Scialpinismo vietato

Data 12/01/2009 | Categoria: SciAlpinismo

Riporto il testo e i riferimenti di una interessante iniziativa a cura di Ugo Bottari del sito L'Alpinista Virtuale sulla problematica dei divieti allo sci-alpinismo.
Invito tutti quanti a commentare la proposta...

Citazione:

Come forse molti di voi già sanno alcuni sindaci del cuneese e del torinese, a seguito delle recenti copiose nevicate, hanno emesso delle ordinanze che di fatto vietano la pratica dello scialpinismo nel territorio di loro competenza.
Molti scialpinisti che frequentano il sito dell'Alpinista Virtuale hanno espresso la loro profonda contrarietà a decisioni episodiche del tutto prive di una logica di fondo. Ci siamo resi portavoce di questo dissenso, peraltro documentato da numerosi interventi nel forum dell'Alpinista Virtuale (vedi), ed abbiamo preparato, con l'aiuto di molti, una bozza di un documento da inviare agli enti ed alle autorità che sono investite da questo problema.
Vi invitiamo quindi, nel vostro stesso interesse, a dire la vostra opinione su questo argomento e vi sottoponiamo qui sotto la bozza di questo documento.
Augurandoci che possiate arricchire di vostre considerazioni questo documento utile a difendere la pratica dello sci-alpinismo vi assicuriamo il nostro massimo interesse a tutto quanto vorrete scrivere sul forum.

Lo sci-alpinismo è oggi attività ampiamente svolta nel contesto invernale, in tutti i paesi alpini. Oltretutto ha avuto negli ultimi anni espansione notevolissima, resa oltretutto possibile da attrezzature utilizzate dagli sci-alpinisti, migliori e più sicure. Da ultimo come attività ha significato e comporta una fonte non indifferente di reddito, molto apprezzato nelle Valli in cui esso è praticato, per piccole attività parallele (ristoranti, bar, negozietti, piccole pensioni e guest house, ecc ecc).
E' indubbio poi che lo sci-alpinismo in Italia, pur non essendo esercitato al 100% da iscritti al CAI, vede la grande maggioranza di essi tra i propri praticanti. Inoltre tale attività si esercita nel contesto di amore e rispetto della montagna e nello spirito che -si è certi- costituisce uno dei punti fondanti della carta costitutiva del Club Alpino Italiano.
Ciò premesso e alla luce degli attuali divieti, imposti da singole Autorità locali, alla pratica dello stesso, intendiamo far presente la nostra voce di forte dissenso per come gli stessi sono -in alcuni casi- decisi e applicati, così come le nostre opinioni in merito alle problematiche connesse:

a) lo sci-alpinismo non può essere considerato attività in sé e per sé rischiosa, se non in contesti temporali e di ubicazione che devono far riferimento a parametri quanto più possibile obiettivi e verificati dai soli Enti competenti in materia. L'obiettività concreta non è un dato solo teorico ma, nello specifico dei fenomeni valanghivi e dello sci-alpinismo, si può individuare per il tramite di Autorità indiscussa in materia che (nel contesto della Regione Piemonte) è il Bollettino Valanghe -a cura dell’Arpa- che plurisettimanalmente indica il rischio esistente per le zone montane secondo una scala di livello da 1 a 5.

b) Viceversa è da noi e da tutti riscontrabile che tali decisioni estremamente “tecniche”, e che richiedono profonda conoscenza del manto nevoso e del suo evolvere, vengano di fatto demandate o lasciate a chi non sa nulla della problematica, del proprio territorio e di quello accanto, e finiscano a volte per essere assunte solo per tenersi sempre dalla parte della ragione, con prudenza eccessiva, amore del quieto vivere o semplice incompetenza. Con risultati assolutamente paradossali e francamente risibili, quali quello -da tutti verificabile e verificato- di ritenere estremamente pericolosa la pratica dello sci-alpinismo, nel contesto cuneese dei giorni scorsi, a Chiusa di Pesio e a Pietraporzio, mentre invece la stessa valutazione non riguarda zone limitrofe (e dall' Arpa valutate ben più a rischio), dove viceversa rimane consentito praticare lo sci-alpinismo (per non parlare di località nel cuore delle Alpi, dove non sussistono tali limitazioni).

