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Escursionismo : Un anello da Falcimagna all'alpeggio abbandonato della Fugera e al monte Ciarmetta
Autore: Beppe46 (Notizie dello stesso autore)
Notizia inviata il: 22/04/16 08:38
Notizia riferita al: 20/04/16
Letture: 2100

Un anello da Falcimagna all’alpeggio abbandonato della Fugera e al monte Ciarmetta

Località di partenza: Falcimagna mt. 849
Dislivello: mt. 800
Tempo di salita: 2 ore c.ca
Tempo di discesa: 1 ora e 15 minuti c.ca
Difficoltà: E/EE
Riferimenti: Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 3 Val Susa – Val Cenischia – Rocciamelone – Val Chisone Fraternali Editore

Non molto lontano dall’alpeggio abbandonato della Fugera, nei pressi della modesta cima del monte Ciarmetta sui contrafforti montani di Bussoleno in bassa val di Susa, esisteva un tempo una fiorente cava di marmo verde, molto utilizzato in passato. Alcuni monumenti della Torino sabauda, l’armeria e il palazzo reale, hanno utilizzato a suo tempo la pietra proveniente dalla cava della Fugera.
Partendo da Falcimagna, borgata montana di Bussoleno, oggi praticamente priva di residenti fissi, due itinerari si portano all’alpeggio dal quale si sale in breve sul monte Ciarmetta raggiungendo, volendolo, le vicine cave di marmo verde: il primo, utilizzato per salire, un tantino impegnativo nella parte alta, assai ripido, s’incunea tra le rocce e i dirupi che contraddistinguono questi versanti trovando vie d’uscite a prima vista impossibili grazie alla genialità di chi ha progettato il tracciato. Assai faticoso per i tratti scoscesi che occorre affrontare, alla partenza è dato per “difficile”, anche se in realtà così non è perché la traccia, sommariamente segnata, è comunque sempre evidente trovando il pericolo solo se lo si va a cercare. Il secondo, che si utilizza per tornare, è la traccia realizzata a suo tempo dai cavatori appositamente per portare a fondovalle i blocchi di marmo verde: scende dalla Fugera con una serie interminabile di svolte e altrettanti traversi nella valle del rio Moletta terminando sullo stradello che riporta alla borgata di Falcimagna.
Presso l’alpeggio abbandonato della Fugera, in quella che probabilmente era la casa degli scalpellini, un piccolo locale con tavolato, stufa, tavolo, sedie e altri suppellettili è stato allestito a bivacco offrendo ospitalità in caso di bisogno. Niente acqua all’alpeggio e per tutta la salita.

