Un anello sui monti del Selvaggio

Data 06/03/2015 | Categoria: Escursionismo

Un anello sui monti del Selvaggio

Località di partenza: Santuario del Selvaggio mt. 690
Dislivello: mt. 624
Tempo complessivo: 5 ore c.ca
Difficoltà: E
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 4 Bassa valle Susa – Musinè – Val Sangone – Collina di Rivoli Fraternali Editore

Sui boscosi, ripidi pendii alle spalle del Selvaggio, borgata della val Sangone tra Giaveno e Coazze, nel punto in cui la vegetazione s’apre emergono piccoli insediamenti, detti “Prese”, oggi non più abitati se non nei fine settimana o durante il periodo estivo: come in tanti altri posti di montagna. Dove arriva la strada degli interventi di riqualificazione hanno permesso si ristrutturare alcuni edifici, mentre altri, lasciati all’abbandono, sono in rovina. Pare impossibile, ma qui, come nella vicina valle del Sangonetto, la gente ci viveva e dalla terra traeva sussistenza.
Partendo dal Santuario del Selvaggio, per sentieri, borgate e piloni, si raggiunge il crinale tra questa valle e quella di Susa, dove transita uno stradello che si percorre lungamente. Giunti al colle Remondetto, si torna a valle transitando nell’incantevole bosco “Ugo Campagna. Scesi al pilone di Pian Aschiero, passando ancora per altre Prese si ritorna infine al Selvaggio.
Considerando che non si raggiungono cime significative e si coprono modesti dislivelli, percorrere stradelli e sentieri su questi monti diventa cosa piacevole, specie nelle stagioni di transizione, anche d’inverno, perché la neve poco si ferma su questi assolati versanti.
La gita non può dirsi conclusa se non quando, prima di partire, si è visitato al Selvaggio il Santuario dedicato alla Madonna di Lourdes all’interno del quale è stata realizzata una grotta similare a quella delle apparizioni di Massabielle.

