Un anello per le soleggiate borgate di Pramollo sino al Roccio Clapie

Data 28/03/2017 | Categoria: Escursionismo

Un anello per le soleggiate borgate di Pramollo sino al Roccio Clapie

Località di partenza: Borgata Mulino mt. 672
Dislivello: mt. 550
Tempo di salita: 2 ore e 15 minuti c.ca
Tempo di discesa: 1 ora e 45 minuti c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 6 Pinerolese – Val Sangone Fraternali Editore

A S. Germano, nel punto in cui la valle del Chisone prende forma, prende forma il grande vallone di Pramollo dominato dal Gran Truc. Chiuso da una parte dalla val Pellice con cui comunica per il colle della Vaccera, per lo storico colle Laz Ara si scende invece in val Germanasca. Stretto e chiuso nella parte bassa, nella parte alta s’apre a ventaglio agli estesi, soleggiati ed ameni pendii pascolativi, densi di minuscoli insediamenti posti attorno Ruata la borgata principale dell’alta valle. Ricco di storia, fortemente penalizzato in passato dalle guerre di religione, questo vallone raggiunto solo da pochi decenni dalla strada, oggi è pressoché disabitato. Gli insediamenti più a monte, spesso localizzati in posti quasi inaccessibili, sono oggi ridotti a ruderi, mentre le borgate più a valle, quasi tutte ristrutturate, si animano per lo più nei fine settimana o durante il periodo estivo.
Partendo da fondovalle, da Mulino, una ripida ma geniale traccia s’inerpica raggiungendo una prima grossa borgata, Pomeano, a cui segue un lungo traverso che incontrando per via i ruderi di alcuni insediamenti, guadagna l’ammasso roccioso del Roccio Clapie. Continuando, sempre su un’evidente e segnata traccia, transitando per alcune borgate e raggiunta Ruata, il centro più importante della valle, si percorre poi l’incantevole sentiero e poi lo stradello che passando per la dismessa miniera di Siasiaro, dalla quale si estraeva la grafite, riporta a valle.
Se si esclude il primo tratto che porta a Pomeano, ripido e stancante, tutto il resta dell’itinerario può considerarsi una piacevole passeggiata perché si percorrono lunghi tratti in piano attraversando luoghi incantevoli dove la prospettiva s’apre sulle numerose borgate sparse sui pendii, sulla valle, sui monti e sulla vicina pianura.

