incontra il sentiero, ben più battuto, che sale dalla valle Chisone. Il pendio è molto ripido ma il sentiero è ben tracciato quindi si sale senza problemi. Probabilmente andrebbe preso con cautela in caso di neve o ghiaccio. In breve si raggiunge la cima, che è un largo ripiano erboso da cui parte la cresta verso il vicino Monte Francois Pelouxe. Il panorama è notevole ed esteso in tutte le direzioni, a patto che la giornata sia limpida: cosa poco probabile durante l'estate in questa zona. Durante la discesa ho tagliato il pendio seguendo tracce di sentiero e con breve risalita ho raggiunto la cima del Monte Carlei, decisamente più basso ma situato in una buona posizione da cui si gode un'ottima visuale sulla zona del Monte Orsiera.
Data: 12/10/2011 Quota max: 2770 Partenza da: Sotto il Colle delle Finestre Quota partenza: 2000 Dislivello: 830 Zona: Valle di Susa Difficoltà: EE
25 Immagine(i), Inserita il 15/10/2011
Chapelle de Tierce (6 settembre 2011)
La Chapelle de Tierce si trova all'inizio della cresta che separa il vallone di Ribon da quello dell'Avérole, a picco sopra Bessans. Arrivando dal Moncenisio si supera il ponte sul Torrent du Ribon e poco dopo, a destra, si prende la strada sterrata per il vallone di Ribon. Quasi subito c'è un divieto di accesso ed uno spiazzo per lasciare l'auto. Si inizia risalendo la strada che, con buona pendenza, arriva all'Oratoire Ste-Anne da dove parte il sentiero da seguire, ben segnalato. Un cartello spiega che il sentiero è aereo e non è adatto a chi soffre di vertigini: non hanno tutti i torti. Il sentiero, sempre ben visibile, sale quasi sempre molto ripido. Prima si attraversa un bosco, poi si arriva ad un punto esposto, che sicuramente piacerà poco a chi patisce di vertigini. E' lungo pochi metri ed largo almeno un metro, quindi non c'è pericolo, ma di fianco c'è un bello strapiombo. Subito dopo si esce del bosco e si continua a salire attraverso i prati. Il sentiero risale costantemente la spalla tra la valle principale ed il vallone di Ribon, con poco spostamento, fino ad arrivare ai salti di rocce immediatamente sotto la cima. A questo punto, per evitarli, si sposta salendo verso destra (sud) per portarsi sotto il colle a quota 2902. Un'ultima salita, con un passaggio attrezzato con una catena, porta al colle da cui, di colpo, si apre una visuale spettacolare sul ghiacciaio dello Charbonnel. Una breve salita per cresta porta poi alla cappella, da cui si gode un gran bel panorama sulle zone circostanti. Poco sotto la cappella c'è una croce, sul bordo dello strapiombo. Da qui la vista su Bessans è decisamente aerea. Il cartello all'inizio raccomanda anche di non percorrere questo sentiero in caso di gelo, e ha ragione. Ieri c'era brutto tempo ed in alto durante la notte ha gelato: la parte finale del sentiero attraversa affioramenti di acqua che si erano trasformati in ghiaccio che ricopriva molte pietre. Con un po' di attenzione sono riuscito a passare, ma in caso di gelate estese la cosa potrebbe diventare complicata. In definitiva si tratta di una bella escursione con un notevole panorama, ma che non è sicuramente raccomandabile a chi soffre di vertigini. Oltre al passaggio esposto il sentiero attraversa pendii sempre molto ripidi. Niente di pericoloso ma abbastanza per fare sentire a disagio chi patisce queste situazioni.
