Una lunga ,fredda notte da "lupi",al rif. Modovì...20-21-dicembre 2011

Data 20/12/2011 | Categoria: Escursionismo

Tempi duri,per gli sci-alp,almeno dalle mie parti, ma anche per fare escursioni non è facile, sono sempre in agguato tratti ghiacciati,anche l’escursione più banale può divenire problematica,ne so qualcosa…

Ho la bella abitudine di passare la notte più lunga dell’anno in un bivacco o rifugio,questa volta decido di andare al rifugio Mondovì, esso ha un bellissimo invernale con pareti di vetro così si può ammirare dall’interno la notte stellata,poi c’ è pure un “poutagè” “la suprema” però ha un’ inconveniente, da freddo ci vogliono alcune ore per portarlo in calore e che smetta di fare fumo,ma non ci sono problemi basta aprire la grandi vetrate che il fumo esce…

IL mio obbiettivo è di pernottare al rifugio e all’indomani salire al lago Biecai e a quello delle Moglie per farmi una pattinata. Ma prima di raccontare com’è andata avrei una precisazione da fare sul nome di quest’ultimo lago “delle Moglie”.

Dovete sapere che le tanto adorate consorti,a volte criticate consorti, ma sempre indispensabili ai mariti, le mogli non centrano proprio nulla, è una colossale stroppiatura da chi un tempo non tanto lontano con idee imperialiste voleva cambiare il corso della storia, oltre aver fatto partire l’anno zero dell’epoca fascista,ha avuto anche la presunzione di italianizzare tutti i nomi locali nati da una verità popolare ,nelle nostri valli ci sono moltissimi esempi di questi clamorosi errori. Quindi, persone incompetenti hanno tradotto grossolanamente il nome locale lac dlè Meuije,con moglie. Dove sorge questo lago è una zona acquitrinosa, mouijà,dal francese mouiller-mouillè cioè impregnata d’acqua. Ma quello che è più triste che questi errori si assommano ad errori restano nel tempo perdendo così il loro vero significato…

Dunque;dicevo…Parto dalla borgata Rastello caricato come il mio solito,si! È vero avrei potuto andare su in auto per alcuni km,ma per non invecchiare e impigrirmi , stoicamente severo con me stesso,la gita per essere completa bisogna partire dall’ultimo villaggio! Poi arrivare al Mondovì sono solo 12 km e quasi mille metri di dislivello,che sarà mai!
Ma il destino mette a dura prova la mia caparbietà,dopo quasi un’ora che marcio vigorosamente,mi ci si affianca un’auto,faccio pena al ragazzo che la guida, mi offre un passaggio,butto alle’ortiche la mia perseveranza(mac i asu cambiu nen idea…)e prima che mi aprisse la portiera mi sono già accomodato sul sedile assieme a Jolie!.

Il mio buon samaritano è un giovane ragazzo,(come me…) lo vedo pieno di speranze, ora è in vacanza, per non fare il militare fa volontariato in una missione in Africa, ora si può avere un’alternativa al servizio di leva,ai miei tempi non era così,tuttavia anch’io ho fatto salti mortali per non fare il militare,ma questa è un’altra storia… In quello strappo in auto mi parla che anche suo padre andava a pattinare “sell ac dlè Moije” ah!!! Meno male! Non sono stato il solo ad avere queste idee!

Poco prima della “presa d’acqua” la strada si fa brutta quindi di nuovo a piote,vediamo una bella striscia d’olio lunga un paio di km,qualcuno ci ha lasciato la coppa dell’olio e l’auto… Poi il mio occasionale amico va verso il rifugio Comino ed eccomi di nuovo solo con me stesso. Bhè! Sono già oltre metà strada in un’oretta dovrei essere al rifugio,ma…ecco quando si arriva nell’ombra prima del ponte Ciappa trovo la strada sbarrata da una grandiosa colata di ghiaccio, cerco superarla passando sui bordi,ma troppo pericoloso,meglio calzare i ramponi,non l’avrei mai detto che i ramponi fossero indispensabili solo del arrivare al Mondovì. E meno male che li porto sempre con me d’inverno,perchè praticamente salvo brevi tratti a anche in una parte del pian Marchisio sono stati indispensabili. Tuttavia nella salita finale occorreva anche fare attenzione a camminare sul terreno erboro perché era affiorante da colate di ghiaccio quasi la per tutto,il classico terreno “mouià”

Nel primo pomeriggio arrivo al rifugio,andare su al lago è tardi ma è presto per fare arrivare l’ora di cena allora che fare?, fare un pò di legna per me e per i prossimi avventori mi pare un’ottima idea, anche per scaldarmi perchè si dice che la legna scaldi alcune volte prima di farla ardere:scalda quando si abbatte l’albero, quando la si sega,quando la si spacca,quando la si accatasta,e…infine quando la si brucia nella stufa!ma quanti passa-mano bisogna fare prima di gustare quel tepore!