Giunti alla rotonda davanti alla parrocchiale di Giaveno, si prosegue in direzione di Avigliana sino alla successiva dove si piega a sinistra seguendo l’indicazione per Coazze e Selvaggio. La strada inoltrandosi in moderata ascesa fuori l’abitato costeggia inizialmente il rio Ollasio, piccoli borghi e case isolate, giungendo infine in vista del Santuario del Selvaggio. Lasciata la strada che prosegue per Coazze, si prende a destra subito trovando l’ampio parcheggio posto a margine dell’edificio sacro dove conviene lasciare l’auto.
Scendendo per un tratto, superato il rigagnolo a valle con il vicino pilone votivo, il primo di tanti che s’incontreranno, ci si addentra poi tra le case di Selvaggio Rio trovando al fondo ancora un pilone votivo che si sorpassa. Proseguendo oltre la strada si fa stradello. Al primo bivio si prende a sinistra scendendo al rio Tortorello, che si guada, salendo oltre verso monte sempre restando sullo stradello diventato una pista forestale che si inoltra nel bosco. Salendo con pendenza costante s’incontrano per via alcuni ruderi oltre i quali si ritorna vicino l’alveo del rio, che si costeggia per un tratto, sino al punto in cui più avanti si scorge, sull’opposto versante, una traccia che s’inerpica al di là del corso d’acqua. Lasciata la pista forestale, attraversato il rio, la si prende per poi salire un ripido, faticoso pendio con una serie di svolte ravvicinate che, percorse, consentono alla sommità di uscire alle case della borgata Brusino, quasi tutte ristrutturate. Tra le case, in basso, sgorga una fresca sorgente. Tornando sui propri passi si prosegue per un tratto sullo stradello che lascia l’insediamento raggiungendo più avanti un bivio dominato da una grande croce in pietra dove si piega a sinistra per Bagagera che può essere raggiunta per strada oppure prendendo il sentiero che parte alla destra di quella che era una sbarra d’interdizione. Con un tratto ascendente si giunge alla borgata dove, anziché addentrarsi le case, si prende lo stradello che le sorpassa a monte subito trovando l’indicazione per salire alla Presa delle Rose. La traccia prende a salire un ripido pendio nel bosco sino alla svolta che immette su una dorsale, che si percorre faticosamente, guadagnando alla sommità le poche case della borgata quasi tutte ridotte a rudere. La Presa delle Rose è raggiunta anche da una strada proveniente dal colle Braida, che si percorre per un tratto, sino a che sulla sinistra emergono affioranti delle rocce con evidenti segni di vernice gialla, rossa e blu. Lasciata la strada ci si inoltra stando sul sentiero che sale. Aggirata una dorsale si raggiungono i prati e poi le case Giacone oltre le quali si prosegue, ora quasi in piano, terminando la traccia, più avanti, sulla strada proveniente dal colle Braida, sulla quale ci s’immette, che si percorrerà fedelmente per un lungo tratto verso monte. Fatte un paio di svolte ravvicinate, raggiunto un colletto sul crinale dov’è presente una piccola area attrezzata, la traccia si porta sul versante della val Susa passando di poco sotto la rocciosa cima del monte Presa Vecchia, facilmente accessibile da questa parte, superata che di ha ancora si prosegue. Passando più avanti per gli insignificanti colli del Termine e della Biaviri si giunge infine al colle Remondetto, mt. 1314, punto più elevato dell’itinerario.
3 ore c.ca dal Selvaggio.
Lasciato lo stradello che prosegue per il col Bione, segnalato a 50 minuti, eventualmente raggiungibile passando per i Tre Roc e le Prese Brunetti, abbandonato il crinale si prende a sinistra seguendo l’indicazione per la Presa delle Rose che quasi si raggiungerà attraversando il bosco Ugo Campagna. Il segnato tratto dal colle Remondetto al bivio Presa delle Rose – Pian Aschiero è certamente una delle cose più interessanti dell’itinerario. Scesi brevemente più sotto, ancora si piega a sinistra subito sorpassando la modesta fontana Biaviri e poi il bivio per le Prese Tessa e la borgata Giaconera. Con un lungo traverso, dove tratti in piano si alternano ad altri dove si scende, sempre di poco, una piacevole traccia si addentra nel bosco Ugo Campagna, frutto di un passato intervento di riforestazione a seguito di un devastante incendio, passando di poco sotto l’ammasso roccioso del monte Presa Vecchia, ora visto da sotto. Più avanti, ad un caratteristico roccione presso una dorsale, si prosegue allo stesso modo, quasi in piano, raggiungendo infine il punto in cui si incrociano dei sentieri lì trovando alcune indicazioni. Di poco sulla sinistra, sul sentiero per la Presa delle Rose, sorge un incantevole pilone dedicato alla Madonna con Bambino. Al bivio si prende a destra per Valsinera e Pian Aschiero subito abbandonando la traccia che scende alla prima località. Più sotto, lasciato l’ampio stradello, si piega a sinistra scorgendo, al limitare del pianoro, l’elevato pilone votivo costruito alla sommità di un roccione. Per tornare si prospettano ora due possibilità: seguitare sul sentiero 438 che, rasentato un rudere, si porta verso la borgata Bagagera dove parte uno stradello che scende a valle passando per le Prese Franca e Colonnello, oppure più brevemente prendendo la scorciatoia. In questo secondo caso si prosegue a destra del pilone, per un breve tratto in piano, sino a che il pendio si fa ripido quando si percorre una boscosa dorsale con le ripetute svolte che consentono di raggiungere al fondo lo stradello di cui s’è detto, proveniente da Bagarera, subito giungendo ai prati posto attorno alla Presa Franca che si sorpassa. Rimanendo sempre sullo sterrato che scende, ora più ampio, fatta la terza svolta si raggiungono le Prese Colonnello chiuse dal bosco. Anche qui si può scegliere di proseguire rimanendo sulla strada, oppure prendere il sentiero che traversa a monte, un tempo assai percorso. Lasciando le case si affrontano poi le dolci svolte discendenti nel bosco misto di castagni, betulle e pini e percorrendo ancora una dorsale si ritrova al fondo ancora la strada dopo aver rasentato dei prati recintati nel punto in cui il bosco termina. Al bivio che segue è indifferente la scelta che si fa portando entrambi gli stradelli al Selvaggio: meglio però prendere a sinistra. Così facendo si raggiunge al fondo il pilone votivo dove questo anello si chiude. Rifacendo tra le case un tratto di strada già percorso non è difficile ritornare al parcheggio del Santuario.
2 ore c.ca dal colle Remondetto.

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