Tehran

Data 12/04/2008 | Categoria: MTB

Siamo arrivati dopo 140 km da Qazvin e gli ultimi 40 li abbiamo pedalati in pieno smog.
Siamo partiti con il cielo azzurro e piano piano che ci avvicinavamo a tehran, il grigio prendeva il sopravvento, in lontananza sembrava nebbia e un odore acre di monossido di carbonio ci entrava in bocca togliendoci il respiro, intorno a noi una fiumana di veicoli che si muovevano lentamente rubandosi i cm di asfalto per arrivare prima.
La ns presenza, bici piu carretto, incuriosiva gli iraniani; ogni tanto qualcuno tirava giù il finestrino e con il telefono ci fotografava, ma la cosa piu buffa era che questa voglia veniva anche a vetture che procedevano lontane, nessun problema, una sterzata e zac ci affiancavano e vaiiii con le foto; i più intraprendenti chiedevano da dove venivamo e dove andavamo; uno con fare manageriale ci ha dato il biglietto del suo ristorante scritto rigorosamente in persiano e spiegandoci che il suo pollo era il migliore di tutta Tehran e dietro, un coro assordante di clacson perchè aveva lasciato liberi 2 m di asfalto.
Comunque il traffico per quanto caotico e più scorrevole di Istanbul; si vede che il sistema viario e stato studiato bene, esiste una tangenziale con parecchie uscite e per essere una metropoli di 17 milioni di abitanti il traffico scorre abbastanza anche perchè gli iraniani al volante sfruttano ogni spazio per infilarsi non guardando semafori, sensi unici, pedoni e tutto questo sotto lo sguardo molto assente di un sacco di vigili e polizie di vari tipi.
Quando si arriva proprio nel cuore di Tehran allora e una fortuna, a parte l'inquinamento, avere una bicicletta in quanto le auto si muovono lentamente e a fatica.
Noi abbiamo trovato l'hotel vicino alla caffetteria piu vecchia della città, punto di incontro degli intellettuali e dei vecchi nostalgici dello scià.
Poi appena sistemati siamo andati in giro mescolandoci tra la folla.
Noto con piacere il cambiamento nel modo di vestire delle donne; le giovani non portano quasi piu il mantello nero ma una casacchina e sotto i jeans e in testa il foulard in modo vezzoso facendo intravvedere ciocche di capelli a volte mesciate e devo riconoscere che sono molto carine come ci aveva detto con orgoglio un iraniano a Tabriz.
Un altra cosa che ci ha colpiti gironzolando per la citta è vedere vie piene di negozi che vendono tutti gli stessi prodotti, un sistema commerciale totalmente differente dal ns dove si cerca di aprire un attività in esclusiva territoriale; qui no, vie intere di scarpe, di macchine da cucire etccc... ma il massimo per noi e stata una via piena di negozi di cellulari, Renè ed io non abbiamo mai visto tanti telefonini insieme e tanta folla davanti alle vetrine come all'uscita dallo stadio.
Domenica abbiamo fatto i turisti, prima siamo andati al gran bazar, visitato la Moschea e rubato qualche foto al Parlamento.
Poi nel pomeriggio con un taxi siamo andati a nord della città alzandoci di 500 m a camminare verso i monti dietro Tehran, come fanno i locali.
Lungo il percorso e tutto un ristorante e negozietti che vendono frutta secca e candita sommersa di zucchero; dall'alto si ha una visione completa della grandezza della città.
Lunedì partenza direzione Mashhad, decidiamo di spostarci a nord per vedere anche il Mar Caspio, cosi facendo ci ciucciamo un passo a 2700 m ma la fatica è compensata da una lunga discesa che passa sotto al Damavand la montagna simbolo dell'Iran, mi da emozione riconoscere il canale sceso con gli sci, ben 14 anni fa e,come all'Ararat quest'anno la neve scarseggia.
La discesa è continua e divertente, un sacco di curve e controcurve dove si toccano anche i 60 all'ora abbassandoci di 2600 di dislivello fino ad arrivare ad Amol dove pernottiamo.

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