Monte Ciastella e Lausa Bruna

Data 12/07/2018 | Categoria: Escursionismo

Erano alcuni anni che mi frullava nel cervello quest’idea del concatenamento di Monte Ciastella e la Lausa Bruna, due belle cime a relativa bassa quota, ben visibili dalla Valle Stura, zona Vinadio; la “spallata” definitiva me la dà Angelo, che è già stato al Monte Ciastella salendo il rinnovato sentiero che ha origine (tabella segnaletica) dalla strada provinciale per il Santuario di S. Anna di Vinadio, ad una quota di m 1500, poche centinaia di metri prima della località “Baraccone”.
Il resto della Compagnia dell’Anello decide di soprassedere, viste le pessime previsioni meteo che minacciano precipitazioni già dal primo pomeriggio, rimandando a domani l’escursione alla Cima delle Manse; d’altra parte, anche alcune settimane orsono, sempre con Angelo abbiamo sfidato identica situazione e, visto che ci è andata di lusso, perché no…?!
Il sentiero, si fa per dire!, anche se ben segnalato con tacche di vernice rossa, inizia subito ripidissimo in pietraia, prosegue addentrandosi in un lariceto ove alcuni mini-tornanti permettono di tirare un po’ il fiato, quindi transita in un brevissimo ripiano a quota m 1977 che la cartina indica come C. (Cascina, Colletto, …?) Lausa, dove si trovano alcuni muretti in pietra, probabili antichi ricoveri di pastori.
Da qui la traccia si inerpica ancor più, tagliando in leggera diagonale il ripidissimo versante Est del Vallone di S. Anna, fino a raggiungere il colletto tra il M. Ciastella e la Lausa Bruna, alla testata del Vallone Stretto che si può risalire da Tetto Trocello, nel Vallone dei Bagni di Vinadio.
Percorrendo ora il quasi pianeggiante e facilissimo crestone SO, in pochi minuti raggiungiamo la larga cima del Monte Ciastella m 2314, platealmente indicata da ben due croci, una classica in legno e l’altra, di tipo occitano, in metallo con relativo pannello solare (da notare, non per vanto – siamo due vecchietti, eh! ma per un’eventuale correzione – che la tabella all’inizio del sentiero indicava il tempo di percorrenza in 3 ore, noi l’abbiamo fatto in poco più di un’ora e mezza).
Ora si prospetta l’incognita Lausa Bruna: dal colletto già menzionato si notano alcune labili tracce verso destra che però sembrano interrompersi quasi subito, anche perché il versante è molto ripido ed accidentato. Non avendo cognizioni in merito, tentiamo la salita diretta alla cresta NE che da lontano sembra facile, ma risaliti alcuni risalti rocciosi, la stessa si rivela impercorribile (almeno per noi).
Sono solo le 10 del mattino, che facciamo? Sconsolati decidiamo di ritornare alla cima, mangiare un boccone e poi discendere dal sentiero precedentemente percorso.
Nel frattempo però, mentre tentavamo la cresta, abbiamo notato tre puntolini in movimento, che si materializzano in Stefania (Chapeau!), Lina ed Ezio, tutti Cuneesi, che dichiarano di voler tentare il nostro paventato itinerario.
Grazie al socievole Angelo (io sono decisamente più scontroso), e soprattutto all’intraprendente Stefania, proviamo a seguire quella labile traccia anzi descritta, la quale, superando alcuni tratti abbastanza esposti, ci condurrà (l’ultimo ripidissimo tratto, interrotto dallo sradicamento di alcuni larici, l’abbiamo risalito in arrampicata usufruendo dell’aiuto fornitoci dai fitti cespugli di rododendro) fino alla facile cresta NO che si congiunge con la cresta che prima abbiamo tentato.
