Anello del Cauri

Data 14/06/2018 | Categoria: Escursionismo

Dopo numerosi rinvii per cattivo tempo, ci ritroviamo in una bella giornata che si sarebbe rivelata pienamente estiva.
Partiamo ancora con qualche nuvolosità per la val Grana, in particolare alla scoperta delle sue montagne meno frequentate intorno a Pradleves e alle borgate della sinistra idrografica, a la drech come si dice in occitano.
A Pradleves, svoltiamo a destra poco prima dell’Albergo Tre Verghe d’Oro, per inoltrarci nel vallone Gerbido fino a Grange dove lasciamo le auto (970 m). Ci ritorneremo al termine dell’anello previsto arrivandovi dalla borgatata Cialancia con il tracciato della Curnis (che avremmo potuto già prendere ora diretti a Gerbido), mentre per errore risaliamo lungo la strada asfaltata.
Poco sopra attraversiamo Presa e poi raggiungiamo Gerbido (1239 m), l’ultima borgata del vallone. Lasciamo a destra il bivio per il colle del Gerbido e dopo le prime case prendiamo a sinistra un bel sentierino che risale subito al dritto in mezzo all’erba alta ancora bagnata dalle recenti piogge, sui pendii che si indirizzano verso la displuviale Grana-Maira.
Entriamo in un bosco misto di latifoglie ove incontriamo una straordinaria fioritura di maggiociondolo, in pieno rigoglio.
Nel bosco,ora scollinati al versante ombroso della Val Maira da cui si gode la vista della Ruà del Prato e della S. Margherita, illuminate dal sole, svoltiamo sulla Curnis Auta che con pendenza discreta raggiunge i bei pianori usati per gli alpeggi, dominanti sulla bassa val Maira ben visibile sotto di noi.
Siamo ormai sotto le pendici settentrionali del Monte Cauri, arrossate dai tanti cespugli di rododendri che annunciano un’estate decisamente in ritardo.
Apprezziamo con uno spuntino il bel paesaggio sotto un sole che sta facendosi largo tra le nuvolaglie che ci avevano accompagnato finora.
Il tracciato ora si perde un po’ e dobbiamo risalire quasi al dritto tra rododendri e narcisi prima di raggiungere la cresta spartiacque tra le due vallate. Qui recuperiamo un filo di sentiero che ora si spiana in mezzo ad una bianca fioritura di anemone narcissiflora e ci porta rapidamente in cima al Monte Cauri (1976 m).
Senza fermarci passiamo alla vicina Punta del Mezzogiorno (2004 m), collegata alla precedente da belle distese prative che proseguono fino al successivo Monte Chialmo (2020 m). Tra le nubi che persistono vediamo la non lontana Cernauda, a ovest le cime della Val Maira e a sud le Marittime ancora imbiancate.
Decidiamo di scendere di qui al Colle Arpet (1843 m) su una traccia che costeggia il versante sud della Punta del Mezzogiorno, in parte ripido e pietroso e poi attraversa un gias dotato di vasche d’acqua per bovini.
Ormai al colle decidiamo di aggiungere all’odierna collana di cime anche la vicina punta Freura (1899 m), distante pochi minuti. Un po’ di fatica in più, gratificata dal gradito riscontro di una macchia gialla di tulipani montani. Li troviamo solo lì, su terreno calcareo, poco prima di giungere in vetta.
Dopo la foto di rito scendiamo rapidamente in cerca di un sito mangereccio in direzione della borgata Cauri.
Oltrepassiamo il colle Arpet su un ripido sentierino (meglio in discesa che in salita) che scende ora al sole tra i cespugli: lasciamo a destra i salti rocciosi dei Bars la Chiau, presso i quali passa la via per le frazioni vicino a Colletto e giungiamo alla località i Piani (1720 m), gias non lontano da Cauri.
Di qui proseguiamo in un fitto bosco di faggi che scende fino alla rotabile tra Pradleves e Castelmagno coprendo tutto il versante idrografico sinistro.
Finalmente arriviamo alla vecchia Cauri (1337 m), del tutto abbandonata e invasa da frassini colonizzatori ove finalmente mangiamo un boccone vicino alla cappella. E’ un peccato vederla col tetto in parte sfondato ma ancora ricca di affreschi (rimane un bel S. Pietro su un pilastro ed un rustico leone che ci guarda dal fondale) mentre quelli della volta vanno in malora e sono a pezzi sul pavimento!
Da Cauri, oramai sotto un caldo sole, prendiamo per Cialancia su un bel sentierino diretto ad est, a volte stretto e dirupato, che in alto costeggia aereo il ripido versante della valle, all’inizio cespuglioso con ampi scorci panoramici sulla valle, più giù in boschi misti ricchi di rigogliosi alberelli di bosso, e poi di faggi. Scendendo cominciamo a vedere Pradleves, felici che ci appaia ormai sempre più vicina in mezzo alla valle.
A Cialancia (986 m), bella borgata rinnovata, ci dissetiamo ad una fresca fontana per poi buttarci nell’ultimo bellissimo tratto tra i castagni che in breve ci riporterà a Grange.
Note toponomastiche
Tralascio i nomi dal trasparente significato di Pradleves, Grange, Presa (d’acqua) Gerbido e Cialancia. “Cauri” (monte e borgata): origine incerta ma probabile collegamento con territorio boscoso, noccioleti.
“Chialmo”: (toponimo antico, dal celtico) pascolo di altitudine, luogo di riposo per i greggi. “Freura”: (occ.?) luogo incolto, brughiera “Bars la Chiau”: chiave, passaggio (occ. chiau) tra pareti rocciose (radice prelat. Bar).

Escursione effettuata il 14 Giugno 2018
Compagnia dell'Anello formata per l'occasione da: Adriano, Alberto, Angelo, Antonio, Franco, Gianni, José e Osvaldo.
Località di partenza: borgata Grange 977m – Pradleves – Valle Grana (CN)
Punto più elevato raggiunto: Monte Chialmo 2020m
Dislivello cumulato in ascesa: 1322m
Sviluppo complessivo del percorso: 19,1 km
Tempo in movimento: 6h 55'
Difficoltà: E (EE alcuni tratti del percorso di discesa) vedi scala difficoltà

fotocronaca
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Tracciato gps
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