Data: 06/09/2011 Quota max: 2973 Partenza da: Bessans Quota partenza: 1732 Dislivello: 1241 Zona: Maurienne Difficoltà: EE
21 Immagine(i), Inserita il 08/09/2011
Punta Baldassarre dal Colle Bernauda (4 agosto 2011)
L'idea era di tentare la salita alla Rocca Bernauda, poi ci siamo arresi all'evidenza e siamo saliti sulla Punta Baldassarre. Bella gita insieme al quasi compaesano Micerino, anche lui frequentatore di questo sito. Lasciata l'auto alle Grange di Valle Stretta si risale il fondovalle fino al pianoro del Ponte della Fonderia, dove il sentiero per il Tabor si divide da quello per il Colle di Valle Stretta. Qui si scende verso destra e si attraversa il torrente sulla passerella, poi si segue un sentiero che sale mantenendo sulla sinistra il ruscello che scende dal Colle di Valle Stretta. Il sentiero sale rapidamente, a volte diventando poco visibile, fino a raggiungere un pianoro ai piedi del vallone che scende tra la Rocca Bernauda e la Punta Baldassarre. Ora si tratta di risalire il vallone: all'inizio è meglio attraversare il pianoro e salire sulla sinistra (ovest) dove c'è del terreno solido. Poi si continua a salire sulle pietre che per ora sono ferme quindi non si fatica particolarmente. Si sale fino ad una fascia rocciosa, all'incirca a quota 2700, che si supera portandosi all'estrema destra (est) dove è alta pochi metri. Le rocce non sono ripide quindi si superano agevolmente con facili passi di arrampicata. Da qui ricominciano i ghiaioni, che però diventano progressivamente più mobili rendendo faticosa la salita: un passo avanti e due indietro. Per ora comunque è possibile cercare le zone dove le pietre sono più grandi e salire su un terreno abbastanza fermo. Purtroppo salendo la situazione diventa sempre più problematica: le zone solide sono sempre più rare ed il pietrisco sempre più franoso. Arriviamo in vista della Rocca Bernauda e ci rendiamo conto che non fa per noi. Solo la traversata dei ghiaioni porterebbe via troppo tempo, poi la salita sembra proprio troppo difficile. Così ripieghiamo sulla salita alla vicina Punta Baldassarre. Questa salita non presenta difficoltà ma è faticosissima per il pendio ripido e franoso. Comunque alla fine raggiungiamo la vetta e ci godiamo il panorama. La Punta Baldassarre in realtà è una lunga cresta pianeggiante: è possibile raggiungere l'estremità sopra Valle Stretta per avere una migliore visuale in quella direzione. Da qui un intaglio separa la cresta dalla Rocca Pompea, la cui salita è più impegnativa. La discesa si è invece rivelata molto divertente e veloce: si scende sciando insieme agli sfasciumi che franano e si perde dislivello molto in fretta. E' consigliabile non cadere: le pietre sono molto affilate. Ne sanno qualcosa le suole degli scarponi: ne ho un paio quasi nuovi con le suole quasi spianate da un po' di gite in queste zone. Scendendo l'unico accorgimento necessario è quello di mantenersi tutto a sinistra quando si arriva all'incirca ai 2800 metri per superare le balze rocciose che altrove sono parecchio alte. Cercando le zone giuste è possibile scendere scivolando sui ghiaioni fino alla fine del vallone, la discesa è quindi molto rapida. Questo percorso è quindi una via di discesa ideale anche per chi è salito seguendo il percorso più normale, dal Colle Baldassarre. Questo percorso è molto più lungo ma più agevole in salita, dato che c'è sentiero quasi ovunque. L'ultimo pezzo va fatto arrampicando ed un passaggio esposto non è molto piacevole, quindi chi è arrivato in cima non dovrebbe avere problemi a scendere da questa parte, risparmiando parecchio tempo e parecchia strada. D'altro canto questo percorso non presenta grandi difficoltà, anche se è molto faticoso, quindi permette a chi non se la sente di salire dall'altro lato di raggiungere una cima in una zona ben poco frequentata, con panorami notevoli. Un'ultima nota sulla difficoltà. Ho scritto EE/F perché sono indeciso. Il percorso è più complesso di quanto sia normalmente un EE, ma è anche più facile di quanto viene solitamente considerato F. Il problema principale è che per la discesa è necessario essere capaci a scendere sciando nei detriti franosi, senza cadere: in sostanza bisogna saper sciare. Senza questa capacità la discesa potrebbe veramente diventare problematica: non pericolosa, ma lunga e fonte di parecchie sbucciature.
