Camminando fin oltre l’infinito (Tete de Valpelline 3.802 m)

Data 31/07/2014 | Categoria: Alpinismo

"V osrčju divjih in negostoljubnih gora, na prostranih ledenikih, kjer se človek počuti majhen in nebogljen, se je pomikala četica proti sneženemu vrhu", la lingua è lo sloveno, tradotto in italiano significa: "Nel cuore di montagne selvagge e inospitali, sui ghiacciai immensi, dove l'uomo si sente piccolo e in balìa degli elementi, un gruppetto avanzava verso la cima innevata". In questo pensiero c’è tutta la sintesi della nostra avventura. Chi lo ha scritto è Rok, un simpatico ragazzo sloveno che ci ha tenuto compagnia nella due giorni del CAI Almese in Valpelline.
La nostra gita inizia sabato alla diga di Place Moulin. Azzeriamo il contachilometri del GPS. Quando domenica arriveremo alla Téte de Valpelline segnerà ben 17,5 Km! Percorriamo la strada sterrata che costeggia il lago fino al rifugio Prarayer, proseguiamo verso la località Gordzé dove si trova il famoso larice secolare chiamato "Larix decidua", oltre 5 m di circonferenza e 24 m di altezza, meraviglioso patriarca vecchio di ben 500 anni, solo stargli vicino ci incute rispetto, un vero Re dei boschi. Procediamo lungo tutto il grande vallone erboso superiore e poi su ancora tra immense morene. Inizia a piovere, ci si copre con la mantella e si continua fino al rifugio Aosta, un vero nido d’aquila sul fianco dei seracchi del ghiacciaio di Tsa de Tsan. Nei tavoli della cena si parlano diverse lingue, olandese, francese, tedesco, spagnolo, gli italiani sono pochi, ci siamo noi ed un gruppo di lombardi che andrà alla Dent d’Herens.
Domenica mattina colazione alle 5 e partenza alle 5:45, il meteo è migliorato. Dietro il rifugio parte il sentiero che su terreno ripido e faticoso, tra roccette e placconate sporche di detrito, ci porta nella conca morenica superiore, superiamo con i ramponi un ripido nevaio raggiungendo la base del canale roccioso che, attrezzato con delle catene, scende dal Col de la Division.
Siamo finalmente sul ghiacciaio di Tza de Tzan. Risaliamo più o meno direttamente il ripido pendio non lontano dal filo di cresta. C’è della neve recente non sempre portante, si fatica un po’, soprattutto chi è più pesante. Via via che si sale il panorama si apre sempre di più, vediamo laggiù il monte Bianco, poi la Dent Blanche. Il pendio sembra non finire mai, non vediamo la cresta di uscita ma l’altimetro dice che quasi ci siamo. Ancora qualche sforzo e siamo in vetta. Sono le 10. Schierati davanti a noi, come due soldati sull’attenti ci sono la Dent d’Herens ed il Cervino, più a sinistra tutti i 4000 del Vallese, sulla destra il ghiacciaio delle Grandes Murailles e la lunghissima Valpelline, che spettacolo! La vetta è solo per il CAI di Almese. Il tempo sembra guastarsi, spesse nebbie vengono verso di noi, poi migliora e torna il sole. Un’autoscatto tutti insieme e giù veloci a ritroso per la stessa via di salita, il ghiacciaio, la parte attrezzata del Col de la Division, il rifugio Aosta dove arriviamo alle 12. Una pausa, cambio abbigliamento e giù ancora per il lungo vallone di Valpelline. Ogni tanto volgiamo lo sguardo indietro, raggi di sole illuminano i nostri occhi di gioia vera, ammiriamo ancora una volta quella galassia di ghiacciai che ci circonda e sorridiamo di felicità.
Ringrazio tutti gli amici che hanno partecipato a questa avventura, in particolare coloro che non sentendosi in condizione hanno deciso di rinunciare alla salita in vetta per non compromettere la riuscita degli altri. La Téte de Valpelline la dedichiamo a loro.

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Tracciato gps


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