Un anello per la Rocca Bianca dalla val Germanasca

Data 29/06/2018 | Categoria: Escursionismo

Un anello per la Rocca Bianca dalla val Germanasca

Località di partenza: Bivio per Crosetto presso il ponte della Gianna sul Germanasca mt. 1203
Dislivello: mt. 1180
Tempo di salita: 4 ore c.ca
Tempo di discesa: 2 ore e 30 minuti c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 5 Val Germanasca – Val Chisone Fraternali Editore

Sull’esteso crinale separante la valle principale del Germanasca, terminante nell’ampissimo anfiteatro di Prali, dalla conca Cialancia, la prima cima che s’eleva è la Rocca Bianca.
I luoghi che si percorrono per raggiungerla, un tempo frequentatissimi per vie delle miniere di talco, oggi abbandonate, erano attraversati dal Gran Courdoun, ingegnoso sistema misto di decauville e teleferiche ideato alla fine dell’ottocento per trasportare a valle il minerale grezzo. Funzionante sino agli anni sessanta del secolo scorso sono tuttora presenti in loco manufatti in rovina come i locali in uso ai minatori e le stazioni di partenza delle teleferiche alla Colletta Sellar e alla Punta Croc, mentre i tratti di decauville presentano muretti di sostegno e di contenimento crollati, per l’inclemenza del tempo, per via dei bovini al pascolo, riprendo possesso di tutto l’invadenza della vegetazione.
Al colle della Balma, nei pressi delle Rocca Bianca, transita anche quella che a suo tempo fu un’importante arteria militare collegante il fondo valle alla conca dei Tredici Laghi passando per l’incantevole lago d’Envie. Questa imperdibile traccia può diventare una valida alternativa per il rientro utilizzando però i due tratti di seggiovia e l’autobus di linea da Prali al ponte della Gianna data la lunghezza complessiva del percorso.
Per quello che hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi per l’economia locale le miniere di talco è un vero peccato che manufatti, sentieri, locali e altro legato alle miniere siano lasciati all’incuria e al completo abbandono. Non è cosi, ad esempio, per la decauville utilizzata a suo tempo per la costruzione della diga di Rochemolles.
Dalla cima della Rocca Bianca vista ampissima sui monti e sulle valli del Germanasca sino alla pianura.

