Un anello per il Gran Truc dal vallone di Pramollo

Data 27/10/2017 | Categoria: Escursionismo

Un anello per il Gran Truc dal vallone di Pramollo

Località di partenza: Bivio per l’alpeggio dell’Eiretta sulla strada che da Ruata sale al colle Laz Arà mt. 1416
Dislivello: mt. 950
Tempo di salita: 4 ore e 15 minuti c.ca
Tempo di discesa: 2 ore e 30 minuti c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 5 Val Germanasca – Val Chisone Fraternali Editore

All’inizio della valle del Chisone, a S. Germano, prende corpo il vallone laterale di Pramollo bagnato dal rio Risagliardo. Incassato nella parte bassa, con le soleggiate borgate che s’adagiano su ripidi pendii, nella parte alta s’apre a ventaglio ai numerosi insediamenti, oggi quasi privi di residenti fissi, molti in rovina, chiuso da una parte dai dolci declivi degradanti dal colle e dall’estesa Costa Laz Arà, dall’altra dal lungo crinale che lo separa dalla valle d’Angrogna. Centralmente il vallone è dominato dal monte Gran Truc che si raggiunge in questo itinerario.
Partendo già in quota, dal bivio per l’alpeggio dell’Eiretta sulla strada che da Ruata sale al colle Laz Arà, con un lungo traverso ascendente si perviene sul crinale che dà sulla valle d’Angrogna raggiungendolo all’alpe del Colletto. Percorrendo appresso l’assolata, ripida e rocciosa dorsale sudest del monte, faticosamente si guadagna la vetta del Gran Truc assai panoramica sui monti e sulle valli. Scesa poi la dorsale di nordest separante questo vallone da quelli delle valli del Germanasca, percorso un lunghissimo tratto discendente per gli aperti spazi sul crinale in direzione dello storico colle Laz Arà, non lo si raggiunge perché, poco prima, si prende la traccia che passando per il Pilone Bianco Gardetta porta all’alpeggio dell’Eiretta e da questo al bivio sulla strada che da Ruata sale al colle Laz Arà.
Per gli aperti e soleggiati spazi che si percorrono, sia salendo che nel tratto discendente, questo assai panoramico itinerario sui monti, sulle valli, sino alla pianura, si presta ad essere effettuato ad inizio stagione, oppure in autunno per il contrasto cromatico dei colori proprio della stagione che accentua la piacevole sensazione di camminare liberamente in ampi spazi aperti, quelli che dai piedi del Gran Truc portano al colle Laz Arà e ancora oltre passando per il Piano di Friera.

