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Album Foto > Album personali > f.senore 1387 immagini in 67 albums visti 154338 volte
Un anello per il Rio Meinardo con una strana struttura (24/10/2018)



Il Rio Meinardo è un affluente di destra del Sangone che si origina al confine con la val Chisone e sfocia poco a monte di Forno di Coazze.
Ormai molti anni fa ste67 ha pubblicato delle relazioni sulla zona chi mi avevano incuriosito, e finalmente oggi riesco ad andarci.
Lasciata l’auto nel piazzale vicino ad un campeggio ho seguito la strada che guada il Sangone e sale sul versante opposto fino alla partenza degli impianti sciistici abbandonati della Pisi. Continuando a salire lungo la strada si arriva alle Case Pisi dove si incontra la traccia di salita dell’impianto. Da qui sono salito nel bosco tenendomi un po’ a destra della traccia fino ad individuare il sentiero che sale spostandosi verso il vallone del Rio Meinardo. Il sentiero porta ai ruderi dell’Alpe Nuova, ormai completamente in rovina. Poco lontano c’è una bella sorgente da cui il sentiero prosegue in leggera discesa: guardando con attenzione si capisce che si tratta di una vecchia canalina per l’acqua. In un paio di punti la canalina scorre su muretti a secco per mantenere la pendenza: si tratta di opere che non ho mai visto altrove e che lasciano veramente stupiti. Adesso non si riesce a capire a cosa potesse servire tanto lavoro, forse ai tempi c’erano pascoli da irrigare.
Dopo un po’ la canalina termina e il sentiero ricomincia a salire riportandosi verso un canalone con i fianchi ripidi in cui scorre il rio. Qui, intorno a quota 1500, una traccia attraversa il canalone per portarsi sull’altro lato: io la ho seguita e sull’altro lato ho trovato il sentiero(segnato su qualche mappa) che sale sull’altro versante del Rio Meinardo. Il sentiero è ben segnato da ometti quindi ho deciso che lo avrei seguito in discesa.
Nel frattempo ho continuato a salire fino ad un punto in cui la traccia sembra quasi sparire: poco più in alto si trova una struttura molto particolare. Sembra una grande tavola rettangolare circondata da una panchina continua per sedersi, ma guardando meglio ci sono delle cose strane. Prima di tutto le tavole non sporgono dai basamenti, quindi se ci si sedesse si batterebbero le ginocchia. Poi la zona sembra attraversata da una canalina che portava acqua da una sorgente poco distante, e a metà della tavola c’è un passaggio in cui probabilmente scorreva l’acqua. Viene il dubbio che tutta la tavola fosse circondata dall’acqua. Il tutto è circondato da muretti a secco e a pochi metri c’è una profonda cantina o qualcosa di simile. L’acqua poi proseguiva lungo una canalina di cui è ancora visibile un tratto su un muretto a secco. Insomma si tratta di una struttura molto particolare e sarei curioso di sapere a cosa potesse servire.
Dopo aver ispezionato il posto ho seguito la vecchia canalina che poco dopo è diventata una traccia di sentiero che progressivamente sale verso la zona dell’Uja. Ho continuato a salire sperando di riuscire a raggiungere la cima: il sentiero sale lungo una morena creata da un temporale in tempi passati, poi si perde nei rododendri ma si riesce a capirne la direzione e ogni tanto se ne ritrova una debole traccia.
Terminati i rododendri non ho più trovato tracce mentre il pendio diventava erboso e sempre più ripido. L’erba, lunga e secca, era molto scivolosa ed il pendio sempre più ripido: sarei riuscito a salire ma poi sarei dovuto ridiscendere per la stessa strada e ho preferito evitare rischi con l’erba così scivolosa.
Così mi sono arreso poco sopra ai 1900 metri di quota, peccato perché mancava poco. Probabilmente passando quando l’erba è ancora verde ci sarebbero meno problemi.
Sono ridisceso fino al punto in cui avevo attraversato il canalone e ho continuato la discesa lungo la sinistra idrografica del rio fino a raggiungere la fine della strada sterrata che avevo lasciato alle Case Pisi: questo percorso è molto più diretto di quello di salita.
Allego la traccia GPS del percorso e ringrazio ste67 per le ottime relazioni che descrivono il percorso di salita.

