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Escursionismo : Monte Croce dell’Ubacco e Punta del Bric, da Moiola
Autore: CompagniadellAnello (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 23/01/19 20:38
Notizia riferita al: 17/01/19
Letture: 2316

“Quan ca fioca sla feuia, l’invern dà poca neuia”. Così in un ambiente poco invernale e del tutto privo di neve alle basse quote, la Compagnia dell’anello si propone una tranquilla escursione in bassa valle Stura.
Moiola è la base di partenza, il vallone dei Colli il terreno del nostro itinerario ed il monte Croce dell’Ubacco la nostra meta.
Entriamo nell’abitato di Moiola seguendo la strada asfaltata per i Colli, e poi superato il ponte sul rio svoltiamo a sinistra in direzione Cappella Assunta. Risaliamo il pendio a terrazze e dopo pochi tornanti parcheggiamo presso le paline che segnalano a sinistra il sentiero per la frazione S. Lorenzo di Demonte.
Ne seguiamo il primo tratto solo per evitare la strada asfaltata e poi prendiamo a destra per uno dei numerosi sentieri che risalgono i boschi di castagno del versante nord della Costa della Rovera, la lunga dorsale che costeggiando il corso della Stura, comincia presso la Madonna dell’Incoronata (o dell’Assunta), attraversa la Colla del Bal, poi il Colle di Valloriate, il monte Moura per arrivare al Beccas del Mezzodì.
Incrociamo qua e là la strada asfaltata ma noi proseguiamo sulla carrareccia che arriva ai Tetti Borbone (807 m) e più su ai Tetti Spada (o Spa, 910 m), questi ultimi caratterizzati da due costruzioni, collegate da un graziosissimo portico.
Lasciata a sinistra la via per i Tetti Veglia e per la Cappella della Madonna, ove passeremo al ritorno, procediamo velocemente perché il freddo dell’ombroso versante nord si fa sentire.
La bella mulattiera in falso piano continua verso ovest sui pendii boscosi della Costa della Rovera. Poco più avanti passiamo a fianco di un vero monumento forestale, un antico castagno detto L’Arbol Partisan, ora quasi secco, caratterizzato da un enorme tronco cavo, che durante la resistenza si racconta diede riposo e protezione ai partigiani che vi si potevano nascondere dentro (fino a 4, si dice).
Il sentiero, pressoché rettilineo, prende lentamente quota fino a portarci con alcuni tornanti ai Tetti Masuè (1095 m), esposti in pieno sole alla testata del vallone.
Di qui cominciamo a vedere in alto davanti a noi la meta, il monte Croce dell’Ubacco. Siamo ormai alle borgate alte di Moiola, i Colli, e dopo i Tetti Masué arriviamo ai Tetti Saret o Tederei (1105 m), che ci si presentano con il bell’Agriturismo dell’Asineria.
Salutati i colleghi quadrupedi dalle lunghe orecchie, apparentemente molto più civili di tanti bipedi, attraversiamo la borgata e poi la macchia di betulle che ci accompagna alla sovrastante Colla Donarenna (1172 m) e alla cresta che dà su Valloriate. Da quella parte, un folto bosco di faggi nel pendio esposto a nord (“ubacco”) confina con quello di betulle amanti del sole del lato meridionale.
Dal colletto non ci resta che salire la breve erta per la Croce dell’Ubacco sul sentierino che tra roccette e minuti ripiani erbosi ci porta alla panoramica cima (1243 m). Bello spettacolo sulla lontana pianura coperta di nebbie, la bassa valle Stura, i valloni di Valloriate e di Moiola e le circostanti Marittime in parte coperte da nuvole lattiginose.
Mentre torniamo al colle siamo intercettati da un simpatico tabui che ci abbaia diffidente, poi si tranquillizza e speranzoso ci segue fino alla vicina Punta del Bric, che individuiamo dalla colla al termine di una cresta orientata ad ovest dal lato di Valloriate. Costeggiamo il versante e risaliamo in mezzo a radi cespugli il sassoso pendio finale che porta alla seconda croce, ben più rustica della precedente (1227 m). Angelo che li conosce, ci dice che è opera senza pretese dei “Turtu d’la nueit”, suoi compagni di merende notturne.
Intanto il cagnetto stufo della compagnia poco generosa ci molla e se ne va. Noi, salutate le innumerevoli borgate di Valloriate, scegliamo la Cappella dell’Incoronata come sede prandiale e, ripassata la colla Donarenna, ritorniamo velocemente ai Colli. Di qui, tralasciata la mulattiera da cui eravamo arrivati all’andata, prendiamo invece un sentiero più in quota, ricco delle frecce azzurre del “Giro dell’Incoronata” per MTB, che ora seguiremo fino alla Cappella. Scendiamo velocemente tagliando il versante alto della Costa della Rovera in mezzo a una faggeta ed in breve raggiungiamo in cresta una piccola insellatura rocciosa, da cui caliamo per trovare dopo poco l’indicazione della non lontana Cappella Assunta.
Siamo ormai sull’ultimo tratto di crinale e siamo sorpresi, ma loro più di noi, dal vedere all’improvviso una decina di camosci che di corsa ci tagliano la strada e si buttano a destra nel dirupo verso Demonte. Non ne avevamo mai visti così in basso in valle Stura!
Ancora stupiti da quell’impatto giungiamo ad un colletto in faccia al promontorio terminale e roccioso della Costa della Rovera, su cui è situata la Cappella della Madonna.
Dal colletto risaliamo il ripido sentiero che porta al pianoro (1017 m), dove si trova il maestoso edificio, ben squadrato come un fortilizio e facciamo tappa e pappa.
Dopo l’ottimo genepy di rito, scendiamo al belvedere sottostante ove la Moiola Big Bench, l’enorme panchina blu, ci attende –triboliamo per salirci su- per farci contemplare, lì sotto, Moiola, e poi, in bassa valle, Gaiola e Roccasparvera.
Improvvisamente una splendida aquila reale, un giovane dalle estese macchie bianche, compare vicinissima ai nostri sguardi e attraversa la vallata. Con questo splendido saluto finale, ci immettiamo sul sentierino che al dritto in mezzo al bosco cala a Moiola, portandoci rapidamente all’auto.