Oltre Pinerolo, alla rotonda di S. Germano Chisone si lascia la statale prendendo a sinistra la strada che attraversato il torrente subito costeggia un corposo complesso industriale fatiscente. Piegando a destra ci si inoltra nella strettoia del centro abitato e facendo più avanti inversione si prosegue seguendo l’indicazione per Pramollo. Salendo per un tratto e ignorati i bivi che portano alle minuscole borgate poste sui soleggiati pendii, sempre rimanendo non lontano dal rio di valle si supera più avanti la grande chiesa di Rue. Poco dopo, nel punto in cui la strada ancora facendo inversione prende a salire ripida, il località Mulino si può lasciare l’auto a margine presso il ponte sul torrente Risagliardo dove parte la strada per il colle della Vaccera e per alcune borgate montane.
Percorso per un tratto il sentiero che costeggia il corso d’acqua, superato su un ponticello il corposo rio Coumbasso, la traccia che oltre s’inoltra conduce a Pomeano. Era quella che un tempo veniva utilizzata per accedere alla borgata prima della costruzione della strada. Ampia selciata, sempre evidente e ben segnata, geniale per come è stata progettata e realizzata, percorre un ripido e boscoso versante incuneandosi tra le rocce e sempre mai cessando di salire, con una serie di svolte ravvicinate e distanziate tali da assecondare la natura del pendio, raggiunge di sopra le rocce di una panoramica dorsale dove la vista s’apre sui numerosi insediamenti abitativi che costellano i pendii della valle, mentre al fondo rumoreggia il torrente. Raggiunti i primi terrazzamenti ci si immette sullo stradello che, fatta la svolta, porta alla borgata di Pomeano essendo impercorribile per i rovi il sentiero che prosegue dall’altra parte della strada. Trascurata la strada che s’addentra tra le case, rasentato il piccolo cimitero si prende lo stradello sterrato verso monte che, fatta una prima svolta, passa vicino all’antenna di un ripetitore alle due successive. Percorrendo poi un boscoso crinale, dove tratti in piano si alternano ad altri dove si sale, sempre di poco, superati i ruderi di Garde, alla successiva casa si lascia lo stradello che prosegue verso il fondovalle prendendo a destra come suggerito dalle solite segnature. Percorso un ripido tratto di dorsale, sempre seguendo le segnature che si ripresenteranno puntuali, di poco sopra si cessa di salire intraprendendo il lungo traverso in falsopiano che al termine raggiungerà la borgata di Sapiatti dalla quale si scenderà a Ruata. Piacevolmente, quasi in piano, stando sempre nel chiuso del bosco, guadato più avanti un corposo rio, un ripido tratto porta all’abbandonato insediamento di Eisart, tutto un rudere. Proseguendo e costeggiando lungamente i terrazzamenti entro i quali erano posti i coltivi, oggi tornati ad essere bosco, al successivo bivio si prosegue diritto, come indicato dalla segnature, così raggiungendo, al termine di una tratto in salita, le panoramiche rocce del Roccio Clapie mt. 1215, punto più elevato dell’anello, dove la vista s’apre ampissima sulle numerose borgate del vallone di Pramollo adagiate sui soleggiati pendii.
2 ore e 15 minuti c.ca da Mulino.
Il tratto che segue, ripido e discendente, incontrata una fresca sorgente e poi un corposo rio che si guada, e poi un altro ancora, sempre traversando quasi in piano, porta più avanti a raggiungere un isolato rudere a margine di estese praterie. Superato ancora un terzo rio si esce su uno stradello, presso una casa, poco prima della borgata Sapiatti. Qui giunti, volendolo, si può ancora salire a dei superiori insediamenti oggetto della variante aggiuntiva di cui al fondo. Altrimenti, fuori le case di Sapiatti, si prende la strada che porta alla successiva borgata di Bocchiardi, dov’è ancora presente l’edificio che ospitava una scuoletta Beckwith. Incontrando per via numerose piccole bacheche esplicative, oltre la fontana, un sentiero con accanto la palizzata di una recinzione porta a superare ancora un rio su un ponticello in legno. Prima si scendere a Ruata si attraverseranno altri due rii, con ponti, trovando, nel procedere, numerose indicazioni: anche il “Giardino dei frutti perduti” . Sempre scendendo si finisce sulla strada per il colle Laz Ara, sulla quale ci s’immette, terminando di sotto sulla piazza di Ruata a margine della quale sorge il grande edificio del tempio valdese. Di lato, presso quelle che erano le scuole elementari della borgata, parte uno stradello asfaltato che, fatta la svolta, raggiunge di sotto il cimitero. Sulla parte destra del muro di cinta inizia l’incantevole traccia che piacevolmente riporterà a valle. Costeggiando inizialmente terrazzamenti, un tempo coltivi, oggi di nuovo bosco, si percorrono lunghi tratti in piano alternati ad altri dove si scende, ma sempre di poco. Alla dorsale si piega a sinistra prendendo ora la traccia a scendere. Il lungo traverso che segue nel bosco, fatta più avanti la svolta, porta di sotto agli edifici dismessi della miniera Siasiaro dove nel tempo passato ben 60 minatori estraevano dal sottosuolo la grafite: la seconda come importanza di tutto il pinerolese. L’accesso alla galleria è stato murato. Di qui partono due stradelli: quello in piano in breve raggiunge un tornante sulla strada che da Ruata porta a valle, mentre quello che scende era quello utilizzato per portare a valle il minerale estratto prima che la strada venisse costruita, e questo si prende per tornare. Ancora in buone condizioni perché a suo tempo ben progettato, scende un boscoso pendio con pendenza regolare e costante. Le numerose svolte che seguono, consentendo di perdere progressivamente quota, permettono in basso di uscire presso il tornante sulla strada asfaltata che sale a Ruata, nel punto in cui parte la deviazione per Clotti e altre borgate. Per tornare non si ha altra scelta che percorrerne un tratto, qualche centinaio di metri, terminando di sotto in località Mulino, sulla riva del rio Risagliardo, dove questo anello si chiude.
1 ora e 45 minuti c.ca dal Roccio Clapie.


VARIANTE AGGIUNTIVA
Se si vuole, scesi dal Roccio Clapie e giunti sullo stradello poco prima della borgata Sapiatti, si può decidere, prima di tornare, di passare per le borgate Sappé e Gardellino. Nel qual caso si procede sullo stradello verso monte superando per la seconda volta lo stesso rio e poi una grande casa isolata abitata. Fatta la svolta, a quella che segue si prende a sinistra poiché la strada che prosegue diritta porta a Gardellino che comunque si raggiungerà. Continuando in moderata ascesa in breve si giunge in vista del notevole insediamento di Sappè, abbandonato ed in rovina. La strada che lo raggiunge non lo ha salvato. Poiché è impossibile nella bella stagione traversare tra le case perché immerse tra le ortiche, conviene rimanere sulla strada che sorpassa di sopra l’abitato. Nel punto in cui termina parte il pianeggiante sentiero che traversando nel bosco porta a Gardellino dopo aver superato lo stesso rio per la terza volta. Alla prima svolta a valle di questo insediamento, in buona parte ristrutturato, parte l’ultimo tratto di sentiero che riporta a Ruata. La diagonale discendente che segue, superato ancora un rio traversando piacevolmente a margine di estesi terrazzamenti consente di passare a monte di Sapiatti che si vede di sotto. La prima casa che si incontra era l’antica scuoletta Beckwith e una piccola bacheca lo ricorda. Attraversata la strada si giunge così alla fontana dei Bocchiardi. Di qui in avanti è già stato detto.
Questa variante richiede un tempo aggiuntivo di un’ora c.ca con un ulteriore dislivello di 130 mt.

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