Data: 24/10/2018
Quota max: 1910
Partenza da: Forno di Coazze
Quota partenza: 1050
Dislivello: 860
Zona: Val Sangone
Difficoltà: EE

18 Immagine(i), Inserita il 26/10/2018

Un anello per il Monte Rognoso (9 novembre 2016)



Salita al Monte Rognoso dal Colle della Frai, vicino al Colle del Lis, con discesa sul lato opposto, scendendo fino alla borgata Suppo e risalita fino al punto di partenza.
Le notizie che ho trovato in rete concordavano su una salita faticosa tra pietraie e terreno ripido, senza sentiero. Sono stato fortunato a trovare un sentiero ma la salita è comunque faticosa per via del terreno impervio.
Lasciata l’auto al Colle della Frai ho seguito il sentiero che scende verso Suppo fino al bivio per la Falesia di Mompellato: le notizie che ho trovato concordavano nel salire prima della falesia.
In effetti pochi metri prima della falesia una debole traccia sale verso destra. Salendo si vedono in alto parecchi muretti a secco: guardando con attenzioni si vede che alcuni sostenevano le curve di un sentiero. Questa traccia sale tagliando il ripido pendio immediatamente a destra (salendo) delle rocce della falesia. Dopo un po’ la traccia tende a svanire ed è spesso occupata da alberi caduti, ma non è difficile ritrovarla ogni tanto mentre si continua a salire a fianco delle rocce.
Verso quota 1500 il bosco termina e si sale su terreno più aperto fino alla sommità della falesia, quotata 1537 sulla carta Fraternali. Da qui si ha finalmente una bella visuale sulla vallata e sul pendio ancora da salire. Si tratta di risalire la parte ripida e erbosa fino ad arrivare ad una zona di prati aperti a circa 1750 metri di quota. Sopra i prati inizierà la pietraia finale.
Stavo per rassegnarmi a salire come capita quando ho notato un sentiero che dal colletto alla fine della falesia si sposta verso sinistra (ovest). Il sentiero è segnato con molte macchie di vernice e ometti, così lo ho seguito. Questo sentiero sale spostandosi fino alla cresta successiva, che è molto meno ripida. Poco prima della cresta segni e ometti finiscono, ma ho deciso di seguire comunque il sentiero: raggiunta la cresta le tracce salgono aggirando le rocce più grandi con un percorso abbastanza comodo. A volte la traccia sparisce nei prati più estesi, come spesso succede, per ricomparire dove il terreno è più roccioso. Un po’ di esperienza aiuta, ma non è difficile seguirla fino ad una grossa roccia spaccata a quota 1744, dove iniziano i larghi prati superiori. In effetti, con prati così estesi, in passato serviva un sentiero per portare le mucche: tutto sta nell’avere la fortuna di trovarlo. Spero comunque che la traccia GPS allegata possa aiutare i futuri escursionisti.
Da qui non resta che salire l’estesa pietraia che porta alla cima. Prima ho tentato di salire direttamente ma le rocce della pietraia sono molto grandi e il cane aveva difficoltà a procedere, così sono salito spostandomi verso sinistra dove è visibile una fascia erbosa che ho raggiunta abbastanza rapidamente. Qui la salita era a più a portata del cane che mia, dato che il pendio è molto ripido e l’erba scivolosa. Comunque alla fine sono arrivato in cima, mentre osservavo la processione che saliva alla Punta della Croce. Io avevo contato sei persone ad occhi nudo, scendendo ho incontrato alcuni di loro che mi hanno detto che c’era circa una dozzina di persone. Non male, data la giornata livida e fredda.
Poi sono sceso fino al colletto a ovest: anche qui ci sono pietraie e rododendri. Oggi erano coperti da un po’ di neve così non si vedeva dove si mettevano i piedi rendendo la discesa difficoltosa.
Dal colletto la neve è sparita ed è comparso un sentiero che mi ha portato fino a Suppo. Da qui sono risalito fino all’auto completando il giro.
In sostanza un giro interessante, ma decisamente da amatori del genere. Non stupisce che questa cima sia poco frequentata.

Data: 09/11/2016
Quota max: 1952
Partenza da: Colle del Lis
Quota partenza: 1337
Dislivello: 715
Zona: Valle di Susa
Difficoltà: EE

15 Immagine(i), Inserita il 10/11/2016

Monte Pian Real da Casotto Fumavecchia (15 luglio 2016)



Bella gita ad una cima poco frequentata dal parco Orsiera-Rocciavré, in una giornata eccezionale per visibilità e temperatura: in cima faceva addirittura freddo.

