Vallone Lourousa: Traversata Terme di Valdieri/Lago delle Rovine

Data 03/06/2007 | Categoria: MTB

E io che oggi ero invitato a rifare il mitico Canalun con lo snowboard!
Ma Paganini non concedeva mai il bis. Ed io raramente.

In uno dei miei rari momenti di lucidità ho elegantemente declinato l’invito, anche se ci sarei tornato al volo, ed in più, per una volta, avrei finalmente avuto qualcuno a battermi traccia.

Scuse: il mio raffreddore e la mia débacle sul colle dell’Izoard, quasi una settimana fa, dove avevo dovuto subire l’onta di torme di pimpanti vecchietti di financo 40/50 anni che mi avevano dato le paste.

Queste scuse, se addotte da un qualche mio amico, le avrei senz’altro bollate come “alibi”, “fifa”, o simili.
Ma nel mio caso erano vere come la pioggia.
Sarei arrivato al max al bivacco. E sarei spirato lassù.

Così stamattina – diciamo stamattina—erano le 12, ed io partivo trullo trullo sul mio cavallo: l’intenzione era di andare fino alle Terme di Valdieri, e stravaccarci da qualche parte col mio solito libro da un chilo che pesa sempre di più.

Così avrei incontrato quelli che scendevano dal Lourousa con quella luce negli occhi che ha solo chi scende da lassù, e con delle notizie del canalun, fresche come loro.

Senonché salendo mi arriva un sms che per oggi anche loro hanno rinunciato. Peccato.
Sono a 100m dalle Terme. Estraggo il mio Superbinocolo: da qui, per una finestra di 15m, si vede la parte terminale del Canalun sopra gli isolotti: vedo chiaramente una traccia recente fino in cima; sono quasi le 14, ma di tracce di discesa niente, a meno che uno non si convinca che ci siano, come per un attimo era parso a me.
La neve al binocolo sembra bellissima, una spolverata di farina sulle rocce mi fa immaginare lo spettacolo e io sono già pentito a morte di non essere salito con la tavola.

Bene. Io sono arrivato.
C’è un bel sole: basterebbe che mi stravaccassi qui,
in riva al torrente
qui vedrei l’acqua passare scrosciante
penserei triste che questo è il presente
non cambia mai niente,
ma il flutto che osservo cadere leggero
un attimo fa’ era ancora futuro
ed ora si fonde allo stanco passato:
il presente è già stato……

(non vi dirò mai l’autore di questi versi)

Potrei leggere tranquillo due etti del mio libro di un chilo, e poi tornare giù, cullato dai primi soffi tiepidi di questa primavera inoltrata, col venticello che nel pomeriggio sale dalle grandi pianure, dove torno sempre volentieri dai miei lunghi o corti viaggi, oggi in questa giornata rapinata al tempo, fra tre giornate di pioggia di qua ed altre tre di là.

Ma l’irresistibile richiamo della foresta e delle cime dei monti che qui hanno il nome e l’ineguagliabile bellezza della Serra dell’Argentera e del suo Canalùn, mi attrae come una calamita.

Lo so che non resisterò, quindi non mi metto neppure a negoziare: mi racconto una bugia e mi dico che salirò solo fino al Lagarot di Lourousa.

Il sentiero, qui sui ripidi fianchi del "Vallone" di Lourousa (non il Canalùn, tensiùn)lo so, ha ben pochi tratti pedalabili, almeno in salita: non sarà la prima volta che lo salgo, ma non è importante.

A metà strada incontro un ragazzo che scende: niente sci. Gli chiedo se è stato lui a salire il Canalùn: sì, è stato lui; mi dice anche che è gelato per gran parte e che non si sognerebbe mai di scenderlo con gli sci, però è sceso qualche giorno fa con gli sci dal canale Nord dell’Agnel, quindi non è l’ultimo arrivato.

Sono già più contento: forse oggi mi sono salvato la pelle a non salirci, e forse anche qualcun altro(scherzo).

Arrivato al Lagarot mi racconto un’altra bugia e mi dico che salirò solo al Rifugio Morelli: ho incontrato 2 che scendevano e mi hanno informato che lassù c’è il gestore che fa dei lavori.
Incontro un ragazzo che scende, gli chiedo se è il gestore: no, ma mi dice che non c’è neve e che per il colle sopra un poca ce n’é.

Arrivo nei pressi del Rifugio; per arrivarci dovrei tornare indietro 200m e traversare una lingua di neve.
So che se ci andassi, poi mi metterei a parlare, parlare, e poi viene tardi, nuvole minacciose già avvolgono tutte le cime attorno, e, di sole, neanche l’ombra. Tiro dritto.

Mi racconto un’altra piccola bugia e mi dico che arriverò solo sul colle del Chiapous e passerò al rifugio al mio ritorno.

Per arrivare al colle c’è ancora un bel pezzo: nel vallone a fianco c’è ancora un bel nevaio, dalla cima al livello del Rifugio, ma sul sentiero no, solo qualche lingua che evito tagliando qualche tornante: ne pesterò in tutto una cinquantina di metri.

