Sulla Bisalta a ballare col lupo

Data 07/03/2007 | Categoria: MTB

Questa è una storia vera, ma, per farla sembrare inventata, ve la racconto in terza persona.
Sabato scorso il nostro eroe fifone, per paura delle valanghe, decide di fare qualcosa di tranquillo e senza rischio. Parte con la mtb che sono già le 11 suonate e, con la ruota dietro che tocca paurosamente nei freni, si ferma dal tipo che gliel'ha venduta, il quale in 2 secondi gli dice che ci manca un raggio e in altri 3 gliene mette uno nuovo. (Troppo mitico l'ultimo vero meccanico del nostro virtuale eroe)
Si butta su e pensa che il versante sud della bisalta dovrebbe essere pulito ed asciutto, almeno fino a gias Morteis, tanto di salire più su non ne ha alcuna voglia.

Chissà perché però ha messo nello zainetto una frontale.

Alla borgata 'Gallina Grossi', sopra Pradeboni, incontra due a cui chiede della scurcia per le Meschie, che regolarmente sbaglia tutte le volte, ma questa volta no, perche ci va dietro a loro.
Alle Meschie i due si fermano e tornano a casa, pensando di rifare la 'Via dei Morti', fatta in salita, ma lui gliene propone un' altra: da Gallina Grossi, direzione Peveragno, dopo 200m prendere la prima sterrata che scende a destra. Poi li saluta guardandosi bene dal rivelare la sua identità, nel caso vogliano poi rifarsi con lui dei danni della discesa. (In effetti è una sterrata non proprio bellissima, ma che lui fa sempre perché poco conosciuta; l'importante è non farla dopo le piogge, perché con fondo molto argilloso).

La sterrata che sale al Gias Morteis (m. 1468) è abbastanza asciutta e senza neve.
Come da programma iniziale non si ferma neppure; andrà a vedere se si arriva al Gias Pravine (1684m); una volta, 4 anni fa, quand'era giovane, aveva mollato la mtb al gias e salito sulla vetta a q. 2404m a piedi.. era maggio inoltrato e sulla cresta c'era un bel metro di neve…. Ma erano altri tempi, allora.

A metà strada incontra Carlo di Roccavione che scende a piedi e che gli dice che l'ha fatta quest'estate e che comunque adesso non c'è neve e la strada è asciutta…. E, dopo aver percorso in 10 minuti qualche migliaio di km virtuali, (come si fa sempre quando noi ci si incontra), non sopportandosi già più, ognuno riprende la sua strada.

E il nostro Genio arriva al bivio per i Gias Praviné 'di mezzo' e 'sottano'.
Di lì si vede, lontano lontano, al di là di una dozzina di costoni, il Gias Pitté.
Tre anni fa, scendendo dalla Cima della Bisalta con mtb, il nostro stava appunto per traversare dal Gias Pitté al Gias Praviné; aveva incontrato un margaro, il quale gli aveva detto che il sentiero non c'era più, perché non passavano più le vacche.

Aveva allora dovuto risalire quasi fino in cresta per poi scendere al Gias Praviné, ed era arrivato colà che era buio pesto. Non vi racconto il seguito.

Ma ora, in inverno, con una spruzzata di neve residua, da quel bivio, poteva vedere benissimo quel fantomatico sentiero, che potrà anche essere brutto, ma è evidentissimo: si fa due calcoli e si dice che al massimo in un'oraccia a piedi, sarà di là.
Siccome si conosce benissimo, ma bara spesso con se stesso, sa altrettanto bene che di ore ne metterà almeno due. Ma, tant'è, vi s'incammina.
Bisogna attraversare qualche metro di neve di 30cm di spessore che sprofonda, ma chissenefrega?
Cammina che ti cammina, attraversa il Vallone Sot, il Boschet, La Gorgia d.Galleria(ma ci sarà una galleria?).