Lasciata l'auto al Casotto Fumavecchia, sopra Villar Focchiardo (tra l'altro al momento la strada è in ottime condizioni), sono salito al Piano dell'Orso, ho proseguito per il Colle del Vento e ho seguito il sentiero che porta al Colle delle Vallette.
Dal Colle delle Vallette non resta che salire verso la cima del Monte Pian Real: prima si segue la cresta, all'inizio su pietraia, poi su tracce di sentiero segnalate da ometti e vecchie macchie di vernice. A circa metà salita la traccia si sposta verso la Val Sangone (sinistra), sempre segnalata da ometti, e sale per il ripido pendio fino alla cima. Ad un certo punto ho incontrato due vecchi stambecchi, decisamente poco cordiali. Uno era proprio nel sentiero e non è stato semplice convincerlo a spostarsi, mentre ci minacciava in tutti i modi possibili. Gli ometti non sono sempre facili da trovare quindi se non si conosce il percorso è sconsigliabile andarci con la nebbia, a meno di avere un GPS.
La cima è una enorme pietraia e c'è una croce spostata lungo la cresta verso la Val Sangone.
Il panorama era interessante e la giornata eccezionale, ma dopo poco non è restato che scendere, anche perché il cane non era proprio entusiasta del posto.
Al ritorno ho seguito per intero la cresta tra la Val Sangone e la Valle di Susa, passando per la Punta Costabruna, il Monte Muretto ed il Monte Salancia. Si allunga abbastanza ma in una giornata limpida il panorama compensa abbondantemente lo sforzo.
Alla base della Salancia ho preso un sentiero, non troppo visibile, che dopo un tratto pianeggiante (questo è segnalato sulla carta Fraternali) scende direttamente sul Casotto Fumavecchia evitando di tornare al Piano dell'Orso.

Data: 15/07/2016
Quota max: 2619
Partenza da: Casotto Fumavecchia
Quota partenza: 1684
Dislivello: 1100
Zona: Val Sangone
Difficoltà: EE

30 Immagine(i), Inserita il 21/07/2016

Un anello per alpeggi sopra Pratobotrile (5 novembre 2015)



Percorso ad anello nella montagna sopra Condove: salita lungo la cresta che separa il vallone del Sessi da quello del Gravio e discesa lungo il corso del Sessi, visitando un po' di alpeggi abbandonati.
Lasciata l'auto a Pratobotrile ho seguito la strada fino a Moni, poi la mulattiera che prima sale lungo la cresta, poi si sposta sul lato del Sessi per evitare la parte rocciosa. Il sentiero prosegue verso il colle a nord del Truc Castelletto, ma poco prima di arrivare ho seguito un sentiero che torna indietro fino a raggiungere lo spartiacque all'estremità sud di questa cima. Qui si trova un incrocio: prima ho preso a sinistra per un breve tratto fino ad una roccia da cui si vede bene la vallata, poi sono tornato indietro ed ho seguito l'altro sentiero fino alla vicina Alpe Castelletto, in una bella posizione.
Da qui sono salito in cima al Truc Castelletto e sono sceso fino al colle immediatamente a nord. Un sentiero, che inizialmente si dirige in piano verso il vallone del Gravio (sinistra), permette di risalire la cresta fino all'Alpe Prato Falletto. L'alpeggio è ancora in buone condizioni ed è situato nella posizione più panoramica tra quelli che conosco.
Un sentiero permette di spostarsi verso il vallone del Sessi fino all'Alpe di Prafale. Poco prima c'è un affioramento d'acqua e ho visto con piacere che dall'ultima volta la sorgente è stata sistemata e si può bere da un tubicino. Prima era tutto in rovina.
Dall'Alpe di Prafale ho seguito la cresta fino al punto più alto delle Scalancie, ho proseguito fino al Colle degli Astesiani e sono sceso lungo i prati dal lato del Sessi. Scendendo si incontra una traccia di sentiero marcata con vernice rossa scolorita che appare e scompare, ma la discesa non è un problema. Prima ho raggiunto alcune case poi, continuando a scendere, ho raggiunto l'Alpe Barmanera dove si incrocia il sentiero che scende a PratoBotrile passando per il Salto del Bue. Questa volta ho continuato a scendere verso il fondovalle: anche qui tracce di sentiero nel bosco aiutano nel percorso. Ho raggiunto il canale (lungo più di 6 Km) che portava l'acqua fino quasi a Moni e lo ho seguito per un breve tratto fino ad una casa isolata nel bosco, a fianco di un faggio altissimo. Continuando a scendere ho finalmente raggiunto e guadato il Sessi (il guado diventerebbe difficile in caso di grande portata di acqua): poco oltre ho incontrato il sentiero che scende dal Colombardo che mi ha riportato a Pratobotrile con un percorso interminabile mentre scendeva la sera.
In autunno/inverno questa zona si presta a moltissime gite interessanti. La parte finale di questo anello è sicuramente per amatori, ma sarebbe possibile rientrare a Pratobotrile direttamente dall'Alpe Barmanera accorciando il percorso e rendendolo più semplice. La salita all'Alpe Prato Falletto è una delle più panoramiche della zona.