Anche nel Canalone di Lourousa la neve si ferma ora alla fine del conoide, salvo una piccola lingua che scende una cinquantina di metri sotto.
P.S. Oggi domenica che inserisco la gita pare che lassù ne siano venuti da 38 a 57cm!!!

Arrivo al colle del Chiapous (2526m), dove la nebbia la fa da padrona.
Al di là, 500m sotto, il bacino del Chiotas non si vede.

Faccio due foto e lancio il boomerang che qui non corre altro grosso rischio se non quello di perdersi anche lui nella nebbia.
Se lo ripiglio quando torna, vuol dire che dovrò scendere di là.

Lo ripiglio. Il gestore del rifugio per ora è salvo.

Al di là del colle, tra le pietre, fino all’invaso del Chiotas, il sentiero ha una pedalabilità tra il 5 ed il 50%, a seconda che siate dei fifoni o degli impavidi. Alcuni tratti sono molto esposti.

Una cosa è certa: sarà la concentrazione, sarà che andavo troppo forte, ma io la deviazione per il Passo del Porco mica l’ho vista.
Certo che se il sentiero fosse un po’ ripulito dalle pietre, si potrebbe fare in sella al 90%, ma non lo é.

Chissà che un giorno non mi venga voglia di fare questo lavoro; pare che paghino bene.
O magari me lo faccio a gratis.

Credo che siano le 18 passate, mi sbafo mezzo panino e un po’ di barbera, me l’ero dimenticati, ma, sapete, fare colazione alle 11, incasina un po’ gli orari.

Arrivo sulla diga, q.2000: fa sempre un po’ impressione passare qui sopra, con la casa rotonda delle fate là in mezzo allo sbarramento, su uno sperone roccioso a precipizio sul vuoto.
Poi c’è la vecchia strada, completamente franata, fino a q.1500 del Lago delle Rovine, per cui si scende sul sentiero che resta su quella strada, al 95% in sella, l’altro 5% sono frane da scavalcare.
Anche due metri di nevaio con una difficoltà 5.4 E4, su cui ho rischiato di arrivare in dieci secondi netti nel lago della Rovina, la mia.

Asfalto. Area picnic a pagamento. Parcheggio a pagamento.
Fa freddo. E poi giù in picchiata, tutta d’un fiato fino a Valdieri, dove pare che il sole sia rimasto là tutto il giorno, là mi accoglie il vento tiepido che sale ora dalle grandi pianure al tramonto e che t’invita a fischiettare come se fossi un gringo lanciato sul suo cavallo nelle pampas dell’Argentina.

Mi fermo, attacco la lucina rossa dietro alla coda del mio cavallo, la frontale accesa sulla criniera e via! Se ci asfalteranno, potremo almeno dire che ci avevamo ragione noi.

Per fortuna arriviamo in una città deserta, come dopo una sparatoria, invece sono tutti chiusi in casa o nei saloons, nessuno parla, i loro occhi vitrei guardano dentro una scatola luminosa in cui i signori Endemol e Celadur aprono delle scatole di cartone dentro cui ci sono dei soldi o non c’è niente, ma che comunque loro non vinceranno mai.

Strani questi umani stanziali delle città delle pianure.

Sono le 21.30 e già la luce bianca del tramonto retrocede di altura in altura e le lontane, superbe vette che avevamo cavalcato, disegnano il loro contorno nel cielo purpureo e sembrano dirti: minchia come sono già lunghe le giornate a fine maggio.

E io che oggi avrei dovuto fare il Lourousa.

E io che oggi dovevo leggere un libro stravaccato in riva al torrente d’acqua calda delle terme.

E io che volevo iscrivermi ad una bocciofila.

Il problema, ad essere sinceri fino in fondo, è che io non mi è mai piaciuto giocare alle bocce e nemmeno andare a pescare.
Che forse era meglio se mi piaceva.

P.S. Però, un passo avanti l’ho fatto: il giorno dopo ho comprato 2 libri:
-l’ultimo di Maurizio Milani
-l’ultimo di Paolo Nori
Oltre che, se mi permettete, di consigliarveli, perché bellissimi, anche a scatola chiusa, c’è un altro motivo perché li ho presi: tra tutti e due non superano il mezzo chilo di peso. Quindi sono quattro volte più leggeri di quello da un chilo che mi porto sempre appresso ma che non apro mai.

Almeno fino a quando non mi compro un audiolibro da ascoltare sul mio IPOD mentre pedalo verso la cima del Viso o mentre scendo con la tavola dal solito Canalùn.

Data: 30 Maggio 2007
Zona: Valle dei Gessi
Partenza: Cuneo, 543 m
Itinerario: Terme di Valdieri, colle del Chiapous (2526 m), Invaso del Chiotas, Lago delle Rovine, Valdieri
Lunghezza: 89 km
Dislivello: 2100 m
Ciclabilità sentiero tra Terme e Chiotas: max 30%
Difficoltà: OCAP (OttimiCicloAlpinistiPirla)

siccome ho internet fermo, sto scrivendo da un pc a petrolio di un amico, le foto non so se riesco...

Tracciato gps ... ammazza, c'é anche l'altimetria, un pò ciucca naturalmente.
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