Triglav, il re delle Giulie

Data 04/08/2010 | Categoria: Escursionismo

Triglav, il re delle Giulie

Julius Kugy, ancora lui, è l’ispiratore di questo pellegrinaggio sul tetto della Slovenia. Il Triglav (2.863 m), più del Monte Bianco, dovrebbe figurare come la cima dove iniziò la storia dell’alpinismo. Fu salito infatti otto anni prima del Tetto d’Europa, nel 1778, e le due salite presentano numerose analogie: un valligiano accompagnato dal medico condotto del paese, su ispirazione di uno scienziato di città, mentre la comunità dei valligiani scrutava da lontano in trepida esultanza. Lo spirito dell’Illuminismo che trova nelle grandi montagne una nuova frontiera oltre la quale piantare la bandiera della Ragione e del Progresso scientifico. Il Triglav è il monte sacro degli sloveni, per i quali la salita alla cima più alta delle Giulie rappresenta l’equivalente del viaggio alla Mecca per i musulmani. Nessuna meraviglia che le vie facili siano iper-attrezzate e segnalate, passando dagli alpeggi del fatato mondo di Kugy alle desolate praterie che la leggenda vuole dovute alla furia del camoscio dalle corna d’oro, Zlatorog. Il Triglav “è una bella, grande ed orgogliosa cima, è un regno, il regno incantato della bellezza e del prodigio e ancora più di tutto è il trono degli dei, un simbolo vissuto con imperituro e religioso amore, un simbolo di luce”, così scriveva Kugy nel suo libro Fünf Jahrhunderte Triglav.
L’itinerario che abbiamo compiuto e che di seguito descriverò è un percorso ad anello che parte e ritorna in Val Trenta, da compiere in tre giorni, comprensivo di salita su via ferrata alla vetta del Triglav.
Lasciando alla pazienza di chi avrà voglia di leggere questo racconto, ringrazio il mio amico d’infanzia Aldo che ha voluto farmi compagnia in questa avventura, consapevole che piccole fatiche lo avranno certamente ripagato di grandi emozioni.


1° giorno (16/07/2010)
Trenta (620 m) - Trebiski Dol - Cez Dol (1.632 m) - Zasavska Koca (2.071 m)
Tempo: h.4.30

Partenza all’alba da Torino, il mio amico Aldo arriva da Trento. L’appuntamento è al casello autostradale di Soave Veronese alle ore 7:00. Sincronismo quasi perfetto. Proseguiamo con una sola auto verso Udine, Cividale del Friuli, quindi entriamo in Slovenia. Attraversiamo Kobarid (Caporetto) e risaliamo il fiume Soča (Isonzo), da molti chiamato la “bellezza di smeraldo” per il colore verde acceso delle sue acque. Giunti a Bovec (Plezzo) svoltiamo a destra verso la Val Trenta. Lasciata l’auto a Na Logu davanti al Dom Trenta (Sede del Parco del Triglav), chiediamo le ultime informazioni sul nostro itinerario. Sono le 12, tutto è pronto, si parte!
Da Na Logu scendiamo a valle lungo la strada per circa 1 km poi prendiamo sulla sinistra una stradina con l’insegna Zasavska Koca na Prehodavcih. Questa risale tutta la Trebiski Dolina, prima attraverso boschi di faggio, poi su soffice tappeto erboso, giungendo fin quasi alla selletta Cez Dol (1.632 m). Da questo punto vediamo la forcella Luknja che percorreremo in discesa, tra tre giorni, sulla via di ritorno. Ci innalziamo sulla destra e attraverso un comodo sentiero su vecchie mulattiere di guerra giungiamo al rifugio Zasavska Koca (2.071 m). Il rifugio, costruito nel 1954 dove già esisteva una casermetta di frontiera italiana, sorge in posizione molto panoramica su una spalla che si protende a Nord, alta sopra la Zadnjica. Dominato dalla parete ovest del Kenjavec, il rifugio si trova presso i due più elevati dei Sette Laghi del Triglav. Sui tavoli esterni al rifugio le conversazioni sono multi-lingua, francese, inglese, tedesco, strane lingue slave ed un’altra che scoprirò più tardi essere olandese. Ognuno studia la propria cartina, l’itinerario di domani e la salita al Triglav. Scopriamo che nei rifugi sloveni non c’è un’ora comune per la cena, ci dicono che si mangia quando si ha fame. Ordiniamo un “golaž s polento” (spettatino di carne con polenta), molto buono ed abbondante. Per la notte ci sistemano in una camerata con dei letti a castello abbastanza confortevoli.


