La “Via dî Téit” di Vernante e Bec Moler

Data 20/11/2014 | Categoria: Escursionismo

La bela Maria... tüti la vôiu e gnün a la pia... (la bella Maria.. tutti la vogliono e nessuno la piglia...)
Ci sono escursioni, passeggiate o gite che sono come la “bela Maria”: piacciono, si mettono in programma, ma non si fanno mai...
E' il caso della “Via dî Téit” di Vernante, un percorso dal paesaggio molto vario, adatto alla stagione autunnale, che si sviluppa sulla sinistra orografica del Vallon Grande e tocca piccole borgate semi abbandonate.
Avendo l'esigenza di un'escursione che permettesse il rientro in tempi piuttosto brevi, lo spunto decisivo ce l'hanno dato gli amici di Cuneo Trekking che, recentemente, hanno effettuato tale percorso partendo da Palanfrè, anziché da Vernante, riducendo così il dislivello in ascesa e, conseguentemente i tempi di percorrenza (lasciando un'auto a Vernante).
Così abbiamo fatto: dal parcheggio di Palanfrè (1379m) si scende sulla strada asfaltata fino al primo tornante a gomito, in località “La Ruina” (1330 m), dove si trova la palina iniziale del tracciato che, superato il rio, sale sulla sinistra orografica del Vallone Grande allontanandosi gradualmente dalla conca di Palanfrè.
Si transita in una faggeta e, più avanti, in un ripido tratto dopodiché il sentiero spiana e raggiunge un colletto ove sorgono i Tetti Cucet (1505m), da dove si gode ottimo panorama in quasi tutte le direzioni.
Si prosegue ora nel Vallone Franco, a mezzacosta sulle pendici del Monte la Croce, tra prati, ginepri e boschetti di faggio; si tralascia il sentiero che scende a destra verso Tetti Barbuset e i Due Ponti, si supera la Fontana del Saut e si raggiunge un colletto che immette nel cono d'ombra del Vallone Pioccia.
Sul fondo di questo vallone si trova il nevaio perenne alla quota più bassa di tutte le Alpi Marittime e Liguri, alimentato dalle numerose slavine che scendono lungo i suoi ripidi e incassati impluvi. In epoche passate è stato fonte di approvvigionamento dei blocchi di ghiaccio che, trasportati a valle, venivano utilizzati nelle celle frigorifere.
Più avanti si raggiunge una piccola cascata e si attraversa una faggeta ove il sentiero è stato risistemato con passerelle in legno. Si arriva al centro del vallone dove si supera, con l'aiuto di alcuni scalini metallici fissati alla roccia, il rio proveniente dal Bric dell’Omo.
Il sentiero svolta ora verso oriente, permettendo di uscire dal cono d’ombra del Vallone Pioccia, e raggiunge in breve il bivio per La Maddalena e la Colla di Prarosso. Si supera una fresca fontana e, in leggera discesa, si arriva alle antiche e assolate abitazioni dei Tetti Doni (1482 m) da cui si può apprezzare una bella vista sulla Rocca d’Orel e sulla Cima Bussaia imbiancate di neve.
Si prosegue su comoda mulattiera aggirando un costone roccioso e attraversando altre faggete e pascoli per arrivare sotto la suggestiva costa dolomitica del Sapè che si segue per un tratto fino a raggiungere le vecchie case dei Tetti Bertaina (1320 m).
Poco più in basso incrociamo alcuni escursionisti che stanno salendo e con due di questi, Angelo del CAI di Cairo Montenotte e Carlo di Savona, scambiamo qualche parola dandoci appuntamento a Palanfrè per dare loro un passaggio in auto fino a Vernante.
Il cammino prosegue in un bosco di frassini mentre si può notare, sul lato opposto del vallone, la Borgata Folchi sovrastata dal Monte Vecchio, il Colle Arpiola, il Bric Castea e il Bec Baral.
Scendendo si raggiunge, più avanti, la piccola borgata dei Tetti David (1280 m).
Caratteristica di questa borgata è la conservazione di alcune tracce di tetti in paglia di segale.
Tipica delle vallate carenti di rocce scistose, cioè facilmente spaccabili in lastre (lose), la copertura in paglia di segale era particolarmente diffusa in Val Vermenagna ed in Valle Stura. Coltivata per produrre farina, della segale non andava sprecato nulla: gli steli venivano raggruppati in fasci e fissati all'orditura del tetto per realizzare delle coperture abbastanza durevoli (oltre 25 anni) e molto isolanti. Le falde del tetto erano assai più spioventi di quelle dei tetti realizzati in lose, poichè l'orditura leggera non avrebbe potuto reggere il peso di grossi accumuli nevosi.
Proseguendo in piacevole discesa si arriva alla località Bercia e, dopo aver costeggiato una parete di roccia e lasciato sulla destra il “Sëntèe Valun Sèc-Rënëtta” che scende a Vernante, si continua in un bosco di faggi fino ad arrivare al gruppo di case dei Tetti Coletta (1226 m).