Camminando gli par di sentire un latrato.
Si ferma.
Un altro.
Proviene da sopra.
Guarda su.
Non vede nulla.
Rifà il verso.
Nessuno risponde.
Boh, strano, sembrava un grosso cane, ma figurarsi se vi sono cani qui in questa stagione. Magari qualche altro animale selvatico… infatti sul suo sentiero vi erano parecchie vecchie tracce, alcune sembravano anche umane, ma poi decise che erano solo di bestie.
Continuò, facendo ad intervalli il verso udito.
Arrivò nella Gorgia Giraud e lo riudì.
Vicino.
Uguale.
Si voltò su, da dove veniva il latrato.
E lo vide.
A 30 metri da lui.
Che lo guardava.

Sembrava un cane.
Ma non era di certo un cane.
La prima cosa che venne in mente al nostro eroe senza macchia né paura fu:
-Vediamo un po' se c'è un albero su cui arrampicarsi (ce n'erano pochi, esili e bassi)
La seconda fu:
-Quali armi ho con me. (Risposta: una mtb ed un boomerang… da resistere per 2 minuti scarsi)

E poi gli rimanevano le nude mani ed un'impari lotta. Pensò alla gloria.

-Pensò anche al cellulare, ma evitò per ovvi motivi di verificarne in quel momento il campo.

-Nel breve spazio di questi pensieri il lupo pensò bene di nascondersi e di scomparire alla vista del nostro deficiente, non fosse altro perché l'aveva visto finalmente estrarre la macchina foto dalla tasca, attribuendo con abnegazione un'improvvisa priorità allo scoop che non alla propria incolumità, come un perfetto reporter di Novella2000.

Decisione che si rivelò troppo tardiva.

Sul sentiero ora innevato ed inclinato, quindi, scivoloso, procedeva il nostro prode così:

-la mtb sulla spalla destra, dalla parte della salita, come scudo
-la macchina foto nella mano sinistra, accesa
-il boomerang infilato nella cintola, a mo' di pistola
-lo sguardo fisso a cercare l'albero affidabile più vicino
-Un amletico dubbio: "gli rifaccio il verso o non glielo faccio"

In questa precaria impostazione bellica, potete decidere voi quante volte rotolò rovinosamente per terra il nostro guerriero prima di uscire dal bosco.

Certo fuori dal bosco nelle favole il lupo non va, ma al di là delle favole l'unica cosa certa è che fuori dal bosco non ci sono alberi.

E questo preoccupava non poco il nostro, per ora, sopravvissuto.
Decise comunque che invece degli alberi c'erano però dei bei pietroni.
Senza aggiungere che, uscito dal bosco, il sentiero non si vede bene dove vada, sì sì, il gias Pitté è là, ma c'è un bel vallone profondo di mezzo, costoni scoscesi, non si traversa. SI deve risalire parecchio!!

Infine il nostro Kevin Kostner è sulla costa Pitté, a quasi 2000m, lontano dalla minaccia di dover ballare ancora coi lupi.

Una bella galoppata nella prateria fino al Gias Pitté, poi una bella sterrata fino a Certosa di Pesio, troppo bella, perché è stata inghiaiata recentemente in modo esagerato e non si deve prendere troppa velocità… ma oramai non sono più queste le sue paure.

In conclusione il nostro viaggiatore si è posto qualche domanda, sperando che qualcuno lo aiuti:

-Ma sarà stato proprio un lupo?
-Sarà più onorevole morire sotto una valanga o mangiato da un lupo?
-Per le valanghe mi porto Arva, Pala e Sonda
-Per il lupo potrei portarmi una pistola?
-Esiste qualche rimedio più 'politically correct?'


Data: 3/3/2007
Quota max: 1925
Partenza da: Cuneo
Quota partenza: 534
Dislivello: 1800
Zona: Valle Pesio
Difficoltà: mca

Album Foto
Tracciato GPS


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