Il 'mondo' ai nostri piedi: Monviso

Data 15/09/2009 | Categoria: Alpinismo

'Che sbruffone questo!' penseranno i fiocaroli leggendo un titolo così altisonante, ma abbiano un po' di comprensione...dopo essere stati tante volte al cospetto del 'RE' ma non aver mai osato l'approccio, trovarsi un bel giorno come per incanto (e per sua gentile concessione) in cima, un pizzico di orgoglio lo si prova
Non importa quante e quali vette più alte e difficili possano esserci e si riescano a vedere dalle nostre amate valli cuneesi, ovunque ti trovi alzando lo sguardo Lui è sempre lì, imponente, massiccio, a dominare il nostro piccolo mondo.
In questo inizio di settembre che sembra voler concedere ancora un po' di clima estivo i progetti di fine agosto prendono corpo ed incrociando le dita segnamo sul calendario il 7 e l'8 come date buone; il rifugio è prenotato e il meteo non sembra riservare sorprese...si va!
Si va soprattutto perché la nostra 'guida', il buon Giacomino, per ora rimanda l'appuntamento con il fratello maggiore (un certo signor 4810...) e ci mette a disposizione la sua esperienza . Io, Massimo, Daniele e Romano cogliamo al volo l'occasione, nel mio caso con buona pace di chi storce un po' il naso... sorry!
E così eccoci al lunedì mattina, neanche tanto di buon ora, al punto di ritrovo fissato, con un paio di tappe intermedie già programmate, una per la colazione (la 2°) e una per le cibarie (ma a che ora aprono le panetterie a Ceva???! ). Tant'è che alla 'vergognosa' ora delle 11 passate ci muoviamo dal Pian del Re, con un timido sguardo lassù sulla Nord (che ovviamente guarderemo solo!).
La salita verso il Quintino Sella passa veloce, ma non senza sorprese... Nel lungo traverso dopo il lago Chiaretto, durante l'immancabile pausa-biscotto, guarda lì che da dietro una pietra ti spunta una cagnetta bianca e nera con padrone al seguito; tra me e Massimo basta un'occhiata… Jolie? Sarà che magari è un po' selettiva e risponde solo al suo legittimo padrone, ma quando Massimo chiama 'Jacolus' l'autore di tanti bei racconti ha finalmente un volto! Ed è il volto sorridente di chi può godersi tante avventure che condivide generosamente con i fiocaroli. 'Ma dov'è che va stavolta??' Giro del Viso con bivacco notturno a Punta Venezia... che pelo! (mi viene da pensare).
Giunti alla nostra prima destinazione, approfittiamo della splendida giornata per una puntatina sul Viso Mozzo, opportunamente alleggeriti dei nostri carichi. Salita piacevole, se non fosse che Giacomo 'la mena' e ovviamente nessuno vuol essergli da meno... io spero solo di non pagarla l'indomani, perché sarebbe veramente da darsi le martellate...là!
Per fortuna il sole e l'assenza di vento ci permettono 2 ore di totale 'svaccamento' in punta discutendo sui massimi sistemi (seeeee... 5 uomini! )
La cena al rifugio riserva poche sorprese per chi l'ha già frequentato, ma i crampi allo stomaco eccome se passano! Meglio comunque andare a nanna presto 'che duman l'è dura!' Già...ma chi riesce a dormire? Constatato che dal Quintino i 'feu 'd'la Madona' non si vedono neanche per sbaglio , ci provo ma con scarso successo, certo mai come Massimo... In poche parole alle 4 meno qualcosa siamo tutti arzilli e scendiamo per la colazione alla luce delle frontali... vuoi mica aspettare le 4.30 quando accendono le luci!