2° giorno (17-18/07/2010)
Zasavska Koca (2.071 m) - Cez Hribarica - Dom Planika (2.401 m) - Triglavski Dom (2.541 m)
Tempo: h.6.30

Sveglia alle 6:30, colazione e partenza alle 7:15. Dal rifugio scendiamo verso il Rjavo jezero (Secondo Lago) e, dopo averlo superato, risaliamo lungo il sentiero che risale la conca detritica Hribarice sulla destra e a SE dell’imponente Poprovec e del Kanjavec. Il mio itinerario prevedeva la salita al Kanjavec ma considerata la lunghezza dell’itinerario, e volendo risparmiare Aldo da troppe fatiche, proseguiamo fino alla sella Cez Hribarice (2.358 m), in luogo desolato ma molto suggestivo. Dinanzi a noi vediamo per la prima volta l’imponente mole del Triglav nel suo lato SE e non riesco a nascondere la mia emozione. Incontriamo diversi gruppi di sloveni che risalgono la sella in direzione opposta, qualcuno chiede a noi informazioni sulla via da seguire per la valle dei Sette Laghi, ma che strano, chiedono a noi che siamo stranieri! Dalla sella scendiamo un poco verso Est, attraverso campi di neve, fino a raggiungere la larga Sella Dolic (2.164 m) oltre la quale si trova il rifugio Trzaska Koca (2.151 m), quest’ultimo in fase di ristrutturazione ma attivo come servizio ristoro. Dopo una pausa ed un supplemento di colazione, ripartiamo aggirando a Sud la cima Smarietna Glava (2.358 m). Da una zona a magri pascoli il sentiero sale ad un risalto roccioso, il cui superamento è facilitato da attrezzature. Il Triglav è sempre più vicino a noi, ne siamo ormai alle sue pendici. Proseguiamo poi a zig zag lungo un pendio di rocce e detriti, giungendo al rifugio Dom Planika (2.401 m). Questo si trova su un dosso proprio di fronte al versante Sud del Triglav. Oltre che per traversate come la nostra, il rifugio viene frequentato per la salita al Triglav per le creste Sud e Est (via normale). La giornata è veramente splendida, guardando verso SO vediamo chiaramente il lungo sentiero percorso, distinguendo chiaramente la forcella del Cez Hribarice, quanta strada abbiamo già fatto! Riposiamo per mezz’ora sui gradini all’ombra dell’edificio mangiando qualcosa. Di tanto in tanto transitano gruppi di persone in discesa, entusiaste della salita al Triglav per la cresta SE, anche qui l’ambiente è internazionale e le lingue parlate molteplici. Ripartiamo per l’ultima salita, ancora un ora ci separa dalla nostra meta odierna, il rifugio Triglavski Dom. Dal Dom Planika proseguiamo per l’evidente sentiero, in parte attrezzato, che verso Est aggira una bastionata rocciosa oltre il quale si vede il Triglavski Dom. Il sentiero prosegue ripido verso Nord fino a raggiungere in circa 30 minuti l’estremità occidentale del lungo dosso della Kredarica, proprio di fronte il Piccolo Triglav. Il Triglavski Dom (2.515 m) è il rifugio a quota più elevata della ex Jugoslavia. Costruito nel 1896 e più volte rinnovato offre un ottimo servizio di alberghetto con oltre 300 posti letto. Nel rifugio vi è anche una stazione meteorologica assistita da un militare ed un meteorologo durante tutto l’anno, anche nella stagione invernale. Il paesaggio che si gode da questa posizione, soprattutto al tramonto, è veramente unico e straordinario. Verso NO è ben visibile quel che resta di ghiacciaio del Triglav. Arriviamo al rifugio nel primo pomeriggio, c’è grande affollamento, gente che sale ed altra che scende dalla cresta Est (via normale). La nostra stanza è a due posti su letto a castello, siamo sistemati nel locale esterno adiacente la chiesetta. Si riposa un po’, poi verso cena rientriamo nel rifugio. Ceniamo con una minestra di verdure, orzo e carne, buona ed abbondante. Ascoltiamo le previsioni del tempo, purtroppo non sono buone, tuttavia con grande ottimismo andiamo a dormire, domani vedremo. Sveglia e colazione alle ore 6:00. Il tempo è variabile, turbinii di nuvole vanno e vengono, la vetta è già nella nebbia. Indossiamo imbracatura e kit da ferrata e ci dirigiamo all’attacco della via. Comincia qualche goccia di pioggia, chiedo ad un gruppo di sloveni come sarà il meteo, mi rispondono di stare tranquillo, la perturbazione passerà verso Sud e che comunque la situazione è in miglioramento. Mentre gli sloveni attaccano la via ferrata, io ed Aldo continuiamo ad essere perplessi e decidiamo di aspettare l’evolversi della situazione. Torniamo verso il vicino rifugio ed improvvisamente si scatena un inferno di pioggia, fulmini e tuoni. La nostra è stata una saggia decisione! Poco alla volta tutti i gruppi saliti sono costretti alla via del ritorno, erano tutti bagnati dalla testa ai piedi. Il miglioramento del meteo non c’è più stato per tutta la giornata e poco alla volta tutti gli ospiti del rifugio sono tornati verso valle. Guardo Aldo e gli dico: “non lascio questo rifugio fino a quando riuscirò a salire il Triglav, porta pazienza, vedrai che domani sarà bello! All’ora di pranzo eravamo rimasti soltanto io ed Aldo. Nel pomeriggio, con fuori un tempo orribile, entrano i primi ospiti, sono 3 francesi e 2 americani, finalmente, qualcuno con cui conversare e passare questa lunga e noiosa giornata. Più tardi arriverà anche una folta comitiva di bulgari. Non c’è traccia di italiani in tutta la Slovenia e di questo non ce ne dispiace. Dopo cena vado a consultare il meteorologo, mi risponde in sloveno, non capisco nulla ma il suo sorriso mi fa capire che domani sarà bello, torna l’ottimismo.