Quota max: 1995
Partenza da: Pratobotrile
Quota partenza: 1012
Dislivello: 1080
Zona: Bassa Valle di Susa
Difficoltà: EE

26 Immagine(i), Inserita il 08/11/2015

Una notte sul Monte Tabor (11-12 agosto 2015)



Il Tabor è una delle cime più note e frequentate della valle di Susa: la gita è lunga ma più o meno ci siamo stati tutti.
Dalla cima il panorama è notevole ed è presente una cappella in cui è possibile trovare riparo, così da un po' di tempo mi frullava in testa l'idea di andarci a dormire per fare un po' di foto.
Finalmente, grazie alla complicità del quasi compaesano Micerino, siamo riusciti a lanciarci nell'impresa.
La salita di pomeriggio è stata più faticosa, sia per la temperatura che per il peso degli zaini, però mi aspettavo di peggio quindi è andata bene così.
Siamo saliti per il sentiero normale e, già durante la salita, abbiamo potuto ammirare queste montagne nella luce insolita del tardo pomeriggio. Per come è orientato il percorso di salita al mattino è tutto in ombra, ora invece era tutto illuminato da un bel sole radente.
In cima ci aspetta la sorpresa: ci sono altre cinque persone, tra cui un ragazzo tedesco che ha montato una tendina e che sta andando a piedi da Chamonix a Nizza. Si vede che non siamo stati gli unici a fare questa pensata...
La sera siamo in tre a girare per la cima con la macchina fotografica montata sul cavalletto, e la scena è piuttosto surreale.
La notte nella cappella è stata più impegnativa che in un bivacco: chi è arrivato per primo si è coricato sulle assi di legno nella parte interna, per noi è rimasto il pavimento in pietra. Inoltre per tutta la notte ha tirato vento e la cappella, non so come, è piena di spifferi quindi faceva abbastanza freddo.
In un modo o nell'altro è arrivata l'alba con il suo carico di fotografie, poi siamo scesi verso il Lago Bianco, che tanto bianco non era. Pochi giorni fa ci devono essere stati dei temporali monsonici e la cima è coperta di tracce di erosione causate dall'acqua piovana. Più in basso ci sono i segni di enormi torrenti di fango che hanno tagliato nevai e lasciato tracce imponenti. Il lago, come pure i torrenti più in basso, è ancora sporcato dalla fanghiglia ricevuta ed ha un colore lattiginoso.
Dal Lago Bianco abbiamo seguito un tratto di un sentiero segnato di recente che, con qualche saliscendi, ci ha riportati al sentiero principale poco sotto il Col des Meandes. Da qui siamo ritornati a valle incrociando la lunghissima processione di chi stava ancora salendo.
In definitiva una bella gita, che richiede abbondanza di materiale imbottito per riuscire a passare la notte senza troppi danni...

Data: 11-12/08/2015
Quota max: 3178
Partenza da: Grange della Valle
Quota partenza: 1765
Dislivello: 1413
Zona: Valle Stretta
Difficoltà: EE

40 Immagine(i), Inserita il 16/08/2015

Notte al bivacco Sigot (13-14 settembre 2014)



La salita dal rifugio Mariannina Levi verso l'altipiano del Galambra è molto lunga e non particolarmente interessante. I luoghi diventano molto belli al di sopra dei 3000 metri e si rischia di arrivare stanchi e non avere tempo e forze per godersi la zona (a meno, naturalmente, di essere molto più allenati di me).
Finalmente questa volta riesco ad organizzare il pernottamento al bivacco Sigot, all'incirca a quota 3000, anche per fare qualche fotografia.
Partiamo dal rifugio Levi seguendo il sentiero che sale quasi sempre con pendenza sostenuta e un fondo abbastanza disastrato. Arriviamo al lago delle Monache (più o meno una pozzanghera) dove ci sono i resti della stazione della teleferica che riforniva le caserme al Galambra: qui c'è un breve tratto pianeggiante, poi si ricomincia a salire.
Alla fine attraversiamo il torrente e affrontiamo l'ultima salita, molto ripida, prima di arrivare al bivacco che si trova in posizione panoramica, proprio sul bordo dell'altipiano.
Il bivacco è molto bello ed accogliente, l'unico problema è la capienza: ci sono 7 posti letto più un materasso verticale sul bordo dei letti che in caso si necessità si può mettere a terra al posto delle panchette e del tavolino. Chiaramente nel fine settimana è improponibile andarci in tanti. Noi abbiamo dormito in 6, divisi in tre gruppi.
Di sera si alza un vento freddo e al mattino c'è brina ovunque e un bel vento teso. Appena si alza il sole arrivano nebbie da ovest, portate dal vento. Più tardi il sole si alza e le nebbie spariscono.
Partiamo in direzione della Punta d'Ambin: dalle casermette saliamo tenendoci verso destra, sulla cresta verso la valle di Susa. Non c'è sentiero ma non ci sono problemi a camminare su un fondo spianato da antichi ghiacciai. Con una ultima traversata a mezza costa raggiungiamo la cresta che scende dal Sommeiller poco prima della punta d'Ambin: la seguiamo scendendo un po' e poi salendo sulla punta. La cima cade a precipizio verso il vallone d'Ambin ed ha un bella visuale sul lato francese.
Dalla Punta d'Ambin risaliamo la cresta fino al Monte Sommeiller, poi proseguiamo scendendo verso il ricovero Galambra, una casermetta sulla cresta con la valle di Rochemolles.
Da qui scendiamo al lago ai piedi del ghiacciaio ormai quasi scomparso e torniamo al bivacco.
Dopo un ultimo sguardo al panorama ci carichiamo di nuovo come asini e ci tuffiamo nella nebbia per l'interminabile discesa.


