Monviso cresta est vent'anni dopo...

Data 31/07/2007 | Categoria: Alpinismo

“..si fa strisce il cielo e quell’alta pressione è un film di seconda visione…”

Queste parole di una nota canzone di Guccini mi accompagnano in questa “corsa”verso l’attacco della cresta est del Monviso,perché di vera corsa si tratta,tirata da una Marilena sempre più esplosiva,assecondata da Enrico e Lourens orgogliosamente alle sue costole,ma forse attratti da altri aspetti della donna bionica.
Nonostante un abbigliamento da corsa in montagna scarpe comprese ed uno zaino leggero mi ritrovo sempre ultimo e staccato pensando all’ennesima salita, di fatto, in solitaria. Poi incredibilmente mi ritrovo ad un certo punto in gruppo,tenendo il passo,pardon la corsa dei furiosi.
E’appunto la seconda volta che salgo la est del Viso,la prima volta avevo 26 anni e i pesanti Koflach ai piedi,in compagnia del giovanissimo Celidonio (ai tempi il vezzo era di chiamarci per cognome)salimmo slegati tutta la cresta,trovammo la neve,che rese più saporita la scalata,e poi la lunga agonia della normale.
L’alta pressione è presente e ci regalerà una rara giornata di meteo spettacolo anche oggi come venti anni fa.
All’attacco ci si prepara e poi via,tutti e quattro a salire e scalare in armonia con il luogo e tra noi,si respira subito un karma molto positivo. In breve mettiamo insieme un bel po’ di metri fino alla base del Saint Robert che aggiriamo elegantemente,e poi ancora su,sempre slegati,fino alla cima che raggiungiamo dopo 3 ore e 40 minuti di salita ed in totale 5 ore e 58 minuti dalla partenza dalla macchina (soste comprese).
Siamo soli in cima,due francesi mangiano poco sotto noi,mi metto a torso nudo,il clima è da favola,il panorama anche,foto di rito,complimenti, qualche battuta con il simpaticissimo Lourens che ci legge un brano di un libro che poi riporterà su quello di vetta. Verrebbe voglia di rimanere lì a lungo a 3800 metri,a scaldarsi con il sole e con la compagnia. Ma la discesa è lunga e non banale,la neve presente a tratti rende a me ed alle mie scarpe leggere la vita un poco più difficile,ma la premura dei miei soci mi è di conforto.
Lourens teorizza il “va e vieni”una manovra a suo dire alpinistica,a noi rimane il dubbio che in realtà si celi dietro a ciò un ben altro tipo di pratica,soprattutto quando si accanisce nel volerla spiegare alla ignara Marilena.
Ma tantè,per spiegarla bisogna quanto meno avvicinarsi,e oggi Marilena ha deciso che per tenere buoni tre omaccioni (non ridete pensando a Lourens)bisogna metterli a distanza. Così si infila i sandali(credo quelli delle sette leghe)ed inizia a “volare” verso valle. Incredibilmente riesco a starle quasi alle spalle,Enrico a ruota chiede se rischiamo di perdere l’ultima funivia,arriviamo al Quintino Sella al ritmo di quelli che fanno il giro del Viso di corsa. Lourens vestito da invernale e con zaino da nord delle Jorasses si perde all’orizzonte. Ci concediamo una pausa con panino di formaggio da ben 4 euri per pane da toast e 2 pezzi di formaggio,ma senza non sarei riuscito a ripartire. Incontro piacevole con il grande Rasetto icona dell’alpinismo torinese degli anni d’oro,domani andrà anche lui sulla est,incredibilmente scopro che non vi è mai salito e vuole giustamente colmare la mancanza. Dopo l’ozio al sole e le chiacchiere è ora di ripartire,la discesa si può così descrivere:
Avete presente il Tour de France,la cronometro a squadre,tutti in fila dietro Amstrong,bene Marilena Amstrong ci ha letteralmente trascinato a valle,senza mai volere il cambio.
Voi direte :già ma al Tour sono tutti dopati…magari!!!!!!
Pane e formaggio,ecco perché costa 4 euri,chissà cosa hanno mangiato le mucche. Alla fine tagliamo il traguardo compatti,nonostante Lourens tenti di rubare i sandali delle sette leghe a Marilena,per vedere se scalza rallenta un po’. Ma al solito non riesce ad avvicinarsi per compiere l’efferato gesto,Enrico propone di sparagli direttamente alle gambe,ma troviamo solo pescatori al lago Chiaretto. Quindi stringendo i denti e dando fondo alle residue energie alle 19,15 tagliamo il traguardo e siamo alla macchina. In fondo ancora pimpanti,dopo questa splendida giornata in cui tutto è filato liscio, soprattutto “filato”.
Non è stato un film di seconda visione,ogni momento,ogni salita è un’esperienza unica. Resta l’alta pressione quella che mantiene il bel tempo e che trasforma un’esperienza faticosa in un ricordo piacevole. Vent’anni sono tanti,non posso che ringraziare per aver potuto tornare a riprendermi qualche ricordo ed un pezzo di vita passata:i miei Koflach bianchi,l’amico Celidonio ormai perso nei meandri del tempo,la leggera aria della cima del Viso respirata con i mie ventisei anni di allora e con quelli di oggi.




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