In questa borgata sono conservati i resti del forno comunitario datato 1908 e la curiosa cisterna per l'approvvigionamento idrico del paese, costruita nel piano seminterrato di un edifico adiacente al forno. Nel pilone votivo poco fuori la borgata, a fianco della Madonna e di S. Giovanni Battista, S. Nicolao è raffigurato a benedire la cisterna, sottolineando l'importanza per Tetti Colletta dell'approvvigionamento idrico. Questi ed altri particolari contribuiscono a ricordare come, solo fino agli inizi del XX secolo, queste borgate fossero abitate da un elevato numero di persone.
Da Tetti Coletta si prosegue in leggera salita per cresta raggiungendo il Bec Martinet (1232m), da cui si ha un'ampia visuale sui crinali della Bisalta, e si continua in ripida discesa nella faggeta fin quando la pendenza diventa più dolce e inizia un lungo diagonale sulla cresta spartiacque tra il Vallone Secco e la Val Grande.
Si giunge fino ad un colletto, dove il sentiero sulla sinistra scende a Funtana Bleu (Fontana Blu) e Vernante quello a destra alla Provinciale per Palanfrè. Proseguendo diritto si scende invece, transitando presso una baracca privata adibita “a merende”, allo spiazzo antistante il tratto sommitale (terza balza) della Rocca Bec Moler (o Moller).
Questa punta, di circa 980 m. di quota, simbolo per il paese di Vernante i cui abitanti la chiamano anche “Roccia d'la Crus”, è stata una roccia molto importante per l'economia locale: utilizzata come cava di silice per la vetreria di Vernante, è stata coltivata fino agli anni sessanta. La galleria principale è ancora percorribile e consente di osservare dall'alto la cava. Inoltre, prima che avesse inizio l'attività estrattiva, dal Bec Moler venivano ricavate le macine (o mole) per i mulini, fatto che spiega il toponimo del monte. Pare che sia ancora possibile osservare sulle pareti rocciose della prima balza (quella che parte dal livello della strada provinciale) gli intagli circolari dai quali sono state estratte le macine.
Osvaldo e Adriano non resistono alla tentazione di salire la terza balza del Bec Moler avvalendosi di un percorso che permette di arrivare sulla vetta senza l'uso di corde.
Ascesa che si rivela comunque per niente banale: c'è da salire una traballante scala a pioli di legno per superare una parete di roccia verticale di una decina di metri, poi un tratto breve - ma molto esposto - di cresta, di seguito un passaggio su stretta cengia anch'esso esposto ma protetto da una catena e infine, se proprio si vuole raggiungere la croce e le bandiere (di qualche metro più basse della cima), c’è un delicato attraversamento su un ponticello costruito con due tronchi, che oltrepassa un intaglio di roccia di 4-5 metri.
Al ritorno di questa breve, ma impegnativa arrampicata, Alberto emette la sua diagnosi: Osvaldo e Adriano sono affetti da “puntite acuta cronica incurabile”!
Tutti insieme si scende la stradina sul versante Val Grande che ci porta al piazzale della seconda balza del Bec Moler dove si apre la galleria che attraversa tutta la montagna sbucando su un piazzale del versante opposto, ottimo punto panoramico su Vernante e la Val Vermenagna.
Ripresa la carrareccia si arriva in breve sulla strada provinciale dove troviamo l'auto con la quale risaliamo a Palanfrè per recuperare l'altra auto e qui, puntualmente, troviamo gli amici liguri Angelo e Carlo che, seduta stante, ci preparano con il loro fornellino da campo un ottimo caffè!
Con loro ridiscendiamo verso Vernante e li salutiamo auspicando di rivederci in occasione di prossime escursioni.
Giunti a Vernante non manchiamo di acquistare l'opuscolo che S&B – Sentieri e Bicchieri (Gruppo spontaneo per la valorizzazione, il ripristino, la tutela e la salvaguardia dei sentieri, dei piloni votivi e del patrimonio naturalistico di Vernante) ha dato recentemente alle stampe per far conoscere l'impegnativo ed encomiabile lavoro sulla sentieristica del territorio Vernantino.
Veramente tanti complimenti a questo gruppo e un doveroso ringraziamento da parte di tutti coloro che amano camminare in montagna! (*)

Escursione effettuata il 20 novembre 2014
Compagnia dell'anello formata da Adriano, Alberto, Angelo e Osvaldo (Antonio assente giustificatissimo!)
Località di partenza: Palanfrè 1379m – (Vernante) Valle Vermenagna (CN)
Punto più elevato raggiunto: quota 1524m
Dislivello in ascesa: 440m
Distanza percorsa: 13 km
Difficoltà: E (F il tratto d'arrampicata al Bec Moler) (vedi scala difficoltà)

(*) Bibliografia: www.alpicuneesi.it
Tracciato gps
Video di Adriano



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