Un anello da Forno di Coazze all'alpe Palè passando per le borgate del Ciargiur e il Roc du Yermoul

Data 05/02/2016 | Categoria: Escursionismo

Un anello da Forno di Coazze all’alpe Palè passando per le borgate del Ciargiur e il Roc du Yermou.

Località di partenza: Borgata Ferria di Forno di Coazze mt. 940
Dislivello complessivo: mt. 735
Tempo complessivo: 5 ore c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 4 Bassa val di Susa – Musinè – Val Sangone – Collina di Rivoli Fraternali Editore

I tre vicini insediamenti del Ciargiur si trovano sulla dorsale che separa la valle del Sangone da quella del Sangonetto. Un tempo abitati, hanno avuto nel periodo della Resistenza una stabile presenza partigiana. Presso quello di Mezzo il Cai di Coazze ha allestito un rifugio non presidiato, autogestito. Si raggiungono da valle partendo dai Cervelli di Coazze passando per il pilone Popioun oppure dalle borgate del Forno. Poco più sopra s’eleva un notevole ammasso roccioso precipitante a valle: il Roc du Yermou, altrimenti chiamato “la Bella Addormentata” dagli abitanti la valle, sul quale facilmente si sale. E’ assai panoramico sulle borgate della valle del Sangonetto, su Coazze, la piana di Giaveno sino alla non lontana Torino.
In questo itinerario, partendo dalla chiesa di Ferria, borgata tuttora abitata di Forno di Coazze, ci si porta a quelle del Ciargiur passando per la borgata Rolando, in parte ristrutturata, stando sull’interminabile stradello che in forte ascesa le raggiunge. Da queste si sale in breve sul Roc du Yermou, meta intermedia, ammasso roccioso assai panoramico, da dove si prosegue per l’alpe Palè e si torna percorrendo due piacevoli tracce: la prima, andando, fa parte del “Giro dell’Orsiera”, la seconda, tornando, del sentiero “Val Sangone quota mille”. Si rientra poi a Ferria con un percorso alternativo passando per l’abbandonata borgata del Ciargiur del Forno e per il colletto Ruata da cui si scende nel desolato vallone del Ricciavrè transitando nei pressi di quelle che un tempo furono delle miniere di talco.

