Come ci divertivamo!... in quegli inverni senza neve!

Data 28/05/2009 | Categoria: Come eravamo

Verso la fine degl’anni ’80 ci fu un periodo in cui all’inverno non nevicava,ma noi trovammo un’ottima alternativa per sopperire alla mancanza di neve;Tutto partì per caso attraversando a piedi un lago ghiacciato, Regge!Constatammo. Da li fummo illuminati.Corremmo subito ad acquistare dei pattini da ghiaccio e dopo i primi rudimentali tentativi fai da te per stare in piedi su un “bacias” vicino casa,salimmo su per laghi. Eravamo un gruppo molto eterogeneo, era composto dal mio amico don Cornelio poi c’era il giovane prete don Marco ora missionario in Brasile,che lo chiamavamo “preivi da poc”nel senso che era stato ordinato sacerdote da poco tempo,a volte c’era anche don Cele,il più rigido nella pattinata,ma aveva il pregio di portare le acciughe al verde e i peperoncini piccanti in “cumposta” .Ma il mattatore della compagnia era” Giulio Galet”uno spirito libero,che con il suo carisma trascinante infondeva fiducia e sicurezza,inoltre era anche un gran “mangiapreti”.Aveva l’abitudine di mettere le bottiglie al centro del lago dove è più profondo,e il ghiaccio più sottile, accendeva anche il fornellino per il Brulè e chi voleva dissetarsi o mangiare le prelibatezze di Cele doveva giocoforza andare il quell’inconsueto bar. Ricordo che una volta eravamo tutti al centro ad abbuffarsi, sentimmo qualche sinistro scricchiolio, schizzammo tutti via come scheggie,solo Giulio rimase al suo posto con il bicchiere in mano e con il braccio puntato verso noi come monito, che dall’alto della sua saggezza ci fece la predica.”venite avanti ho uomini di poca fede! ricordatevi sempre che il ghiaccio non si rompe perché regge sull’acqua!” Poi c’era Pinu ‘d Setu che veniva da Settimo per stare in nostra compagnia,aveva conosciuto Giulio anni addietro sul Pelvo,non mancava mai a queste riunioni surreali. Aveva la prerogativa di portare sempre il solito vino,un Refosco dal Penduncolo Rosso,e tutte le volte che Giulio lo assaggiava gli dava la solita sentenza”a l’è bun,ma a l’è bin travajà!” Infine c’ero anch’io,loro,conoscendo la mia indole esplorativa mi delegavano di cercare il lago più adatto,inoltre avevo anche la funzione di animatore,cioè li stuzzicavo bonariamente uno contro l’altro. Ero riuscito a far fare a Giulio delle omelie teologiche degne di un vescovo e a far cantare ai preti “Bocca di rosa e Via del campo!” di De Andrè. altro che le loro laude!Dal canto mio, pattinando, recitavo ad alta voce l’Ulisse di Dante. Talvolta arrivava qualche escursionista di passaggio,Giulio li invitava a “scendere in pista” piroettando con il bicchiere in mano,questi come se avessero visto dei pazzi,dopo uno sguardo sfuggente se ne andavano via senza nemmeno salutare. Fu un mattino che assieme a don Cornelio, salimmo al lago Alpet. Il giorno prima aveva dato una spruzzata di neve,ma io previdente mi ero portato su anche una larga pala per dare una pulita al lago,che era solo grande come un campo da calcio!roba da pazzi!Mentre pattinavo e lo spazzavo nello stesso tempo accadde che scivolai ,buttai male la mano e mi feci una distorsione. Nulla di grave ma dovetti lasciare il lavoro a metà per andare al pronto soccorso accompagnato dal mio amico prete. Dopo gli accertamenti di routine mi bendarono,poi il medico di turno mi domandò la dinamica dell’incidente per stendere a verbale. Io puro come l’acqua di fonte, per filo e per segno glielo raccontai,cioè:”ho camminato per tre ore per arrivare al lago Alpet a 2300 mt. poi siccome mi sono portato anche su una pala, perchè c’era una spruzzata di neve, mentre lo spalavo spingendola a mò di raschione, sono scivolato, ed eccomi qua” Questi incredulo se lo fece ripetere, quando fu sicuro di aver capito bene,prese il telefono. Poco dopo arrivò un grosso signore barbuto e spettinato con due infermieri(seppi poi che era uno psichiatra)li dovetti anche a lui raccontare la dinamica dell’incidente. Le cose per me si stavano mettendo male, feci chiamare don Cornelio che era in sala d’aspetto,chiesero anche a lui la versione dei fatti.Non solo il mio amico mi fece da garante, confermando tutto,anzi, candidamente aggiunse:era veramente bello piroettare sul quel lago ghiacciato ai piedi del Monviso,d’inverno,quando non c'è neve l’ho facciamo spesso,Un’ambiente unico! uno spettacolo! sembrava di essere in paradiso! Dovreste provate anche voi! Con quella canonica conferma e come fosse caduto il mondo su di loro, dovettero far finta di crederci. Si guardarono negl’occhi e scossero la testa sconsolati come dire:”a y è pì niente da fejie!” Mi dimisero,mentre uscivo sentii uno di loro che diceva:” Cuma s’fa ancura a cherdisse ai preivi!,sai pà pì duva ‘ndaruma a finì!”


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