Un anello per il monte Bocciarda dalla val Chisone. Le miniere di talco della Roussa

Data 14/07/2015 | Categoria: Escursionismo

Un anello per il monte Bocciarda dalla val Chisone. Le miniere di talco della Roussa.

Località di partenza: Gran Faetto mt. 1247
Dislivello complessivo: mt. 1200
Tempo di salita: 4 ore c.c.a
Tempo di discesa: 4 ore c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 5 Val Germanasca – Val Chisone Fraternali Editore

L’esteso crinale di monti che congiunge il colle della Roussa alla Punta dell’Aquila, separando la val Chisone dalla val Sangone, presenta tutta una serie di cime oltre i 2000 metri di altitudine. Su una di queste, la seconda partendo dal colle, è presente una croce metallica: è il monte Bocciarda con i ripidi pendii erbosi e gli ammassi rocciosi che degradano sulla val Chisone. La via più facile per accedere a questo monte transita per il colle della Roussa, facilmente raggiungibile sia dalla val Chisone che dalla val Sangone, percorrendo poi il sentiero che mediamente segue il filo di cresta tra i due versanti. Poco sotto si trova l’alpe Bocciarda ed il rifugio degli alpini dove parte l’imperdibile, geniale sentiero, lungamente pianeggiante nel primo tratto e assai panoramico, che interminabile taglia l’erboso, ripidissimo versante, lato val Chisone, prima di scendere verso il vallone della Balma dove a monte si trovano i ruderi delle miniere di talco, chiuse da tempo, e poi al Gran Faetto per la strada che scende da Prato del Colle dove parte il sentiero 341 per i monti Rocciavrè e Robinet. Nella prima parte del percorso questa incantevole località si può raggiungere anche tramite un sentiero alternativo. Si ritorna poi al punto di partenza per lo sterrato di servizio agli alpeggi sviluppando quindi complessivamente un ampio anello.