Data: 13/09/2014
Quota max: 3333
Partenza da: Grange della Valle
Quota partenza: 1840
Dislivello: 1493
Zona: Vale di Susa
Difficoltà: EE

62 Immagine(i), Inserita il 18/09/2014

Anello per la Punta Nera (18 agosto 2014)



Salita alla Punta Nera per il vallone della Rho.
Una gita di ste67, fatta qualche anno fa, mi ha messo la pulce nell'orecchio così ho fatto un pensierino all'idea di scendere al Colle del Frejus (ste67 aveva fatto il percorso in senso inverso).
Così ho lasciato l'auto alle Grange della Rho invece di proseguire fino alla chiesetta, in modo da agevolare un possibile rientro dal Frejus: in cima vedrò se fare il giro o tornare dalla stessa parte.
Si sale lungo un sentiero ben tracciato, di origine militare, ma completamente invaso da sassi che rendono la camminata non proprio ideale. In discesa devono essere abbastanza scomodi.
Poco prima del Piano dei Morti si raggiunge una caserma ristrutturata ed in ottime condizioni. E' chiusa e c'è scritto “proprietà privata”: chissà a cosa serve.
Il percorso normale devia prima di raggiungere il Colle della Rho, ma ho preferito raggiungere il colle, dato che non ci ero mai stato. Sul colle c'è una tavola di orientamento con la maggior parte delle cime segnate sul versante italiano che sono sbagliate, e non di poco. Per capirci hanno chiamato Chaberton la Rognosa del Sestriere... Non conosco le cime del versante francese quindi non posso dire se siano esatte.
Dal colle un sentiero segue la cresta fino al Piccolo Colle della Rho. Un breve tratto della cresta è impervio e difficilmente percorribile: il sentiero lo aggira scendendo leggermente sul lato francese.
Poco dopo si raggiunge il sentiero abituale che sale faticosamente per sfasciumi fino alla cima che è doppia: un piccolo colle separa l'anticima italiana (m 3041), a picco sopra Bardonecchia, dalla cima principale (m 3047). Da qui la cresta prosegue in quota verso il Grand Argentier, in territorio francese.
Per la discesa, visto che non ero stanco, ho deciso di scendere al Colle del Frejus. Dall'anticima italiana una traccia di sentiero percorre la cresta che scende verso il colle fino ad un intaglio dopo cui inizia una zona rocciosa. Di qui la traccia scende tra gli sfasciumi sul versante francese: dopo un po' è possibile aggirare i salti rocciosi e spostarsi a vista verso il colle senza difficoltà (la cosa potrebbe essere più complicata in caso di nebbia).
Dal Colle del Frejus non rimane che seguire il sentiero che scende verso l'Italia, cercando di riprendersi dopo aver visto quanto è lontana Bardonecchia. In effetti la discesa è eterna.
Ho seguito il sentiero 722 che scende in diagonale accorciando un po' il percorso rispetto alla strada sul fondovalle.
Si attraversano dei bei boschi, peccato che nella Comba Gautier un'alluvione abbia portato via il sentiero devastando tutto: anche con il 25000 Fraternali ritrovare il sentiero non è stato semplice, senza cartina sarebbe stato molto difficile e impegnativo. Diciamo che qualcuno avrebbe potuto spruzzare un po' di vernice sulle rocce per risolvere il problema. A Les Granges, dove il sentiero raggiunge la strada asfaltata, c'è un foglio che informa che il sentiero è interrotto. Peccato che non ci sia nessuna informazione per chi scende dal Colle del Frejus.
Da Les Granges un sentiero mi ha riportato alle Grange della Rho. Purtroppo ho dovuto risalire di un centinaio di metri di dislivello, cosa non troppo piacevole dato che ero già cotto. Probabilmente sarebbe meglio lasciare l'auto a Les Granges a fare questa salita al mattino.