Quindi aiutato da Jolie sego, spacco, sminuzzo, fino che è giorno,si …ma siamo nei giorni più corti,e la notte arriva presto quindi su rintanarci al calduccio del “poutagè”si fa per dire, perche prima occorre anche andare per acqua, che la porto sotto forma di neve ghiacciata. Dopo i fumogeni iniziale dopo qualche ora sono riuscito a fare un pò di tepore nelle immediate vicinanze della stufa,a un paio di metri di distanza era quasi come essere fuori. Certo, con Jolie nei rifugi non si ha tanto dialogo,lei quando ha la pancia piena va a nanna,cosa che faccio io un paio di ore dopo,non posso addormentarmi prima di aver osservato la notte ed ascoltato il suo silenzio respiro,sono beni preziosi che ormai l’uomo della strada non riesce più ad assaporare nel brusio della vita quotidiana.

Poi verso mezzanotte di questa lunga notte mi cala la palpebra,e vado a coricarmi sommerso da una montagna di coperte. Ma..appena appisolato sento Jolie inquietarsi,guarda nervosamente fuori della vetrata,sente una presenza, ma chi ci sarà mai in questa notte da lupi, non ho tempo di elaborare il mio pensiero che sento un’ululato alla luna,si!!! È proprio lui, il lupo!non lo vedo ma lo sento,Jolie con istinto atavico cerca anche lei di rispondere ululando,è il ritorno alle origini. Si scambiano i saluti finchè la luna non sparisce dietro alla cima delle Saline, cioè,un paio di ore e finalmente si dorme,dorme la notte profonda,dorme Jolie,ma non dorme il lupo,si narra che sia un nottambulo,è la fuori cha vaga da qualche parte.

Arriva l’alba,un’alba livida e fredda,di quel freddo che prima di sentirlo si vede,ci vuole coraggio ad uscire ad affrontare queste rigide temperature,ma mi aspetta solo poco dislivello per raggiungere il lago che so che sia al sole. Quindi,zaino in spalla pattini a tracolla e ramponi a portata di mano,pardon, di piede, mi avvio verso il colle Sestrera.Ma appena il sentiero passa sul versante nord proprio dove è più ripido esso è sommerso da enormi colate di ghiaccio e la poca neve rimasta pure essa è dura come ghiaccio, avrò un centinaio di metri di dislivello,calzo i ramponi ma su questo ghiaccio duro e come non li avessi, più fa freddo è più il ghiaccio diventa duro,le punte dei miei ramponi da neve non riescono nemmeno a scalfigerlo. Mi guardo attorno è tutta una landa desolatamente ghiacciata,meglio non rischiare. Sono da solo con Jolie e un lupo che da qualche parte mi osserva,ritorno sui miei passi,comunque sono già soddisfatto di aver passato la notte più lunga in questo posto solitario. Ritorno verso la civiltà,o forse mi sbaglio, sotto è solo più una barbaria,vincono le carte bollate e le lobby mettono in ginocchio la povera gente. Qua il mondo e più vero, vince il buon senso, se si sbaglia si paga veramente.

Scendendo sulla strada ma ancora molto dalla macchina vedo un’auto scendere,gentilmente mi offre un passaggio che non rifiuto,ormai per questa gita mi sono già “corrotto”. Questo signore è un’abituè della val Ellero,quando li racconto che nella notte ho sentito il lupo,lui mi conferma che c’è ne sono un paio che girano da quelle parti e che li ha pure visti,ma è molto difficile osservarli,loro evitano l’uomo ne hanno paura,sanno che è l’animale più sanguinario e feroce…



data: 20-21 dicembre-2011
località partenza:borgata Rastello
quota partenza:826 mt.
quota rifugio:1761 mt.
dislivello: 935 mt.
difficoltà:dovrebbe essere T ma….
Tempo di salita 3-4 ore

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