Gran Paradiso, ieri ed oggi

Data 14/08/2011 | Categoria: Alpinismo

Il 4 settembre 1860 veniva compiuta, per la prima volta, la salita al Gran Paradiso. Erano i soliti inglesi, si chiamavano John Cowell e William Dundas. Accompagnati dalle guide alpine di Chamonix, partirono dai casolari di Moncorvè ed aprirono quella che corrisponde, più o meno, alla via normale dei nostri tempi, cioè quella che sale dal Rifugio Vittorio Emanuele II; quest’ultimo non esisteva ancora, venne poi costruito nel 1884 e dedicato al primo re d' Italia Vittorio Emanuele II di Savoia, grande frequentatore della zona in quanto riserva reale di caccia.
Poi venne l’epoca dei preti, autori di altre ascensioni e di guide geografiche. Iniziarono l’abate Carrel, l’arciprete Chamonin ed il canonico Vescoz che fondarono la Petite Société Alpine de Cogne. Seguì l’abate Henry che all’inizio del ‘900 riuscì a portare un asino di nome Cagliostro sulla via Normale, quasi in cima, fino all’aereo crestone da allora denominato Schiena dell’Asino. Infine gli innumerevoli oratori, tra questi quelli Salesiani, che trascinavano i ragazzi, ora nostri genitori, nella faticosa ascesa verso la virtù, facendo di metafora realtà.
I tempi cambiano …
Il 10 agosto 2011, Paolo e Pasquale si svegliano alle 2:30, alle 3:00 partono da Almese, raggiungono Pont Valsavarance alle 5:00. Accendono lampade frontali e GPS, alle 5:15 si incamminano per la strada forestale lungo il torrente Savare, quindi per il sentiero che con numerosi tornanti si inerpica nel ripido bosco ed infine per gli ampi dossi morenici che conducono al Rifugio Vittorio Emanuele II. Sono le 7:15. I primi raggi di sole illuminano il Cianforon e la Becca di Monciar. Il gestore del rifugio ci dice che circa 200 persone sono già partite da oltre 2 ore. Prendiamo un the caldo, alle 7:30 riprendiamo il percorso che si snoda tra grandi massi. Più in alto, un canale che raccoglie l’acqua del ghiacciaio ci permette di raggiungere la base dello stesso dove calziamo i ramponi e ci leghiamo in cordata. Sono le 8:30. La giornata è fresca, il ghiacciaio in ottime condizioni. Il primo ripido pendio ci permette di accedere alla parte alta della salita. Raggiunta la Schiena dell’Asino, il mio pensiero ritorna a 100 anni fa, al povero asino Cagliostro ed al suo padrone l’abate Henry … e non posso fare a meno di sorridere. Intanto cominciamo ad incontrare le cordate in discesa, uno ad uno tutte le 200 persone che ci precedevano sono già di ritorno. Continuiamo la nostra salita percorrendo l’ampio semicerchio verso sinistra, puntando inizialmente verso Est, in direzione della Becca di Moncorvé, per traversare a lungo verso Nord nella parte alta del circo glaciale. Alle 12:00 siamo sul Gran Paradiso e si realizza un piccolo miracolo, non c’è nessuno, sono tutti scesi, siamo rimasti gli ultimi. La Madonnina della vetta ci saluta e ci benedice. Il panorama è ripagante di ogni sforzo. Volgo lo sguardo tutto intorno, ammiro la galassia di montagne e di ghiacciai che ci circonda, cieli e nuvole che infondono un senso di serenità che altrove non c’è, sembra la tavolozza del Creato, stringo la mano a Pasquale e sorrido di felicità.

Paolo Manenti
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