Data: 18/08/2014
Quota max: 3047
Partenza da: Grange della Rho
Quota partenza: 1680
Dislivello: 1500
Zona: Bardonecchia
Difficoltà: EE

20 Immagine(i), Inserita il 25/08/2014

Un anello per il Colle del Vento (30 giugno 2014)



Approfittando dell'unica giornata di tempo decente prevista in questi giorni ho tentato un percorso ad anello intorno al Colle del Vento. In pratica si tratta di salire fino ai pressi del Casotto Fumavecchia, raggiungibile con una strada da Villar Focchiardo, spostarsi verso l'Alpe Mustione nel vallone del Gravio con una serie di saliscendi, salire fino al Colle del Vento e tornare all'auto passando per il Piano dell'Orso. In questo modo si uniscono in una sola gita i due percorsi classici di salita al colle, molto diversi paesaggisticamente ma entrambi molto panoramici.
La parte difficile è raggiungere Mustione: non ci sono percorsi segnati anche se, in passato, le nostre montagne erano solcate da sentieri che portavano praticamente ovunque.
La carta Fraternali al 25000 mostra una parte del percorso, fino al Casotto Ciampi, e poco tempo fa ho verificato, in un'altra gita, che il sentiero c'era proprio, anche se a volte non molto evidente.
L'altro giorno ho riaperto una cartina al 25000 prodotta, una decina di anni fa, dal Parco Orsiera-Rocciavré: in questa carta, di cui riporto una foto, il sentiero prosegue oltre il Casotto Ciampi fino ad arrivare all'Alpe Mustione.
La tentazione era forte così sono andato a vedere se il percorso era fattibile. In breve il sentiero c'è ma spesso scompare per ricomparire poco dopo. E' necessaria una certa esperienza per seguirlo e trovarlo quando serve. Bisogna ricordarsi che se non lo si trova dopo poco è necessario tornare indietro e cercare meglio. In ogni caso è decisamente raccomandabile evitare le giornate in cui di giorno sale la nebbia, purtroppo molto frequenti in estate, per avere riferimenti in distanza in caso di necessità. Inoltre i panorami in alto sono splendidi ed è un peccato perderli.

Di seguito riporto una relazione particolareggiata prima di dimenticarmi tutto. Servirà anche a me in futuro, se mai deciderò di ripetere la gita.

Il sentiero inizia poco dopo l'ultimo tornante prima del Casotto Fumavecchia. Partendo dal tornante dopo poco si vede un basso muretto sia al di sopra che al di sotto della strada. Subito prima del muretto bisogna salire per tracce di sentiero, spostandosi di poco verso ovest (destra) mentre si sale. In breve si raggiunge un pianoro dove, a giudicare dalle tracce, le mucche passano parecchio tempo durante l'estate. Il sentiero vero e proprio inizia all'estremità ovest del pianoro: per trovarlo bisogna puntare in alto, il sentiero sale a tagliare il pendio. Se finite in una zona con affioramenti di acqua vuol dire che siete troppo bassi.
Il sentiero è ben visibile e facile da seguire mentre si sale; si prosegue in mezzo ad un bel bosco di larici e rododendri fino a raggiungere una zona dove il bosco diventa più rado, ci sono rocce piatte ed il sentiero si divide. Bisogna prendere il sentiero di destra, pianeggiante, abbandonando quello che sale: dopo pochi metri un ometto, vicino ad un grosso ceppo secco, ci dice che siamo sulla strada giusta. Se si manca questo bivio non c'è problema: dopo pochi metri un ometto lungo il sentiero che sale ci dice che siamo troppo oltre. Qui il bosco finisce e si deve attraversare un canalone rovinato delle slavine dove il sentiero non è molto visibile. Molti ometti aiutano a trovare la strada ed il sentiero scompare al massimo per pochi metri, poi riappare segnalato da ometti. Se non si ritrova il sentiero è meglio tornare indietro e cercare meglio. Il sentiero attraversa questo canalone e scende nella boscaglia fino ad un pianoro abbastanza esteso, un po' più in basso. Dall'altra estremità di questo pianoro inizia il sentiero, ben visibile, che ci porta fino al Casotto Ciampi. Per la prima parte il sentiero scende (evitare un bivio in salita nei pressi di un attraversamento di acqua), poi procede in piano. Poco prima del Casotto c'è un bivio con un sentiero che scende: evitatelo e proseguite in piano fino agli edifici diroccati, posti in una posizione molto panoramica su una piccola cresta.
Il sentiero prosegue appena al di sopra delle case, attraversando ben visibile il pendio che porta a prati in un valloncello poco lontano. Qui il sentiero tende a sparire e non è facile ritrovarlo: questo è probabilmente il punto più difficile dell'intero percorso ed è necessario leggere bene la cartina per venirne fuori.
Bisogna risalire il valloncello contenente prati e boschi radi, spostandosi sul lato ovest (destra) cercando di intercettare il punto in cui il sentiero ricomincia nel bosco adiacente. E' necessario risalire di un centinaio di metri di quota: tenendo d'occhio il Casotto è possibile capire approssimativamente quando si è saliti abbastanza. Conviene salire lungo il fianco di un canalone dai bordi ripidi e difficili da attraversare: dall'altra parte il bosco è chiaramente inaccessibile. Ad un certo punto il canalone sparisce e si trovano alcuni pianori erbosi. Sul lato opposto, circondata dal bosco, c'è una piccola pietraia: il sentiero inizia, segnalato da un ometto, appena sopra la pietraia ed è subito ben visibile. L'ometto purtroppo è visibile solo dopo aver trovato il sentiero.
Non rimane che seguire il sentiero, senza difficoltà, fino ad arrivare ad un affioramento d'acqua dove scompare: qui è necessario tenersi sulla parte alta per ritrovare il sentiero che procede in salita. Più in basso inizia un altro sentiero, in discesa, che non va seguito. A questo punto si procede fino alla Punta delle Novelle, una cresta boscosa che sporge dalla montagna. Da qui bisogna risalire un po' perché il sentiero passa al di sopra di una zona abbastanza ripida: più in alto la pendenza è minore ed il sentiero prosegue pianeggiante fino ad una zona dove più in basso si vedono dei pianori, in uno dei quali si raccoglie anche l'acqua piovana a formare una piccola pozza. Qui il sentiero sparisce ed è stato difficile ritrovarlo. Bisogna scendere verso i pianori, continuando a spostarsi verso ovest. Il sentiero, non molto visibile, inizia in basso e, per il momento, continua a spostarsi scendendo molto poco. Anche qui, una volta trovato, è necessario seguirlo con attenzione perché all'inizio è poco visibile. Un'altra possibilità, se non lo si trova, è partire da più in altro e scendere più avanti fino ad incontrarlo. Il sentiero si sposta ancora un poco verso ovest, poi inizia la discesa verso l'Alpe Mustione fino ad incontrare il sentiero che sale dal Rifugio Valgravio.
A questo punto il percorso non presenta più problemi: sono salito fino al Lago Rosso e ho proseguito fino al Colle delle Vallette. Da qui in sentiero porta rapidamente al Colle del Vento: ho proseguito fino al vicino Monte Muretto e ho seguito la cresta, molto panoramica, fino alla Rocca del Montone. Dall'alto si vede il Casotto Ciampi e la zona attraversata all'andata.
Il sentiero mi ha portato fino al Piano dell'Orso e da qui sono sceso fino al Casotto Fumavecchia, chiudendo il percorso ad anello.

