Il dramma della batteria Chaberton - Parte Prima

Data 01/09/2011 | Categoria: C'era una volta

Il dramma della batteria Chaberton - Parte Prima

La batteria dello Chaberton, che dall’alto dei suoi ben 3130 mt. di altitudine dominava Cesana, il colle del Monginevro e la conca di Briancon, diventò la più sfortunata protagonista della battaglia delle alpi combattuta nel giugno del 1940 nel territorio della Dora Riparia.
Niente come questo nido d’aquila rappresentava per i francesi una persistente minaccia alla propria sicurezza. Tutto era dovuto alla presenza, sulla sommità del monte, del misterioso forte costruito dagli italiani. “Il forte più elevato d’Europa ed il luogo più elevato abitato tutto l’anno”.
Si decise di installare lassù la batteria perché a ridosso della linea di confine e perché posta in posizione dominante tale da garantire un indubbio vantaggio di tiro consentendo inoltre di agire su obiettivi più lontani con la massima efficienza e sicurezza. Dalla vetta del monte, dominando completamente la conca di Briancon, si era in grado di colpire le batterie della piazzaforte francese poste ad una quota più bassa.
I lavori iniziarono nel 1898 appena completata la strada che da Fenils raggiunge la vetta del monte. Nell’intento di sfruttare al massimo la conformazione favorevole del terreno, la cima venne completamente spianata in modo da ottenere alla sommità un gradino roccioso. Alle sue spalle fu ricavato un ampio piazzale destinato a ospitare tutta la batteria in un blocco unico di calcestruzzo al riparo della massa rocciosa.
Si lavorava ovviamente solo nei mesi estivi, da maggio alla prima neve, impiegando sino a 300 persone. All’interno della fortificazione tutto era improntato alla massima semplicità: su due lunghi corridoi si aprivano i vari locali destinati ad ospitare le camerate, i magazzini, l’infermeria, il comando, le cucine. Sul tetto della costruzione, a distanza di sei metri l’una dall’altra, si alzavano otto torri cilindriche in muratura rivestite di blocchetti di calcestruzzo: alte poco più di sette metri, sorreggevano alla cima le casematte metalliche con le artiglierie formate da una cupola in lamiera e libere di ruotare su se stesse di 360°. Ognuna alloggiava un cannone. La montagna, al suo interno, fu sventrata, creando un labirinto di cunicoli in cui trovavano posto la polveriera e i magazzini delle munizioni. La batteria fu sempre costantemente presidiata, anche d’inverno, da un plotone di 30 alpini. Un’ardita teleferica permetteva il continuo afflusso di viveri e materiali ed una linea palificata garantiva la corrente elettrica prodotta da una centralina presso Cesana. In caso di necessità potevano entrare in azione diversi gruppi elettrogeni e buone riserve di carburante e legna coprivano comunque ogni emergenza. Nella bella stagione il presidio era costituito da artiglieri al servizio ai pezzi: la vita al forte era costituita da continue esercitazioni a fuoco durante le quali si sparava su appositi poligoni approntati al col Chabaud, sulla cresta della Dormilleuse e sulle pendici della Rognosa del Sestriere.
Il gran cantiere dello Chaberton attirò sin da subito l’interesse dei francesi che vedevano con estrema preoccupazione la realizzazione di un’opera fortificata su una montagna così prossima al loro territorio al punto che ogni fase dei lavori fu fotografata dalle vette vicine realizzando una ricca documentazione che venne inviata ai generali dello stato maggiore affinché si rendessero conto dei progressi della costruzione, non che delle caratteristiche del forte e del suo armamento.
Allo scoppio delle ostilità, nel giugno 1940, la batteria era presidiata da 320 uomini e per i primi giorni rimase inattiva per disposizioni impartite dai comandi di fondovalle.
Però, pochi chilometri più in là, nella valle di Cervierès, i francesi si erano prepararti da tempo approntando una batteria di mortai destinati a colpire e a distruggere il forte una volta per tutte.
Infatti, seguendo un piano accuratamente studiato, nella primavera del 1940 due sezioni di mortaio furono schierate in tutta segretezza al riparo del costone roccioso che dall’Infernet scende sino alla gola della Durance. Di qui si poteva colpire lo Chaberton senza essere individuati ed esposti ai proietti dei suoi cannoni. Allo scoppio delle ostilità il tenente Miguet, che comandava i pezzi, si preparò ad iniziare il micidiale tiro.





Notizia proveniente da ..:: LaFiocaVenMola ::..
http://www.lafiocavenmola.it

L'URL della notizia è:
http://www.lafiocavenmola.it/modules/news/article.php?storyid=5047