In altre parole richiederemmo che le Autorità preposte a tali provvedimenti basino decisioni, e tempistiche delle stesse, in funzione di dati certi, perché forniti da enti istituzionali preposti alla bisogna. Per chi conosce la materia, le tempistiche sono oltretutto fattore essenziale: oggi i pendii xx nella zona yy possono venir valutati dal Bollettino Valanghe a rischio altissimo (ad esempio 5), domani viceversa il Bollettino riduce ivi il rischio a 3 or 2....o viceversa....
E dunque divieti imposti senza logica domani, si scontrano col rischio che si corre drammaticamente oggi... o viceversa.

c) In situazioni di rischio certificate (e non solo e certamente valutate soggettivamente dal singolo Responsabile locale), lo sci-alpinismo -a nostro modo di pensare- dovrebbe essere “sconsigliato” per ragioni e parametri obiettivi (vedi quelli espressi da Arpa), così come attualmente sono sconsigliate destinazioni estere a rischio guerra, calamità pericoli oggettivi ecc, per viaggi e per periodi determinati.. Nel caso specifico dei viaggi, attualmente nella Repubblica Democratica del Congo è sotto sconsiglio la regione del Kivu, per cui chi intende recarvisi sa di farlo unicamente a proprio rischio e pericolo. Lo Stato Italiano (nella fattispecie la Farnesina) fa la corretta propria parte, invitando i propri cittadini a non recarvisi, mentre questi possono ovviamente contravvenire, ma a proprio totale rischio e pericolo.

d) D'altro canto lo sci-alpinismo non può ritenersi "sic et simpliciter" attività a rischio, con conseguenze negative spesso enfatizzate per le tasche del contribuente nel caso di possibili incidenti. E' certo ed evidente che la pratica dello sci-alpinismo non è immune da pericoli oggettivi, che per quanto riducibili al massimo, possono comunque essere presenti in alcune circostanze e contesti. Ma ciò avviene per qualsiasi attività umana, sia essa lo sci su piste tracciate, o più semplicemente l'uscire di notte in certe zone cittadine, o attraversare la strada non in presenza di semafori o viaggiare su strade e in orari di chiusura di discoteche, o l'avventurarsi in vicoli, anche in ore diurne, in città italiane e non....
Circa tale punto -impatti economici sulla collettività- si ritiene opportuno ricordare quanto in premessa, e cioè che gli sci-alpinisti sono in larga maggioranza iscritti al Cai, per cui ne deriva che in prevalenza gli interventi di soccorso e assistenza sono coperti dalla Assicurazione prevista con l'iscrizione allo stesso Club Alpino Italiano. Nel caso poi di infortuni per non iscritti, non è illogico pensare che chi pratica lo sci-alpinismo o altra attività in montagna, se non vuol disporre di quella fornita dal Cai., disponga di propria copertura assicurativa.

d) lo sci-alpinismo è oggi un'attività praticata da un numero elevatissimo di amanti della montagna invernale e dello sci. La gran maggioranza lo pratica con un fortissimo spirito di prudenza, di attenzione alla sicurezza propria e dei propri compagni. Premesso che la scelta delle gite, anche in condizioni di pericolo forte, si può effettuare in contesti boschivi ove le valanghe sono difficili se non praticamente impossibili, quello che sinceramente non si capisce -se non ritornando alle evidenze sopra trattate- e il perché lo sci-alpinismo sia proibito in una località, e nella stessa si consenta contestualmente e si finisca per autorizzare l' uso e la pratica di attività parallele (motoslitte, ciaspole o quant'altro) su percorsi comunque soggetti a stesso rischio.






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