Data: 30/06/2014
Quota max: 2302
Partenza da: Casotto Fumavecchia
Quota partenza: 1620
Dislivello: 930
Zona: Valle di Susa
Difficoltà: EE

32 Immagine(i), Inserita il 01/07/2014

Cristalliera, Malanotte e Pian Paris (20 agosto 2013)



La Punta Cristalliera, Punta Malanotte e Punta Pian Paris, insieme alla vicina Punta Il Villano, formano i denti ben visibili dall'imbocco della Valle di Susa e dalla pianura circostante.
La zona è famosa per le quasi perenni nebbie estive ma, date le previsioni, decido di fare un tentativo insieme al socio Micerino.
L'unico modo di raggiungere la zona senza ammazzarsi di fatica è andare in auto fino al Rifugio Selleries, ma dalla bassa valle di Susa il percorso è interminabile (2 ore passando dal Colle delle Finestre) e la strada verso il rifugio è in condizioni infami.
Comunque appena superiamo il Colle delle Finestre vediamo delle nuvole in formazione che preannunciano che questi posti stanno per tirarci la fregatura, anche se c'è stato vento per tutta la notte.
Comunque lasciamo l'auto e seguiamo il sentiero che dopo un prima salita passa sopra al Lago Laus e raggiunge il Lago La Manica, per poi salire fino al Colle Superiore di Malanotte, tra la Malanotte e la Cristalliera.
Da qui si sale alla Cristalliera seguendo prima alcuni ometti e poi tracce di sentiero. Mentre saliamo salgono anche le nebbie così quando arriviamo in cima la visuale inizia a chiudersi. Dopo le maledizioni di rito meditiamo su cosa fare, mentre un giovane stambecco ci fa compagnia.
L'idea è quella di tornare rapidamente all'auto, ma nel frattempo le nuvole cominciano a diradarsi e per quando scendiamo al colle il cielo è abbastanza pulito. A questo punto decidiamo di salire alla vicina Malanotte, visto il modesto dislivello. Si sale prima per pietraie e poi sul ripido pendio erboso seguendo leggere tracce di sentiero e disturbando un branco di stambecchi. Questo percorso andrebbe evitato in caso di nebbia, perché sarebbe difficile capire dove si va a finire.
In cima alla Malanotte il cielo continua ad aprirsi e diventa quasi completamente sereno, così decidiamo di scendere dall'altro lato verso il Colle di Malanotte, per poi seguire il sentiero fino al Colle del Sabbione e scendere da quella parte.
La discesa tra roccette lungo il ripido pendio non è elementare (in alcuni punti bisogna disarrampicare per brevissimi tratti) ma non è niente di difficile anche se forse non andrebbe più classificata come escursionistica. Non si scende direttamente verso il colle ma ci si sposta leggermente verso ovest, cercando ad occhio i passaggi migliori. A circa metà discesa si vede una grossa fessura che taglia il salto di rocce che altrimenti andrebbe aggirato allungando di molto il percorso. Siamo scesi nella fessura, dove il fondo di detriti mobili facilitava la discesa, dopo un primo salto roccioso.
Raggiunto il colle ci siamo guardati in faccia: la giornate era diventata bellissima, era ancora presto ed il dislivello era poco, così siamo saliti per i pendii, molto meno ripidi, che portano alla Pian Paris. Da qui, dopo le foto di rito, siamo scesi fino al Colle del Sabbione da cui un sentiero ci ha riportati all'auto.
In definitiva è stata una gran bella giornata con il meteo che ci ha fatto la grazia migliorando dopo le nuvole del primo mattino. Data la zona e la stagione direi che siamo stati fortunati.
Al ritorno abbiamo fatto un esperimento scientifico scendendo a Fenestrelle e tornando a casa da Pinerolo, invece di rifare il Colle delle Finestre. L'esperimento è ampiamente fallito, dato che abbiamo impiegato esattamente lo stesso tempo, minuto più, minuto meno.

