Anello della cresta Nord della Besimauda

Data 20/06/2019 | Categoria: Escursionismo

Sono incominciate le vacanze e tanti componenti della Compagnia sono assenti, per cui i tre rimanenti del gruppo decidono di affrontare un anello, che presumibilmente non sarebbe gradito a tutti, intraprendendo l'ascesa alla Besimauda con partenza sempre dalle Meschie di Pradeboni, ma salendo tutta la cresta Nord a partire dalla Sella Artondù.
Lasciata l’auto nel parcheggio delle Meschie (1100 m) iniziamo a risalire l’ampia strada asfaltata fino al primo bivio dove commettiamo uno sbaglio (che in seguito ci costerà molta fatica), non seguendo le indicazioni di Angelo che, correttamente, ci invitava a deviare a destra per raggiungere le Stalle Artondù nell'omonimo vallone.
Noi viceversa proseguiamo fino al bivio successivo seguendo dapprima la strada che porta verso le case di Gorgia Seccate Fiorito e poi il sentiero che prosegue nel bosco di faggi ma che infine si perde in un prato più in alto.
Decidiamo naturalmente, non di tornare indietro a riprendere il sentiero più in basso, ma di raggiungerlo più in alto attraversando il bosco di faggi.
Raggiungiamo così la strada forestale che risale il Vallone del Sabot convinti di raggiungere il sentiero che da Sella Morteis porta a Fontana Cappa sul lato bovesano della Bisalta.
Anche questa decisione ci porta a risalire il bosco in cui i faggi sono stati diradati e dove ancora è in piena l'attività di abbattimento degli alberi con tanto di teleferiche sospese, che superiamo, proseguendo per raggiungere il sentiero che sale alla cresta dal Gias della Sella Artondù.
Attraversiamo dapprima un bosco fitto di noccioleti e poi un prato scosceso fino ad arrivare finalmente sulla cresta, poco a monte della Testa delle Gore (1781 m).
Ci fermiamo a smaltire la fatica, che è stata tanta, e per un boccone ristoratore. Ora non ci rimane che affrontare finalmente la cresta per raggiungere le due cime della Besimauda che iniziano ad essere coperte da banchi di nebbia.
Intanto riusciamo finalmente a vedere la pianura cuneese ai nostri piedi anche se immersa in una luce filtrata dalle nebbie di calore.
La salita, ormai tutta su enormi massi rocciosi, è spettacolare, faticosa, spesso richiede passaggi difficoltosi ma appaganti e ci permette di guadagnare quota velocemente, sempre con la dovuta attenzione.
Ora siamo accompagnati dalla fioritura dei rododendri, o, dove è presente un po’ di terra, da aiuole di mughetti o dalla Clematide delle Alpi inframezzata nei rododendri: uno spettacolo!
Raggiungiamo la Chiesetta degli Alpini, dove arriva la traccia da Fontana Cappa, sosta per alcune foto e riprendiamo a salire sempre in cresta su massi sempre più imponenti, ma con ometti di segnalazione del percorso che ci facilitano la salita.
Raggiungiamo così la cima più bassa della Besimauda (2194 m) con croce, campanella ed un invito ad appendere messaggi da inviare nel vento.
Proseguiamo oltre la cima nel colletto che separa le due punte e finalmente, dopo un ultimo sforzo, siamo sulla vetta della Besimauda (2231 m). Foto di rito e pranzo ristoratore. Ogni tanto si alzano le nebbie e ci permettono di vedere davanti a noi la cresta verso Costa Rossa o la pianura in basso, è stata una faticaccia ma ne è valsa la pena, manca la Sella Artondù, sarà per la prossima volta, ma con temperature più consone, magari in autunno.
Terminato il pasto scendiamo con cautela i massi verso Costa della Mula (2013 m) e poi in mezzo a prati di rododendri in fiore, al Gias Pravinè Soprano. Continuiamo fino alla Cima Pravinè (1633 m) e troviamo l’acqua alla Fontana ‘d Camilu.
Di qui non ci rimane che raggiungere Gias Morteis (1468 m) e attraverso la scorciatoia lungo il Rio Rosso arrivare all’auto alle Meschie, non prima di aver appurato che, al bivio del contendere iniziale, una palina con tanto di cartello indicava il percorso corretto da seguire per Sella Artondù, vatti a fidare!

Note toponomastiche
Meschie: luogo in genere di fondovalle dove confluiscono più corsi d’acqua. Artondù (vallone, sella): denominazione derivante dalla forma arrotondata dell’avvallamento.
Gore (Testa delle): toponimo derivante dalla ricchezza di salici (gouro in occitano) in zona. Le due cime della Besimauda (Bisalta o Bizimauda): massiccio posto a picco sulla pianura, detto anche Bric di dui curnèt (Bricco delle due corna) o di dui püpe (delle due mammelle), ovvero le cime di nord-est, la Besimauda (m 2150 - 2231), e la punta più meridionale Bric Costa Rossa (m 2404). Conosciuto come simbolo per antonomasia del capoluogo cuneese, il monte ha propiziato, probabilmente per il suo singolare e inconfondibile profilo costituito da una coppia di punte in forma “bicorne”, più opere letterarie che scientifiche. L’etimo, dalla radicale bes alternata in bis, derivata dalle lingue galliche trova ancora riscontro nei dialetti locali (nell’area bovesana, per esempio, il termine besun significa “gemelli”).
Mula (costa della): il toponimo ricorda probabilmente qualche episodio leggendario che ha avuto protagonista il simpatico quadrupede.

Escursione effettuata il 20 giugno 2019
Compagnia dell'Anello composta da: Angelo, Antonio e Josè.
Località di partenza: Le Meschie di Pradeboni m 1100
Punto più elevato raggiunto: Cima della Besimauda 2231 m
Dislivello cumulato in ascesa: 1236 m
Sviluppo complessivo del percorso: 12 km
Tempo in movimento: 5h 30'
Difficoltà: EE (vedi scala difficoltà)

fotocronaca
Tracciato gps


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