Anello del Monte Ribè, da borgata Sarasin – Frise di Monterosso Grana

Data 02/02/2023 | Categoria: Escursionismo

Di per sé, la salita alla cima del monte Ribè, è pur sempre una piacevole e gratificante escursione, ma se ad essa ci aggiungi l'accoglienza di un amico nella sua baita (chiamiamola pure baita, ma con caratteristiche da resort di alta qualità) da poco splendidamente ristrutturata nella borgata di famiglia, allora la giornata assume toni entusiastici.
Normalmente per il monte Ribè si lascia l'auto a Frise, una delle frazioni di Monterosso Grana che si raggiunge percorrendo la valle Grana, svoltando a sinistra subito dopo la rampetta all'uscita di Monterosso. Dopodiché si transita a San Pietro e poco dopo, a Saretto, si abbandona la strada che prosegue verso Santo Lucio de Coumboscuro e si prosegue a destra nella stradina che, in poco più di 4 chilometri, raggiunge la ridente località di Frise.
Noi avendo appuntamento con l'amico Secondo, proseguiamo ancora per circa un chilometro e mezzo salendo a Comba per arrivare poco dopo alla borgata Sarasin.
Da qui, calzate le racchette da neve (o ciastre o ciaspole, chiamatele come più vi piace) - quasi superflue poiché la traccia è ben battuta e lo strato nevoso è già assottigliato, ma sono comunque un elemento di sicurezza nei punti ghiacciati – e zaino in spalla, accompagnati da Rita, la sorella di Secondo, con i suoi magnifici 4 zampe Argos e Heidi, c'incamminiamo sulla stradina che esce dalla borgata fiancheggiata da una fila di frassini.
Lo spettacolo delle cime divisorie tra la Valle Grana e la Valle Stura, capeggiate dai monti Grum e Bram, si allarga davanti a noi accompagnandoci per l'intera camminata.
Più avanti intercettiamo la traccia che sale dalla borgata Crosasso (Crousas) e raggiungiamo, nei pressi di una vistosa bacheca in legno, il colletto della crestina denominata Costa Boli che sale verso la sommità del monte Ribè. Lo spettacolo si amplia sulla dorsale alla sinistra idrografica della Valle Grana con i monti Cauri e Chialmo, la Rocca Cernauda e la Punta Tempesta, aldilà dei quali c'è la Valle Maira.
Da questo punto si dirama un sentiero che scende verso le borgate e località Costabella e Pentenera di Pradleves, ma noi procediamo verso destra seguendo la cresta dapprima in un bosco di faggi e poi, su un digradante pendio, raggiungendo la ormai poco distante sommità del Monte Ribè (1576m), contraddistinta da una croce in legno. Qui, avvalendosi di una scorciatoia, ci raggiunge anche Secondo.
Ci concediamo una sosta in cima per le foto di rito e per continuare ad ammirare il panorama offerto da questo balcone privilegiato. Oltreché sulle cime già citate, la vista si amplia ora, in direzione Valle Stura, sulle Rocche Pergo, Piccola e Grossa, Radevil, Beccas del Mezzodì, Alpe di Rittana e Rocca Stella. La tersa giornata odierna permette inoltre allo sguardo di arrivare fin sulla collina di Caraglio e sulla pianura cuneese.
Riprendiamo ora la strada del ritorno e per non farci mancare il fatidico anello, prima della faggeta, imbocchiamo sulla sinistra una traccia che costeggia il versante Sud-Est del Monte Ribè portandoci nei pressi della borgata Comba.
Da qui scendiamo sulla carrabile ed in breve chiudiamo l'anello ritornando alla borgata Sarasin dove l'amico Secondo ci ha preceduto e ci attende con una sontuosa polenta, arricchita con l'inimitabile Castelmagno, pollo ruspante e altre specialità da acquolina in bocca.