Note Toponomastiche
Moiola: dal tardo latino mollis sta a significare zona umida, ghiaiosa alluvionale
Borbone (tetti, rio, comba): derivebbe dal celtico per indicare luogo di acque turbolente
Spada/Spa (tetti): toponimo derivante dal nome di antichi proprietari
Costa della Rovera: identifica un bosco di roverelle Masué (tetti): dal piemontese per identificare terreni coltivati a mezzadria
Saret (tetti): dall’occitano che significa ripiano su costone, per la posizione della borgata Tederei o Te de rei (tetti): non chiara derivazione Donarenna (colla): forse agiotoponimo dai nomi occitani per signora, Madonna e regina, Madonna Regina
Croce dell’Ubacco (monte): dall’occitano ubac per luogo volto a nord, come visto da Valloriate
Punta del Bric: rafforzativo dell’occitano bric/brec per sommità, cima

Escursione effettuata il 17 Gennaio 2019
Compagnia dell'Anello formata per l'occasione da: Alberto, Angelo, Franco, Gianni e Osvaldo
Località di partenza: Moiola 771m – Valle Stura di Demonte (CN)
Punto più elevato raggiunto: monte della Croce dell’Ubacco 1243m
Dislivello cumulato in ascesa: 720m
Sviluppo complessivo del percorso: 13,4 km
Tempo in movimento: 4h 20'
Difficoltà: E (vedi scala difficoltà)

fotocronaca
Tracciato gps


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Autore Commento
CompagniadellAnello
Inviato: 24/1/2019 15:02  Aggiornato: 24/1/2019 15:02
Guru
Iscritto: 27/12/2015
Da: Cuneo
Inviati: 668
 Re: Monte Croce dell’Ubacco e Punta del Bric, da Moiola
Descrizione del percorso: Gianni
Fotocronaca e tracciato GPS: Angelo
Elaborazione grafica e coordinamento redazionale: Adriano
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