Da qui, in direzione Sud, il percorso in cresta molto divertente – si può anche evitare passando leggermente sotto – ci conduce al cumulo di pietre con un vecchio bastone infisso che determina la massima quota, m 2417, della lunghissima cresta della Lausa Bruna; sempre verso Sud la cresta ora scende fino ad un grande cumulo di pietre corrispondente alla quota m 2377, ancora si discende un tratto di cresta direzione SE, fino a quando si è costretti a declinare sul versante E del Vallone di S. Anna; anche qui si percorre, con numerosi saliscendi, una labilissima traccia, più di animali che di persone – infatti spesso la perdiamo per poi ritrovarla -, finché la stessa, aggirando un ultimo torrione, sale in cresta per poi scendere al Passo di Lausa Bruna o Colle Binec, che mette in comunicazione il Vallone del Binec – che si risale sempre da Tetto Trocello – con il Vallone di S. Anna.
Problema discesa: Michelangelo Bruno nella descrizione dell’itinerario per la Lausa Bruna (vedi “In cima nelle Alpi Marittime II” – edizioni BLU), indica il ripidissimo canalone ben visibile alla fine (scendendo) del lungo pianoro a valle del bivio Colle della Lombarda – Santuario di S. Anna di Vinadio. Siamo tutti stanchi (tranne Stefania), la tentazione è grande, ma io, dopo l’esperienza avuta alla Cima Sud di Vens (sono arrivato in punta lo stesso, ma per altra via, che se avessi seguito quella descritta dal buon Mike, chissà dove sarei ora!), sconsiglio vivamente; quindi l’alternativa consiste nel sorbirci altri 250 metri di salita ripidissima (è il leit-motiv odierno) lungo il versante NE della Quota m 2576, per poi raggiungere in diagonale verso sinistra la forcella tra la predetta Quota e il Monte le Steliere m 2610 a destra (che tralasciamo) e la Rocca Bravaria m 2550 a sinistra, che raggiungiamo abbastanza stremati tramite la breve e facile cresta NE.
E’ la nostra Cima Coppi odierna, sormontata da un’esile croce in alluminio, offre una bella vista verso il Santuario e il Colle della Lombarda; felicitazioni reciproche, consapevoli di essere riusciti in una performance non proprio banale, cominciamo adesso a scendere, sempre su labile traccia (altro leit-motiv odierno) fino al Passo di Bravaria m 2311, che mette in collegamento i Bagni di Vinadio, attraverso il Vallone d’Insciauda – qua sì su bel sentiero! -, con il già più volte menzionato Santuario di S. Anna di Vinadio, che con i suoi 2000 metri di altitudine, risulta essere il più alto d’Europa!
Dal Passo di Bravaria, per non dover raggiungere il lontano Santuario, la discesa la facciamo, chi direttamente (colui che scrive) e chi con un traverso un po’ meno traumatico, lungo la direttissima del canalone (650 metri di dislivello negativo) su terreno misto erba, terriccio e pietraie, molto infido e scivoloso, spaccaginocchia e non solo…!, fino al raggiungimento della sottostante strada provinciale asfaltata, lungo la quale, in defaticante discesa, chiudiamo questo fantastico Anello!
Solo due parole sul tempo, viste le pessime previsioni: anche stavolta abbiamo centrato la Buona Stella, solo qualche sbuffo di nebbia, che tra l’altro ci ha ammorbidito le potenti irradiazioni solari. Se vogliamo, l’unico rammarico è che non siamo mai riusciti a vedere Vinadio e la bassa Valle Stura, mentre l’arco alpino ci ha sempre offerto la sua impareggiabile bellezza e maestosità.

Escursione effettuata il 12 Luglio 2018
Compagnia dell'Anello in formato ridotto composta da Angelo e Antonio
Località di partenza: località Baraccone 1500m – vallone di di S. Anna di Vinadio
Punto più elevato raggiunto: Rocca Bravaria 2550m
Dislivello cumulato in ascesa: 1500m
Sviluppo complessivo del percorso: 14,5 km
Tempo in movimento: 6h 50'
Difficoltà: EE (con tratti F) vedi scala difficoltà

fotocronaca
Tracciato gps


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