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Escursionismo : Monti Corno e Lausa e Gorge della Reina: anello da Entracque
Autore: CompagniadellAnello (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 07/06/17 15:39
Notizia riferita al: 01/06/17
Letture: 1340

Mezza Compagnia dell’Anello, escursione dimezzata. Oggi manca metà degli amici, siamo solo 4 e le previsioni meteorologiche danno pioggia dalle 14: così scegliamo una meta non lontana e un percorso più breve, da completare in una mezza giornata.
Decidiamo di tornare alle belle Marittime (era ora, dice qualcuno!) e saliamo a Entracque: all’inizio del paese, appena superato il Santuario del Bealetto, giriamo a sin. per via Caduti in guerra, dove, appena dopo la svolta, troviamo le indicazioni per il colle della Lausa e le Gorge della Reina, classiche passeggiate entracquesi e nostri obiettivi odierni. Lasciamo l’auto al termine del breve tratto asfaltato che porta alle villette sulle ultime falde dei retrostante monte Lausa.
Di lì partiamo in direzione nord su una mulattiera dal gradevole fondo erboso che comincia in mezzo ai pascoli per poi salire su un costone roccioso prima di entrare in una verde abetaia. Un bellissimo sentiero, molto ben curato, si innalza in un fitto bosco, oggetto di un intenso diradamento con regolari accumuli di tronchi ben accatastati, risultato di tagli datati senza però pulizia successiva.
Il sentiero con pendenza regolare si innalza con una lunga serie di tornanti in un oscuro sottobosco (da cui di tanto in tanto si aprono belle vedute su Entracque e sulla diga della Piastra), per aprirsi finalmente nella luce assolata che ci giunge da est quando arriviamo dopo 50 minuti al colletto della Lausa, m.1295, limite superiore della pineta.
La sella collega a sud la vicina vetta del Monte Lausa, su cui saliremo dopo, con il costone che a nord fa da spartiacque al retrostante vallone dell’Infernetto, che scende su Valdieri. Seguiamo ora il percorso, ben segnalato in direzione del Prato Corno a sinistra nella parte alta della pineta.
Usciti dal bosco, si sale poi attraverso un’arida falda tra ginepri spinosi, che purtroppo appaiono tutti più o meno affetti da patologiche secchezze, mentre tutt’intorno comincia ad apparire una strepitosa fioritura di aster, paradisia, orchidee, aquilegie, lino della fate, ecc. Si supera un costone roccioso e si procede ora con ripide svolte che con pendenza sostenuta giungono alla bella radura del Prato Corno.
Raggiungiamo la sovrastante sella, che al di là dello spartiacque lascia spazio ad una fitta pineta che impedisce di vedere l’aspro vallone dell’Infernetto. Lasciamo a sin. il bivio per il Passo del Van e, sulla linea di cresta, giungiamo alla vicina arrotondata cima del monte Corno, m. 1506, al di sopra di una caratteristica macchia di faggi, ben visibile da Entracque.
Una leggera discesa lungo il crinale ci porta più avanti alla sommità molto panoramica del Bec Ghincia, m. 1482, da cui si gode una splendida vista a 360°, a cominciare da Valdieri, sotto di noi a nord con in alto il Saben, proseguendo con il vallone di Desertetto, su da San Lorenzo, con l’Arp, Cialancia ed Merqua, il vallone della Meris, con a sin. il Matto, e poi il Lausetto che spicca dietro il Ray, infine Entracque, a sud-ovest sotto di noi, con la conca del Brocan e le cime intorno all’Argentera, poi l’Ariunda, mentre a sud si staglia il massiccio del Gelàs con a sud-est Rocca dell’Abisso, Frisson e Rocca d’Orel.
Ci fermiamo qualche minuto per godere il grandioso panorama sotto un sole che non ha intenzione di cedere alle nuvole, presenti qua e là e più nere da sud-est; facciamo una breve colazione, rallegrati dalla vista di una maestosa aquila che scorgiamo vicina librarsi senza fatica da Entracque fino a San Lorenzo (che invidia!).
Riscendiamo poi al colletto della Lausa, ma, prima di prendere il sentiero che porta in direzione dell’obiettivo finale dell’escursione, le Gorge della Reina, imbocchiamo una svolta a destra, per arrampicarci su tracce molto ripide verso la rocciosa sommità del monte Lausa, m.1377, che in breve raggiungiamo, godendoci la vista su Entracque e sui suoi bei tetti quasi a precipizio sotto di noi.
