All'Aquila, incontrando tipi strani

Data 22/01/2014 | Categoria: Racchette da neve

Oggi da solo. Dove vuoi andare? Non è che ci sia molta scelta senza far chilometri. Quindi via all’Aquila.
Parto tardi, tanto è breve.
Arrivo all’Alpe Colombino e quasi non trovo da parcheggiare. Al mercoledì. Non riesco ad immaginare come sia alla domenica. Rapida preparazione e via.
Stradina ghiacciatissima. Davanti a me una coppia giovane che va veloce sulle racchette.
Arrivo al colletto e mi rendo conto che adesso c’è una traccia battuta dal gatto delle nevi fino all’intermedia. Il che non sarebbe male, se avesse fatto qualche tornante. Macchè, tirata con la lignòla.
Veloce, però…
Ma d’altronde vedo che non c’è altro quindi devo adattarmi. Una faticata.
I giovani rallentano. Li supero. Lei ha un paio di racchette che forse vanno bene nei boschi in piano, in plastichina leggera leggera, nemmeno l’alzatacco e, quando la vedo ripartire, nemmeno ramponcini sotto. Difatti va tutta di punta.
Arranchiamo sulla ripida traccia. Sulla neve fresca di fianco scende uno con uno strano aggeggio, una specie di snowboard con sopra un manubrio tipo bici. Pare si diverta.
Mi supera uno con soli scarponi. Vabbè che la neve è ancora duretta, ma prima ho provato anch’io senza racchette, e sprofondavo un passo si e due no.
Incrocio tre che già scendono con le racchette. Accuratamente bloccate, pare camminino sulle uova, buttandosi la neve fin sulle orecchie. Penso sia la loro seconda gita su neve al massimo.
All’intermedia solita gente che prende il sole. La coppietta, appena sopra, fa dietrofront e torna giù, proprio dove comincia la parte bella, senza pista battuta. Mah…
Continuo e arrivo in vetta. Appena sotto al gabbiotto vedo un tizio che cammina su è giù. Si starà scaldando, penso.
In punta cautamente; foto, contemplazione del bel panorama e scendo a mangiare al gabbiotto.
Il tizio sta sempre andando su e giù. Vedo che ha i ramponi. Non c’è un filo di ghiaccio a cercarlo. In compenso mi domando come farà a scendere con tutta la neve che c’è.
Trovo un posto riparato per mangiare. Il tizio continua andare su e giù, ramponi ai piedi.
Quattro chiacchiere con altri che stanno pranzando, ma fa freschino ed è meglio scendere.
Il tizio sempre su e giù. E’ quasi un’ora, ha battuto un bel tracciato.
Scendo dritto, nella neve alta. Si va velocissimi.
Intermedia e giù. Incrocio uno che sale. Era già in punta e aveva preannunciato che la faceva due volte. Cosa che capisco sempre poco. Capisco ancora meno i calzoni quasi corti che si è messo. Va bene che non fa freddo…
Al colletto vedo due scialpinisti che scendono. Li raggiungo quasi sulla stradina. Fanno tre metri e si fermano. Mi sa che chi non è in gamba qui trova lungo, sembra una pista da bob.
Finalmente all’Alpe Colombino. Tolgo gli scarponi e inizio la cosa più pericolosa di oggi. Andare al bar attraversando il piazzale ghiacciatissimo. Qui invidio il tizio con i ramponi. Ma lui è su a battere la sua traccia privata…

Insomma per varietà di tipi incontrati, mi ricorda molto il mio amato Musinè. Una volta avevo persin scritto un trattato sulla “Fauna tipica del monte Musinè” e potrei farne la versione invernale….








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