Percorsa la valle del Chisone, giunti a Villaretto ultimo abitato del comune di Roure prima di Fenestrelle, si svolta a destra seguendo l’indicazione per Gleisolle, Piccolo e Grande Faetto e Prato del Colle. Alle case al fondo del primo tratto di strada si piega a destra prendendo quella che subito comincia a salire con una serie di svolte attraversando per via varie borgate. Si può lasciare l’auto all’ampio parcheggio sopra la chiesa del Gran Faetto, dove la strada asfaltata termina, trovando le indicazioni per raggiungere Prato del Colle, Colletto e Albournù.
Uno stradello lasciando le case s’inoltra nel bosco giungendo alla svolta dove si prosegue diritti per Albournù perché da destra si tornerà scendendo. Un lungo tratto tra la vegetazione assai fitta porta a questo abitato, con molte case ristrutturate, dove lo stradello termina. Qui parte il sentiero 365 per la cascata del rio di Rouen e per Selleiraut che si prende per un brevissimo tratto sin fuori le case dopo la fontana. Come la traccia si fa piana e parallela ad una vecchia canaletta, sulla destra parte il sentiero RR1/341A per Prato del Colle che subito sale ripido per un primo tratto nel bosco. Più avanti un lungo traverso costeggia vecchie praterie giungendo così al punto in cui la traccia s’impenna quando si rientra nel chiuso del bosco. Con una serie di ripetute svolte ravvicinate, sempre seguendo la linea di massima pendenza, il sentiero s’inerpica lungamente su un ripido pendio uscendo infine alla sommità all’ampia casa di Prato del Colle, incantevole località vicina alla boscosa cima del monte Bercia che volendolo si guadagna in un attimo. Questa località, dove inizia l’impegnativo sentiero 341 per i monti Rocciavrè e Robinet, è raggiunta dalla strada che sale sin qui dal Gran Faetto passando per il Colletto, che si percorrerà poi per tornare. Per intanto la si prende e scendendo si oltrepassano Pitoniere d’Amount e d’Aval giungendo così alla svolta dove è segnalato il sentiero 342 per il colle della Roussa. Lasciato lo stradello su questo ci si immette. Da Prato del colle a questo punto si perdono 125 mt. di dislivello. All’inizio la traccia traversa delle praterie pascolative portandosi via via, per tratti interessanti, verso il rio della Balma che si supera nel punto in cui, più a monte, forma una serie di spettacolari cascatelle. Lunghi tratti in piano, normali e su pietraia, si alternano ad altri dove si sale o si scende sempre di poco, così raggiungendo, più avanti, il bivio in cui, sotto le pareti rocciose della Rocca Rossa, il colle della Roussa è segnalato ad un’ora. Qui un ometto individua il punto in cui parte il sentiero per le miniere che si percorrerà in senso inverso tornando. Oltre si prosegue lungamente, stando sempre sull’evidente e ben segnato sentiero 342, alternando tratti nel bosco ad altri più aperti e soleggiati. Oltre un roccione, con una caratteristica scritta da tradurre, ed un casotto dei pastori, si trova l’indicazione per salire al lago di Rouen e al monte Robinet in località Clot della Croce. Un faticoso tratto nel bosco precede di poco il raggiungimento del colle della Roussa mt. 2019, che comunica con la sottostante val Sangone, dove a margine del pilone si trovano numerose indicazioni.
3 ore c.ca dal Gran Faetto.
Il sentiero 440 porta al colletto della Balma, al monte Robinet, al rifugio e ai laghi della Balma, mentre salendo dalla parte opposta si va alla Porta Sarasina, sul monte Uia, alla cappella della Madonna della Pace presso la Punta dell’Aquila e poi al colle del Besso. La Porta Sarasina è il colletto che segue il monte Bocciarda meta di questo itinerario. Lasciato alle proprie spalle il pilone che può dare rifugio in caso di bisogno, la traccia s’inerpica, assai evidente, segnata e segnalata da vari ometti, sull’erboso, detritico pendio che porta in cima alla Courbasiri mt. 2214, in vetta alla quale è presente un grosso ometto, avendo in vista l’esteso crinale che prosegue verso la croce del monte Bocciarda. Dalla cima si scende per un tratto e proseguendo lungamente mantenendosi sempre sul filo di cresta, aggirate sulla sinistra delle rocce quando la traccia si divide, facilmente si raggiunge la cima del monte Bocciarda mt. 2201 un modesto rilievo erboso, contrassegnato da una croce con la vicina sagoma metallica di un alpino.
1 ora c.ca dal colle della Roussa.
Ritornando brevemente sui propri passi, non è difficile scendere alla visibile alpe Bocciarda, abbandonata, e al rifugio degli alpini dove parte il geniale sentiero che porta nel vallone della Balma. Di difficile individuazione alla partenza, inizia prendendo a destra del lungo edificio dell’alpeggio. Questo singolare sentiero traverserà lungamente il ripido versante degradante a valle, sempre restando dalla parte della val Chisone, per un lunghissimo tratto quasi pianeggiante. Segnature rosse assai sbiadite lo individuano e si ripresenteranno puntuali rassicurando per tutto l’attraversamento. Assai panoramico sulla valle e sui monti, sovente nascosto dall’erba, sempre restando pianeggiante asseconda la natura del pendio avendo di sotto vallette e ammassi rocciosi come la Rocca del Pelvo che si vedono procedendo. Merita essere percorso per la genialità del tratto, anche se decisamente interminabile. Raggiunta un’erbosa dorsale a margine dei primi larici, si comincia a scendere stando sempre su questa come suggeriscono le segnature sempre da ricercare. Così lungamente continuando, quando molto più sotto si entra nel bosco fatto ora per lo più di faggi, la traccia diventa più evidente prendendo a scendere con una serie di svolte che la portano a terminare su una pista forestale che sale sin qui da fondovalle, da Chambeliè, sulla quale ci si immette proseguendo verso destra, verso il rio a fondo del vallone. Tutta in piano, lungamente percorsa termina poco prima del rio delle Forche, che si guada, dove si prosegue oltre stando ora una disastrata traccia. Percorso un breve tratto, sulla sinistra un terrazzamento segnala il punto in cui iniziava la deviazione per le miniere. Lasciata quella principale, che poi si riprenderà, ci si inoltra su questa traccia rovinata dai rii avendo già in vista gli edifici delle miniere che faticosamente si raggiungono. Tutto è fatto per scoraggiare il visitatore dato il pericolo improvviso di crolli. Abbandonati all’inizio degli anni sessanta del secolo scorso, questi edifici hanno visto il lavoro di alcune generazioni di minatori che qui estraevano il talco che veniva poi portato a valle con una teleferica. L’accesso alle gallerie è stato murato e sono state fatte saltare delle rocce per impedire ogni accesso. Il resto l’ha fatto l’inclemenza e il trascorrere del tempo, qui tiranno, riprendendo la natura il sopravvento su tutto. Ritornati alla traccia principale, fatte una serie di svolte e superati alcuni rii e altri edifici, la traccia si addentra poi nel chiuso del lariceto prima di guadagnare un’erbosa dorsale dove un ometto e segni di vernice blu consigliano di prendere a destra una debole traccia, appena visibile nell’erba, che adduce agli edifici, ora tutti diroccati, dove i minatori alloggiavano per cinque giorni la settimana, esclusi il sabato e la domenica quando tornavano a valle in famiglia. Traversando oltre i ruderi la debole traccia termina sul sentiero 342 per il colle della Roussa nel punto in cui c’è l’ometto e il colle è segnalato ad un’ora. Non resta che fare a ritroso il percorso già fatto sino al bivio sulla strada per Prato del Colle. Fatte un paio di svolte discendenti, oltre le poche case di Colletto, la strada prosegue quasi in piano sino al punto in cui, superate le rocce di una dorsale, prende a scendere per portarsi alla borgata del Gran Faetto. Si possono, volendolo, praticare alcune scorciatoie, come suggerito da delle indicazioni. Procedendo si guadagna prima il bivio per Albournù, dove questo lungo anello si chiude, e poi l’abitato del Gran Faetto.
4 ore c.ca dal monte Bocciarda.

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