Data: 04/08/2011 Quota max: 3156 Partenza da: Grange di Valle Stretta Quota partenza: 1765 Dislivello: 1391 Zona: Valle Stretta Difficoltà: EE/F
27 Immagine(i), Inserita il 14/08/2011
Stambecchi al Malamot (12 luglio 2011)
Per oggi il tempo non prometteva niente di buono, con nebbie più o meno ovunque. Quindi niente di particolare, giusto una gita per muoversi un po'. La scelta, con grande fantasia, cade sul Malamot e si rivelerà migliore del previsto. Lasciata l'auto all'inizio della strada che sale al Malamot abbiamo seguito la strada più alta che porta, pianeggiante, verso ovest. Da questa strada si stacca quella che sale alla batteria Pattacroce, che si risale seguendo un sentiero che taglia parecchi tornanti. Questa strada mi colpisce sempre per gli spettacolari muri che sono stati costruiti per sostenerla. Sono ancora quasi tutti lì, come nuovi, a testimoniare un tempo in cui era importante fare le cose per bene. Tutta l'architettura militare della zona riflette questo modo di pensare, abbastanza sabaudo ed ora in estinzione, a quanto pare. Dalla batteria Pattacroce si risale la cresta: per i primi metri si sale a caso, poi si trova un sentiero da seguire. La salita è abbastanza ripida per la prima parte, poi è sufficiente seguire la cresta che sale verso il Malamot. Si raggiunge la strada agli ultimi tornanti, prima del traverso finale. Giunti alla caserma la sorpresa: la zona è piena di stambecchi, che non si muovono nemmeno a prenderli a calci, per la gioia dei presenti che li fotografano a raffica. Probabilmente si tratta della colonia che in estate si sposta sul Giusalet e che per ora rimane a quote più basse aspettando che cresca un po' d'erba. Salendo da Pattacroce ci siamo tenuti più lontani dal fondovalle e questo ci ha salvato dalla nebbia che imperversava fino al vallone antistante. Poi il tempo è migliorato un po' quindi siamo rimasti al sole quasi tutto il tempo. Discesa al Lago Bianco e poi giù per la il percorso abituale che taglia i tornanti della strada scendendo direttamente verso il Forte Varisello. Dopo poco ci infiliamo nella nebbia e non ne usciremo più fino a poco prima dell'auto. L'anello da Pattacroce allunga parecchio ma permette di salire su una cresta con un ottimo panorama (se non c'è nebbia), molto migliore del percorso abituale che sale per lo più incassato in un vallone.
Data: 12/07/2011 Quota max: 2915 Partenza da: Moncenisio Quota partenza: 2050 Dislivello: 865 Zona: Moncenisio Difficoltà: E
19 Immagine(i), Inserita il 14/07/2011
Visita alla grande slavina sotto l'Aquila (19 maggio 2011)
L'ultima grande nevicata di quest'inverno (a marzo se ricordo bene) ha scaricato un notevole spessore di neve su fondo instabile nel corso di alcuni giorni. Ricordo che il bel tempo è tornato di venerdì e al mattino, salendo a Giaveno, si vedeva una lunghissima linea di distacco sulle creste nei dintorni dell'Aquila. In pratica tutta la neve caduta su quei pendii ripidi è franata a valle e si accumulata in fondo ai canaloni che scendono verso la Maddalena. Pochi giorni dopo si vedeva una enorme slavina in fondo a quei canaloni, a monte e a valle del punto in cui due canaloni principali si uniscono. Giorno dopo giorno ho visto che la neve si scioglieva ben poco, così finalmente mi sono deciso ad andare a dare un'occhiata.
Si lascia l'auto sopra Pra Fieul, poco prima dell'Alpe Colombino, e si segue in sentiero “Quota 1000” in direzione est. Il sentiero, con qualche saliscendi, è sempre ben segnato e percorribile e porta proprio dentro alla slavina, che quindi è facilmente raggiungibile in meno di un'ora di cammino (lento).
La slavina è enorme: ad occhio e croce è larga una trentina di metri ed è lunga circa 400 metri. Lo spessore è più difficile da stimare ma probabilmente in alcuni punti supera la decina di metri. Considerato che la quota varia all'incirca tra i 1150 ed i 1200 metri è una cosa decisamente fuori dal normale. La neve è compattissima: non sono un esperto ma ho l'impressione che potrebbe passare l'estate senza sciogliersi completamente.
Risalendo a piedi la slavina ci si rende bene conto di quanto è grande, e si vedono massi enormi portati a valle. Continuando a salire si arriva alla confluenza tra i due canaloni: la neve è scesa da entrambi, si è unita ed ha proseguito per un bella distanza. Anche a monte la neve continua per parecchio.
Tutto sommato si tratta di un fenomeno interessante, che credo non si verifichi molto spesso. Non basta che nevichi molto: bisogna anche che la neve non rimanga ancorata ai pendii ma che scivoli quasi tutta a valle.
Data: 19/05/2011 Quota max: 1200 Partenza da: Sopra Pra Fieul Quota partenza: 1100 Dislivello: 200 Zona: Val Sangone Difficoltà: E