Un po' di tensione si avverte, o almeno io la sento: vuoi che è la prima volta che mi metto in marcia in piena notte, vuoi che la meta suscita rispetto, ma l'attenzione è alta La salita lungo la via normale è stranota (da tutte le relazioni lette), ma quest'anno c'è la novità di un bel po' di catene in più e di un percorso un po' più esposto verso il Passo delle Sagnette. La mia modesta esperienza di ferratista mi permette comunque di superare questi tratti con relativa facilità. Salendo al passo la processione delle luci delle frontali che ci accompagna dal basso rende il tutto ancora piu' suggestivo. Dopo aver raggiunto il passo per un po' è ordinaria amministrazione, praticamente fino al Bivacco Andreotti. Il nevaio che segue è agevolmente percorribile senza ramponi, dopodichè si comincia a fare sul serio. Da qui alla vetta è tutta un'arrampicata, mai troppo difficile, ma che non va assolutamente sottovalutata specialmente nei tratti un po' più esposti. Il timore reverenziale con cui ci siamo avvicinati al RE pian piano si tramuta in confidenza, almeno per la salita; l'ambiente è sempre più selvaggio ma al tempo stesso terribilmente affascinante, e quando dalle rocce fa capolino la croce di vetta mi viene da pensare 'è fatta!' ma pensandoci meglio è bene rimandare questo pensiero a quando saremo di ritorno al rifugio...
Uno dopo l'altro raggiungiamo comunque la sospirata cima e quello che ci attende è talmente grandioso da non poter essere riassunto con poche aride parole.
La sensazione è quella di essere veramente in cima ad un gigante, tanto appaiono lontani e minuscoli gli altri tremila. Lo sguardo spazia dalle Alpi Liguri al Monte Rosa passando per le vette del Delfinato, il Gran Paradiso, il Bianco e il Cervino...peccato la foschia giù in basso che cela la pianura alla vista, ma non oso nemmeno lontanamente lamentarmi per una così piccola mancanza! In più l’assenza di vento ci permette di rilassarci per un po’ al sole. In un attimo spuntano pane e salame, formaggi e dolcetti vari...beh, ce li siamo meritati!
Il momento di rilassamento diventa un’ora abbondante, ma quando la vetta comincia ad affollarsi e il vento tagliente ad alzarsi capiamo che è ora di scendere. Ringraziando Giacomo che è l’unico a ricordarsene...”ma abbiamo scritto qualcosa sul libro di vetta?” lasciamo il segno del nostro passaggio sul prezioso quaderno...e se ce ne fossimo ricordati solo al rifugio??
Iniziamo la discesa con la giusta dose di tensione, che ci permette di mantenere alta la concentrazione. Il clima è ideale, ma non oso pensare al percorso da affrontare in caso di nebbia o pioggia... Con i consigli l’uno all’altro anche i passaggi più delicati vengono superati senza la necessità della corda, che è comunque nello zaino per ogni evenienza. Un paio di incontri “sconcertanti” ci confermano in qualche modo la saggezza dei nostri timori reverenziali e della nostra costante prudenza su questa salita e soprattutto sulla discesa...mi viene da chiedermi se altri hanno riflettuto su quanto si può leggere a chiare lettere al Passo delle Sagnette...
L’eterna discesa prosegue senza intoppi e dopo una breve sosta alle Sagnette affrontiamo l’ultima difficoltà della giornata: la discesa lungo le catene del passo. La stanchezza comincia a farsi sentire ed è valsa la pena portarmi l’imbrago e la longe: una volta assicurato l’attenzione deve essere comunque alta, ma la sicurezza aggiunta è sicuramente confortante!
Giunti al rifugio una birrozza è quanto di meglio ci sia per celebrare il successo con la mente ormai sgombra e la soddisfazione per la meta raggiunta
Resta solo la “routine” della discesa fino al Pian del Re, che inizia con relativa calma, ma diviene ben presto una picchiata...almeno abbreviamo la “sofferenza”!

Cosa resta a distanza di qualche giorno...sicuramente la soddisfazione, le immagini impresse di scenari mozzafiato, i timori iniziali, l’adrenalina dei tratti piu’ impegnativi, il momento unico dell’arrivo in vetta. La fatica è un ricordo sempre piu’ flebile...ma cosa resta piu’ vivo che mai è il desiderio. Il desiderio di tornare, perche’ dopo aver conosciuto il RE non puoi non innamorartene.


Data: 08/09/2009
Quota max: 3841
Partenza da: Pian del Re (Crissolo - CN)
Quota partenza: 2020
Dislivello: 1821
Zona: Valle Po (CN)
Difficoltà: PD-

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