L'anello delle Scalance sui monti di Condove con salita alla Punta Sbaron

Data 27/04/2011 | Categoria: Escursionismo

L’anello delle Scalance sui monti di Condove con salita alla Punta Sbaron

Località di partenza: Cordole mt. 1155
Dislivello: 870 mt. c.ca
Tempo di salita: 3 ore e 15 minuti c.ca
Tempo di discesa: 3 ore e 15 minuti c.ca
Difficoltà: E Alcuni tratti EE
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 4 Bassa Valle di Susa – Musinè
Val Sangone – Collina di Rivoli Fraternali Editore

Le Scalance sono delle caratteristiche rocce dove nasce il rio Puta che confluisce nel torrente Gravio nei pressi di Mocchie sui monti di Condove. Questo itinerario, mentre le aggira, tocca nel procedere alcuni alpeggi oramai abbandonati da tempo. Poi, proseguendo lungo la strada per il Colombardo, ci si può portare sul Truc Muandette, dove troviamo un cippo con una tavola di orientamento, e di seguito in vetta alla punta Sbaron percorrendo i facili pendii erbosi che raggiungono questa cima. Tornando si possono ancora guadagnare le rocce del Truc Giulianera, nei pressi di Pian Vinassa, da dove si scende a Campo dell’Alpe, Rocca e Dravugna per il sentiero che inizialmente transita nella pineta. Pur non presentando alcuna difficoltà, questo itinerario è consigliato ad escursionisti con una certa esperienza poiché si affrontano tratti impervi, oppure altri dove la traccia è appena evidente, non esiste o non è segnata. Particolare attenzione occorre mettere in due tratti: dal colletto nord del Truc Castelletto sino al colle degli Astesiani e nella parte terminale, da Dravugna a Cordòle, quando ci si addentra nel solco del rio Puta.

