Monte Corso del Cavallo est (2039) + Peitagù da Porracchia - 03/01/2010

Data 28/01/2010 | Categoria: Alpinismo

In vacanza a Lurisia, dopo una brutta esperienza sulla strada per Upega , e con il gestore del rif. di Pian delle Gorre che mi sconsiglia gite su neve in zona tranne Pigna e dintorni (appena andato), mi oriento verso la Valle Stura, posto da me prediletto per le vacanze estive ormai da 3 anni, ma lontano per gite in giornata da Torino. Visto il grado 3 di pericolo vado su una gita sicura: Corso del Cavallo cima est, e chissà che magari non si prosegua sulla ovest, e poi Monte di Vinadio, e poi Monte Savi, e poi e poi... La guida a mia disposizione descrive il percorso da Porracchie... mah, per non rischiare di non trovare il ponte sul fiume Cant o di andarmi a impelagare per boschi , decido di non arrischiarmi a partire da S.Giacomo.
Con me l'amato fratello Angelo, che per comodità (e leggero sfottimento ) chiamerò GF. Lui, anche se non ha il mio allenamento, non manca di fiato, però mi patisce un po' le levataccie... peccato, volevo vedere se la pasticceria Agnello è veramente aperta già alle 5:15, e invece ci passiamo... verso le 8.00... cmq gran colazione con scorta per il pranzo (focaccia farcita di lardo morbidissimo: 1,50 €
in altri posti non ti danno neanche la focaccia), peccato solo per la gran ressa, anche se sono velocissimi a servire!
Posteggiato non senza qualche esitazione tra le poche case di Porracchie, che di poco precedono il sovrastante campanile di Trinità, imbocchiamo l'unica via carrozzabile a sx tra le case, che poi piega subito a dx e scende con 2 tornanti al ponte. Al secondo tornante compare un cartello con delle indicazioni (e metterlo prima?). Già con le racchette ai piedi traversiamo il rio Cant su ponte e rimontiamo la stradina che sale a sx (a dx i pendii sembrano troppo ripidi e boscosi per tagliare). Dopo un po' sulla destra si può tagliare (ripido) per andare a recuperare la strada più in alto, quando ormai ha preso la direzione giusta (ovest). Dopo un lungo rettilineo a pendenza quasi nulla, la strada fa un tornante, dal quale si stacca verso ovest un'altra stradina con sbarra. Noi l'abbiamo seguita, e dopo un lungo tratto a pendenza moderata, dove diventa mulattiera, l'abbiamo abbandonata salendo ripidamente per tracce nel bosco fino a reperire la larga e lunga sterrata che arriva da Madonna del Pino, appena dopo una folta fascia di conifere (vedi foto), ed in cui confluisce la stradina lasciata prima al tornante. Abbiamo risparmiato in spostamento ma abbiamo fatto una salita meno graduale. Cmq, bosco molto bello, con molti alberi ma pulito, sempre attraversabile anche se ripido. Frequenti i muretti di terrazzamento.
Seguiamo quindi la strada (a dx) e arriviamo ad una 'altana' (o 'garitta'), torretta in legno per l'osservazione di animali, molto alta, nella cui base è stato ricavato un piccolo rifugio (chiuso) tutto in legno. A fianco, una fontana stranamente aperta.
La strada poi prosegue e, dopo qualche tornante e attraversando una zona con meno alberi, raggiungiamo un colletto formato da una ripida dorsale discendente dalla notra meta, che si rialza formando un vistoso promontorio dominato da un'altra garitta (sulla dx della strada). Lì abbiamo lasciato la strada per prendere una mulattiera a sx che, con direzione sud-est, porta alla Sella Prà d'Giacu, sullo spartiacque Arma-Stura. Qui il bosco finisce ed il panorama si apre notevolmente, seguendo a dx (ovest) la larga e mai troppo ripida dorsale siamo arrivati all'ometto cementato della poco accentuata cima est. Mentre che il GF si riprendeva e nutriva, ho proseguito lungo la dorsale aggirando a dx un primo risalto e giungendo lungo il filo su un accentuato dosso, quasi a picco sul forte di Vinadio, da me subito scambiato per l'agognata cima ovest. Qualche santione mentale per la fotocamera che con il freddo non funziona, poi, dopo uno sguardo alla carta, capisco che quel che io credevo il Monte di Vinadio... è solo la cima ovest! Che cresta infinita! Chissà arrivare fino al Savi! L'ora tarda, qualche lontano guaito del GF , e le condizioni dubbie della neve mi hanno fatto desistere dal proseguire, ma mi riprometto con partenza più antelucana e passo più spedito di arrivare almeno al M.di Vinadio. Cmq grande panorama sul Vallone dell'Arma, sul grosso bacino del Gorfi/Grum/Omo, sulla complessa zona Matto-Paur-Malinvern, e vista d'infilata di tutto il vallone di S.Anna, con omonimo santuario in bella evidenza.
Al ritorno, non sazi se non che di lardo, arrivati alla Sella abbiamo continuato su dorsale seguendo precedenti tracce di racchette, e con qualche saliscendi siamo arrivati sul Peitagù, da cui per pendii boscosi veramente molto ripidi (se non ci fossero state prec. tracce, che ho scoperto da Gulliver essere di Riku73, non mi sarei fidato) siamo scesi per la massima pendenza lungo la verticale della vetta fino a recuperare la larga sterrata prima della fascia di conifere, risparmiando così molto tempo. Bosco cmq affidabile, senza salti rocciosi e mai troppo fitto. Meteo discreto, perturbazione limitata alla zone di confine.
Insomma... gita consigliata, soprattutto con prosecuzione in cresta e rientro per il Peitagù. Non sottovalutare i tempi di percorrenza.

Data: 03/01/2010
Quota max: 2039
Partenza da: Porracchie di Trinità
Quota partenza: 1100 (ponte)
Dislivello: 939
Zona: Vallone dell'Arma - Demonte (CN)
Difficoltà: MR

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