A conclusione di questa bella escursione, ringraziando chi ci ha così ben accolti, una doverosa esortazione per chi intendesse ripetere questo itinerario. Se c'è neve, si può effettuare con le ciastre, seguendo una traiettoria più diretta attraverso gli estesi prati-pascoli della zona, ma nella bella stagione è buona regola tenersi sulla strada o sui sentieri tracciati per rispettare e non rovinare la cotica erbosa che qui è particolarmente curata poiché basilare per chi ci vive e lavora.
Ci troviamo infatti in un'area molto importante per la produzione del pregiato formaggio Castelmagno e lo dimostra il numero consistente di stalle e relativi capi bovini di razza piemontese presenti in queste borgate. L’allevamento in Valle Grana, e in particolare nei pascoli dell’alta valle, è quasi interamente finalizzato alla produzione di questo formaggio. La particolare varietà e la fragranza delle erbe presenti nei pascoli costituiscono il presupposto fondamentale per i caratteri distintivi di qualità, sapore e profumo di questo eccellente formaggio.
Note toponomastiche e curiosità
Ci soffermiamo unicamente sul significato del nome delle due piccole borgate poste proprio sui fianchi del monte Ribè, risalente a fatti storici e leggendari di Crosasso e Sarasin cioè i Crociati e i Saraceni (tratto dal blog "leggende della Valle Grana").
Si racconta che, nel tempo dei tempi, quando le questioni tra gli uomini si risolvevano a colpi di spada o di coltello o, peggio ancora, con le mazze ferrate, un triste giorno comparirono i saraceni: moresche orde barbariche provenienti dalle terre del Nord Africa in cerca di ricchezza e schiavi.
Distrussero un antico monastero che si trovava nel vallone di Pentenera, risalirono il monte Ribè e si accamparono a ridosso di esso fondando un piccolo villaggio. Da quel posto partirono numerose e terribili scorrerie che dilaniarono l’intera valle. Saccheggiarono e rasero al suolo interi villaggi e paesi.
Trascorsero anni bui, anni di dolore, di desolazione e di abbandono.
Ma venne il giorno del riscatto.
Dalla vicina Provenza giunse, ai piedi del monte Ribè, un esercito di cavalieri crociati.
Essi si attestarono un poco al di sotto del colorato accampamento dei mori e, subito dopo, scatenarono una ferocissima battaglia.
Benché in posizione subalterna i crociati ebbero la meglio e la Valle Grana fu finalmente liberata dai sanguinari barbari.
Dopo l’epica battaglia, i crociati trovarono su quel monte delle strane incisioni di forma circolare come dei piccoli recipienti scavati nella roccia (le coppelle).
Pensarono fossero opera dei saraceni al che, alcuni monaci che erano al loro seguito, scolpirono vicino a queste delle croci, a futura memoria della scacciata dei mori e dei demoni.
Quei segni sono tutt’ora visibili e ancor oggi si ricorda di una “vouto de la pistolo”, cioè di una stalla, costruita in continuità di una grotta, nel cui interno trovarono un calzare arabo.
Di quella “vouto” rimane solo più la memoria e il racconto tramandato, ma da lì nacque la leggenda dei Crosassi e Sarasin: due magnifiche borgate di questa terra.

Escursione effettuata il 2 febbraio 2023
Compagnia dell'Anello formata da: Adriano, Angelo, Antonio, Doina, José, Mari e Maria Teresa, con la cortese e competente compagnia di Rita e Secondo, nonché dei simpatici Argos e Heidi.
Località di partenza: borgata Sarasin – Frise di Monterosso Grana 1374m
Punto più elevato raggiunto: Monte Ribè 1576m
Dislivello cumulato in ascesa: 304m
Sviluppo complessivo del percorso: 4 km
Tempo in movimento: 1h 30'
Difficoltà: T (vedi scala difficoltà)
fotovideocronaca
Tracciato gps
mappa satellitare Wikiloc
percorso interattivo Relive


Notizia proveniente da ..:: LaFiocaVenMola ::..
http://www.lafiocavenmola.it

L'URL della notizia è:
http://www.lafiocavenmola.it/modules/news/article.php?storyid=10803