Percorrendo la strada statale n° 24 del Monginevro in valle di Susa, superata la prima rotonda che dà accesso direttamente all’abitato di Condove, occorre proseguire sino alla successiva. Qui, lasciata la statale, si segue l’indicazione per Mocchie. Subito si sale ripidi, toccando borgate e case sparse, raggiungendo infine l’abitato. Oltre il bel campanile romanico pendente e il cimitero, si prende a destra seguendo l’indicazione per Bonaudi e altre località presto raggiungendo un successivo bivio dove ora si svolta a sinistra per Bellafugera e altre borgate. La strada sale ripida, con ripetute svolte, terminando la sua corsa a Cordòle, dove si può lasciare l’auto nello slargo a margine delle case.
Subito si trova l’indicazione per il Castelletto e l’ampia traccia che si prende esce dalla borgata costeggiando i soliti muretti che la delimitano. Si sale a tratti ripidi nella faggeta presto trovando un primo bivio sulla sinistra, che non si considera perché le traccia si perde nel bosco, mentre si transiterà per il secondo tornando da Dravugna. Percorsa una dorsale, prima tra i pini, poi tra le betulle, ad un terzo bivio si lascia la traccia di destra più marcata che porta al Prese del Colombardo, per proseguire diritti. Così facendo si aggira il Truc Castelletto sul versante ovest del rilievo salendo tra gli invadenti noccioli che contraddistinguono questo tratto. Poi la pendenza diminuisce e il superamento di una pietraia anticipa di poco il raggiungimento del colletto nord dal quale, volendolo, si guadagna facilmente la cima. Scesi, si affronta ora il pendio opposto subito individuando il sentiero che, inoltrandosi inizialmente in piano, risale poi il crinale. La traccia, appena evidente all’inizio, poco segnata, segue mediamente il filo di cresta divisorio tra i due versanti attraversando una zona toccata in passato dal fuoco, con molti pini bruciati. Portandosi oltre il limite superiore della vegetazione diventa più evidente. Con ripetute svolte sul versante destro, quello del Sessi, alla fine si raggiunge l’alpe di Prato Falletto, in abbandono, oltre la quale si prosegue per un tratto in piano guadagnando poi una dorsale (sorgente) dove poco sotto si vedono i resti dell’alpe Prafale, anche questa abbandonata da tempo.
Qui giunti si sale verso monte percorrendo fedelmente la dorsale che da qui parte, con bella vista sulle dirupate rocce delle Scalance, ora assai evidenti e vicine. Superato sulla destra un primo rilievo roccioso, si scende ad un colletto, con già in vista i due successivi, che ora si lasciano a destra, per percorre l’evidente traccia che lungamente traversa passando a monte delle rocce delle Scalance, sino al punto in cui si vedono gli alpeggi del Rat e la strada per il Colombardo, che si raggiungono lasciando sulla destra l’evidente ampia sella del colle degli Astesiani. Qui giunti, ci s’immette sulla strada a fondo naturale per poi, al successivo bivio, prendere a destra per il Colombardo presto raggiungendo il secondo tornante, nei pressi del Truc Muandette, dove, a margine, troviamo un cippo con una tavola di orientamento. Abbandonata la strada, di qui si sale facilmente sulla sovrastante, panoramica cima dello Sbaron mt. 2223 seguendo fedelmente l’erbosa, ripida dorsale che raggiunge questo monte.
3 ore e 15 minuti c.ca da Cordole.
Ritornati all’alpe del Rat Vecchio ci si abbassa nella valletta seguendo mediamente i pali della linea elettrica oppure il sentiero che unisce tra loro i vari alpeggi; volendolo percorrendo fedelmente la strada. Si scende verso la sottostante, storica Alpe Gighè senza particolari difficoltà. Qui giunti si attraversa il rio subito ritrovando la strada per il Colombardo, che ora si segue per poco verso valle, sino al primo bivio dove si piega a sinistra scendendo a Pian Vinassa e all’alpe Donà. Interessanti le vicine rocce del Truc Giulianera sulle quali si può salire senza particolari difficoltà. All’alpe Donà si prosegue lungo lo stradello che s’abbassa ad un caratteristico pilone votivo oltre il quale inizia un piacevole tratto nella pineta che presto raggiunge la “Casa nel Bosco”. Si continua avendo in vista di sotto la borgata di Prato del Rio e la strada che infine si raggiunge passando per i prati di Pian Mulech. Dalla parte opposta il sentiero riprende ripido immettendosi, di poco sotto, sulla traccia che, provenendo da Prato del Rio, scende alle case di Campo dell’Alpe. Giunti a questa caratteristica borgata ci si abbassa allo stradello che rasentando le case di Rocca raggiunge il tornante sulla strada asfaltata dove, più in alto su un poggio, spicca la bella chiesetta di Dravugna. Scendendo verso valle si attraversano le case della borgata per poi, al sottostante tornante, abbandonare la strada per intraprendere la parte più impegnativa dell’anello che ci riporterà a Cordòle. Privo di segnalazione, individuato dai soliti muretti, il sentiero che da qui parte è all’inizio impraticabile invaso com’è dai rovi e dalla vegetazione che lo intasano, tanto da dover rasentare i prati posti di lato. Più avanti ci s’immette, non senza una certa difficoltà. La situazione migliora quando ci si addentra nel bosco: la traccia si libera ed il cammino diventa più agevole. Ad un iniziale tratto in piano, ne segue un altro dove si sale; si scende ad attraversare un primo rio (quello dell’alpe Gighè) su un ponticello di legno per poi guadarne un secondo, il rio Puta. Oltre, la vegetazione diventa sempre più invadente, la traccia quasi si perde, con il rischio serio di smarrirsi non ritrovandola più nei prati in abbandono. Quando ciò si verifica, ci si porta di poco verso monte, trovando dei grossi faggi abbattuti e, subito dopo, i resti in rovina dell’alpe Campetto dove si superano le case verso monte percorrendo, di qui in avanti, una debole, ma sempre evidente traccia, che si inoltra lungamente in moderata ascesa nel fitto del bosco dove predominano i pini. Sempre proseguendo, alla fine si raggiunge la traccia che sale al Truc Castelletto, sulla quale ci s’immette, chiudendo a questo punto l’anello. Non resta che ripercorrere a ritroso la strada già fatta che abbassandosi raggiunge alla borgata di Cordòle lo slargo dove si ha lasciato l’auto.
3 ore e 15 minuti c.ca dalla vetta della Punta Sbaron.


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