Giunti a Perosa Argentina si lascia la valle del Chisone prendendo a sinistra per la val Germanasca. Attraversato l’abitato di Pomaretto la strada s’addentra all’intero della valle incontrando per via piccoli centri e numerosi bivi che adducono alle borgate montane. Oltre Perrero si prosegue in direzione di Prali superando il torrente al ponte Pomeifrè dov’è tuttora funzionante l’unica miniera di talco della valle. Fatto il tornante, più avanti, nei pressi dello slargo dove parte lo sterrato per Crosetto poco prima del ponte della Gianna, con lo “Scopriminiera”, si può lasciare l’auto negli ampi spazi a margine della strada.
Individuato il cartello che segnala il punto in cui parte lo sterrato per Crosetto, dal fondo in discrete condizioni, lo si percorre per intero presentando l’arteria una lunga serie di svolte intervallate a brevi e lunghi traversi, che facendo guadagnare progressivamente quota portano a raggiungere questo alpeggio, poche case legate all’allevamento dei bovini, un tempo abitato tutto l’anno come testimonia il piccolo cimitero della borgata. Il punto in cui riprende il sentiero 205 collegante il fondo valle alla Rocca Bianca passando per le abbandonate cave di Malzas e la Colletta Sellar non è segnalato nascosto com’è all’inizio dall’erba dei prati. Parte all’inizio della dorsale in direzione di un piccolo serbatoio dell’acquedotto non lasciandosi tentare di proseguire oltre sullo stradello inerbito. Sul serbatoio è evidente una prima segnatura biancorossa: altre si ripresenteranno puntuali nel corso dell’ascesa subito capendo quanto oggi questa traccia sia poco percorsa. Un tempo veniva utilizzata da alcuni minatori quotidianamente per accedere alle cave di Malzas preferendo, al termine della giornata di lavoro, tornare a Crosetto per accudire il bestiame e attendere alla coltivazione dei poderi. La traccia s’inoltra salendo la dorsale a lato per i prati tanto è impercorribile il sentiero sul quale si ritorna rientrando nel bosco. Ampio, poi sempre evidente, un lungo rettilineo ascendente fatto a piano inclinato consente di raggiungere l’estesa conca prativa a monte dove traversando si raggiungono i resti fatiscenti degli alloggiamenti dei minatori alle cave di talco di Malzas dove è impossibile non notare in alto i ruderi della stazione di partenza del primo tratto di teleferica alla Colletta Sellar che si raggiunge con una serie di svolte alternate a traversi su un pendio altrimenti impercorribile per via soprattutto dei rododendri che infestano il versante. Lasciati ruderi e lo stradello che scende a Prali passando per la cava di marmo della Majera e la borgata Indiritti, che poi lungamente di percorrerà, priva di segnalazione si stacca sulla sinistra la segnata traccia che porta al Colletto della Balma dal quale si sale in vetta alla Rocca Bianca. Certamente avente un’origine militare, piacevolmente traversi regolari e svolte consentono al sentiero di alzarsi tra i rododendri superando per via una fresca sorgente. Ormai fuori dal bosco un ultimo, interminabile traverso, da sinistra a destra, porta a delle indicazioni, poi al Colletto della Balma e ai ruderi del ricovero che precede la croce di vetta della Rocca Bianca, mt.2384 che si raggiunge attraversando un tratto un tantino esposto. Ampia vista sui monti che attorniano le valli del Germanasca e la conca di Prali.
4 ore c.ca dal bivio per Crosetto.
Scesi al Colletto della Balma, trovate le indicazioni, al crocevia che segue si abbandona l’imperdibile sentiero 205 che prosegue lungamente pianeggiante in direzione del lago d’Envie e della conca dei Tredici Laghi prendendo quello che porta a Ghigo di Prali. Si traversa scendendo tra i rododendri e gli ontani nani su una traccia sempre evidente e segnata facendosi via via il bosco sempre più fitto. Dove il pendio si fa ripido svolte ravvicinate consentono di proseguire senza problemi abbattendo la pendenza. Così lungamente continuando si attraversa più in basso la decauville, qui all’inizio, e rasentando i ruderi della miniera Sapatlè si termina sullo stradello superate le palazzine degli uffici e gli alloggiamenti dei dirigenti le cave. Stando fedelmente su questo stradello o utilizzando come scorciatoia un tratto di sentiero transitante per la miniera Pleinet, tornati sullo stesso e raggiunta la svolta all’aperta radura dove una traccia prosegue verso le Miande Nido d’Orso, rimanendo sulla principale alla successiva si abbandona quello che scende a Indiritti e poi a Prali per lo stradello che prosegue diritto per i casolari di Sapatlè che si raggiungono superato un corposo rio. Prima delle case si traversa tra i prati subito ritrovando il sentiero che scende a Villa di Prali come si entra nel bosco. Si perdono scendendo quasi quattrocento metri di dislivello stando su una traccia che s’abbassa nel chiuso della pineta con ripetute svolte ravvicinate o distanziate a seconda della natura del pendio. L’interminabile discesa si conclude alle indicazioni nei pressi del ponte sul rio raggiungendo di seguito la chiesa e poi l’abitato di Villa di Prali che si attraversa per intero.
Per tornare al ponte della Gianna sul Germanasca e al bivio per Crosetto, stante che il sentiero che costeggia il torrente sia diventato da tempo impercorribile, si presentano due soluzioni: attendere il passaggio dell’autolinea che nel tardo pomeriggio transita in direzione del fondovalle, oppure proseguire a piedi percorrendo i quattro chilometri di strada che separano Villa di Prali dal ponte della Gianna incontrando per via la cascata del rio di Rodoretto, il bivio per la Roccia Spezzata e lo “Scopriminiera”. Qualsiasi scelta si faccia giunti al bivio per Crosetto, subito dopo il ponte della Gianna sul Germanasca, questo anello si chiude.
2 ore e 30 minuti c.ca dalla vetta della Rocca Bianca alla borgata Villa di Prali.
1 ora c.ca da Villa di Prali al bivio per Crosetto su strada.

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