Il tempo si mantiene bello: solo qualche nuvolone qua e là copre le cime delle montagne senza impedirci di gustare il luminoso panorama.
Tornati al colletto della Lausa, prendiamo ora la mulattiera che passa nel vallone di Costabella. Scendiamo un primo tratto più arido e cespuglioso, risalendo poi un bel bosco misto di latifoglie fino a giungere ai tetti Stramondin, m.1282.
Superati i tetti il sentiero prosegue in direzione nord in lieve discesa verso la bastionata rocciosa in cui si aprono le attese Gorge della Reina.
Esse sono uno dei più interessanti fenomeni di erosione della roccia calcarea della zona, ai piedi dei ripidissimi salti di roccia che digradano dalla cima di Van. Il toponimo fa riferimento alla Reino Jano, nome occitano della famosa regina Giovanna d’Angiò, salita al trono di Napoli ma molto amata nelle nostre vallate al punto di entrare in parecchie leggende locali. Qui, tradizione vuole che la Regina Giovanna avesse rifiutato di accettare in sposo il figlio del Re di Francia, e questi, adirato per il rifiuto, le muovesse contro col suo esercito. La Regina si rifugiò allora a Roaschia, sotto il passo di Van, ma le truppe del Delfino, schieratesi sulla cima del monte in posizione dominante prima di sferrare l'attacco, furono fatte sprofondare dall'ira divina nell'abisso delle gorge, apertosi sotto di esse.
Rapidamente raggiungiamo la testata del vallone Balme di Gherra, nel punto in cui viene bruscamente interrotto da una breve ma profonda gola scavata nelle rocce calcaree. La profonda fenditura si insinua in direzione nord stretta tra alte pareti di roccia di colore grigio-rossastro in cui scorre un piccolo corso d'acqua.
Risaliamo sotto le prime gocce di pioggia (che per fortuna smetteranno subito, senza darci più fastidio) all’ingresso delle Gorge, m.1140, e seguiamo il percorso entro la gola, cupa ed orrida per circa duecento metri su fondo irregolare e scivoloso da accumuli di pietre e legname di scarico.
La temperatura nella gola è bassa (in passato le gorge erano una riserva di ghiaccio durante l’estate), il cielo minaccioso, così concludiamo in fretta l’esplorazione.
Tornati all’esterno, alcuni prendono la via con indicazione tetti Violino nella bella faggeta, quella da cui si stacca la via Ferrata dei Funs. Ma piè-veloce Angelo, ora occhio-di-falco post cataractam, ci richiama invece a seguire, su disposizione satellitare, un sentierino che costeggia il torrente nel fondo del vallone ma che purtroppo si perde subito dopo.
Così tra runse e bisun, tüti sgrafignà, tribuluma fino a incrociare finalmente la mulattiera che arriva diretta dai tetti Stramondin, diramazione a dx del sentiero che porta alle Gorge, e poi costeggia il versante roccioso ad est del monte Stramondin, ove si affacciano i resti di una caratteristica balma, Tetto Couset, costruita interamente in una cavità della parete rocciosa.
Raggiunti comunque i tetti Violino, e dissetatici alla fonte, rientriamo infine a Entracque per la carrareccia che, con andamento in leggera discesa, ci porta in paese all’altezza della cappella di Sant’Antonio, fine della gita, breve ma molto bella e interessante, e persino senza pioggia.

Escursione effettuata il 1° giugno 2017
Compagnia dell'Anello formata da: Angelo, Gianni, Franco e Osvaldo
Località di partenza: Entracque – Valle gesso (CN) 881m
Punto più elevato raggiunto: monte Corno 1506m
Dislivello cumulato in ascesa: 845m
Sviluppo complessivo del percorso: 12,5 km
Tempo in movimento: 4h15'
Difficoltà: E (Escursionisti) vedi scala difficoltà

fotocronaca

Tracciato gps


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Autore Commento
CompagniadellAnello
Inviato: 8/6/2017 1:46  Aggiornato: 8/6/2017 1:46
Guru
Iscritto: 27/12/2015
Da: Cuneo
Inviati: 670
 Re: Monti Corno e Lausa e Gorge della Reina: anello da En...
Descrizione del percorso: Gianni
Fotocronaca e Tracciato GPS: Angelo
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