Data: 20/08/2013
Quota max: 2802
Partenza da: Rifugio Selleries
Quota partenza: 2035
Dislivello: 1050
Zona: Val Chisone
Difficoltà: EE

28 Immagine(i), Inserita il 21/08/2013

Chalance Ronde e Rochers Charniers (10 agosto 2013)



La Punta di Chalance Ronde, La Punta (si chiama proprio così!) e i Rochers Charniers sono delle cime che superano di poco i 3000 metri, vicine tra loro e separate dal Passo dell'Asino (m 3009) da cui si raggiungono solitamente. Sono cime interessanti con un ottimo panorama, ma purtroppo sono lontane da ogni possibile punto di partenza.
Il Passo dell'Asino viene solitamente raggiunto partendo da Claviere, raggiungendo il Col des Trois Freres Mineurs, scendendo per un centinaio di metri di quota nel vallone successivo e risalendo gli sfasciumi sino al colle per il versante ovest.
Questo percorso è però molto lungo così ho deciso di salire dal lato est, anche se da varie relazioni sembrava che la salita al Passo dell'Asino fosse infame.
Così abbiamo lasciato l'auto al parcheggio Pourachet, poco oltre il Cotoliver. All'inizio si segue una strada sterrata con poca pendenza, poi la strada si trasforma in sentiero, sale un po' e si sposta verso il vallone che scende dal Passo di Desertes. Abbiamo iniziato la salita fino ad incontrare (quasi subito) l'evidente sentiero che attraversa il vallone in leggera discesa, fino a raggiungere la sella erbosa che sale alla Punta Gardiol. Da qui parte un vecchio sentiero militare che, nel vallone successivo, sale fino al Passo dell'Asino, attraversando i pendii che scendono dalla Rocca del Lago. Il sentiero prende quota con alcuni tornanti, poi inizia un lungo traversone verso il centro del vallone. Qui si attraversano pietraie ed il fondo è un po' mobile, ma comunque si cammina abbastanza bene.
Dopo il traversone il fondo ridiventa solido e si continua a salire per tornanti fino a quota 2650 circa, dove ci si sposta verso il centro del vallone su un ampio panettone erboso ben visibile anche dal basso.
Di qui si riprende verso un'altra spalla erbosa, poi si sale verso il colle. Il sentiero diventa sempre più ripido ma rimane visibile ed il fondo è sempre solido, quindi la salita è faticosa ma comunque si sale bene.
Dal colle una breve salita verso destra porta alla Chalance Ronde, che sembra una cima tibetana, con tanto di ruota della preghiera. Lì abbiamo incontrato una comitiva che arrivava da Claviere e che ha faticato parecchio per risalire gli sfasciumi che portano al colle.
Tornato al colle una salita dall'altra parte porta a La Punta e poi ai Rochers Charniers, poco lontani.
In effetti non sono molti i posti dove si può passeggiare così tanto con poco dislivello sopra ai 3000 metri.
Al termine non rimane che affrontare l'interminabile discesa che, data la ripidità del sentiero, sforza parecchio gambe e ginocchia. Ora gli sfasciumi dell'altro versante sarebbero i benvenuti per rendere la discesa più divertente, ma va bene anche così.
In definitiva una bella gita in luoghi non molto frequentati, per un percorso migliore di quanto potesse sembrare.

Data: 10/08/2013
Quota max: 3067
Partenza da: Pourachet (Cotolivier)
Quota partenza: 2050
Dislivello: 1100
Zona: Alta Valle Susa
Difficoltà: EE

28 Immagine(i), Inserita il 11/08/2013

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