Raggiunta Giaveno, capoluogo della val Sangone, alla rotonda posta davanti la parrocchiale si esce alla seconda in direzione Coazze e sempre proseguendo si sorpassa prima il bivio per Pontepietra e Maddalena, poi quello per Coazze, sempre restando sul fondovalle. All’abitato di Sangonetto si continua in direzione delle borgate di Forno di Coazze giungendo alla prima, Ferria. Prima del ponte sul rio Ricciavrè, nei pressi di un ristorante-pizzeria si piega a destra lasciando l’auto sull’ampio piazzale davanti la chiesa.
Qui parte lo stradello asfaltato che, più su, termina a Ruata passando per le borgate Dragone e Oliva, che si prende. Salendo in forte ascesa, giunti al bivio per Rolando, si lascia la strada per lo stradello che parte alla svolta e che, traversando lungamente nel bosco, piacevolmente porta a queste case, oggi disabitate, alcune ristrutturate. Fuori la borgata si prosegue sullo sterrato che al culmine raggiungerà lo spiazzo poco sotto le borgate del Ciargiur. Fatta una prima svolta a questa ne seguono altre, intervallate da lunghi traversi ascendenti, che permettono allo stradello di guadagnare progressivamente quota e di raggiungere più sopra lo slargo dove termina. Un ripido tratto porta sulla dorsale giungendo a metà strada tra il Ciargiur da Val e quello di Mezzo. Salendo a quest’ultimo, tra tanto abbandono spicca il rifugio del CAI di Coazze “Mario Bergeretti” lasciato all’autogestione. Di poco sopra, presso il Ciargiur d’Amunt, si trova la bella chiesetta e la fontana dedicata al beato Piergiorgio Frassati che tanto amava queste montagne. Lasciato l’insediamento si continua verso monte stando inizialmente sul proseguimento della dorsale sino al traverso nella faggeta che porta a delle prime indicazioni, e poi alle successive poco più sopra, dove si prosegue per la fontana dell’Acero, la valle del Sangonetto ed il Roc du Yermou, mentre per la traccia che scende al Ciargiur del Forno si tornerà. Lasciata la traccia principale, con percorso quasi pianeggiante un sentierino taglia il pendio tra i rododendri portandosi in cima al Roc du Yermou, mt. 1497. Prestando attenzione, non un passo in più perché verso valle c’è il precipizio, da questo ammasso roccioso la vista s’apre libera sui monti della val Sangone, sulle borgate della valle del Sangonetto, su Coazze, sulla piana di Giaveno sino alla non lontana Torino.
1 ora e 45 minuti c.ca da Ferria.
Lasciato il Roc di Yermou si sale in breve alla dorsale dove si ritorna sulla traccia principale che ora s’addentra nella valle del Sangonetto. Percorrendo un tratto in piano tra i pini e i larici subito si raggiunge un bivio dove si trovano alcune indicazioni. Per la traccia che prosegue diritta per l’alpe Palè, il sentiero 419 coincidente con il “Val Sangone quota 1000” – Giro dell’Orsiera, si tornerà. Si prende invece quello che scende, il sentiero 419b per il rio della Fuglia, Palè e Pian Gorai: una variante poco conosciuta e praticata. Questa piacevole traccia, sempre evidente e ben segnata di biancorosso, traversando lungamente e sempre abbassandosi di poco si porta a delle successive indicazioni dove d’improvviso scende ripida a valle, per la linea di massima pendenza, trovando più di sotto ancora delle indicazioni. Qui giunti si riprende a traversare subito guadando il rio Fuglia oltre il quale la traccia s’inoltra lungamente nella faggeta. Superata una presa d’acqua si continua allo stesso modo sino a che si esce sulle praterie sottostanti l’alpe Palè che si raggiunge con una breve risalita. Questa traccia non è riportata dalle carte Fraternali. Bella vista verso i monti e sulla valle.
45 minuti c.ca dal Roc du Yermou.
Sul retro delle case si trova l’indicazione per salire al Pian di Pieia ora sul sentiero “Val Sangone quota 1000”. Oltre una bacheca, al limite superiore di una dorsale e delle praterie a monte dell’alpeggio, la traccia prende a salire con una serie di lunghi traversi, alternati a svolte, sempre evidente e di tanto in tanto segnata da tratti di vernice rossa e gialla. Un’ultima lunga diagonale ascendente porta ad un boscoso ripiano, Pian di Pieia, dell’acero, al fondo del quale ancora si trovano delle indicazioni presso un bivio. Qui giunti la traccia sulla destra conduce al lago Blu passando per l’alpe superiore di Giaveno, mentre quella di sinistra, subito raggiunta la fontana, prosegue verso il vallone del Ricciavrè e le borgate del Ciargiur, e questa si prende. Inizia ora un singolare tratto, piacevole ed interminabile che traversando lungamente quasi in piano sotto le guglie dei Picchi del Pagliaio al termine raggiungerà l’ammasso roccioso del Roc di Yermou. Il primo tratto, che porta ad uno spuntone roccioso sotto la Rocca Vù, si percorre su rocce affioranti e per le estese pietraie che contraddistinguono questa parte del percorso. Superata la Rocca dei Corvi alcune svolte discendenti consentono di perdere quota riprendendo poi a traversare stando su una geniale traccia lastricata, sorretta a valle e protetta a monte da muretti, che sempre in piano prosegue interminabile sino alla dorsale che immette nel vallone del Ricciavrè raggiungendo prima le indicazioni presso il bivio precedentemente già incontrato, rasentando subito dopo l’ammasso roccioso del Roc du Yermou. Alle successive indicazioni, tralasciata la traccia che scende alle borgate del Ciargiur, si segue ora l’indicazione per scendere a Ferria passando per il Ciargiur del Forno. Scesi in breve alla borgata posta in una panoramica posizione, oggi abbandonata perché qui la strada non arriva, seguendo fedelmente la traccia e le solite segnature biancorosse ci si abbassa stando inizialmente su una rocciosa dorsale. Traversando poi per boschi e praterie incolte, trovata più sotto l’indicazione per la cava di calce, proseguendo si raggiungono più avanti i ruderi di alcune abitazioni che precedono di poco il notevole pilone al colletto Ruata. Onde evitare di tornare percorrendo un lungo tratto di strada, qui giunti conviene prendere a destra la traccia che traversando lungamente nel bosco scende raggiungendo al fondo il rio discendente dal vallone Ricciavrè che si supera sul nuovo ponticello. Preso lo stradello si prosegue in direzione delle miniere di talco di Garida, con i residuati, continuando poi su quello bitumato che si porta di sotto alla borgata Prialli, che si attraversa, terminando infine sulla strada principale. Sorpassato il viale che porta all’Ossario dei Partigiani, superato il rio, in breve si raggiunge lo slargo davanti alla chiesa di Ferria dove questo anello si chiude.
2 ore e 30 minuti c.ca dall’alpe Palè.

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