La Basei, il ristorante e le bambole da pettinare

Data 09/06/2012 | Categoria: SciAlpinismo

Avevamo detto che la gita al Furggen sarebbe stata l’ultima scialpinistica della stagione, che per quest’anno bastava così, poi venerdì sera la solita telefonata degli amici e si ricade in tentazione, la malattia è davvero incurabile. Emilio dice che in giro c’è ancora parecchio “lavoro” da fare e così sabato mattina ci si ritrova alle 4, come destinazione viene decisa la Grande Aiguille Rousse. Alle 6 siamo al lago Serrù, da ovest arrivano nebbie e vento molto forte. Scendiamo dall’auto per valutare la situazione, Giorgio scuote la testa, non è convinto, da quando si è rotto l’anca è diventato un fifone. Insomma si và o non si và? Decidiamo di guadagnare quota salendo al colle del Nivolet; qui non c’è vento e neppure nebbia, la Basei spicca nel cielo azzurro, richiamo irresistibile.
Sono le 6:30, subito sci ai piedi, ci dirigiamo in direzione nord nord-ovest verso l'evidente canale sulla sinistra di una cascata. Usciti dal canale, con un lungo traverso ci portiamo all'inizio di un secondo canale piuttosto ripido che permette di salire al Ghiacciaio Basei. Quindi per ampi pendii saliamo tenendoci leggermente sulla destra fino a raggiungere la base delle rocce sotto la punta che con l'aiuto di un canapone raggiungiamo senza problemi. Panorama grandioso. Sono soltanto le 9:30, facciamo colazione al cospetto del Gran Paradiso, più lontano a nord il Monte Bianco, ad est la Tsanteleynaz, a sud non guardiamo, fa troppo male, la Grande Aiguille Rousse è li, splendida, senza una nuvola, in condizioni perfette, peccato … rimarrà un conto aperto per la prossima volta.
Alle 10:30 iniziamo la discesa, prima lungo il ghiacciaio poi andando a cercare nuovi pendii a sinistra dell’itinerario di salita, percorriamo anche un bel canale che sono sicuro piacerebbe ai ripidisti.
Chi sta leggendo non pensi che la gita sia finita qui. Ritornati al Nivolet, la gita continua al ristorante Nardi Bruna, nei pressi del lago Serrù. Cosa abbiamo mangiato? Ora ve lo dico: polenta concia i giovani (Paolo e Giorgio), agnolotti di magro con sugo alle noci il vecchio (Emilio), quindi tutti insieme ancora polenta e cinghiale. Durante il pranzo alcune riflessioni … Paolo dice: ma quando avremo 70 anni, ci saranno ancora le energie per ripetere una zingarata come questa? Emilio prende il telefonino e lo imposta su calcolatrice, dunque … 1961:11x3,14 … ci sono, avrò 70 anni nel 2031, ma certo che ripeteremo la zingarata e non solo, dopo la Basei ed il ristorante andremo anche a pettinare le bambole e se saremo troppo stanchi ci faremo pettinare da loro, poco importa. Paolo promette di mettere a verbale la decisione e così mi sto accingendo a fare. Giorgio ascolta la conversazione, il movimento nord-sud del suo viso ci fa comprendere che anche lui è d’accordo, avrà tempo 19 anni per trovare il modo di dirlo a sua moglie. Paghiamo il conto del pranzo, la signora Bruna che gestisce il ristorante ci sorride, tra una portata e l’altra ha ascoltato le nostre conversazioni, anche la storia delle bambole da pettinare, quindi con un gesto ci saluta, arrivederci al 2031.

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