Giunti Bussoleno, in bassa val di Susa, al semaforo al centro dell’abitato si prende a destra la via Cesare Battisti (per il campo sportivo) sottopassando la ferrovia. Alla rotonda che segue ci si mantiene sulla strada che corre parallela alla via ferrata prendendo sulla destra la via Mazzini o la via Mameli oppure ancora la via XXIV maggio perché indifferentemente tutte salendo portano alla borgata Grange dove parte la strada che conduce a Falcimagna. Alternando tratti asfaltati ad altri a fondo naturale, in piano o in ascesa, con una serie di svolte e traversi ascendenti che fanno guadagnare rapidamente quota la strada termina alla borgata di Falcimagna, poche case quasi tutte ristrutturate, oggi abitata saltuariamente. Allo slargo dove termina si può lasciare l’auto.
Percorso un breve tratto dello stradello che lasciando l’insediamento si introduce nella valle del rio Moletta, subito si trova l’indicazione per i due sentieri che portano all’alpeggio abbandonato della Fugera. Per lo stradello che prosegue si ritornerà, pertanto si prende il sentiero che subito affronta il pendio segnalato alla partenza come “difficile”. Così non è, purché si rimanga sulla traccia, peraltro sempre evidente e segnata da tratti gialli ed da altri specifici che con regolarità si incroceranno salendo, anche se alquanto sbiaditi. Più che difficile si direbbe faticosa: infatti, mai cessando di salire, sempre ripida, salvo brevi traversi di spostamento pianeggianti, la traccia che si percorre in ascesa s’incunea tra le rocce, sulle creste e tra i dirupi, a margine di pareti rocciose, tratti che contraddistinguono quasi tutto il tracciato ascendente. Salendo si attraversano ambienti selvaggi e dirupati avendo sempre in vista in alto le praterie dell’alpeggio e ci si chiede come si potranno raggiungere dovendo affrontare difficoltà a prima vista insuperabili. La cosa è fattibile solo grazie alla genialità di chi ha progettato e realizzato il tracciato trovando soluzioni ardimentose e vie di transito apparentemente impraticabili.
Inizialmente si percorre un traverso in forte ascesa raggiungendo una dorsale, che si rimonta tra i pini che numerosi ammantano questi pendii, riportandosi la traccia sulla destra, verso la valle del rio Moletta percorrendo poi in ascesa una successiva dorsale a cui segue il traverso che riporta sulla prima che si risale, sempre tra i pini e le roverelle, guadagnando alla sommità un crestone roccioso che si supera prima sulla destra, poi affrontandolo direttamente, oltre il quale si prosegue continuando sulla stessa dorsale. Quando sembra difficile proseguire per le rocce della Cresta Corbassera apparentemente impossibili da superare, un lungo traverso pianeggiante sotto la stessa conduce ad un panoramico poggio dove termina un roccioso crinale. Qui giunti la traccia si divide e proseguendo su quella che s’inoltra verso monte, come segnalato da un ometto, si riprende a salire. Continuando a traversare si guadagna una successiva dorsale, mai cessando la pendenza, dove sulla destra il pendio precipita e occorre valutare bene dove mettere i piedi, guadagnando più su la base un canalino, assai ripido ed esteso, che si risale con un lunga serie di svolte ravvicinate in faticosa ascesa, anche oltre il superiore crinale, portandosi la traccia, sulla sinistra, ad un successivo canalino, meno esteso del primo, che però si risale allo stesso modo, quasi arrampicandosi, guadagnando infine di sopra le praterie e poi l’alpeggio della Fugera che si raggiunge al termine di un ultimo, ripido, tratto ascendente.
L’abbandonata costruzione, con accanto il rifugio, sempre aperto, è posta sul breve crinale separante la valle principale da quella del rio Moletta. Qui giunti si trova l’indicazione per scendere a Cà Teissard e a Foresto, più avanti a Falciamagna e Bussoleno, traccia che si prenderà per tornare, insieme a quella per salire al monte Ciarmetta e alle cave di marmo. Una facile traccia in una diecina di minuti si porta sulla boscosa cima del monte Ciarmetta, assai panoramico sui monti e sulla valle. Proseguendo oltre il crinale, percorrendo un tratto attrezzato, prestando la dovuta attenzione, si possono anche guadagnare quelle che erano le cave di marmo verde alla base di ardite pareti rocciose.
2 ore c.ca dalla borgata Falcimagna.
Tornati di sotto alla Fugera si segue ora l’indicazione per Falcimagna e Bussoleno prendendo quella che da subito si capisce sia una traccia totalmente diversa da quella percorsa in ascesa. A tratti ampia, quasi uno stradello, percorre il versante nord est del monte Ciarmetta con una serie interminabile di svolte, alternate a traversi discendenti, e subito si comprende perché è così configurata. E’ la traccia realizzata a suo tempo per trasportare a valle, non si sa bene come, i blocchi di pietra verde: forse con slitte, con traino animale o in altri modi. Di molto più sotto, man mano il vallone di discesa si restringe, ravvicinandosi le svolte si raggiunge al fondo il punto in cui confluiscono due valloncelli. Superato il secondo, segue un lungo traverso discendente che, aggirata la dorsale, termina in basso sulla strada di servizio alla presa di un acquedotto dove, sul muro esterno, una scritta in giallo segnala l’alpeggio Balmafol a due ore.
Preso questo stradello lo si percorre lungamente verso valle terminando, di molto più sotto, al punto in cui parte il sentiero “difficile” per la Fugera, dove questo anello si chiude. Proseguendo di poco in breve si torna alla borgata Falcimagna, con la piccola chiesetta e la lapide che ricorda ai posteri l’aiuto che la gente del posto diede ai partigiani malgrado le feroci rappresaglie nazifasciste.
1 ora e 15 minuti c.ca dal monte Ciarmetta.

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