All’inizio della valle del Chisone, alla rotonda di S. Germano, si lascia la statale e superato il torrente la strada s’addentra all’interno dell’abitato che si attraversa per intero per poi, già fuori, fare inversione sempre seguendo l’indicazione per Pramollo. Salendo e superando per via alcune indicazioni che portano alle soleggiate borgate di fondovalle, sempre rimanendo non lontano dal rio Risagliardo la strada si dirige progressivamente verso il fondo. Superata la borgata Rue e fatta una prima svolta inizia il tratto ascendente che percorso porta alle borgate montane del vallone di Pramollo. Lunghe diagonali alternate a ripetuti tornanti, che fanno guadagnare progressivamente quota su un boscoso versante, consentono di raggiungere la borgata più importante, Ruata, dove spicca il campanile dell’antico tempio valdese. Giunti all’ampio piazzale si prosegue in direzione del colle Laz Arà stando su una strada che restringendosi prende a salire ripida con una serie di svolte ravvicinate incontrando per via case isolate e minuscoli insediamenti. Addentrandosi nel bosco, dove la pendenza si attenua, attraversando dolci declivi e lambite piccole area di sosta, superata la presa dell’acquedotto oltre la quale diventa sterrata, la strada raggiunge, di poco più avanti, il bivio per l’alpeggio dell’Eiretta, contrassegnato da un grazioso cippo in granito, dove a margine si può parcheggiare. Piacevolmente percorrendo lo stradello di servizio all’alpeggio fatto di lunghi tratti in piano a cui se ne alternano altri dove si sale o si scende, si raggiunge in una mezz’oretta c.ca l’alpeggio dell’Eiretta. Allo slargo si prosegue per poco sullo stradello che scende alle case subito lasciandolo prima della svolta prendendo la traccia che s’inoltra in piano. Di qui sino all’alpe del Colletto, posta sul crinale che separa il vallone di Pramollo dalla valle d’Angrogna, si starà lungamente su questa. Non segnalata alla partenza, mai segnata, assai evidente nel primo tratto, attraversa lungamente i pendii sottostanti il crinale che dalla Costa Laz Arà sale ai piani di Friera superando per via alcuni rigagnoli di norma asciutti a fine stagione. Alternando lunghi tratti in piano ad altri dove si sale, progressivamente avanzando si guadagna la dorsale, dove spicca il Roccho Renie, aggirata che si ha la vista s’apre d’improvviso sul monte Gran Truc che si dovrà raggiungere. Il tratto che segue, intermedio del lungo attraversamento, presenta alcune parti dove la traccia si fa meno evidente soprattutto quando si attraversano degli erbosi, ripidi pendii che degradano a valle. Più avanti, attraversate due estese placche rocciose sovrapposte, che si superano centralmente, si fa di nuovo più evidente e riprendendo ancora a traversare, avendo oramai in vista il crinale e di poco sotto gli edifici dell’alpe del Colletto, si raggiungono al termine ancora di un tratto quasi pianeggiante.
2 ore e 30 minuti c.ca dal bivio sulla strada per il colle Laz Arà.
Saliti in breve al superiore colletto che dà sull’alta valle d’Angrogna, detto anche colletto Souiran, ci s’immette sul sentiero che dal colle della Vaccera porta al Gran Truc passando per i monti Servin e Cialmetta. Si percorre appresso l’assolato crinale sudest del monte stando su una traccia non sempre evidente, però intuibile e segnata dalla presenza di numerosi ometti. A prima vista impegnativo per via di alcuni ammassi rocciosi che sbarrano l’ascesa e che occorre superare, la salita non presenta alcuna difficoltà se non data dai ripidi e faticosi tratti che bisogna affrontare per guadagnare la vetta. Stando prevalentemente quasi sempre sul crinale, oppure alternativamente su entrambi i versanti, si guadagna progressivamente quota trovando sempre la traccia la via per aggirare i risalti rocciosi che contraddistinguono alcuni tratti della cresta. Facendosi via via in pendio più ripido man mano che si sale, si affronta l’ultimo tratto, il più faticoso, sul versante d’Angrogna, raggiungendo alla sommità un colletto piano sul crinale dove ci s’immette sulla più ampia traccia, il sentiero 305 che dal colle Laz Arà sale al Gran Truc, che poi si utilizzerà per tornare. Affrontata la successiva balza, raggiunto un secondo colletto piano, sempre seguendo le segnature ora presenti ed una traccia sempre evidente, passando di sotto, si affronta l’ultimo breve tratto ascendente che porta in vetta al monte Gran Truc mt.2366. Evidenziata dalla presenza di una croce, da un traliccio e da una stazione meteorologica, dalla vetta del monte la vista s’apre ampissima verso ogni dove, sulle valli, sui monti e sulla non lontana pianura.
1 ora e 45 minuti c.ca dall’alpe del Colletto.
Scesi poi per la stessa via al secondo colletto sul crinale, lasciata la traccia percorsa in ascesa, si prende ora quella che transiterà lungamente sul crinale di nordest del monte separante il vallone di Pramollo da quello di Riclaretto laterale del Germanasca. Il primo tratto tra gli ontani nani per macchie di rododendro è assai ripido scendendo il sentiero a valle per svolte ravvicinate e rasentando per via affioramenti rocciosi e pietraie. Poi la pendenza s’abbatte quando si attraversano gli aperti, erbosi ripiani del Piano di Friera, un piacevole tratto che più avanti percorre sulla sinistra la dorsale che procedendo si fa più boscosa avendo di lato modesti rilievi di lastre rocciose accatastate. Lasciata sulla destra una traccia che da qui si porta all’alpe del Colletto, poi quella per la fontana di Friera, sempre scendendo piacevolmente si raggiungono i successivi ripiani sul crinale. Nel punto in cui sorgono alcune indicazioni, dove parte la traccia per il monte Gardetta ed il Lago Lauson, lasciata la cresta si prende il sentiero appena visibile sulla destra che scendendo le praterie subito raggiunge il Pilone Bianco Gardetta che altro non è che un pilastrino di pietre accatastate, probabilmente a suo tempo dipinte di bianco, superato che si ha la traccia si fa più evidente. Alcune diagonali discendenti alternate a svolte consentono di perdere quota. Si percorre poi un ultimo traverso, ora nel bosco, terminante di sotto allo slargo nei pressi dell’alpeggio dell’Eiretta dove questo anello si chiude. Non resta che rifare a ritroso la strada già percorsa che riporta in una mezz’oretta al bivio su quella per il colle Laz Arà evidenziato dal pilastrino di granito.
2 ore e 30 minuti c.ca dalla vetta del Gran Truc.

NOTA FINALE. Poiché lo stradello che dal bivio sulla strada per il colle Laz Arà porta all’Eiretta è in buone condizioni, volendolo si può iniziare l’itinerario presso questo alpeggio risparmiando un’oretta c.ca sul tempo complessivo.

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