Monte Argentera, terzo atto, 13-06-10

Data 18/06/2010 | Categoria: Alpinismo

Questo rapporto particolare con il M.Argentera è iniziato una domenica mattina di 11 anni fa, era il 26 giugno 1999, un sabato pomeriggio, con Marco partiamo da Sanremo a bordo della sua infernale Land Rover , residuato bellico delle guerre d’Africa con la guida a destra, per andare in Val Gesso.
Il nostro obiettivo è la cima sud per lo Sperone Campia, è stato Marco a propormela ed io ho accettato con piacere. Alle 7.00 di domenica mattina siamo all’attacco della via, il tempo non è per niente bello ma partiamo comunque e alle 9.00 circa si scatena il finimondo con tuoni , fulmini , grandine ed in fine la neve in quantità ,facendola in breve arriviamo sulla cima Genova per una variante improvvisata e pericolosa, poi in vetta alle 16.30 senza aver finito la via causa del nevischio che ha reso sfuggenti tutti gli appigli.
Passano gli anni ma la delusione rimane e sabato 26 giugno 2004 alla sera parto da solo e dormo in auto nel parcheggio del Rif. Bozzano.
Sveglia alle 5.00 , giornata stupenda e dopo i necessari preparativi mi avvio per il bosco di abeti bianchi che caratterizza la prima parte di sentiero. Arrivo alla solita cengia e attacco lo sperone incompiuto, fila tutto liscio fino al grande gendarme, provo a salire ma dopo pochi metri mi sento insicuro sui precari appigli dato che sono slegato e riscendo per calzare le scarpette.
Risalgo senza problemi, è fantastico, roccia bellissima e ripenso a quella volta con Marco quando immersi nella nebbia non sapevamo in che punto della parete fossimo.
Provo a guardare il traverso che abbiamo fatto per uscire dalla via e penso che ci è andata di lusso con la parete che scaricava, in quelle condizioni senza possibilità di protezioni.
L’anno seguente, nel programma della nostra sezione c’è la Cima sud del M. Argentera dalla normale e la sera del 3 settembre sono ancora al Gias delle Mosche, che me la dormo nella mia Baleno SW.
Medesimo rituale ma meta diversa, la via Salesi, il terzo sperone più a sud, non presenta grandi difficoltà e decido di salirlo con gli scarponi, ovviamente slegato, altrimenti che gusto c’è?
Il venerdì sera in sede, ho detto ai miei amici e al capogita Adriano di aspettarmi in vetta, in modo che in caso di forte ritardo da parte mia, avvertano chi di dovere.
Alle 11.00 circa ci incontriamo come da programma, loro sono arrivati prima perché ho perso tempo a raccogliere il necessario per fare il famoso liquore “GIU-MI'”.
Solo 15 minuti di ritardo e le battute sull’elisoccorso volteggiavano su di me come avvoltoi in cerca di carogne, è bello avere tanti amici che ti vogliono bene.
Passano gli anni , purtroppo velocemente, questa volta mi aggrego al corso di alpinismo della nostra sezione, propongo alla mia neo-cordata di salire la Promontoire e siamo tutti d’accordo ma… mentre ceniamo al rifugio sento il rumore dei martelli demolitori ed in pochi minuti la nostra cordata va a pezzi . All’alba sono tutti pronti e partono per attaccare i due canali, De Cessole e Madre di Dio, ma io me la prendo comoda, tanto non mi aspetta nessuno, mentre scendo per aggirare l’avancorpo che delimita a S-O il Canale della Forcella vedo due alpinisti che lo stanno salendo e continuo per la mia meta. Il seguito della storia lo ha già raccontato uno dei due alpinisti, Enrico, che ho avuto il piacere di conoscere realmente da una breccia che si affaccia nel Canale della Forcella con il suo compagno di cordata, Lurens.
Ci ritroviamo in vetta alla Cima Sud, il tempo è bello, non c’è un filo d’aria e chiacchieriamo tranquillamente manco a dirlo,di montagne, mangiamo insieme qualche pezzetto di “Cupeta” valtellinese , mentre arrivano due ragazzi dal Lourousa.
Scendiamo insieme dalla normale e quando arriviamo quasi al Passo dei Detriti, propongo una scorciatoia che probabilmente li ha fatti ricredere riguardo la felicità di avermi conosciuto, spero di rivederli per scusarmi del cattivo consiglio.
Finisce così il mio terzo atto sulla cima più alta delle Maritime.
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