3° giorno (19/07/2010)
Triglavski Dom (2.541 m) - Triglav (2.864 m) - Trzaska Koca (2.151 m) - Zadnjica Dol – Trenta (620 m)
Tempo: h.7.00

Sveglia alle ore 6:00, sguardo al cielo, il tempo è bello, partiamo. Siamo i secondi, davanti a noi soltanto i due americani. Risaliamo il Piccolo Triglav e tutta la cresta Est. Nella via sono presenti numerosi attrezzaggi, cavi e gradini intagliati nella roccia, insomma la salita è facile e sicura. Un piccolo ghiacciaio è racchiuso nella conca carsificata tra la cresta Est e l’orlo della grande parete Nord. In circa un ora raggiungiamo la vetta. Il paesaggio è grandioso, siamo sulla montagna più alta della Alpi Giulie, se non ci fosse una leggera foschia potremmo vedere il mare Adriatico, così almeno si dice da queste parti. Sono molto emozionato, questo inverno ho letto i libri di Julius Kugy, quelli che parlano del Triglav, ne ho studiato i percorsi ed immaginato le bellezze. Ora sono qui sulla vetta del Triglag, il mio piccolo sogno si è avverato. Sulla vetta è stata innalzata una torretta metallica (Aljazev stolp), piccolo ricovero di emergenza costruito da Jabob Aljaz, parroco di Dovje nonché entusiasta montanaro. Il Triglav è il monte sacro degli sloveni in quanto rappresenta da secoli, fin dall’impero austro-ungarico, il desiderio di ogni sloveno di salirlo come conquista di una precisa nazionalità, tanto da essere inserito nella propria bandiera. La magia di questo monte è facilmente percepibile, basta osservare il rituale degli sloveni che vi salgono. Al nostro arrivo sulla vetta del Triglav mi ha colpito l’immagine di una famiglia, padre e madre anziani con la propria figlia, gli abbracci ed il rito quasi religioso a festeggiamento della loro prima salita. Inoltre non ci si stupisca se, raggiunta la cima, verrete colpiti con un ramoscello: è una sorta di battesimo riservato a quanti raggiungono il Triglav per la prima volta, un modo per sentirsi sloveni, anche per un solo giorno. Alle 7:30 riprendiamo la nostra via scendendo il Triglav per la via opposta a quella di salita, la cresta meridionale. Il tracciato scende lungo ripide rocce attrezzate con corde fino a giungere al rossastro intaglio della Triglavski Skrbina (2.659 m), da dove si stacca il sentiero per la Planika Dom. Noi continuiamo a scendere nell’intaglio attrezzato fino a passare per la cengia rocciosa (cengia Kugy) che ci porta in breve alla base della parete Ovest del Triglav. Qui traversiamo comodamente su ghiaie e proseguiamo verso Est lungo la Pod Planjo prima su sentiero e poi su mulattiera fino al Trzaska Koca (2.151 m). Sono le 10:00, facciamo una sosta e ne approfittiamo per mangiare una buona minestra calda sui tavoli esterni al rifugio. Su questa forcella dove è posto il rifugio tira un gran vento, la pala eolica vicino installata gira vorticosamente. Verso le 11:00 ripartiamo, ci aspetta una lunga discesa verso Trenta di oltre 1.500 m. Una splendida e tortuosa mulattiera scende ripida attraverso il Pod Steno, la percorriamo per oltre 1.000 m di dislivello fino a raggiungere il fondo valle della Zadnjica dove, attraversato il ponte sul torrente che scende dalla Luknja, imbocchiamo la strada sterrata. Il nostro anello intorno al Triglav si sta per chiudere, siamo alla periferia del meraviglioso regno del Triglav, ma non è finita, c’è ancora da godere dei boschi di faggio ed abete, dei prati fioriti e del torrente Krajcarica che, come se giocasse a nascondino, entra ed esce impetuoso dalle rocce carsiche di queste valli. Alle 13:30 siamo di ritorno al Dom Trenta di Na Logu, tuttavia nel nostro viaggio è previsto ancora un appuntamento. Dobbiamo andare a ringraziare Julius Kugy, lassù al 48° tornante della strada che sale verso il passo del Vršič, in direzione Kranjska Gora, Lui, eternato nella sua celebre statua in bronzo mentre osserva la bellezza del mondo alpino esprimendo la propria affezione per la gente che vive in montagna ed il suo amore per i piccoli e nascosti valori.
Ed ora siamo proprio giunti alla fine del viaggio e di questo racconto, voglio concludere rubando un ultima frase a Julius Kugy: “Ti saluto o Triglav, regno incantato della bellezza e del prodigio, trono degli dei, signore e re!”.


Paolo Manenti

Album foto
Tracciato gpsTour del Triglav


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